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29 giugno
2011 - 27 Sivan 5771 |
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Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova
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"..questo è uno statuto della
Torah..." (Bemidbar 19:2). Il precetto della Parà Adumà
(vacca rossa) è presentato dalla Torah come Chok, parola normalmente
tradotta col il termine “statuto”. Rash”y spiega che questa tipologia
di precetto si deve attuare come si esegue il “decreto del Re”, anche
se non ne comprendiamo il significato. Tuttavia alla fine del brano
della “vacca rossa”, Rash”y riporta una spiegazione dettagliata di
tutti i particolari significati del Chok. Ciò può apparire come una
incongruenza ma, forse proprio attraverso questa incongruenza
esegetica, il grande commentatore ci vuole lasciare un messaggio
educativo molto importante. Prima di tutto bisogna compiere le
mitzwoth, anche senza conoscerne il contenuto però, dopo il loro
adempimento, studiare per conoscere il significato del nostro atto
diventa un ulteriore dovere da mettere in pratica. La non comprensione
del motivo di una norma non deve ostacolarne il “rispetto”, ma la
“perfezione” dell’adempimento di un dovere si raggiunge attraverso la
comprensione del suo significato più profondo...
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Vittorio
Dan
Segre,
pensionato
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E' sempre tardi per avere un'infanzia felice, ma il resto della vita
dipende da noi.
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Qui Roma
- Wifi nel Ghetto |
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Poca gente in giro questa
mattina a Roma complice la festa patronale. Poca gente anche nel
Ghetto, solitamente pieno di vita sin dalle primissime ore del giorno.
Ma tra i gruppetti di aficionados che sedevano stamane tra i tavolini
dello storico bar Totò c’era già chi, armato di computer e cellulari di
ultima generazione, provava l’ultima novità ghettaiola: il wifi libero.
Inaugurate ieri pomeriggio dal presidente della Provincia Nicola
Zingaretti e dal presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici,
le postazioni wifi nel Ghetto rientrano nel grande progetto di
diffusione capillare di internet gratuito sul territorio romano da
parte della Provincia. Una rete che ad oggi conta quasi 100mila utenti
registrati e 695 postazioni attive. Molti i cittadini presenti alla
cerimonia al Portico d’Ottavia. Oltre a Zingaretti e Pacifici, sono
intervenuti tra gli altri il presidente del Primo Municipio Orlando
Corsetti, l’assessore ai giovani della Comunità ebraica Giordana
Moscati e il segretario della Consulta Gianluca Pontecorvo.
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Shtetl
virtuali e portali della Memoria,
prime idee per la Giornata 2.0 di Siena |
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Tema della Giornata Europea
della Cultura Ebraica 2011 è la declinazione dell’identità ebraica ai
tempi del 2.0. Un argomento affascinante, ricco di stimoli ma anche di
sfide importanti, specie per una piccola realtà come quella senese,
sezione periferica della Comunità ebraica di Firenze quest’anno
designata realtà capofila dell’ebraismo italiano. E allora, a poco più
di tre mesi dall’appuntamento, eredi del testimone di Livorno, come ci
si prepara in vista della GECE all’ombra della Torre del Mangia? Il
clima è di euforia e progettualità. Specie perché nello staff è appena
entrato un pezzo grosso: Giuseppe Burschtein, esperto di marketing e
tecnologie, già uomo dei gruppi Espresso e Rcs. Imprenditore nel campo
del digitale, docente universitario, autore di story novel dedicate
alla galassia yiddish, Burschtein è un vulcano di idee.
“Come si coniuga la spiritualità ebraica al tempo di internet? Come
possono gli strumenti contemporanei aiutarci a sostenere e divulgare
l’identità ebraica?”. Queste le domande attorno cui ruota la primissima
bozza programmatica elaborata da Burschtein e sottoposta ai vertici
della Comunità ebraica di Firenze oltre che alla referente senese per
la Giornata Anna Di Castro.
Sono spunti ancora da approfondire ma dicono molto del taglio
interattivo che verrà dato all’evento. I visitatori saranno infatti
coinvolti lungo un percorso virtuale che, da flickr a youtube passando
per i grandi portali dell’ebraismo internazionale, li porterà a
confrontarsi sulla percezione della rete nei confronti di alcuni
subject sensibili (ad esempio le parole “ebrei” o “talmud”) e ad
approfondire come internet abbia spesso facilitato, tipica situazione
per un mondo sparpagliato come quello ebraico, la ricostruzione da
parte di molte famiglie del proprio albero genealogico. Si candidano
inoltre ad accogliere grande interesse due aree digitali dedicate alla
Memoria della Shoah (“Cercheremo di ispirarci allo Yad Vashem che ha
progetti molto avanzati”) e al mondo yiddish. “Essendo di origine
askenazita quest’ultima non poteva che essere una priorità” scherza il
nuovo guru tecnologico di Siena ebraica, che rilancia: “Sogno un’area
Shtetl 2.0”.
