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6 luglio 2011 - 3 Tamuz 5771 |
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Adolfo
Locci,
rabbino capo
di Padova
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Molti
commentatori sono concordi nel ritenere che il Signore abbia operato
una grande misericordia non lasciando che un malvagio come Bilam
potesse, con le sue maledizioni, nuocere al popolo d'Israele. Tuttavia,
l'avere una buona difesa contro la maledizione, sta anche nella
consapevolezza di essere veramente "usciti dall'Egitto". Le parole
dello stesso Bilam indicano questo concetto: "ecco un popolo che sta
uscendo dall'Egitto". Bilam si riferisce al fatto che il popolo
ebraico, nonostante tutti i miracoli e l'intervento divino per liberare
questo popolo, ancora non si senta pienamente libero e che addirittura
rimpianga, con periodica nostalgia, la schiavitù egiziana. Il nemico di
turno, si poggia sempre su un dato che, a volte, siamo noi a mettergli
a disposizione: l'essere meritevoli o no della misericordia divina... |
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Dario
Calimani,
anglista
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“Rabbi [Rabbi Yehuda haNasi]
stava esponendo la Torah, ma sentì odore di aglio. “Chi ha mangiato
aglio se ne vada”, disse. Rabbi Hiyya si alzò e uscì. Al che tutti gli
altri allievi si alzarono e uscirono. Il giorno dopo, Rabbi Shimon,
figlio di Rabbi, incontrò Rabbi Hiyya e gli disse: “Dunque sei stato tu
ieri a disturbare mio padre!” E Rabbi Hiyya: “Non sia mai che io sia
colpevole di una cosa simile in Israele!” (Bavli, Sanhedrin 11a). Rabbi
Hiyya si era assunto la colpa dell’odore per evitare che una
insignificante indagine ritardasse la lezione, e magari anche per
togliere d’imbarazzo qualche suo compagno; i compagni, a loro volta,
non lo avevano lasciato solo nella (immeritata) vergogna. Da allora, il
mondo è cambiato. Ma non sono cambiati il colpevole che si nasconde
vigliacco fra la folla e il pregiudizio nei riguardi dell’aglio.
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Un nuovo
Maskil diplomato al Collegio rabbinico |
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È tempo di esami al Collegio
Rabbinico Italiano. È appena terminata la sessione estiva degli esami
di fine anno: numerosi allievi e allieve, dal corso medio a quello
superiore, hanno brillantemente superato le prove scritte e orali delle
diverse materie (Torah, Tanakh, Talmud, Halakha, Lingua ebraica, ecc.).
Altri studenti si preparano a sostenere le prove nella sessione di
settembre. Nella giornata conclusiva si è anche tenuta una lunga
sessione di esami per il conferimento del titolo di Maskil ad Ariel Di
Segni, che è stato allievo del Collegio per otto anni durante la scuola
media e il liceo. Dopo di ciò Ariel ha frequentato un anno di yeshiva a
Gerusalemme e da tre anni studia alla Yeshiva University di New York,
unendo gli studi di matematica e pre-ingegneria a quelli delle materie
ebraiche. Sotto l'esperta guida di Rav Umberto Piperno, anche lui alla
YU, Ariel si è preparato per il conseguimento del diploma di Maskil. Da
rilevare che in questi tre anni, grazie alle moderne tecnologie, alcuni
esami annuali si sono svolti in tempo reale tramite collegamento Skype
video/audio, con la commissione esaminatrice a Roma e il candidato a
New York. Negli esami finali il candidato era ovviamente presente
fisicamente a Roma ed è stato esaminato da una commissione, da me
presieduta, composta da Rav Elia Richetti, presidente dell'Assemble
rabbinica italiana e in questa occasione delegato della Consulta
rabbinica, Rav Alberto Funaro, rappresentante del collegio dei docenti,
Rav Umberto Piperno e Rav Ariel Di Porto. Al termine dell'esame,
constatata la buona preparazione negli studi ed accertata la regolare
condotta ebraica del candidato, gli è stato conferito il titolo di
Maskil. Congratulazioni vivissime ad Ariel e tanti auguri alla sua
famiglia.
Rav Riccardo
Di Segni, Direttore del Collegio Rabbinico Italiano
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Maccabi
Games - Gare al via
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Primi incontri, primi calci
al pallone, prime schiacciate a canestro. Con l’arrivo delle varie
compagini nazionali a Vienna, un flusso incessante che si è interrotto
solo nella tarda serata di ieri, ha preso avvio la tredicesima edizione
dei Giochi Europei del Maccabi. Per molti atleti la sveglia è suonata
all’alba tra chi si è recato in perlustrazione sul green per il torneo
di golf che si aprirà domani e chi invece già oggi entrava nel vivo
della competizione come i ragazzi del Calcio a 5 e gli junior del
basket (nella foto in maglia bianca contro i pari età della Turchia).
