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20 luglio 2011 - 18 Tamuz 5771
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moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
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Adolfo Locci Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova

E parlò Moshè ai capi delle tribù...questa è la cosa che comanda l'Eterno (Bemidbar 30, 2). Rashy spiega che sia Moshè sia altri profeti, hanno proferito le loro profezie attraverso l'espressione "ko amar Hashem-così dice il Signore", mentre solo Moshè usa, come introduzione, le parole "ze hadavar-questa è la cosa che comanda l'Eterno". Rav Elimelekh Lipman (1717-1786), al riguardo, afferma che nel primo caso la persona che ascolta deve comunque attingere alla propria fede per mettere in pratica "ciò che dice il Signore"; nel secondo caso colui che che parla esprime una tale forza che porta, colui che ascolta, ad adempiere il comando naturalmente, senza che sia necessario attingere alla fede. La Torah sembra dirci che per far accettare ad altri un principio, non solo conta "quello" che si dice, ma soprattutto "come" si parla alle persone...
 Davide  Assael,
ricercatore



davide Assael
Le turbolenze dei nostri mercati finanziari scatenano riflessioni sulla natura delle nostre democrazie, impegnate (ciò che sta accadendo negli Stati Uniti è emblematico e non isolato) nell’approfittare della crisi per ottenere vantaggi elettorali, fino a ridurre il bene pubblico ad un compromesso fra interessi di parte. Il modo più deteriore di intendere una forma di potere che parte dal basso. Vengono in mente le parole che il faraone rivolgeva a Mosè, quando lo ammoniva sulla velleità di uscire da Mitzraim con tutto il popolo perché il modello di vita ebraico era alternativo all’Egitto e nessuno poteva essere a priori posto alla base della piramide, sopportandone tutto il peso. A ben vedere sono argomenti analoghi a quelli che oggi ci rivolgono alcune economie emergenti, in primis la Cina. Insomma, il Partito Popolare Cinese come il nuovo faraone. Mitzraim sta tornando, sarà bene rileggere bene la Torah per sviluppare gli anticorpi necessari.

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davar
Redazione aperta - Otto per mille e comunicazione
Redazione apertaDopo la serata inaugurale si è aperta la terza edizione di Redazione aperta. Primo ospite della giornata il segretario generale dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Gloria Arbib. In seguito a una breve spiegazione sulla struttura interna dell’UCEI, Arbib si è soffermata sull’importanza dell’Intesa stipulata nel 1989, legge che ha regolato i rapporti tra lo Stato e le Comunità ebraiche. L’Intesa è volta a tutelare il diritto degli ebrei italiani a seguire le regole della Halachah in tutti i momenti della vita quotidiana. Il compito di ogni funzionario dell’UCEI, secondo il segretario, a differenza di quanto successo in passato, è basato su due elementi fondamentali: il dialogo e l’ascolto. Un giornale come Pagine Ebraiche si propone di dar voce e ascoltare anche quelle minoranze molto spesso considerate evanescenti. Dopo una passeggiata in piazza dell’Unità, si è svolto l’incontro con Anselmo Calò, vicepresidente e assessore alle finanze UCEI, il quale ha analizzato la destinazione dell’Otto per mille all’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Calò ha mostrato quali sono le due questioni. La prima è il messaggio da trasmettere per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di contribuire all’UCEI; la seconda sono le modalità di utilizzo del gettito dell'Otto per mille. Le questioni sono tuttora aperte, ma il gruppo è giunto alla conclusione che sia molto importante ricordare - e ricordarsi - che le comunità ebraiche italiane fanno parte del patrimonio culturale italiano. Il pomeriggio è continuato con la dettagliata analisi  su come si organizza il giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, l’importanza della scelta dei temi e dei tempi di produzione. Si sono analizzati a fondo problemi strategici come dare voce alle minoranze e agli interessi del lettore.

Benedetta Rubin


Qui Milano - Rossella Tercatin integra la redazione 
Rossella TercatinVento di novità nella redazione del Portale dell’ebraismo italiano e del mensile Pagine Ebraiche.
Rossella Tercatin, 23enne milanese iscritta all’albo dei giornalisti professionisti dopo l’intensa esperienza dei 18 mesi di praticantato giornalistico che hanno permesso a lei e ad altri quattro giovani ebrei italiani di presentarsi davanti alla Commissione dell’Ordine, inizia oggi la sua esperienza come dipendente del Dipartimento Informazione e Cultura UCEI. La sua assunzione, annunciata in occasione dei lavori di Redazione Aperta in corso di svolgimento nel carso triestino, rappresenta un passaggio fondamentale per la redazione. Rossella aprirà infatti un fronte di informazione costante dalla Comunità ebraica di Milano in una ottica di delocalizzazione delle risorse che da tempo interessa le strutture e le forze dell’ebraismo italiano.