Al suo fianco collaborerà tra gli altri Enrico Fink, nome notondella
musica yiddish in Italia e tradizionale presenza nelle Giornate senesi.
Questo è la prima indiscrezione che trapela in campo artistico. Altri
nomi e altri progetti verranno approfonditi nelle prossime settimane.
In attesa che il calendario della manifestazione venga progressivamente
delineato, con un occhio particolare alla valorizzazione del patrimonio
ebraico senese, c’è già una curiosa novità rispetto agli anni
precedenti. “Cercheremo sin da subito una relazione con i nostri
potenziali visitatori” annuncia Burschtein. Al lavoro quindi al più
presto una squadra di blogger, rigorosamente volontari, incaricati di
“creare engagement” attraverso i social media per promuovere e tenere
alta l’attenzione sull’evento.
Italila
Ebraica, giugno 2011
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Qui
Livorno - Matteo: “Il bagitto? Per me è musica” |
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L’interesse
per la musica etnica c’è da sempre. Per una volta però, dopo tanto
girovagare nei suoni e nelle melodie dei cinque continenti, la sfida da
raccogliere è dietro l’uscio di casa. Mettere sotto forma di note,
percussioni e vocalizzi il bagitto, secolare oltre che pittoresca
parlata degli ebrei di Livorno oggi a rischio di estinzione ma
curiosamente sempre più studiata da storici ed esperti di semiotica.
Matteo Scarpettini, 30enne livornese con lunga esperienza nel settore,
a fianco di alcuni grandi nomi della musica internazionale, è già
pienamente operativo su questo fronte. Procede infatti spedito il
lavoro di formazione di un complesso musicale dedicato al bagitto e
composto da una ensemble di strumentisti (violinista, chitarrista e
percussionista) a cui si affiancheranno poi altri interpreti sia in
ambito vocale che strumentale.
“Il bagitto è una parlata
fantastica che ho scoperto grazie alle origini ebraiche di mio padre”
spiega Matteo. Che promette scintille: “C’è ancora da lavorare ma la
band sarà presto una realtà”. Intanto il primo testo da musicare, dal
titolo Naina nella notte, è già sullo spartito. Una sfida insolita e di
grande valore quella intrapresa da Scarpettini. Il bagitto è infatti un
idioma sviluppatosi quasi esclusivamente in forma orale: pochi quelli
che hanno trasposto su carta frammenti di questa esplosiva miscela
linguistica influenzata dei mille fonemi della Livorno ebraica. Ancora
meno quelli che hanno provato a comporre brani per l’arte. Tra questi
spicca Guido Bedarida, sonettista che si firmava con lo pseudonimo di
Eliezer Ben David. Ma il suo è un caso più unico che raro. “Eppure il
bagitto è ovunque” dice Matteo. Una prova? “Quando a Livorno si vuol
prendere in giro qualcuno gli si dice che è un bobo”. Per i profani di
cose labroniche l’equivalente non livornese di bobo è il termine
“scemo”. E questo è solo uno dei tanti esempi di come il bagitto sia
inevitabilmente parte dell’anima più profonda e colorita della città.
Espressioni di derivazione bagitta ancora diffuse (specie tra i banchi
del centralissimo mercato Buontalenti) sono state recentemente
recuperate e catalogate, dopo anni di interviste ai grandi vecchi della
Comunità ebraica, dal ricercatore Alessandro Orfano nel suo archivio
sonoro, realizzato con il contributo dell’UCEI, Colsi il bagitto quando
si spargeva. Un lavoro da amanuense della Memoria, quello di Orfano,
che propone numerosi file audio affiancati a un ricco glossario.
Inevitabilmente è stata proprio la sua opera a spingere Scarpettini
verso questa nuova avventura: “Niente da dire. Alessandro ha fatto
proprio un gran lavoro. Il suo dvd sarà per me un punto di riferimento
assolutamente essenziale”.
