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 30 giugno 2011 - 28 Sivan 5771
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Riccardo Di Segni
Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma


La rivolta di Korach contro Mosè l'abbiamo letta lo scorso Sabato, ma c'è a proposito uno strano midrash che continua a stuzzicare l'attenzione. Già, perché i midrashim non sono affatto semplici, e proprio nelle loro pieghe si nascondono i messaggi più importanti. Il problema di questo midrash era di spiegare come mai nella lista dei congiurati all'inizio della storia compare un nome, quello di On ben Pelet, che poi scompare. La risposta è che il buon uomo era stato convinto dalla moglie a ritirarsi. La signora gli aveva fatto capire che in quella storia non ci avrebbe guadagnato molto; gregario era e gregario sarebbe rimasto. Di solito questa è stagione di matrimoni e il midrash è citato dai rabbini davanti alle future coppie per dimostrare come e quanto bisogna stare a sentire le mogli e non fare di testa propria. Ma la storia non finisce qui. Perché, discutendo con la moglie, On le dice che si era impegnato, aveva giurato e non poteva mancare all'appuntamento. La moglie gli risponde che ci avrebbe pensato lei. Lo nasconde nella tenda e si mette lei sulla porta della tenda in abbigliamento un po' disordinato. In modo tale che quando i congiurati vanno a cercare On e vedono la signora sulla porta, loro, che sono molto religiosi, non osano avvicinarsi per motivi di pudore e modestia. Così On è salvo. Il messaggio collaterale, curioso e neppure tanto subliminale è che i congiurati contro Mosè sono persone perbene, osservanti e pudichi. Che potrebbe essere ripreso per dire: vedi questi religiosi, non ci si può fidare di loro. Oppure: non basta essere religiosi e osservanti per capire come vanno le cose del mondo. 
Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
In questo momento non sappiamo se la sgangherata armata brancaleone di vecchi motoscafi, pescherecci, arrugginite imbarcazioni da diporto, pomposamente denominata la flottiglia, salperà mai dai porti greci, italiani e altri dove si acquatta. Meno ancora sappiamo se mai raggiungerà la sua destinazione del porto Gaza. Sapiamo invece che Gaza è oggi accessibilissima per via terrestre, l'Egitto ha proposto l'approdo di El Arish, Israele ha offerto quello di Ashdod. Se la protesta marittima contenesse un minimo di integrità morale si volgerebbe verso le coste della Libia e della Siria per contestare i regimi assassini di Gheddafi e di Assad junior. Si tratta, invece, dell'ossessione morbosa di un gruppuscolo solidale con i rapitori e gli occultatori di Gilad Shalit, con la complicità di scarsi giornalisti che seguono il tragitto da vicino e di quelli che lo applaudono da lontano, senza nemmeno bagnarsi i piedi. Spettacolo pietoso di seconda visione che sarebbe forse meglio ignorare.  

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davar
Qui Firenze - L'orto dei bambini colora il Tempio
FirenzePietre bianche e conchiglie, uno spazio a forma di elle con le mattonelle che ricalcano quelle della vicina sinagoga, semi per piantare fiori donati dal Keren Kayemeth leIsrael. È nato come un gioco e si è sviluppato sempre più divenendo, per il piacere dei passanti, una piacevole e colorata novità nel panorama dell’ebraismo fiorentino. Si tratta dell’orto realizzato dai bambini dell’asilo. Una vera e propria esplosione di colori nei pressi del Tempio, apprezzata persino da alcuni funzionari del Comune che lo hanno definito “uno degli orti più belli del quartiere”: pianticelle di zucca, pomodorini, basilico e rucola davanti all’ingresso della Yeshiva Margulies, stanza di preghiera il cui ingresso è posto lungo il muro laterale del Beth Haknesset. “Quello che poteva sembrare uno scherzo iniziato guarda caso il primo d'aprile - spiega l’educatrice Sabina Sadun - si è rivelato invece una fucina di idee e un impegno per i bambini che con grande attenzione e amore hanno seguito e atteso lo sviluppo del nostro piccolo orto osservando le continue metamorfosi che la natura compie”. A ciascun bambino era affidata la cura di uno spazio specifico che è stato di volta in volta abbellito con vari oggetti e decorazioni. “La cosa più bella da segnalare - prosegue Sadun - è sicuramente la partecipazione quotidiana all’iniziativa. I bambini si sono rivelati molto responsabili non perdendo mai un turno di innaffiamento e seguendo con costanza ogni sviluppo accessorio nello spazio loro affidatogli. L’orto è partito come un esperimento ma la soddisfazione è oggi tanta perché vi è stata la possibilità di sviluppare abilità manuali, responsabilità, accettazione delle regole, sviluppo dell’autonomia, collaborazione con i compagni e capacità di osservazione. Tutte caratteristiche essenziali nella crescita di un bambino”. Il progetto prevede adesso la partecipazione di tutta la Comunità, con gli iscritti chiamati a dare nuovi spunti e idee. A partire dagli anziani della vicina casa di riposo ebraica che saranno presto coinvolti nei turni di innaffiamento.

