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12 giugno 2011 - 10 Sivan 5771
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Benedetto Carucci Viterbi Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino

"L'Arca del patto del Signore li precedeva di tre giorni, per cercare per loro un luogo dove fermarsi". Rashi ci dice che l'Arca qui citata non è quella contenente le Tavole dei dieci comandamenti, che camminava al centro del popolo di Israele: è invece quella che conteneva i pezzi delle prime tavole, rotte da Mosè. Anche i frammenti di una rottura, seppur grave, possono guidarci nella tappe della nostra strada.

David
Bidussa,
storico sociale delle idee


David Bidussa
Ci mancherà Jorge Semprun, deceduto a Parigi la settimana scorsa. Penso soprattutto a “Il grande viaggio”, un libro che ci ha costretto a ragionare su un passaggio esistenziale della vita dei milioni di uomini e donne passati dalla libertà al “campo”. Fino a prima di quel piccolo libretto di Semprun tutto finiva al momento dell'arresto e tutto cominciava al momento dell'ingresso nel campo. Il viaggio era una terra di nessuno, senza storia. Semprun ci ha costretto a scavare in  quella “terra di nessuno” e a prestare attenzione a quel tempo e a quell’esperienza in cui prendono forma i lineamenti antropologici del campo prima di entrarvi, senza che ci sia stato ancora il tempo di diventare sommersi o salvati.

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davar
Qui Milano - Unexpected Israel
Unexpected IsraelContinuano in piazza del Duomo i lavori per completare le installazioni della mostra Unexpected Israel, l'Israele che non ti aspetti. Dopo una settimana segnata dalle polemiche scatenate da alcune organizzazioni che volevano impedire l'evento, gli stand dedicati alla cultura, alla tecnologia e al business Made in Israel da domani saranno pronti ad accogliere i visitatori, per scoprire il volto dello Stato ebraico lontano dalla politica e dalla crisi mediorientale. Momenti culminanti della rassegna saranno il Forum economico di martedì 14 giugno e la serata tra musica e parole di mercoledì 15, in cui interverranno lo scrittore David Grossman e la cantante Noa.
(rt)

Qui Trieste - Mariani: "Il mio impegno ebraico per la città" 
Andrea MarianiIn una città come Trieste, che ha sofferto nel profondo le lacerazioni del Novecento, la nomina del presidente della Comunità ebraica locale ad assessore comunale alla Cultura è un segnale di grande significato per l’ebraismo locale e nazionale. Questa la reazione diffusa all’indomani della designazione di Andrea Mariani, presidente da un decennio della Comunità giuliana e consigliere nazionale UCEI, da parte del neosindaco della città Roberto Cosolini.
La nomina assume infatti un rilievo particolare se si considera che è la prima volta, dopo quasi un secolo, che un esponente della Comunità ebraica giuliana va a ricoprire un incarico pubblico di questa portata. E che ciò accade in una città di frontiera che in passato fiorì e si sviluppò proprio grazie all’armoniosa convivenza tra culture e religioni diverse.
“Si tratta di un aspetto che mi rende ancora più responsabile e orgoglioso certo del fatto che la matrice della nostra Tradizione mi sarà d’aiuto e ispirazione nell’impegno e nelle scelte che mi attendono”, commenta Andrea Mariani.
Poco prima della nomina Mariani, che assume l’incarico come indipendente, aveva rassegnato le dimissioni dalla presidenza della Comunità, che aveva retto nell’ultimo decennio, in ottemperanza alle normative statutarie che prevedono l’incompatibilità fra questo ruolo e un incarico quale quello di assessore. Continuerà invece la sua attività all’interno del Consiglio oltre che nell’ambito dell’UCEI dove ha la responsabilità di macroarea per le comunità del Nord Est italiano.
“In questi dieci anni alla presidenza della Comunità - dice - ho avuto modo di essere testimone e protagonista della grande vitalità dell’ebraismo triestino. E’ stato un cammino di grande importanza, nelle grandi come nelle piccole cose, in cui ho incontrato amici e maestri preziosi”. “Proseguirò ora con dedizione nel mio ruolo di consigliere della Comunità oltre che come consigliere UCEI - continua - portando avanti i valori e i principi che in questi anni hanno guidato il mio operato”.

