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19 giugno 2011 - 17 Sivan 5771 |
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Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino
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"E non andrete errando dietro
il vostro cuore e dietro i vostri occhi, dietro i quali siete soliti
errare" (terzo brano dello shemà, tratto dalla parashà letta ieri).
Strana successione: prima il cuore e poi gli occhi. Quello che vediamo,
forse, è spesso solo quello che vogliamo vedere. |
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David
Bidussa,
storico sociale delle idee
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Ci sono due modi di sentire la
responsabilità di una comunità: da una parte operare perché sia una
struttura capace di rispondere alle esigenze del maggior numero
possibile di persone; dall’altra perseguire come obiettivo primario la
conferma della propria identità e dunque porre costantemente il
problema della scelta. Il confronto interno alla Comunità ebraica di
Milano, e ora a quanto sembra di capire anche altrove, intorno alla
questione della carne casher mi sembra rientrare in questa logica. Un
confronto serrato tra chi propone vie che hanno l’obiettivo del
contenimento dei prezzi e chi pone il problema delle regole. Non voglio
entrare nel contenzioso delle scelte. Tutto ciò, alla lunga ha come
effetto l’eventuale trasformazione della comunità in un neo-principato.
Più esplicitamente: una corte. Ovvero: una struttura di
governo dove c’è una prima cerchia di notabili che possono permettersi
qualsiasi cosa; una seconda cerchia di acquiescenti che vivono
all’ombra dei primi, e il resto che sbarca il lunario. Non si cambia la
situazione facendo del patronato o distribuendo un po’ di carità (che è
appunto il principio delle corti), ma dando l’opportunità, per
principio a tutti, di scegliere. Ovvero garantendo una soglia minima,
che è il principio su cui si definisce il “governo del bene comune” in
regimi di eguaglianza e pari dignità L’alternativa per chi ancora
ritiene che certe pratiche siano una cosa irrinunciabile o comunque non
contrattabile sotto ricatto, visto che ancora siamo in democrazia, è
quella semplicemente di organizzarsi fuori e andarsi a cercare ciò che
la struttura nominale “Comunità” non è in grado o non vuole
proporre. In altre parole: liberi tutti. Ma allora ha ancora senso
chiamare quella struttura Comunità?
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Nuovo accordo di
collaborazione fra Sochnut Italia
e Regione Lombardia per i bambini affetti da autismo
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Nuovo accordo Italia
- Israele nell'ambito della ricerca scientifica. A darne la
notizia il Centro di eccellenza per la diagnosi, la cura e la
riabilitazione di bambini e ragazzi affetti da autismo infantile, da
pluriminorazioni e da ritardo cognitivo di diverso grado, Villa Santa
Maria, che ha annunciato la sottoscrizione di un importante accordo di
collaborazione scientifica, con il Ministero della Sanità d’Israele,
l’Università Ebraica di Gerusalemme, il Centro di riabilitazione
infantile dell’Ospedale di Beersheva, la Fondazione Bracco e l’Asl
della provincia di Como, per un progetto di ricerca dedicato a bambini
affetti da disturbi dello spettro autistico e disturbi pervasivi dello
sviluppo.
L’accordo è patrocinato dall’Assessorato alla Sanità della Regione
Lombardia e dalla Sochnut Italia (Agenzia Ebraica per Israele) ed è
stato reso possibile anche grazie al contributo di Confindustria Como (nelle immagini il
Centro Tsad Kadima di Beersheva in Israele).
L’Autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello
sviluppo biologicamente determinato, con esordio nei primi tre anni di
vita. Le aree prevalentemente interessate sono quelle relative
all’interazione sociale reciproca, all’abilità di comunicare idee e
sentimenti e alla capacità di stabilire relazioni con gli altri.
L’attenta osservazione di segni di allarme in bambini in tenera età
(0-3 ani), con una rapida presa in carico dal punto di vista
riabilitativo, contemporaneamente ai dovuti approfondimenti
diagnostici, è alla base del progetto in atto, al fine di ridurre il
più possibile il numero di bambini che sviluppano comportamenti
problematici legati alla sindrome autistica ed ai disturbi pervasivi
dello sviluppo.
La continuità e stabilità dei
trattamenti abilitativi sono quindi la base essenziale per
l’ottenimento di risultati migliori.
Gaetana Mariani Presidente e Direttore Generale di Villa Santa Maria ha
sottolineato che “Questo accordo scientifico è per noi motivo
d’orgoglio perché ci permette di collaborare con ricercatori e Istituti
tra i più qualificati a livello mondiale. Questa, come tante altri
iniziative che abbiamo messo a punto, sono mirate ad offrire ai nostri
giovani pazienti e alle loro famiglie un percorso terapeutico di sempre
maggiore qualità che si misura con le più importati esperienze
internazionali.”
