se
non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui
|
12 luglio
2011 - 10 Tamuz 5771 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Roberto
Della Rocca,
rabbino
|
Non
è un po' inquietante sapere che le più belle benedizioni dirette al
popolo ebraico escono proprio dalla bocca del mago Bilam, nemico
di Israele e assoldato per maledirci? La Torah, con questo paradosso,
non vorrà forse insegnarci che talvolta le benedizioni più autentiche
consistono nel far uscire dalla nostra bocca tutto il contrario di
ciò che vorremmo istintivamente pronunciare?
|
|
|
Dario
Calimani,
anglista
|
|
L’urlo di Donatella Di Cesare
sulla vergogna colpisce al cuore il
sistema. Ha ragione Donatella: ci vuole un bel coraggio per non
vergognarsi tutti di ciò che stiamo vivendo con tanta rassegnazione.
Abbiamo imparato in questi ultimi anni che la ragion di stato, non solo
prevale sull’interesse pubblico, ma, stranamente, coincide
perfettamente con l’interesse privato di chi ci governa. Parlare di
principi morali non solo è superfluo, ma provoca imbarazzo: ci si sente
fuori luogo e fuori moda. La legge (valida per tutti noi, ma non
proprio per tutti) è messa in discussione, la magistratura che la
applica viene volgarmente screditata giorno dopo giorno, e solo su
certi specifici argomenti. Alcuni pretendono di essere più uguali degli
altri, come i maiali di Orwell. Quanti decenni ci vorranno perché la
nostra società riacquisti il senso del giusto, il senso dell’onesto, il
senso del dovere, il senso del rispetto delle regole? C’è forse
qualcuno che crede ancora, oggi, che questa democrazia garantisca una
giustizia uguale per tutti e non sia già, invece, un inizio di regime?
In altri tempi siamo stati zitti, pensando che ci saremmo salvati, e
siamo stati i primi a pagare. Ma quando viene meno il
rispetto per le regole viene messa in discussione la sicurezza di
tutti. Nessuno si salva. |
|
|
torna su ˄
|
|
|
Sette ragazzi prima della tempesta
|
|
“Nell’autunno
1942 eravamo a Milano sette amici di Torino, ragazzi e ragazze,
approdati per motivi diversi nella grossa città che la guerra rendeva
inospitale … Euge era architetto, voleva rifare Milano, e diceva che il
miglior urbanista era stato Federico Barbarossa. Silvio era dottore in
legge, ma scriveva un trattato di filosofia su minuscoli foglietti di
carta velina ed era impiegato in un’impresa di trasporti e spedizioni …
Ada era mia cugina e lavorava alle edizioni Corbaccio: Silvio la
chiamava bidottore perché aveva due lauree, ed Euge la chiamava cugimo
che voleva dire cugina di Primo, del che Ada si risentiva un poco”. Attraverso
le parole di Primo Levi, all’inizio del racconto Oro (Il sistema
periodico) conosciamo tre fra i sei protagonisti del libro di
Alessandra Chiappano, Voci della Resistenza ebraica italiana, terzo
volume della collana Ebraica storie memorie dell’editore aostano
LeChâteau. Euge (Eugenio Gentili Tedeschi) parteciperà poi alla
resistenza in Val di Cogne, Silvio (Silvio Ortona) sarà comandante
garibaldino nel Biellese, Ada (Ada Della Torre, che sposerà Silvio),
farà la staffetta tra il Biellese, Ivrea e Torino. A loro si aggiungono
i fratelli Franco e Mila Momigliano e Anna Maria Levi, sorella di
Primo. Questi sei personaggi non hanno in comune solo il fatto di
essere tutti ebrei piemontesi e di aver partecipato in qualche modo
alla guerra di liberazione, ma anche una fitta rete di rapporti di
amicizia e legami famigliari, per cui tutti si conoscevano e i loro