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pilpul
Davar acher - Perché Israele
Ugo VolliMi sono sentito obbligato, nei giorni scorsi, a promuovere un appello per sostenere l'esposizione "Unexpected Israel" programmata a Milano e minacciata da movimenti antisionisti, estremisti filopalestinesi, nemici di Israele di tutti i tipi. L'appello ha avuto circa un migliaio di adesioni, molte illustri e provenienti da varie parti politiche; insieme a forma più tradizionali di azione politica e diplomatica esso ha aiutato a raggiungere lo scopo di conservare a Israele quella che una volta si chiamava l'"agibilità politica" di Milano. Come sapete il nuovo sindaco, dopo qualche sgradevole esitazione, ha respinto il ricatto. L'apertura del salone, con le sue ricche appendici scientifiche, culturali, economiche e industriali è programmata per domani. Voglio ringraziare tutti quelli che hanno contribuito al nostro appello, innanzitutto naturalmente questo sito, la presidenza dell'UCEI e la Comunità ebraica di Milano che l'hanno appoggiato. E voglio esprimere la mia gioia per questo successo
Fin qui il lato positivo di questa faccenda: il popolo italiano è amico di Israele, di nuovo come durante la Shoah uno di quelli in Europa dove l'antisemitismo è più isolato e condannato. Questo paese, nonostante tutti i profeti di sventura, ha una democrazia viva e solida che non permette il boicottaggio di alcuna posizione pacifica, di alcun paese, di alcun popolo.
E però c'è anche il lato negativo: il semplice fatto di dover difendere la libertà per Israele di poter tenere una manifestazione culturale, scientifica e tecnologica che ovviamente non può far male a nessuno è profondamente preoccupante. Nel mondo non è una novità: non si contano i casi di oratori impediti di parlare nelle università britanniche, norvegesi, svedesi, americane, di spettacoli che non si sono potuti fare in Germania, di prodotti cosmetici boicottati in Francia, di frutta rifiutata (da noi, e poi riammessa - il caso Coop), di libri che si è cercato di non far vedere. Dopo la fiera di Torino di tre anni fa (a proposito, c'è qualcuno che abbia disturbato il padiglione palestinese, ospite d'onore di quest'anno, nonostante lo stillicidio degli attentati atroci fatti in nome del popolo palestinese?), va citato il caso grottesco di un distretto scozzese, che ha espulso i libri stampati in Israele da librerie e biblioteche...
Il punto è che queste cose accadono solo a Israele. Per quanto qualcuno possa essere contrario alla politica dello Stato di Israele, se non è completamente pazzo o ignorante, dovrà ammettere che esistono anche il Tibet e il Sudan meridionale, la Cecenia e la Nigeria cristiana, Cipro e la terra curda, i cristiani copti e il popolo siriano massacrato da Assad, l'atomica iraniana e la repressione in Yemen e Bahrein; le dittature grottesche del Nord Corea e di Cuba, eccetera eccetera. Se ne parla - anche se in certi casi molto poco. E però tutto il boicottaggio, l'odio, il disprezzo, l'umiliazione, la violazione dei confini e quant'altro si riversano solo su Israele. Chi pratica queste "forme di lotta" assicura di non essere antisemita - salvo rari casi di lodevole sincerità, come quello di Gianni Vattimo il quale un paio d'anni fa evocò contro Israele il fantasma dei Protocolli dei savi di Sion e in generale degli arabi quando parlano nella loro lingua. Anzi costoro sostengono che anzi la loro è una politica dei diritti umani e della dignità violata dalla terribile entità sionista eccetera eccetera.
Non discuto qui nel merito, lo faccio spesso altrove. Voglio solo ricordare però che ogni ebreo italiano ed europeo, che ha avuto padri e nonni e parenti espulsi dalle scuole e dal lavoro, boicottati nel loro commercio, espropriati delle loro proprietà, svergognati e discriminati, se pure hanno avuto la buona sorte di scampare al genocidio; ogni ebreo, che abbia raccolto il ricordo di quegli anni, riconosce in queste pratiche di umiliazione e di emarginazione la stessa propedeutica dello sterminio che fu messa in atto allora dai nazifascisti e ora è ripetuto quasi alla lettera da neocomunisti e "pacifisti", buoni cattolici di base di Pax Christi, sindacalisti della Fiom e magari anche qualche cantante ebreo. Quel che si applica a Israele oggi è la ripetizione su scala internazionale di quel che Goebbels e Farinacci hanno applicato agli ebrei europei prima di contribuire a mandarli ad Auschwitz: allora "Kauft nicht bei Juden", stelle gialle, espulsione da scuole e associazioni, propaganda con nasi adunchi, frotte di ratti e ogni sorta di disprezzo morale. Oggi boicottaggi, emarginazione, propaganda dell'odio, disprezzo e demonizzazione, calunnie del sangue vecchie e nuove.
Non bisogna illudersi. Tutto ciò non riguarda solo l'entità politica dello Stato di Israele, ha una ricaduta sulla vita di tutti gli ebrei e continuerà ad averlo sempre di più man mano che l'offensiva propagandistica palestinese continuerà e crescerà di tono. Lo si vede in quella gran parte d'Europa - in Norvegia e in Olanda, in Belgio e in Francia, in Svezia e in Gran Bretagna - dove gli obiettivi non sono le esposizioni di Israele, ma direttamente la vita e il corpo degli ebrei. Come nel '38-'45, non c'è spazio per chiamarsi fuori da questa stretta. Coloro che cercano oggi di fare gli "ebrei buoni" "contro l'occupazione" rischiano di ripetere la parabola di Ettore Ovazza, l'ebreo fascista fedelissimo di Mussolini, leader del gruppo della rivista "La nostra bandiera" di Torino, che arrivò al punto di organizzare un assalto squadrista alla redazione "sionista" di Israel, ma fu comunque massacrato dalle SS al momento decisivo. E' nostro compito spiegarlo, non stancarci di spiegarlo, non avere alcuna indulgenza morale per le ambiguità e le prese di distanza.