All’incontro, hanno partecipato, il proessor Asher Ornoy, Capo
Dipartimento sviluppo e riabilitazione del bambino nel Ministero della
Sanita’ d’Israele e Professore dell’Università Ebraica di Gerusalemme,
Roberto Bollina, Direttore Generale Asl di Como, Giuseppe Castelli,
Presidente del Centro internazionale di cultura scientifica Alessandro
Volta – Como, e Ambrogio Taborelli, Presidente Confindustria Como.
L’esperienza di tanti anni di lavoro con i bambini autistici, in ambito
riabilitativo, e la collaborazione nata da qualche anno con i migliori
centri riabilitativi per bambini autistici in età precoce, in Israele,
ha nutrito l’interesse nello sviluppare un lavoro mirato alla
prevenzione dei più gravi disturbi legati alla sindrome stessa,
finalizzato a favorire, per quanto possibile, la reintegrazione dei
bambini nel sociale.
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Qui Roma - In ricordo
di Aldo
Terracina 'z'l
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Le commoventi parole dei nipoti
Sara e Giulio e l'originale acrostico della più piccola della famiglia,
Marta, cui è seguito il Kaddish, hanno concluso la serata organizzata
al centro ebraico Il Pitigliani in ricordo di Aldo Terracina a un anno
dalla sua scomparsa. Così nelle parole di tutte le persone che sono
intervenute, con ricordi più o meno lontani, è stata ricostruita, come
in un mosaico, la figura di questo uomo schivo, modesto e poco amante
della ribalta che ha fatto dell'impegno nella Comunità una delle
missioni della sua vita dagli anni della presidenza nella Comunità
ebraica della Capitale nel periodo buio dell'attentato alla sinagoga in
cui perse la vita il piccolo Stefano Gay Tachè, come ha ricordato
l'attuale presidente Riccardo Pacifici, fino agli ultimi tempi in cui
ha profuso le sue energie e il proprio impegno alla ristrutturazione
dei locali del «Pitigliani», che ha seguito in tutte le sue fasi senza
risparmiarsi nonostante lo stato avanzato della sua malattia, come ha
ricordato il presidente dell’Istituto, Ugo Limentani,
Nella sala gremita, dopo il saluto della direttrice Ambra Tedeschi
hanno preso la parola con brevi interventi anche il rav Riccardo Di
Segni, il rav Gianfranco Di Segni, Giacomo Saban, Franca Eckert Coen,
Gino Terracina, Enrico Modigliani, Alessandro Amati e Clotilde
Pontecorvo.
Aldo era un uomo speciale ma
era stato ancor prima un ragazzo speciale, unico studente di liceo
scientifico negli anni dei provvedimenti razzisti, quando tutti i
ragazzi di religione ebraica, circa 450, furono costretti a frequentare
un'unica scuola, poi dopo gli anni dell'Università seppe mettere
disinteressatamente al servizio delle Istituzioni comunitarie le sue
conoscenze di ingegnere e il suo innato buongusto in fatto di
architettura reso ancor più raffinato dalla sua compagna di vita,
Giuliana. “I lavori fatti al Centro bibliografico dell’Unione delle
Comunità ebbero inizio sotto la sua egida; la sistemazione degli
esterni della Casa di Riposo Ebraica in via Portuense fu fatta seguendo
le sue idee” ha ricordato Giacomo Saban parlando con nostalgia
dell'uomo e dell'amico conosciuto nei lunghi anni di impegno
comunitario in cui Aldo fu consigliere e presidente operando con
pazienza e dedizione nello stesso Consiglio di Giannetto Campagnano che
aveva un'indole tanto diversa dalla sua. “Un uomo calmo e pacato, che
quando si inquietava sapeva farsi sentire” ha infatti detto Riccardo
Pacifici. Ma Aldo era anche uno sportivo, esperto di vela, passione che
aveva trasmesso alle figlie Stefania Susanna e Serena prima, ai nipoti
poi ed agli amici del Pigneto come Enrico Modigliani che ha ricordato
le lunghe ore trascorse in barca durante l'estate al Villaggio Tognazzi.
“Aldo odiava la staticità, non era religioso, ma era fedele alla
Memoria – ha sottolineato infine Franca Coen - e noi lo siamo alla
sua... “
Lucilla Efrati
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A Sorgente di vita
"Unespected Israel"
e uno speciale sulla sinagoga di Biella
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Nella puntata di
Sorgente di vita di domenica 19 giugno continua il ciclo dedicato al
decalogo con l’attore Paolo Ferrari che legge i Dieci
Comandamenti e un commento di rabbini e voci autorevoli che cambiano di
volta in volta. Sul settimo, non commettere adulterio
intervengono il rabbino Alfonso Arbib e la
giornalista Natalia Aspesi.