Italia
Ebraica, giugno 2011
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L'interlocutore che
manca
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Lo scorso 23 giugno si è
celebrato il decimo anniversario della Fondazione Beresheet LaShalom,
creata nel kibbutz Sasa, in Alta Galilea, dalla poliedrica artista
Angelica Livne Calò - candidata al Nobel per la Pace nel 2006 -, col
proposito di educare a una cultura di pace e libertà, attraverso
l’arte, giovani di varia estrazione etnica, culturale e religiosa. “In
ogni parte del mondo - dice Angelica - c’è bisogno di incoraggiare, di
combattere il cinismo, di dare legittimità a chi desidera sentirsi
libero di danzare, di abbracciare, di sentirsi grande anche se è la più
piccola e minuscola parte di un complesso motore. Perché c’è bisogno di
tutti. E tutti devono imparare a riconoscere l’altro. Dargli spazio.
Dargli pace”.
In occasione di questa ricorrenza - che è stata suggellata dalla
fondazione di un’apposita Associazione Amici di Beresheet LaShalom,
presieduta da Dario Disegni e diretta da Maria Grazia Balbiano, e dalla
realizzazione di un volume di testimonianze, a cura di Andrea Jarach -
viene, innanzitutto, da esprimere la più profonda ammirazione e da
tributare il più caloroso ringraziamento ad Angelica Livne Calò per
l’inesauribile energia, l’incrollabile entusiasmo, la straordinaria
forza morale che la ha animata in questi anni, permettendole di avviare
generazioni di ragazzi, di ogni colore e appartenenza - ebrei,
musulmani, cristiani, molti dei quali provenienti da situazioni
difficili - all’amore per l’arte, alla capacità di esprimersi e,
soprattutto, di ascoltare, dialogare, conoscersi, rispettarsi, nella
specifica identità, individualità e differenza di ciascuno. Il
contributo da lei dato alla pace (quella vera, non quella dei finti
pacifisti) è enorme, incalcolabile: la sua energia, la sua fiducia -
nonostante ogni avversità, ogni ostacolo, ogni delusione - rappresenta
il simbolo della forza, della vitalità della società israeliana, la
spiegazione migliore di come questo Paese riesca sempre, nonostante
tutto, a risorgere, a crescere, a sperare.
Ricordo, molti anni fa, quando accompagnai Angelica, a Napoli, a un
dibattito sulla pace in Medio Oriente, in cui avrebbe dovuto
confrontarsi, fra gli altri con un’artista araba. Ricordo come andò
all’appuntamento piena di gioia, entusiasta dell’opportunità, felice di
potere conoscere la collega e interloquire con lei. Pur senza neanche
sapere chi fosse, la sentiva già un’amica. Trovò, invece, un muro di
incomunicabilità, di livore. Tanto in pubblico quanto in privato, la
sua interlocutrice mostrò di non provare alcun desiderio di ascoltare
le sue ragioni, ma solo di manifestarle la sua ostilità, il suo
radicale rifiuto. Ricordo ancora, alla fine dell’incontro, il volto
sconfortato di Angelica: nei suoi occhi mi parve di scorgere un velo di
lacrime. Ma la rividi ancora la mattina successiva: e il suo sorriso
era tornato lo stesso di sempre, così come la sua voglia di rimettersi
a lavorare: per i ragazzi, per l’arte, per la pace.
Il principale augurio, in questo decennale, è che nasca qualche
Angelica anche dall’altra parte. Ce ne basterebbe anche una. Perché,
come ebbe a dire Golda Meir, “il giorno in cui ameranno i loro figli
più di quanto odino noi, allora avremo la pace”.
Francesco
Lucrezi, storico
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notizieflash |
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rassegna
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Israele,
una futura potenza energetica
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Israele
presto diventerà una potenza energetica. A sostenerlo è stato
l’amministratore delegato dell’Eni, Paolo Scaroni, in occasione della
presentazione a Montecitorio del libro “Petrolio, la nuova geopolitica
del potere” di Giancarlo Elia Valori. "Israele presto diventerà una
potenza energetica: a largo delle coste di Israele, Libano e Cipro c'è
infatti un tratto di mare dove sono state fatte grandi scoperte di gas
– ha osservato l’ad dell’Eni -. Questo permetterà a Israele di
diventare autosufficiente dal punto di vista energetico, anzi potrà
addirittura esportare il gas”.
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La Rassegna Stampa del sito web
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane amerebbe aprirsi oggi con
alcune buone notizie provenienti dal Medioriente: Hamas accetta di
rilasciare senza condizioni Gilad Shalit e consegna il suo arsenale di
missili Grad e Kassam all’inviato dell’ONU...»
Gadi Luzzatto Voghera
Tra la serie di articoli che
oggi, come ogni giorno, si offrono ai lettori interessati a conoscere
le vicende del Medio Oriente, raccomando una attenta lettura di quanto
pubblicato su Liberal; le parole pronunciate da
John R. Bolton...»
Emanuel Segre Amar
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Dafdaf
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