Italia Ebraica, luglio 2011

Orfanotrofio di Pinsk. Contribuire per salvare il futuro
PinskLa situazione è ormai precipitata. Le scorte sono quasi inesistenti: non ci sono più nemmeno zucchero o sale. La piccola comunità ebraica di Pinsk e soprattutto i bimbi dell’orfanotrofio e gli anziani rischiano di fare la fame. L’allarme è stato lanciato da rav Moshe Fima di Yad Israel, organizzazione che da anni si occupa dell’ebraismo in Bielorussia, realtà dove la numerosa componente ebraica è stata distrutta dalla Shoah. A raccogliere l’appello alla solidarietà di rav Fima era stata, già alcuni anni fa, la Comunità ebraica di Trieste che su sollecitazione di Mila Nortman aveva offerto una vacanza in Italia a un gruppo di 50 ragazze (nella foto). Un impegno generoso che si era ripetuto, nel 2008, grazie all’Ose. Grazie alla figlia Hannah, volontaria all’orfanotrofio di Pinsk, Mila ha vissuto la situazione di grande povertà di quei bambini. “In sette anni - racconta - rav Moshe Fima ha fondato una scuola per ragazzi e ragazze, un asilo nido, una yeshivah e ha riunito i vecchi. Si è recato di persona in tutti gli orfanotrofi bielorussi per cercare bambini di mamma ebrea e ora gli sta dando un’educazione e un futuro”. La piccola comunità di Pinsk, che conta oggi 300 persone, è però ormai ridotta allo stremo. La crisi economica e politica che attanagliano il paese lasciano intravvedere gli scenari peggiori. La Comunità ebraica di Trieste aprirà a breve un conto corrente per raccogliere fondi che sarà comunicato anche su queste pagine. Chi vuole contribuire può intanto mettersi in contatto con info@triestebraica.it