Si parla poi di “Unexpected Israel” la manifestazione che si
è svolta a Milano in un clima di proteste e di polemiche.
Incontri, mostre, spettacoli per presentare il meglio di
Israele in agricoltura, nell’industria, nei nuovi media,
nella sicurezza, nella cultura. Una risposta ai pregiudizi nei
confronti di Israele, alle idee preconcette che spesso portano a una
condanna acritica e violenta dello Stato ebraico come spiega Pierluigi
Battista, editorialista del Corriere della Sera,
Segue la grande festa al Piazzo, la parte alta di Biella, per il
restauro della piccola sinagoga nascosta tra le case del quartiere dove
gli ebrei vissero fin dal ‘500. Rabbini, autorità, cittadini comuni
hanno partecipato alla preghiera insieme agli ebrei biellesi.
E poi un convegno e un concerto per ricordare la storia di questa
antica comunità di poche famiglie dedite prevalentemente al commercio
di tessuti.
Infine, 60 anni dopo il processo ad Adolf Eichmann, Berlino
ripercorre la vicenda del criminale nazista, teorizzatore e
responsabile della soluzione finale degli ebrei. Una mostra e un
convegno nel nuovo museo “Topographie des Terrors”, sorto proprio dove
Eichmann aveva i suoi uffici, per offrire alle nuove generazioni una
lettura critica del processo che si tenne a Gerusalemme e che
segnò profondamente la riflessione sulla storia e sulla memoria della
Shoà.
Sorgente di vita va in onda domenica 19 giugno alle ore 1,20 circa su
RAIDUE .
La puntata sarà replicata lunedì 20 giugno alla stessa ora e lunedì 27
luglio alle 7 del mattino. I servizi di Sorgente di vita sono anche on line.
p.d.s |
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Qui Torino -
"Appigliarsi ai dettagli non è utile"
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Molti lettori credo lo avranno
già capito, ma a quanto pare è necessario rassicurare ancora David Sorani: la grave
falsificazione della realtà comparsa sul mio commento agli esiti elettorali di
Torino era un refuso (sì, proprio un refuso, uno di quegli errori
materiali che a volte compaiono sui testi scritti) di cui devo
ovviamente scusarmi. D'altronde era evidente che non potesse risultare
eletto un candidato che ha raccolto meno voti di un altro non eletto
(ricordo che stiamo effettivamente parlando di numeri di questa
portata: 208 contro 206).
Spiace comunque vedere come non tutti siano riusciti a cogliere il mio
appello al senso di responsabilità, preferendo pittosto appigliarsi
disperatamente a un dettaglio insignificante. Indicavo la luna, c'è chi
non ha potuto fare a meno di rimanere a guardare il dito.
Claudia Abbina |
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Davar acher - Gli esploratori e
l'odio di sé |
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Se la Torah si può e anzi si
deve leggere in molti modi, uno sicuramente interessante da applicare
consiste nel chiedersi che cosa possano significare oggi, tremila anni
dopo, le sue storie e i suoi personaggi, che cosa possiamo impararne
noi rispetto ai nostri problemi collettivi attuali. Questa domanda vale
soprattutto per i numerosi casi in cui la Torah, diversamente da ogni
altri testo religioso di altre culture, mette in evidenza senza pietà
gli errori e le inadeguatezze dei nostri avi, a partire dai patriarchi
e dalla prima generazione del popolo ebraico, quella che ebbe lo
straordinario onore della Rivelazione. E' lecito pensare che queste
traversie siano conservate nel testo come ammonimenti, diagnosi di
tentazioni permanenti nel popolo ebraico.
E' il caso degli "esploratori", mandati da Mosè a ispezionare la Terra
di Canaan di cui abbiamo letto nella parashà di ieri. Com'è noto gli
"esploratori" sono i "principi" delle dodici tribù, i loro leader
politici e intellettuali: possiamo immaginarli come persone sagge ed
elevate. Ma costoro, ricevuto il compito di valutare la ricchezza della
Terra e la difficoltà della sua conquista, la "diffamano" dicendo essa
che "mangia" chi vi si "insedia" e che vi abitano "uomini di grande
statura" contro cui "non si può andare perché è più forte di noi". Il
popolo si convince della loro parola, contro quella di Mosè, Aronne e
Giosuè, si ribella e non vede soluzione migliore che tornare in Egitto.
