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8 luglio
2011 - 6 Tamuz
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Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano
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Nella
parashà di Chukkàt viene ricordato il cosiddetto peccato di Moshè.
Moshè batte la roccia da cui sgorgherà l'acqua e viene condannato a non
entrare in Terra d'Israele. Non è affatto chiaro quale sia la colpa. Ci
sono molte interpretazioni. L'elemento comune alle varie
interpretazioni (Ramban, Sforno) è che Moshè enfatizzerebbe troppo il
suo ruolo nel miracolo rispetto a quello di Dio. Si racconta che un
giorno un chassìd si ammalò e andò dal suo rav a chiedere di pregare
per lui. Però poi, per maggiore sicurezza, si rivolse anche a un altro
rav. Il chassìd guarì ma non sapeva quale preghiera fosse stata
efficace, chi avesse compiuto il miracolo. Si rivolse di nuovo al primo
rav e glielo chiese. Questi gli rispose: in realtà il miracolo l'ha
compiuto Dio ma Dio non ha chassidìm.
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Sandro
Natan Di Castro,
Haifa
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"L'Unione
informa" ha doverosamente ricordato la figura di Tullia Zevi in
occasione della recente Giornata di Studi in sua memoria, organizzata
dall'Istituto di Cultura Italiana di Haifa. Mi auguro che, così come fu
per l'incarico di Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane ricoperto per lunghi anni da Tullia Zevi, con saggezza e
dedizione, con sensibilità e indipendenza, possano emergere in futuro
nell'ebraismo italiano altre figure femminili, ugualmente dotate, per
la carica di presidenza delle maggiori Comunità ebraiche italiane.
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Pixar, la poesia digitale dell’immagine
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Quante
volte, guardando i film e i cortometraggi della Pixar, ci siamo chiesti
come vengono fatti, quali segreti e quali tecnologie si nascondono
dietro la fluidità, l’espressività e la squisita raffinatezza di queste
opere? Sono un curioso connubio di tecnologia e poesia, che convivono
armoniosamente grazie alla straordinaria professionalità di un piccolo
esercito di specialisti, i migliori per ogni dettaglio del processo
creativo, dalla costruzione della storia alla illuminazione
artificiale, dalle musiche ai dettagli dei movimenti. Grazie a View
Conference, che ogni anno porta a Torino specialisti di immagini
digitali da tutto il mondo, e ha da tempo una solida collaborazione con
Pixar, due di questi moderni burattinai, nascosti dietro lo schermo dei
cartoons Pixar, hanno girato l’Italia raccontando ai ragazzi delle
scuole ebraiche il loro straordinario mestiere. Paul Topolos, storico
digital matte painter, che ha lavorato a tutti i film più importanti di
Pixar, e Sandra Karpman, direttrice tecnica del cortometraggio Day
& Night sono stati dal 16 al 21 maggio i protagonisti di una serie
di laboratori per i ragazzi delle scuole ebraiche italiane a Roma,
Milano e Torino. Durante questa settimana tutti i partecipanti hanno
avuto modo di esplorare come le nuove tecnologie vengano utilizzate per
realizzare il cinema digitale. Si è voluto, in questo modo, dare uno
strumento in più per preparare le giovani generazioni alle sfide
tecnologiche del XXI secolo. Sandra Karpman ha accompagnato il pubblico
passo dopo passo attraverso le diverse fasi che hanno portato alla
creazione del capolavoro Day & Night. Grazie
a questo suggestivo percorso, i ragazzi si sono potuti rendere conto di
come il corto si sia sviluppato a partire da una singola immagine fino
a divenire un progetto completo, e di quale ruolo in questa evoluzione
abbia avuto in particolare l’altissimo livello tecnico della
produzione. Karpman ha esplorato come le tecnologie del 3D
stereoscopico vengano applicate nei diversi momenti della realizzazione
dei film d’animazione, soffermandosi poi sul tema del rendering, ovvero
della rappresentazione foto-realistica delle superfici e dei volumi, in
altre parole l’arte di dare realismo alle immagini animate. Ma non si è
parlato solo di tecniche: uno dei workshop realizzati nella scuola di
Torino ha avuto come tema centrale la differenza, con la proiezione dei
due corti The Birds e Day & Night. Entrambi affrontano il tema
dell’incontro-scontro tra io e l’altro, la percezione e la paura del
diverso, che però poco a poco portano a una riconciliazione finale. Il
racconto di Day
& Night si svolge partendo dalla diffidenza fino ad arrivare
all’integrazione delle due prospettive, che solo insieme possono
portare all’armonia e alla completezza della visione del mondo. Il
corto piccolo frammento di poesia tradotto in immagini, che nella sua
brevità riesce a trasmettere un messaggio particolarmente intenso e
coinvolgente. Poesia e arte sono il costante punto di riferimento dei
discorsi dei due artisti, che hanno anche una storia professionale
molto simile: entrambi hanno iniziato la loro carriera alla Lucas Film
per poi proseguire alla Pixar collaborando a tantissimi capolavori
dell’animazione. Paul Topolos ha illustrato il suo lavoro di digital
matte painter alla Pixar per film che vanno da Ratatouille a Wall-E, da
Toy Story 3 al nuovissimo Cars 2. Il matte painting è la creazione di
sfondi e di paesaggi, che devono dare un senso della complessità delle
atmosfere senza peraltro sovraccaricare il disegno. Topolos ha spiegato
in che modo sia possibile ricreare le sensazioni impressioniste dei
dipinti a olio o ad acqua, usando il computer e la tablet. Topolos ha
più volte sottolineato come la tecnologia non debba mai essere fine a
se stessa, ma piuttosto a servizio dell’arte: senza immaginazione e
concetti innovativi non esiste l’arte e il risultato rimane sterile se
senza vita. Sono la poesia e l’ispirazione che stanno alla base del
lavoro di ogni creativo. Per le sue opere parte dalla realtà e da una
ricerca approfondita di immagini tramite i diversi canali
dell’esperienza. “Perché serve sempre un cervello d’artista per creare”.
