se
non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui
|
4 luglio
2011 - 2 Tamuz 5771 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma
|
Il tema della
cattiveria ("perfidia") degli ebrei è sempre vivo e compare in forme
diverse. Dal ricordo di certe pratiche pasquali, alle sofferenze
inflitte ai poveri palestinesi ("restiamo umani") per arrivare ora alle
sofferenze animali, imposte con ferocia. "Deve essere sempre vietato il
feroce sgozzamento degli animali da macello senza stordimento e la
conseguente agonia per dissanguamento." Chi lo dice non è un testo
qualsiasi, ma un nuovo Manifesto degli scienziati italiani,
propriamente il Manifesto per la Coscienza degli Animali che porta le
firme autorevoli dello scienziato Veronesi e di un ministro in carica
(Brambilla). L'intento del Manifesto, in realtà, è nobile e in gran
parte condivisibile: ridurre e eliminare le numerose forme di
sofferenze animali che la società purtroppo tollera. Quello che invece
non è condivisibile è lo spirito di deposito assoluto della verità,
perentorio e offensivo, con cui si attacca il rito della macellazione
rituale. Ma vorremmo sognare per un momento che il professore e il
ministro non ce l'abbiano con la shechità, ma chi sa con cosa altro.
Perché è in corso in questi tempi un attacco diretto contro il rito
ebraico nel quale l'emotività e la compassione per gli animali si fanno
sostenere da presunte dimostrazioni scientifiche ma gli unici a
portarne le conseguenze sono gli ebrei. In Olanda la legge contro la
macellazione rituale appena approvata è stata presentata con il
supporto di una ricerca "scientifica" che si è dimostrata scorretta e
parziale, ma tanto è bastato per convincere i deputati. Bisogna aver
chiari questi punti: che il cosiddetto "stordimento" non è una pratica
amorevole, ma è una scarica elettrica, o l'esposizione a gas soffocanti
o un colpo di pistola; che non c'è nessuna dimostrazione scientifica
che la pratica ebraica senza stordimento faccia soffrire di più
l'animale, anzi può essere vero il contrario; che il dissanguamento non
è una lenta agonia ma un rapidissimo svuotamento che induce schock e
perdita di coscienza; che se infine molti si conviceranno a diventare
vegetariani (e faranno pure bene) gli unici per cui questa scelta sarà
non volontaria ma imposta saranno gli ebrei osservanti. Che se lo
meritano, visto che sono feroci. |
|
|
Anna
Foa,
storica
|
|
La violenza
intorno a noi cresce, e quel che è peggio ci appare un aspetto
ordinario della nostra quotidianità. A Roma, uno dei ragazzi che hanno
ridotto in coma un giovane musicista, dice di avergli dato solo un
calcio in faccia, che sarà mai? La stessa giustificazione venne data,
ricordate, dall'assassino dell'infermiera nella metropolitana di Roma,
mesi fa. Difendere il territorio, il quartiere in questo caso, sembra
nell'era dell'Europa e della globalizzazione una cosa normale. Il
territorio, le donne, l'organizzazione della scala gerarchica sociale:
sono gli impulsi alle radici dell'aggressività animale, a dire degli
etologi. Con la differenza che i cuccioli si possono educare, i
cuccioli dell'uomo evidentemente nessuno ha più voglia o tempo per
farlo.
|
|
|
torna su ˄
|
|
|
Qui Haifa - Un ricordo di Tullia Zevi
|
|
Alla
presenza dell’ambasciatore d’Italia in Israele Luigi Mattiolo è stata
ricordata a sei mesi dalla sua morte Tullia Zevi, figura centrale
dell’ebraismo e del Novecento italiano. Con un convegno tenutosi a
Haifa, si è fatta luce a trecentosessanta gradi su tutte le attività
della giornalista Tullia Zevi, alias Ada Luciani. Fu proprio come
giornalista infatti che Tullia Zevi si trovò ad assistere a snodi
fondamentali del secolo breve quali il processo di Norimberga e il
processo Eichmann, che indubbiamente segnarono una tappa importante
nella formazione della sua personalità, rafforzandone la motivazione a
fare “qualcosa di buono”. A illustrare la Zevi giornalista è stato Ido
Dissentchik, già direttore del Maariv, ricordandone la perseveranza
nella sua professione sottolineando anche l’impegno nei Concili
Vaticani a cui la Zevi dedicò una cura e un’attenzione
particolare. Il Direttore dell’Istituto di Haifa, Giovanni
Pillonca ha poi ripercorso la militanza antifascista, l’esilio in
cui la costrinsero leggi razziali e l’impegno profuso con la presidenza
dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane che culminò con la storica
firma delle intese con lo Stato Italiano nel 1987. Alla guida
dell’Ucei, però la Signora dell’ebraismo italiano pose anche l’accento
sulla necessità di preservare il patrimonio culturale ebraico, e si
batté perché il campo di concentramento di Auschwitz fosse sottratto
alla giurisdizione religiosa. Nel corso della giornata si sono
poi susseguiti gli interventi di Simonetta Della Seta, addetto
culturale dell’ambasciata d’Italia a Tel Aviv, e Amos Luzzatto, suo
successore alla guida dell’Ucei, che ha aperto una finestra sui
rapporti tra l’ebraismo italiano da lei guidato e le nascenti
organizzazioni ebraiche europee. Infine, un interessante lezione di
Bruna Peyroth, che ha illuminato la stretta collaborazione tra la Zevi
e Bruno Peyroth uno dei leader della comunità valdese in Italia, e
Nathania Zevi che ha illustrato un altro aspetto di Tullia Zevi:
donna, madre nonna raccontandone aneddoti e aspetti meno noti.
