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28 giugno 2011 - 26 Sivan 5771
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alef/tav
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Domenica il rav Benedetto Carucci Viterbi, nel suo alef/tav, prendendo spunto dai commenti di Rashì e di Ramban ha messo bene in evidenza la straordinarietà del coinvolgimento familiare (perfino dei poppanti) nella plateale punizione di Korach e il suo seguito. Sembra prospettarsi da ciò che la conflittualità, laddove è corrosiva, possa diventare eccezionalmente contagiosa, quasi in forma ereditaria. Si dice spesso però che nell'universo ebraico è inconcepibile l'idea di una colpevolezza-punibilità che si trasmette per via ereditaria, esiste invece l'ipotesi per cui una generazione può rendere vulnerabili, ma pur sempre libere quelle successive. Nella tragica storia di Korach mi sembra di registrare, viceversa, un ribaltamento di questo presunto determinismo pedagogico. I figli di Korach, in modo assai suggestivo, nel momento in cui stanno per sprofondare si salvano dalla voragine perché si pentono e si dissociano dal loro padre al grido: "Moshè è verità e il suo insegnamento è verità". I loro discendenti saranno addirittura i cantori del Tempio! Ancora una volta viene ribadito come le parentele di Torah possano risultare più forti di quelle biologiche. E non capita spesso anche oggi di vedere tanti figli e nipoti che riabilitano i propri genitori? 
Dario
 Calimani,
 anglista


Dario Calimani

Di fronte a chi la interpreta, la scrittura è indifesa, come il paziente su un tavolo operatorio. Il lettore dovrebbe sentire il dovere morale di rispettare il testo. Non diverso dovrebbe essere il principio che regola la lettura della realtà quotidiana. 
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davar
Calciomercato - Arriva Zahavi, il Cassano di Israele
ZahaviSul suo acquisto c’è già la benedizione del vulcanico patron Zamparini che dice: “È il nuovo Cassano”. Classe 1987, piedi buoni e tanta grinta, il centrocampista israeliano Eran Zahavi si appresta a sbarcare nel nostro campionato. Il suo è uno dei colpi più interessanti di questa prima fase di calciomercato estivo. Una sessione che ha visto come da tradizione il Palermo scatenato su molti fronti inediti. Dopo anni di soddisfazioni con la valorizzazione di giovani promesse provenienti da Ghana, Slovenia e via dicendo, per i dirigenti rosanero si apre adesso la frontiera di Israele, mercato emergente di cui si sono accaparrati uno dei migliori talenti in circolazione. Qualcuno potrebbe giustamente obiettare che in Eretz la concorrenza non è poi così esasperata ma, pur nella modestia qualitativa della Ligat Toto, Zahavi ha già dimostrato di cavarsela egregiamente. Suo il goal più spettacolare dell’ultima Champions League: una sforbiciata acrobatica in area che ha trafitto l’incolpevole portiere del Lione. E poi altri due acuti significativi che hanno contribuito all’ottima annata europea dell’Hapoel Tel Aviv, capace in autunno di strapazzare il Benfica per 3 a 0 e tener pienamente testa ad avversarie di blasone come i campioni di Francia e lo Schalke 04. Oltre al prezzo relativamente basso, il cartellino di Zahavi aveva un’ulteriore attrattiva: il possesso da parte del giocatore del passaporto francese e quindi la garanzia che il suoacquisto non avrebbe inciso sul numero massimo di extracomunitari tesserabili. Quale ruolo per Zahavi al Palermo? Verosimilmente non partirà tra gli undici titolari ma non sarà nemmeno ai margini della squadra. Anche perché l’investimento fatto dal club siciliano - un contratto quinquennale (si parla di 500mila euro a stagione) che verrà depositato in Lega Calcio a breve, almeno dicono dalla società - lascia pensare all’assoluta centralità di Zahavi nel progetto Palermo.
Con la grande possibilità per il neoacquisto di far valere la propria piccola ma importante esperienza europea nella prossima Europa League che vedrà i siciliani ai nastri di partenza con il ruolo di matricola terribile. Nato a Rishon LeZion il 25 luglio del 1987, Zahavi è un calciatore con spiccate doti offensive che possiede allo stesso tempo fisicità e buona visione di gioco. Cresce nell’Hapoel Tel Aviv e matura in seconda divisione nelle file dell’Hapoel Ironi Rishon LeZion dove gioca 45 partite con 9 reti all’attivo. Il ritorno all’Hapoel nel 2008 sancisce la sua esplosione. Con la casacca rossa della squadra “operaia” di Israele, Zahavi segna 34 reti in 85 presenze e conquista prima l’Under 21 e poi la nazionale maggiore divenendone oggi un punto fisso. Adesso per lui l’ambizioso approdo in Italia. Un salto dalla periferia del calcio ai decadenti ma comunque sempre buoni salotti della Serie A, secondo israeliano a compiere questo percorso dopo il “bresciano” Tal Banin nel 1997, terzo se si considera anche Ronny Rosenthal, vittima a Udine a metà degli anni Ottanta di violente contestazioni antisemite della tifoseria che spinsero i dirigenti friulani a un clamoroso voltafaccia.
Dagli stadi israeliani agli 80mila di San Siro e dell’Olimpico: Eran Zahavi è pronto a questo spettacolare cambio di scenario? Abbiamo chiesto il parere di due esperti: il talent scout e procuratore Israel Maoz e l’allenatore Beny Bumaguin. “Zahavi - dice Maoz - è un buon giocatore, molto tecnico e rapido. Dalla sua ha il vantaggio di essere prolifico, fa tanti goal e in fondo è quello che conta nel calcio. Certo che lo aspetta una sfida importante. Passare da Israele all’Italia è un rischio e quindi non escludo difficoltà di adattamento alla nuova realtà”. Più ottimista Bumaguin: “Secondo me Zahavi è pronto. Soprattutto per una squadra relativamente di secondo piano come il Palermo che potrà permettergli di crescere e adattarsi più facilmente che in altre realtà. Eran è un ragazzo intelligente in campo e fuori, il futuro può sorridergli”.