Maria Elena Gutierrez, Pagine Ebraiche, luglio 2011
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Che storia si racconta?
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La
prima prova dell’esame di stato il 22 giugno tutto sommato è passata
liscia, senza errori clamorosi del ministero o tracce discutibili come
in anni passati. Chissà se i maturandi ebrei hanno sfruttato il titolo
“Siamo quel che mangiamo?” per una riflessione sulla kasherut: avrebbe
potuto venire fuori qualcosa di interessante, mentre i documenti
proposti si prestavano invece a una desolante serie di banalità sul
valore della dieta mediterranea e cose simili. Qualche perplessità
in più mi ha suscitato la prova suppletiva mercoledì 6 luglio; in
particolare mi pare discutibile la scelta di testi proposti per il
saggio breve o articolo di giornale di ambito artistico - letterario,
dal titolo “L’Italia nella seconda guerra mondiale”: un passo da Il
sergente nella neve di Mario Rigoni Stern in cui l’autore racconta il
suo tranquillo soggiorno in un’isba spaziosa e pulita; un altro passo
da Kaputt di Curzio Malaparte, che descrive lo sbandamento
dell’esercito italiano nell’agosto ’43; le poesie Italiano in Grecia di
Vittorio Sereni e Ai quindici di Piazzale Loreto di Salvatore
Quasimodo, l’unica che contiene un minimo cenno, per quanto non
immediato, alla Resistenza. Tutti testi di autori significativi. Ma che
immagine del nostro paese nel secondo conflitto mondiale ne esce fuori?
Italiani che vagano chissà perché per la Russia e per la Grecia, si
sbandano, sono coinvolti in una guerra civile di cui non appaiono le
ragioni. Naturalmente si dovrebbe sperare che gli allievi conoscano la
storia e sappiano contestualizzare i testi. Ma dove sono l’Italia
occupata, le stragi, le deportazioni? E soprattutto (visto che siamo
nell’ambito artistico – letterario), perché non sono stati utilizzati i
testi di autori tutt’altro che sconosciuti (da Pavese a Fenoglio, da
Moravia a Elsa Morante e molti altri) che hanno raccontato tutto
questo? Primo Levi non manca quasi mai nelle celebrazioni scolastiche
della Giornata della Memoria, quando si parla di Shoah in generale, ma
a quanto pare farebbe meno piacere citarlo per ricordare che è stato
arrestato in Italia da italiani. Per fortuna la prova suppletiva è
stata sostenuta presumibilmente da una percentuale minima di allievi, e
c’è da sperare che molti di loro abbiano scelto altre tracce. Resta il
fatto che gli esperti del ministero sembrano voler trasmettere
un’immagine della storia italiana confusa e reticente, tale da non
permettere di ragionare in modo troppo approfondito sui fatti, sulle
motivazioni, sulle responsabilità. Forse si vuole evitare che i ragazzi
si pongano troppe domande?
Anna
Segre, insegnante
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Benjamin Netanyahu stringe nuovi accordi diplomatici
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Leggi la rassegna |
Benjamin
Netanyahu non è riuscito a ottenere dal governo bulgaro l'assicurazione
che Sofia voterà contro il riconoscimento dello Stato palestinese nel
corso della prossima assemblea delle Nazioni Unite. Il primo ministro
israeliano è impegnato in un tour diplomatico nelle capitali europee
per impedire che la richiesta di riconoscimento, puramente simbolica,
abbia un successo tale da risultare uno scacco per la diplomazia
israeliana. "Decideremo al momento del voto", ha detto il primo
ministro bulgaro, Boiko Borisov. Israele spera di rafforzare i rapporti
con paesi come la Romania, che ha già affermato che non voterà il
riconoscimento, e la Bulgaria, allettati anche dagli approvvigionamenti
di gas israeliano con cui sostituire quello russo. A questi Paesi
Israele spera di aggiungere Atene, nella cui agenda è sempre presente
il tema di Cipro.
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Venticinque
e più anni fa, per celebrare le sorti magnifiche (ma non progressive)
di un governo, quello di Bettino Craxi, molto propenso
all’autoapologia, si diceva del nostro paese che «la nave va»,
intendendo che sotto l’autorevole curatela dell’allora premier l’Italia
fosse destinata a festosi e fastosi lidi. Che così non fosse ce ne
saremmo accorti, letteralmente a nostre spese, qualche anno dopo
quando, nel 1992-93, l’esecutivo presieduto da Giuliano Amato dovette
applicarsi in una manovra di revisione della finanza e del bilancio
pubblici a drastico impatto, poiché i conti dello Stato erano sull’orlo
della rovina. O come si dice più elegantemente oggi, a rischio default...»
Claudio Vercelli
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