Paola Abbina
|
|
|
torna su ˄
|
|
|
Politica della citazione
|
|
Quanto
irrita vedere riportate in modo discutibile idee e convinzioni di
filosofi, scrittori, artisti. D’altronde la ripetizione erronea delle
parole altrui, talvolta inconsapevole, più spesso perpetrata a fini
strumentali, dilaga ovunque. Il copia e incolla è un esercizio diffuso,
che appare infantilmente innocuo, mentre viola ogni etica del discorso. Perché
perdere tempo a citare? Forse per ammantarsi del privilegio del colto,
per mostrare la propria erudizione? Eppure citare è molto di più. Lo
insegnano i nostri maestri e basterebbe pensare all’andamento dialogico
del Talmud. Lo insegna tutta la tradizione ebraica. A ben guardare
la citazione cela in sé qualcosa di profondo e ha a che fare non solo
con l’etica, ma anche e soprattutto con la politica. Il grande filosofo
della citazione è Walter Benjamin. È lui che ha scritto sulla forza
messianica della citazione che interrompe il testo e in quello squarcio
dà spazio alla voce che potrebbe essere sommersa, la salva e la
riscatta. Ha scritto Benjamin: «Le citazioni, nel mio lavoro, sono come
briganti ai bordi della strada, che balzano fuori armati e strappano
l’assenso all’ozioso viandante». Non sta forse in questa giustizia che
si dispiega nella ripresa del passato, in una narrazione che è già
redenzione, il fine dello storico? Ha scritto ancora Benjamin: «solo
all’umanità redenta tocca interamente il suo passato. Vale a dire che
solo per l’umanità redenta il passato è citabile in ognuno dei suoi
momenti. Ognuno dei suoi attimi vissuti diventa una “citation à l’ordre
du jour” – e questo giorno è il giorno finale».
Donatella
Di Cesare, filosofa
|
|
|
torna su ˄
|
notizie
flash |
|
rassegna
stampa |
Flottilla 2 - Navi ancora ormeggiate al porto del Pireo
|
|
Leggi la rassegna |
Restano
ormeggiate nei porti greci, o alla 'fonda' , come nel caso
dell'italiana 'Stefano Chiarini', le navi che dovrebbero dar vita alla
flottiglia. Da bordo della belga "Belgium to Gaza", gli attivisti hanno
fatto sapere oggi che non intendono desistere, pronti a dirigersi verso
Gaza, mentre da Israele il ministro degli esteri Avigdor Lieberman non
nasconde la soddisfazione per l'atteggiamento, non solo della Grecia e
di Cipro, ma di tutti i paesi del Quartetto che si oppongono alla
Flottiglia. Da Hamas, piovono critiche: il ministro degli esteri nel
governo di fatto di Hamas, Mohammed Awad, si è detto "rammaricato" per
"la posizione assunta dalla Grecia. Domani in Italia riparte la
mobilitazione degli attivisti per sensibilizzare l'opinione pubblica,
con una serie di manifestazioni in programma nei prossimi giorni in
molte città della pensiola.
|
|
|
|
|
|
torna su ˄
|
|
è il giornale dell'ebraismo
italiano |
|
|
|
|
Dafdaf
è il giornale ebraico per bambini |
|
L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
Avete ricevuto questo
messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare
con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete
comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it
indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI -
Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo
aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione
informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale
di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
|