Adam Smulevich, Pagine Ebraiche, luglio 2011


Amarcord: Tal Banin, dall’Hapoel alle Rondinelle

Tal BaninArrivò circondato da molte curiosità ma anche da molti dubbi. Se ne andò facendo ricredere una parte dei suoi detrattori (anche se per alcuni di loro resta un bidone: http://www.calciobidoni.it/bidoni/banin.html) grazie a un temperamento d’acciaio e a piedi che, seppur lontani anni luce dalla grazia di quelli del suo compagno di reparto Andrea Pirlo, non erano neanche così disprezzabili. Originario di Haifa, 40 anni da poco compiuti, Tal Banin è stato il primo e finora unico calciatore israeliano a giocare in Serie A. Fu il Brescia di Gino Corioni a buttarsi sulle sue tracce e a chiudere nel giro di pochi giorni la trattiva. Le Rondinelle lo prelevarono nel giugno del 1997 dall’Hapoel Haifa offrendogli un contratto triennale che venne rispettato dal giocatore, ai tempi capitano della nazionale israeliana, fino alla scadenza. Nelle tre stagioni trascorse a Brescia - una nella massima serie e due nel campionato cadetto - Tal Banin totalizzò complessivamente 81 presenze. Scarsa la confidenza con la rete nonostante i numeri del suo curriculum, infarcito da un anno di esperienza nelle file del Cannes a inizio degli Anni Novanta, dicessero ben altro. In tre anni italiani Banin riuscì infatti a mettere a segno soltanto una rete nel corso di un match casalingo contro l’Empoli. Per il resto tanta grinta e tanto agonismo in mezzo al campo e l’impressione che, senza una lunga serie di gravi infortuni muscolari a tormentarlo, avrebbe sicuramente potuto fare molto di più.

Pagine Ebraiche, luglio 2011

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pilpul
Start-up nation
Tobia ZeviSecondo gli indicatori economici, Israele ha tutti i titoli per definirsi «start-up nation», un paese in cui gli imprenditori sono portati a rischiare, investire, creare nuove aziende. A scorrere le statistiche, infatti, si scopre che i fondi di venture-capital attivi in Israele sono una miriade, e che il numero di società israeliane quotate al Nasdaq (listino dei titoli tecnologici) è superiore al totale di tutte le aziende europee.
Questi dati inorgogliscono, perché mostrano un volto straordinario di Israele dimenticato, oscurato dall’attenzione dedicata al conflitto con i palestinesi. La congiuntura economica favorevole, però, tocca anche gli ebrei italiani, pochi e con prospettive future incerte. Un numero crescente di giovani, infatti, si trasferisce in Israele dopo la maturità o dopo la laurea. Si tratta di una scelta dettata da ragioni diverse: religiose, professionali, personali. Una soluzione che viene giustamente sostenuta, quando possibile, dalle stesse comunità di partenza oltre che dalle apposite organizzazioni ebraiche.
Se l’Italia del 2011 appare sempre più un «paese per vecchi», dove i più brillanti emigrano per ambizione e per necessità, è evidente che i giovani ebrei hanno un movente aggiuntivo. Sarebbe forse utile ragionare, all’interno delle comunità, su come conciliare quest’emigrazione virtuosa e contemporaneamente garantirsi un futuro. A me vengono in mente tre direttrici su cui lavorare: incentivare un flusso contrario, cioè favorire la presenza di studenti e lavoratori israeliani nelle nostre città, intensificando lo scambio con i più giovani della comunità; individuare misure di sostegno per le coppie, così da attirare persone da tutta la Diaspora; individuare modalità di inserimento e sostegno professionale per giovani, sempre allo scopo di favorire un’immigrazione esogena o un «ritorno a casa» di alcuni. Servono risorse, certo. Ma prima ancora servono le idee.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas 


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notizie flash   rassegna stampa
Israele: cure odontoiatriche gratuite
per i bambini fino ai dieci anni
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Israele. Cure odontoiatriche gratuite per i bambini fino ai dieci anni. Lo ha deliberato il Consiglio dei ministri di Gerusalemme nella riunione di domenica scorsa. «La nostra capacità finanziaria ci consente di prendere una serie di decisioni socio-economiche», si legge nel comunicato pubblicato alla fine dell’incontro. Il riferimento è all’ottimo stato delle finanze israeliane che crescono a ritmi sostenuti (intorno al 4.6 per cento annuo). In particolare - come anche i ministri hanno sottolineato nel corso dell’incontro - il tasso di disoccupazione attuale, inferiore al 6 per cento, è il più basso di sempre nello Stato ebraico. Il premier Benjamin Netanyahu e la sua squadra di governo hanno dunque deciso di re-investire nel sociale: a partire dalla salute dei minori.
 

Le notizie oggi riguardano la flottiglia, che dovrebbe partire in questi giorni da vari porti della Grecia, riunirsi vicino a Creta e di lì dirigersi a Gaza, avendo rifiutato l'offerta egiziana e israeliana di scaricare le sue merci al porto egiziano di Arish, per farle proseguire poi per Gaza (Battistini sul Corriere). Sui giornali italiani in genere si legge simpatia per l'iniziativa, non solo ovviamente su quotidiani come Il Fatto (Stefano Citati), sul Messaggero (Eric Salerno) e sul Manifesto (Michele Giorgio) ma anche su Carlino/Nazione/Giorno, normalmente più equilibrati...»

Ugo Volli


























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