Italia Ebraica, luglio 2011

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pilpul
Amaro al mare
Il Tizio della SeraIl Tizio della Sera non riesce a capire quando parte questa famosa flottiglia. E’ molto tempo che lui legge che si stanno preparando, che  partono, partiranno, e ora dovrebbero partire, però non è riuscito a capire quando dovrebbe avvenire che partono nel senso letterale del verbo partire: cioè le navi si staccano da terra, non sono più qui e si allontanano verso lì.
Non per altro, se poi uno sa quando partono, poi uno si fa un’idea di quanto debba patire. Diteci quando è il partire e quanto è il patire. Così finisce la litania: “Guarda che adesso parto, stai attento che parto, peggio per te, ora parto e non dire che non te l’avevo detto”. Già, patire, partire…mormora shakespearianamente commosso il Tizio che nonostante siano le nove del mattino ha bevuto un bicchierino e mezzo di digestivo. Oioi, sospira assorto il Tizio, che con rispetto parlando sta facendo un buonprò alle erbe. Il Tizio non ce l’ha coi pacifisti, capperi, saranno 100 gradi, è che potrebbero essere in pericolo, ma che bevono lassù in montagna, la dinamite? E così, per il Tizio, per la famiglia Ventura, per gli Spizzichino del piano di sopra, i Camerino di piazza Bainsizza, i Volterra di Piombino, i Leone di Cuneo, i Nahum di Ancona, leggere della flottiglia sul giornale, oppure vedere di nuovo al telegiornale le immagini dell’anno scorso, è patire: per chi sta sulle navi, per l’ incertezza di quello che può succedere, per le cose che si sentono su israeliani e palestinesi - per difendere gli israeliani, molti credono necessario parlare male del popolo palestinese, dei pacifisti e anche di come disegna male quel vignettista, quanto non fa ridere e com’è sboccato. Almeno sapessimo quando partono, macchè: zitti. Basterebbe un comunicato ufficiale dei  pacifici, anche in codice, incomprensibile, criptato, capire che partiranno in  data segreta ma a loro chiarissima: “La flottiglia parte il giorno tot da tet, all’ora tat, sul molo tit. E questo è tut”. Invece non è così, per ingannare l’ attesa continua il thriller giornalistico e masochista di un bell’incidente in acque internazionali. I giornali hanno cominciato un esperimento spazio- temporale: stanno facendo finta che sia l’anno scorso e che non sanno che a bordo della flottiglia c’erano dei turchi malintenzionati, e così l’esercito israeliano uccide persone inermi che erano venute dalla Turchia per pettinare i soldati di Tzahal con delle sbarre di ferro. Mentre siamo in sala d’attesa e aspettiamo che la flottiglia parta, vengono pubblicati gli epistolari marinari.
Sono lettere dal molo della flottiglia, o forse dal segreto di una soffitta, o  da un bar segreto di piazza Vittorio. Sono lettere in italiano all’ammiraglio israeliano che si chiama Eliezer, le scrive quel disegnatore che fa le vignette da Santoro e il Tizio si sganascia. E a proposito, non è perché un disegnatore  ha idee sbarazzine su pace, Palestina e Israele, adesso non è più spiritoso come dice la gente spiccia su Facebook. Quel disegnatore a lui sembra uno strano bambino colossale che ha la barba lunga, beve il whisky e dice vaffanculo al governo.  Adesso questo bambino colossale ha una paura di partire che fa novanta. Ti credo che ora hai strizza di partire con quella barca, benedetto figliolo, pensa il Tizio, che a proposito sta rimettendo nell’armadio la roba per il mare dato che quest’anno non ci va perché ha strizza di spendere più di cinquanta euro la settimana. Avrei paura anch’io di prendere queste barche, confida il Tizio al disegnatore come se quello lì lo conoscesse  bene e lo stesse ascoltando, hai visto anche l’anno scorso che è successo con l’ altra flottiglia. Lo so che sei convinto di farlo per il bene del mondo, della Palestina e persino di Israele - e a proposito, da parte tua dire una cosa  simile è stato un atto di coraggio. Ma scherziamo, parlar bene del popolo  ebraico, roba da terroristi sionisti. No, riflette il Tizio, non doveva farlo questo, parlar bene degli ebrei, è stato imprudente. C’è caso che con l‘aiuto del buon Dio va tutto bene, in mare non ci sarà alcun incidente, lui arriva a  Gaza sano e salvo, e mentre sorride sulla spiaggia e dice: “Ragazzi, ecco gli  aiuti!” lo arrestano perché ha detto che gli ebrei sono brave persone. Scusa V., ma te le vai a cercare. Caso mai a Gaza si mettesse male perché hai  parlato bene degli ebrei, dì che sei un vignettista ed era satira. E ora, fammi mettere un po’ di naftalina dentro la maschera da sub, che alle mie tarme prima di dormire piace masticare la gomma.  