Coinvolte nella manifestazione molte strutture sportive all’avanguardia
come l’Hakoah Center, modernissimo centro polifunzionale di proprietà
della comunità ebraica viennese. In attesa della spettacolare cerimonia
di inaugurazione questa sera davanti al municipio della capitale
austriaca, l’atmosfera che si respira nella delegazione azzurra è di
grande entusiasmo per la partecipazione a una manifestazione unica per
agonismo e condivisione di esperienze. Una manifestazione capace di
richiamare a Vienna migliaia di atleti da tutta Europa per un festival
di popoli, colori ed emozioni che ha poco ha da invidiare ai Giochi
Olimpici “ufficiali”. Mattatore assoluto delle prime ore di questa
tredicesima edizione dei Giochi è Alberto Mieli, un ex atleta ma
soprattutto un sopravvissuto ad Auschwitz che i dolori della vita non
hanno privato della gioia di vivere e del gusto della risata.
Conosciuto anche come Zi Pucchio, Mieli con la sua ironia ghettaiola
tiene alto il morale della truppa tricolore sbarcata in Austria con
ambizioni di medaglia e col pallino di divertirsi.
Adam Smulevich
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Se la pace scende in
campo
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A distanza ormai di un anno e
mezzo dall’inizio della mia collaborazione con Moked (un onore del
quale ringrazio ancora il direttore, Guido Vitale, la redazione e tutta
l’UCEI), e acquistata una certa confidenza col mio autorevole pubblico,
confesso di avere cambiato, in corso d’opera, non lo spunto del mio
intervento settimanale (cosa abbastanza frequente e comprensibile), ma
la qualità, il tono e lo spirito delle mie osservazioni. Avendo letto,
infatti, alcune cronache e commenti dedicati, dalla stampa nostrana,
alla partita di calcio disputata, la scorsa domenica 3 luglio, nello
stadio di Ramallah, fra la rappresentanza palestinese e quella afghana,
ero rimasto alquanto infastidito dall’ennesima dimostrazione di come i
giornalisti, ogni volta che parlano di affari palestinesi, di qualsiasi
natura, non sfuggano mai (anche quando non ce ne sarebbe alcun bisogno)
al riflesso condizionato che li induce a sfruttare l’argomento per
rivolgere critiche, più o meno malevole, a Israele. E così, anche in
questa occasione, la competizione ha dato lo spunto per parlare
dell’oppressiva occupazione militare che avrebbe fatto da cornice
all’evento, per ricordare che a 100 metri dall’ingresso dello stadio si
erge il famigerato ‘muro’, per rievocare la condizione dei profughi ecc.
E’ possibile, mi sono chiesto, che la Palestina debba essere
soprattutto, per sempre e per tutti, “l’anti-Israele”? Non è triste che
un popolo, meritevole di stima e rispetto, debba vedere ridotta la
propria rappresentazione a quella di mero protagonista e vittima di un
conflitto, senza alcuna considerazione “in positivo” della sua realtà e
identità? Mi è anche venuto da pensare, con malinconia, al fatto che il
pubblico israeliano – pur molto appassionato di calcio – non ha potuto
assistere all’evento, per evidenti ragioni, e certamente in molti
avrebbero desiderato farlo.
Ma, come ho detto, mentre coltivavo queste considerazioni, mi è venuto
il dubbio di essere condizionato dal passato, dalla storia, e di essere
per questo incapace di apprezzare dei segnali positivi che, quando si
manifestano, meriterebbero invece di essere sottolineati e valorizzati.
E il fatto che la società palestinese si impegni nella pratica
sportiva, e tanta gente si raccolga per condividere insieme una gioiosa
festa di popolo, è, indubbiamente, un evento molto positivo, che
potrebbe generare, nel tempo, importanti effetti benefici. Penso
soprattutto ai ragazzi e ai bambini, a cui una crudele propaganda di
odio, per tanto tempo, ha saputo insegnare soltanto sentimenti di
avversione, chiusura, vendetta, e che potrebbero invece essere indotti
ad apprendere, finalmente, un altro linguaggio, a entrare in un nuovo
orizzonte di emozioni e valori. A capire, a sentire che ci si può
impegnare, giorno per giorno, per piccoli, semplici traguardi, che ci
si può affrontare rispettandosi, si può essere avversari ma non nemici.
Che è, poi, da sempre, il significato eterno e universale dello sport,
l’esatto opposto della brutale semplificazione della guerra.
Accantono così, per una vola, le considerazioni amare, rivolgendo
sinceri auguri di ogni successo agli atleti palestinesi. E sperando di
potere anche assistere, in un futuro non troppo lontano, a una
combattuta partita Palestina-Israele.
Francesco
Lucrezi, storico
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Netanyahu
in Romania e Bulgaria
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Il portavoce del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha reso
noto che da oggi il premier sarà in Romania e Bulgaria, dove ha in
agenda due visite finalizzate a rafforzare i legami
bilaterali. "Da numerosi anni, nessun capo di governo
israeliano si è recato a Bucarest e Sofia, e riteniamo queste visite
molto importanti. Devono in particolare dar vita a un rafforzamento
della cooperazione bilaterale in numerosi settori", ha precisato Mark
Regev, "Le discussioni riguarderanno d'altra parte il processo di
soluzione politica (del conflitto) in Medio Oriente". Il
governo israeliano ha già effettuato queste riunioni con Italia e
Germania. Netanyahu sarà accompagnato dagli otto ministri e i vice
ministri, tra i quali quelli delle Finanze, dell'Industria e dei
Trasporti.
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