racconti si intersecano, confermandosi a vicenda con una coerenza quasi
sorprendente. Anche Silvio, Ada ed Euge ricordano il gruppo di
amici torinesi a Milano descritto in Oro; poi nel ‘43, come racconta
Primo Levi, “nel giro di poche settimane ognuno di noi maturò, più che
in tutti i vent’anni precedenti” e dopo l’8 settembre arriverà per
tutti la scelta di impegnarsi nella resistenza: “Ci separammo per
seguire il nostro destino, ognuno in una valle diversa” La
caratteristica del libro della Chiappano, come evidenziato dal titolo,
è di dare voce (dopo un’introduzione sulla resistenza ebraica, in
particolare in Italia) ai protagonisti stessi di quelle vicende,
attraverso racconti più o meno autobiografici scritti talvolta durante
la guerra o poco dopo, altre volte a molti anni di distanza. Alcuni tra
questi racconti sono inediti, altri sono stati pubblicati su riviste,
in particolare sul bimestrale ebraico torinese HaKeillah. Nei brevi
racconti di Ada Della Torre (alcuni autobiografici, altri di fantasia)
si descrive la vita delle donne che affiancavano la resistenza, gli
incontri clandestini, le imprudenze, la complicità della popolazione
locale; ne emerge un’immagine più quotidiana e a volte autoironica, le
stesse caratteristiche che si apprezzano nel suo romanzo autobiografico Messaggio speciale
(Zanichelli, 1968; Editori Riuniti, 1979). Eugenio Gentili Tedeschi
narra soprattutto la difficile traversata di un gruppo di partigiani
nel novembre 1944 attraverso le montagne innevate dalla Val di Cogne
alla Francia già liberata. Silvio Ortona racconta la vita
partigiana, dalle battaglie ai luoghi di pernottamento, ma non mancano
riflessioni più ampie. Nei testi di tutti e tre è spesso protagonista
la montagna piemontese e valdostana, tra mulattiere, pendii scoscesi,
la nebbia che nasconde e protegge, colli da cui si aprono panorami
mozzafiato: descrizioni che accrescono ulteriormente il fascino dei
racconti, almeno per me, che ho frequentato a lungo la Val di Cogne
descritta da Euge, e spesso proprio in compagnia di Ada e Silvio
(grandi amici dei miei genitori). Nel racconto più lungo della raccolta
Mila Momigliano narra l’arresto di suo fratello Franco, attivo in
Giustizia e libertà, e i propri tentativi per tenere i contatti con lui
e farlo evadere (la fuga è poi narrata dallo stesso Franco Momigliano).
In un altro racconto descrive gli sforzi per tenerlo nascosto dopo
l’evasione. Chiude il volume una breve intervista ad Anna Maria Levi,
l’unica testimone rimasta tra i protagonisti di queste vicende.
L’identità ebraica emerge da questi racconti occasionalmente, con la
percezione (non sempre tenuta presente) di correre un pericolo più
grave rispetto ai propri compagni di lotta, oppure con la descrizione
dei genitori e parenti nascosti. Nella lotta di liberazione i giovani
protagonisti si sentono uguali agli altri, e così sono percepiti,
incontrando facilmente solidarietà. Nel testo Ero diverso, ufficiale ed
ebreo (presentato nel 1995 a un convegno della Comunità ebraica di
Milano sul tema della Liberazione), Silvio Ortona scriveva: “Molti di
noi, ebrei della mia generazione, si sono formati una cultura e
coscienza democratica mentre se la formavano milioni di altri italiani
della stessa generazione; ciò attraverso le dure esperienze di quegli
anni. A noi, italiani ebrei e non, toccò in sorte di passare
dall’adolescenza o dalla giovinezza alla maturità in quegli anni grandi
e terribili, che sono stati determinanti per la storia successiva ...