Ugo Volli


Il veleno che ti aspetti 
Gadi Luzzatto VogheraNon sono trascorsi che pochi giorni dall’inaspettata vittoria dei candidati di sinistra alle elezioni amministrative di Milano e Napoli, che già si sono messe in movimento le truppe cammellate della demolizione del consenso politico dall’interno. Il meccanismo è sempre il medesimo, il tema ossessivamente lo stesso: Israele. Non c’è relazione apparente fra la funzione istituzionale delle cariche e il tema messo in campo: l’importante è proporlo, in modo da indebolire da subito la posizione di sindaci eletti con un ampio margine e che sono sorretti da numeri che in apparenza forniscono buone garanzie di governabilità. Pisapia fa sì e no a tempo a varare la giunta “al femminile”, giovane, moderna, professionale, che già viene chiamato a esprimersi contro la manifestazione “Unexpected Israel”, con manifesti visibilmente antisemiti, lettere al “Manifesto” e richieste di contromanifestazioni a favore della Palestina. Eppure è noto che da molti anni la città di Milano è gemellata con Tel Aviv e che la normalità dei rapporti di gemellaggio prevede anche l’organizzazione di eventi economici e culturali comuni in cui si parli di concreti progetti di reciproca collaborazione. De Magistris a Napoli rischia di fare la stessa fine, messo sotto osservazione dal fatto che il suo Blog personale contiene (marginalmente per la verità) alcune espressioni di simpatia nei confronti delle rivendicazioni palestinesi: mantenerle o toglierle? E’ già il momento delle scelte. E’ però sotto gli occhi di tutti la strumentalità degli argomenti che sono messi in gioco in rapporto alle funzioni di governo che vengono sollecitate. Questa fase della vita politica italiana vuole che i nuovi sindaci siano chiamati a dimostrare con scelte innovative che la loro amministrazione sarà un laboratorio efficace per possibili svolte politiche nazionali. Ma a fronte di questa sfida, la tenuta delle loro maggioranze e della loro base di consenso viene messa alla prova su questioni apparentemente lontane come Israele e Palestina. Ma che lontane non sono: l’utilizzo di Israele e dell’antisemitismo come strumenti di lotta politica interna in Italia è un meccanismo ormai noto e di sicuro successo, capace di attirare la simpatia di settori apparentemente incompatibili (non è un caso che non si utilizzino altre emergenze, dalla Siria alla Libia, che producono un sangue evidentemente meno visibile e poco produttivo politicamente). Che la Fiom-CGIL di Milano e le falangi di Forza Nuova sostengano posizioni simili non stupisce più nessuno, anche se intristisce non poco le coscienze dei veri antifascisti. Resta da vedere se la sinistra di governo riuscirà a capire la provocazione e a divincolarsi da questo gioco che mira a delegittimare sul nascere le nuove politiche di amministrazione del territorio.

Gadi Luzzatto Voghera


Tra Pisa e Milano
Il Tizio della SeraNonostante le minacce, l'expò di Israele a Milano si farà in piazza del Duomo e non in una piazza d'armi.
Il nuovo sindaco di Milano sta mutando una catastrofe annunciata in un quotidiano evento di pace e "Israele inaspettata" potrebbe cambiar titolo in "Un sindaco inatteso". Così, non sarebbe sgradevole, ma al contrario soddisfacente, se Giuliano Pisapia mutasse la malasorte pronosticatagli da Beppe Grillo che in una notte di bile post-elettorale, quando la diga della sua cistifellea si stava schiantando, con un suono sinistro simile a parole che gorgogliano amò definire il neo sindaco: "Pisapippa".
Nessun "Pisapippa". Chi ben comincia, è a metà dell'opra. Bravo Pisapia.

Il Tizio della Sera 


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Qui Roma - Vertice Italia-Israele
Berlusconi accoglierà Netanyahu
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Il premier Silvio Berlusconi incontrerà domani a Villa Madama il suo omologo israeliano Benjamin Netanyahu per un vertice bilaterale che prevede la partecipazione di numerosi ministri. L'ambasciatore di Israele a Roma, Gideon Meir, interpellato a tal proposito dalla radio pubblica israeliana, ha spiegato che "non meno di nove accordi di cooperazione bilaterale dovranno essere firmati in occasione di questa visita". Secondo l'ambasciatore "l'Italia è uno dei pochi paesi che intrattiene relazioni strette allo stesso tempo con Israele e il mondo arabo, ed essa si oppone al principio del riconoscimento da parte dell'Onu, nel prossimo mese di settembre, di uno Stato palestinese con frontiere precedenti al giugno 1967".



 
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