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Il cittadino di Amstetten
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Nei
tristi tempi che viviamo, segnati da una sinistra recrudescenza, in
tutta Europa, di sempre più espliciti rigurgiti revisionisti e
negazionisti, dà motivo di riflessione la notizia, riportata da Pagine
Ebraiche di luglio, della revoca della cittadinanza onoraria concessa a
Hitler, 72 anni fa, dalla cittadina austriaca di Amstetten. La delibera
risulta essere stata approvata a schiacciante maggioranza, ma con
l’astensione di due esponenti del Partito della Libertà, giustificata
dalla presunta superfluità di una decisione del genere, in
considerazione del fatto che il regime nazista non esiste più dal 1945.
Parole che sarebbero state giudicate ambigue, tanto da scatenare forti
polemiche nei confronti di chi le ha pronunciate. Per giudicare
tale astensione ci sarebbe bisogno di conoscerne meglio la motivazione,
e anche, evidentemente, di potere valutare le credenziali di
affidabilità democratica e antinazista del suddetto partito. Ma, al di
là di questo, la decisione del Consiglio Comunale di Amstetten,
quantunque animata certamente da nobili intenzioni, solleva comunque
più di una perplessità, per diversi motivi. Innanzitutto, il fatto
che il nazismo è finito, grazie a Dio, è vero, ed è anche vero che la
sua fine ha portato alla cassazione giuridica globale di tutte le leggi
razziste e discriminatorie approvate durante la sua vigenza. Ciò è
accaduto, subito dopo la guerra, nei territori della Germania affidati
al controllo delle tre potenze vincitrici occidentali (USA, Francia e
Regno Unito), poi confluite nella Repubblica Federale, così come nella
parte Orientale assegnata all’Unione Sovietica, e poi diventata
Repubblica Democratica Tedesca. Non c’è stato certo bisogno, né a Est
né a Ovest, di specifiche revoche, norma per norma. In questo
caso, tuttavia, non si trattava di una legge o di un regolamento, ma di
una semplice onorificenza. Il fatto che la si voglia revocare -
quantunque, si ripete, con apprezzabili motivazioni – sembra dare per
scontato che il suo valore simbolico e onorifico sia durato nel tempo,
per ben 66 anni dopo la caduta del nazismo, ossia che la memoria di
Hitler abbia potuto continuare a trarre onore non solo dalla Amstetten
nazista dei tempi che furono, ma anche da quella, democratica e
antinazista – almeno, lo si spera, o comunque lo si presume -, venuta
dopo. Non è questa, forse, una forma di offesa per molte generazioni di
cittadini austriaci, che si trovano a essere complessivamente
etichettati, di fatto, come filo-nazisti? Come ricorda l’articolo
su Pagine Ebraiche, poi, e come è ovvio e risaputo, Amstetten non
rappresenta certo un caso isolato, essendo stati, i riconoscimenti
tributati al dittatore, innumerevoli, in tutta la Germania e l’Austria,
e anche in molti dei Paesi oggetto di occupazione da parte del Terzo
Reich. E allora, che si vuole fare? Centinaia, migliaia di revoche, e
chi non lo fa è ancora nazista? Ma, soprattutto, il rischio
maggiore dell’iniziativa è quello di una lettura superficiale,
banalizzante del nazismo, che appare ridotto, da massima mostruosità
della storia, a una sorta di faccenda burocratica, da sistemare con
carte bollate e delibere comunali. L’onorificenza dimenticata e
revocata rischia di affiancarsi ai mille altri casi di disfunzioni
della macchina amministrativa, accanto a un falsa pensione di
invalidità o alla revoca di una licenza edilizia. Il nazismo è
stato un’altra cosa, e l’atteggiamento dell’Europa democratica nei
confronti di esso dovrebbe essere diverso. Il fatto che i cittadini di
Amstetten abbiano voluto esprimere la loro esecrazione dell’orrendo
passato è certamente da elogiare, ma avrebbero potuto farlo in tanti
altri modi, per esempio promuovendo un monumento per le vittime della
dittatura, una mostra storica, delle borse di studio ecc. Il mezzo
scelto, invece, non pare il più felice.
Francesco
Lucrezi, storico
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Israele investe risorse nelle energie alternative
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Israele
è pronta per rinnovare il proprio mix energetico e per farlo ha deciso
di ricorrere ad una capacità ancora poco sfruttata rispetto le
potenzialità del suo territorio. Dopo aver rinviato per due settimane
il voto, il gabinetto ha approvato la scorsa domenica una serie di
nuove misure che consentiranno l'investimento di oltre 5 miliardi
dollari in futuri impianti per la produzione rinnovabile, con il 10 per
cento di questi sistemi designato specificamente per la Cisgiordania.
Il piano del governo fissa un obiettivo di 2.760 MW di elettricità
pulita entro la fine del 2020, che ammonta al 10 per cento della
attuale produzione elettrica, passando per un target intermedio di
1.550 MW per il 2014.
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Dopo
lunga attesa nei porti greci, finalmente una ed una sola imbarcazione,
la Dignité al Karama, battente bandiera francese, è riuscita nei giorni
scorsi a salpare dichiarando di far rotta verso l’Egitto. Tuttavia, una
volta raggiunte le acque internazionali, ha deciso di portare i propri
aiuti per la popolazione di Gaza direttamente sulle coste palestinesi.
Inevitabile l’intervento, ampiamente annunciato, della marina
israeliana che, con un’azione che non ha visto nessun episodio di
violenza fisica tra le parti, ha preso il controllo dell’imbarcazione
trainandola verso il porto israeliano di Ashdod...»
Emanuel Segre Amar
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