Nella storia della Torah questo è uno degli errori più grandi,
strutturalmente messo in rapporto con quello del vitello d'oro. Mosè
fatica a evitare la distruzione totale del popolo da parte dell'ira
divina, ma non resiste al decreto per cui tutti coloro che hanno preso
parte all'episodio debbano morire prima di entrare in Eretz Israel. C'è
chi fra i commentatori connette a questa vicenda anche le due
successive distruzioni del Tempio.
Si può leggere tutto ciò come qualcosa di più di un episodio lontano?
Io credo che si debba vedervi piuttosto un rischio permanente della
coscienza ebraica. E' chiaro che la tentazione di vedersi come
"cavallette" e scambiare i nemici come "giganti" (non fisici, ma
culturali e morali) è molto presente nella cultura ebraica dopo
l'emancipazione. Tutta l'opera di Kafka può essere letta come un
consapevole commento di Numeri 13:33. Ma quel che ne viene descritto è
un atteggiamento molto più largo e confuso, da quell'Otto Weininger che
descrisse in "Sesso e temperamento" l'ebraismo come "la più vile
codardia", alla tentazione di conversione di Rosenzweig
all'antisemitismo morbido e all'antisionismo duro di molti
intellettuali di origine ebraica, per arrivare a coloro che oggi
esaltano contro Israele la "mitezza" e l'"umiltà" degli ebrei oppressi
di un tempo, finendo con chi oggi non perdono occasione di accusare
Israele di presunte ingiustizie, giustificando allo stesso tempo la
"lotta di liberazione palestinese".
Insomma, quello che è in gioco qui è l'"odio di sé", l'assumere
impropriamente lo sguardo "presunto" dei propri nemici ("eravamo delle
locuste ai nostri occhi e così sembravamo loro", come ricostruisce con
estrema acutezza il testo questa percezione di auto-disprezzo).
Che questo atteggiamento sia connesso al rifiuto di assumersi il
compito e i rischi della conquista della Terra e alla nostalgia per la
prigionia egiziana è un altro tratto molto attuale. Un popolo che si
riconosce storicamente non indigeno – dunque colono o esiliato -, e che
sa di dover conquistare la propria terra attraverso la durezza della
guerra e del lavoro, è sempre esposto alla tentazione di rinunciare
alla propria storia, di dare ragione ai propri nemici, vedendoli "più
grandi" e "più forti" di quel che sono, titolare di un diritto che
mancherebbe a se stesso.
Il timore del compito diventa odio per chi vuole entrare nella Terra (i
"coloni" dell'epoca), rifiuto della fratellanza con loro, intolleranza
nei loro confronti fino al tentativo di lapidarli (14, 10). La
motivazione dell'intolleranza è "pacifista" (meglio morire nel deserto
che morire per spada (14:2-3), oltre che "utilitarista" ("le nostre
mogli e figli diverranno preda" (14:4): colpa naturalmente di chi ci
guida al rischio e non dei predatori, i quali sono "grandi").
Non è certo difficile individuare la declinazione attuale di questo
tema, il modo in cui oggi si esercita la tentazione perenne dell'anima
ebraica di uscire dalla storia e rinunciare a sé, dando ragione
all'altro in quanto altro, arrendendosi e schiacciandoci a terra come
cavallette, magari col pretesto di una moralità universalistica.
Ugo
Volli
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rassegna
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Qui
Roma
- Israele e gli Usa:
quale futuro dopo le rivolte arabe?
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Di passaggio in Italia per
presentare il suo ultimo libro, Italiani
di New York,
edito da Laterza in uscita in questi giorni in libreria, Maurizio
Molinari corrispondente negli Stati Uniti per La Stampa, sarà
protagonista dell'incontro – dibattito che si svolgerà martedì 21
giugno alle 21 all'Istituto Pitigliani, dal titolo Obama, Israele, le rivolte nei
paesi arabi. Quale futuro per Israele? Insieme a Molinari
che spiegherà come cambia la politica estera americana nei confronti
del Medio Oriente dopo le rivolte nei Paesi arabi che ne hanno
modificato lo scenario politico, Giuliano Ferrara direttore de Il
Foglio che analizzerà la situazione attuale nello scacchiere
mediorientale. Infine Menachem Ganz corrispondente dell'israeliano
Yediot Aharonot si soffermerà a riflettere sul modo in cui Israele ha
vissuto questi cambiamenti sia rispetto ai Paesi arabi sia rispetto al
Presidente americano. La serata è organizzata dal Centro di Cultura
ebraica e dal Dipartimento di cultura ebraica in
collaborazione con il Centro italiano ebraico Il Pitigliani.
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italiano |
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
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