Nelle nostre esperienze resistenziali non furono scindibili le
motivazioni ebraiche da quelle italiane, perché l’azione si collocava
di per sé, spontaneamente, naturalmente, in un quadro più generale,
quello della conquista democratica per tutti in Italia e anche in
Europa e idealmente nel mondo”. E conclude la sua riflessione citando
Geremia (29,7): “Cercate il benessere della città dove vi ho esiliato,
pregate il Signore per essa perché dal suo benessere dipende il vostro”
e commenta: “È noto che non mi sento esiliato; ma tanto più considero
essenziale l’appello del profeta in quanto non è in gioco soltanto il
benessere "
Anna Segre, Pagine Ebraiche, Luglio 2011 |
|
|
torna su ˄
|
|
|
Gli investimenti coraggiosi di Angela Merkel
|
|
Mentre
sul Medioriente, sull’Africa settentrionale e sui paesi del Golfo il
cielo pare sempre più plumbeo, e noi tutti ci scopriamo incerti e
preoccupati; mentre gli Stati Uniti e l’Europa si rivelano timorosi e
divisi nella gestione del debito e della crisi economica, Angela Merkel
parte per un mini-tour africano, che in soli tre giorni la condurrà in
Angola, Nigeria e Kenya. Scopo del viaggio? Intessere relazioni con
importanti paesi dell’Africa sub-sahariana, in primo luogo con
l’obiettivo di assicurarsi risorse energetiche preziose. Ma più in
generale la cancelliera tedesca mostra una visione sul futuro
dell’Africa e sull’avvenire delle relazioni euro-asiatiche: se negli
anni molte delle politiche di cooperazione allo sviluppo sono risultate
insufficienti, inefficienti e talora addirittura dannose (come
descritto dall’economista Dambisa Moyo nell’importante «La carità che
uccide»), l’espansione cinese in Africa, impetuosa e apparentemente
inarrestabile, ha spiegato che è possibile conciliare l’interesse
economico dell’investitore con lo sviluppo dell’Africa. Certo, i cinesi
che sbarcano sul continente non considerano i diritti umani la prima
preoccupazione, ma occorre riconoscere che decenni di politiche
occidentali non hanno prodotto risultati apprezzabili neanche su questo
versante. Insomma, Angela Merkel ci dice due cose. Innanzitutto che in
epoca di crisi, se si vuole tornare a correre, serve una visione
ambiziosa, un progetto di lungo corso, un investimento coraggioso. E
non mi pare il caso, per carità di patria, di fare confronti. Inoltre
sancisce un principio che personalmente non trovo esaltante, ma che
probabilmente è realistico: l’unica misura efficace per ridurre le
disuguaglianze e aumentare il benessere è abbandonare l’assistenza e
aumentare i commerci. Non è una scelta priva di conseguenze negative,
ma è probabilmente l’unica percorribile.
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas
|
|
|
torna su ˄
|
notizie
flash |
|
rassegna
stampa |
Egitto - Nuovo attentato al condotto che fornisce gas a Israele |
|
Leggi la rassegna |
Quarto attacco contro gli impianti che forniscono gas egiziano a
Israele dalla caduta di Hosni Mubarak. Almeno quattro uomini
mascherati e armati con mitragliette hanno attaccato una stazione di
distribuzione di un gasdotto, vicino la città di Al-Arish, a circa 50
km a ovest del confine israeliano, nelle prime ore di questa mattina.
Gli attentatori hanno ordinato alle guardie di turno di allontanarsi e
poi hanno fatto saltare in aria il terminale. Da qui si è scatenato un
incendio che si poteva vedere a circa 20 chilometri di distanza. La Gasco,
filiale della società egiziana EGAS, aveva previsto la riparazione su
un altro condotto che permetteva la fornitura di gas a Israele
dall’Egitto e il completamento dei lavori era previsto nel fine
settimana. L’Egitto ha cercato di rinegoziare il prezzo del gas con
Israele e con la Giordania dopo la caduta a febbraio del presidente
Hosni Mubarak, poiché l’ex-rais egiziano, era accusato tra l’altro
anche di vendere il gas a Israele al di sotto dei prezzi di mercato.
Precedenti attacchi sulla stessa linea del gasdotto si sono avuti il 27
aprile scorso e il 5 febbraio e hanno costretto la chiusura della linea
per diverse settimane.
|
|
La turbolenza del Medio
Oriente continua. In particolare in Siria il regime ha organizzato un
assalto di stile iraniano alle ambasciate francese e americana (cronaca
di Zecchinelli sul Corriere, un commento che mostra i
paralleli con
l'Iran di Ferrari, sempre sul Corriere) che conferma
l'approfondimento
della crisi di regime e la Francia ha aperto delle trattative con
Gheddafi (cronaca di Serafini su Giorno-Carlino-Nazione, commenti
di
Panella e Pompa sul "Foglio" che illustrano
l'impatto del fallimento
della guerra su tutto il medio oriente e di Maria Giovanna Maglie su
Libero, che parla di "tradimento"
di Sarkozy)...»
Ugo Volli
|
|
|
|
torna su ˄
|
|
è il giornale dell'ebraismo
italiano |
|
|
|
|
Dafdaf
è il giornale ebraico per bambini |
|
L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
Avete ricevuto questo
messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare
con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete
comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it
indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI -
Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo
aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione
informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale
di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
|