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pilpul
Il cittadino di Amstetten
Francesco LucreziNei tristi tempi che viviamo, segnati da una sinistra recrudescenza, in tutta Europa, di sempre più espliciti rigurgiti revisionisti e negazionisti, dà motivo di riflessione la notizia, riportata da Pagine Ebraiche di luglio, della revoca della cittadinanza onoraria concessa a Hitler, 72 anni fa, dalla cittadina austriaca di Amstetten. La delibera risulta essere stata approvata a schiacciante maggioranza, ma con l’astensione di due esponenti del Partito della Libertà, giustificata dalla presunta superfluità di una decisione del genere, in considerazione del fatto che il regime nazista non esiste più dal 1945. Parole che sarebbero state giudicate ambigue, tanto da scatenare forti polemiche nei confronti di chi le ha pronunciate.
Per giudicare tale astensione ci sarebbe bisogno di conoscerne meglio la motivazione, e anche, evidentemente, di potere valutare le credenziali di affidabilità democratica e antinazista del suddetto partito. Ma, al di là di questo, la decisione del Consiglio Comunale di Amstetten, quantunque animata certamente da nobili intenzioni, solleva comunque più di una perplessità, per diversi motivi.
Innanzitutto, il fatto che il nazismo è finito, grazie a Dio, è vero, ed è anche vero che la sua fine ha portato alla cassazione giuridica globale di tutte le leggi razziste e discriminatorie approvate durante la sua vigenza. Ciò è accaduto, subito dopo la guerra, nei territori della Germania affidati al controllo delle tre potenze vincitrici occidentali (USA, Francia e Regno Unito), poi confluite nella Repubblica Federale, così come nella parte Orientale assegnata all’Unione Sovietica, e poi diventata Repubblica Democratica Tedesca. Non c’è stato certo bisogno, né a Est né a Ovest, di specifiche revoche, norma per norma.
In questo caso, tuttavia, non si trattava di una legge o di un regolamento, ma di una semplice onorificenza. Il fatto che la si voglia revocare - quantunque, si ripete, con apprezzabili motivazioni – sembra dare per scontato che il suo valore simbolico e onorifico sia durato nel tempo, per ben 66 anni dopo la caduta del nazismo, ossia che la memoria di Hitler abbia potuto continuare a trarre onore non solo dalla Amstetten nazista dei tempi che furono, ma anche da quella, democratica e antinazista – almeno, lo si spera, o comunque lo si presume -, venuta dopo. Non è questa, forse, una forma di offesa per molte generazioni di cittadini austriaci, che si trovano a essere complessivamente etichettati, di fatto, come filo-nazisti?
Come ricorda l’articolo su Pagine Ebraiche, poi, e come è ovvio e risaputo, Amstetten non rappresenta certo un caso isolato, essendo stati, i riconoscimenti tributati al dittatore, innumerevoli, in tutta la Germania e l’Austria, e anche in molti dei Paesi oggetto di occupazione da parte del Terzo Reich. E allora, che si vuole fare? Centinaia, migliaia di revoche, e chi non lo fa è ancora nazista?
Ma, soprattutto, il rischio maggiore dell’iniziativa è quello di una lettura superficiale, banalizzante del nazismo, che appare ridotto, da massima mostruosità della storia, a una sorta di faccenda burocratica, da sistemare con carte bollate e delibere comunali. L’onorificenza dimenticata e revocata rischia di affiancarsi ai mille altri casi di disfunzioni della macchina amministrativa, accanto a un falsa pensione di invalidità o alla revoca di una licenza edilizia.
Il nazismo è stato un’altra cosa, e l’atteggiamento dell’Europa democratica nei confronti di esso dovrebbe essere diverso. Il fatto che i cittadini di Amstetten abbiano voluto esprimere la loro esecrazione dell’orrendo passato è certamente da elogiare, ma avrebbero potuto farlo in tanti altri modi, per esempio promuovendo un monumento per le vittime della dittatura, una mostra storica, delle borse di studio ecc. Il mezzo scelto, invece, non pare il più felice.

Francesco Lucrezi, storico

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notizieflash   rassegna stampa
Israele investe risorse
nelle energie alternative
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Israele è pronta per rinnovare il proprio mix energetico e per farlo ha deciso di ricorrere ad una capacità ancora poco sfruttata rispetto le potenzialità del suo territorio. Dopo aver rinviato per due settimane il voto, il gabinetto ha approvato la scorsa domenica una serie di nuove misure che consentiranno l'investimento di oltre 5 miliardi dollari in futuri impianti per la produzione rinnovabile, con il 10 per cento di questi sistemi designato specificamente per la Cisgiordania. Il piano del governo fissa un obiettivo di 2.760 MW di elettricità pulita entro la fine del 2020, che ammonta al 10 per cento della attuale produzione elettrica, passando per un target intermedio di 1.550 MW per il 2014.

 

Dopo lunga attesa nei porti greci, finalmente una ed una sola imbarcazione, la Dignité al Karama, battente bandiera francese, è riuscita nei giorni scorsi a salpare dichiarando di far rotta verso l’Egitto. Tuttavia, una volta raggiunte le acque internazionali, ha deciso di portare i propri aiuti per la popolazione di Gaza direttamente sulle coste palestinesi. Inevitabile l’intervento, ampiamente annunciato, della marina israeliana che, con un’azione che non ha visto nessun episodio di violenza fisica tra le parti, ha preso il controllo dell’imbarcazione trainandola verso il porto israeliano di Ashdod...»

Emanuel Segre Amar











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