Il Tizio della Sera

A Pontida e altrove
Davide AssaelVisto che alcuni fra coloro che scrivono su queste pagine hanno dedicato il proprio spazio agli eventi di Pontida, approfitto anch’io per fare una riflessione in merito, certamente non in termini partitici. In Europa stanno acquisendo sempre maggiore consenso partiti a sfondo nazionalistico, dai Veri Finlandesi di Timo Soini, al Partito per la libertà di Geert wilders in Olanda, al Front National di Marie Le Pen attesa a un decisivo appuntamento elettorale nel 2012 e attualmente data in vantaggio (19 per cento a 17 per cento) rispetto a Sarkozy, alla Fpoe dell'austriaco Strache (primo partito europeo di ultra destra a raggiungere la maggioranza dei consensi nel proprio Paese dal termine della Seconda Guerra Mondiale), fino al partito Fidezs di Victor Orban in Ungheria o, per guardare alla sua destra, il terrificante Jobbik, che conta già tre seggi al parlamento europeo in forza del suo 16,7 per cento di consensi ottenuto alle ultime elezioni continentali (si tratta di gente che il giorno della prima seduta parlamentare si è presentata con la divisa della Guardia Magiara). In Europa, si affacciano dunque sullo scenario politico ed ormai istituzionale, formazioni di tipo territoriale che cercano sinergie (Strache, Soini e la Le Pen lo dicono esplicitamente) nello sviluppo di politiche anti-immigrazione, euroscettiche e nella rivalutazione di identità tradizionali. Molti di questi partiti hanno dichiaratamente adottato la Lega Nord come modello e la cosa non deve stupire essendo l’Italia spesso stata un laboratorio politico che ha esportato modelli nell’intero continente. Ecco perché ritengo che il dibattito interno alla Lega sul modo in cui, eventualmente, riposizionarsi nello scenario politico italiano post-berlusconiano abbia un significato europeo, potendo informare sulla futura natura delle nostre democrazie, che per la prima volta ammetterebbero al proprio interno forze non riconducibili alla tradizione del costituzionalismo europeo. Inutile dire che per un ebreo il significato di quanto accade si amplifica ulteriormente, perché, se è vero, come ricordava qualche tempo fa Ugo Volli su queste stesse pagine, che la stampa tende a rimuovere le differenze fra questi partiti, è anche facile individuare lo stesso schema xenofobo declinato all’interno di diverse specificità culturali (difficile applicare questo schema nello stesso modo in Olanda o in Ungheria). Diverse sono le parole, ma analoghi i toni, che tendono ad usare come clava da scagliare sullo straniero le proprie tradizioni. Quando si apre la deriva xenofoba, l’ebreo raramente è il primo della lista, ma sicuramente è il secondo perché è lo straniero per definizione. E devo dire che poco mi consolano le dichiarazioni filoisraeliane o le visite allo Yad Vashem di alcuni rappresentati di questi partiti, oppure le sinergie con alcuni ambienti ebraici in funzione antislamica, che solo mi ricordano la delusione degli ebrei fascisti nel 1938. Era davvero così difficile accorgersene prima? Temo che questa destra europea tanto sostenitrice di Israele un giorno dirà, visto che gli ebrei finalmente hanno uno Stato cosa ci stanno a fare in Europa? Dunque, osserviamo Pontida!

Davide Assael, ricercatore

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Da Tel Aviv il rimedio per l'Alzheimer    Leggi la rassegna

La cannella previene l'Alzheimer. A rivelarlo uno studio realizzato dall'Università di Tel Aviv guidato dal dottor Michael Ovadia del dipartimento di Zoologia, da cui è emerso che un estratto ricavato dalla spezia contiene proprietà che possono inibire lo sviluppo della patologia. La ricerca, condotta su un gruppo di topi, ha messo in evidenza che una soluzione a base di cannella è in grado di prevenire lo sviluppo di questo morbo, che fa registrare un caso ogni 7 secondi e interessa 24 milioni di persone nel mondo. La sperimentazione sui topi è durata quattro mesi, alla fine dei quali i ricercatori hanno scoperto che lo sviluppo della malattia era «notevolmente rallentato», e che la longevità dei topi malati era simile a quella dei topolini sani.
 
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