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16 agosto 2011 - 16 Av 5771 |
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All’inizio
della Parashà di Vaetchanàn riviviamo tutto il dramma di Moshè a cui,
nonostante la reiterata e accorata supplica, viene ribadito il diniego
a entrare in Eretz Israel. Al senso di compassione che ci
sollecita questa pagina si aggiunge l’inquietante interrogativo
sull’inspiegabile silenzio del popolo ebraico di fronte a questo
dramma. E pensare che sono proprio le manchevolezze del popolo a
causare il licenziamento del Maestro (Devarìm,3; 26). Nessuno della
Comunità sembra alzare una voce per perorare la causa di colui
che ha trascurato moglie e figli per dedicarsi interamente alla sua
gente. Se Moshè resta il modello di riferimento di tutti i Maestri che
a lui si rifanno sarà forse anche questa sua feroce
solitudine a scoraggiare le vocazioni rabbiniche? |
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Dario Calimani, anglista
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Si
dice che gli ebrei rispondano a una domanda con un'altra domanda. Forse
per svicolare, forse per esprimere il loro spirito ironico, forse
perché non conoscono le risposte. Ma c'è anche chi cerca di rispondere
ai problemi rispondendo con altri problemi, perché impegnarsi nei
sofismi speculativi è utile a non affrontare la realtà. Ce lo insegna
anche la politica dei nostri giorni.
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torna su ˄
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L'abbraccio
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L'esito di ogni azione è già contenuto nel pensiero che la precede (dal cantico "Lechà Dodi" del Rabbi Shelomo Halevi Alcabez). Un
corollario di questo pensiero è che ciò che abbiamo ce lo siamo creati
da noi, prima di tutto nella nostra immaginazione. Di conseguenza, se
vogliamo un mondo senza guerre, dobbiamo prima immaginarcelo, per poter
poi imitare il modello. Poco tempo fa, visitando un sito
fotografico mi sono imbattuto in una immagine che mi ha subito
conquistato per la sua bellezza e per la sua contraddittorietà, ma
soprattutto per la sua prorompente eloquenza. E' una foto eccezionale e
darei al suo autore il premio Nobel per la fotografia, se esistesse.
Questa foto è una rappresentazione fedele del Ventesimo secolo e un
vaticinio ancora più fedele per il Ventunesimo, anzi, per essere piu'
preciso: essa segna la conclusione del Ventesimo ed è al contempo il
segnale d'inizio del Ventunesimo, indipendentemente dalla data esatta
in cui è stata scattata. Questa foto rappresenta una bella donna,
bella nonostante certi tratti un po' maschilizzanti, giovane ma non più
tanto, una mamma soldato, anzi una mamma vestita da soldato, anzi: una
mamma travestita da soldato, che riabbraccia il figlioletto al suo
ritorno dalla guerra, o da una missione di tre anni (o di tre giorni)
in Afghanistan o da qualche altra parte di questo granello vagante nel
cosmo, martoriato e martirizzato da tre milioni di anni dagli
appartenenti alla specie homo insipiens. E guardandola mi chiedo:
ma con che coscienza ha lasciato il pargolo per un tempo qualunque ed è
andata a rischiare di trasformarlo in orfano? Ah, già, dimenticavo che
oggi ci sono Facebook, Google e Twitter per cui non hanno più
senso le parole vicino e lontano. No, mi rispondo, proprio questa foto
dimostra che queste parole sì che hanno ancora senso: non lo si vede
dalla dolcezza di questo abbraccio e di quanto questo bimbo ne aveva
bisogno? A volte ci dimentichiamo che i social network sono solo
abbracci virtuali e artificiali e quindi falsi. Il mio sguardo poi
va ad appollaiarsi su altri particolari di questa foto, che è un libro
di mille pagine, il libro del nostro tempo: per esempio sullo zaino.
Quello zaino sembra molto pesante, serio, militare (che cosa c'è di più
serio delle cose militari? direbbe Woody Allen), ma quella mamma lo
porta come se fosse leggero, anzi se ne è dimenticata appena ha visto
da lontano suo figlio correrle incontro. Un'altra pagina
emozionante di questa foto/libro: quell'uomo tutto indaffarato che sta
passando là dietro a passi veloci per non perdere l'aereo o un incontro
di affari, insomma cose molto più importanti e urgenti di un semplice
incontro mamma figlio. Forse non è un caso che la testa non appaia
nella foto: essa è irrilevante, quell'uomo non ne ha bisogno, dato che
non sembra accorgersi del dramma che sta avvenendo ai suoi piedi.
Nessuna immagine potrebbe rappresentare meglio l'indifferenza dell'uomo
sull'uomo (o sulla donna), homo homini indifferens, di cui homo homini
lupus è l'estrema e necessaria conseguenza. In un'altra pagina di
questa foto/libro leggo che nonostante il colore kaki grigioverde che
vorrebbe dominarla ci sono anche i colori della speranza: lo stesso
verde, anche se un po' sbiadito, del grigioverde, ma soprattutto
quell'abbraccio spontaneo e verissimo e quella promessa di essere
ritornata, questa volta per rimanere. Adesso basta, di guerre ne
abbiamo viste già abbastanza. La guerra è finita. Punto.
Daniel Haviv, alchimista
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|  | Cercasi reato |  | Ancora
un'osservazione, speriamo l'ultima, sulla situazione in Siria. Pochi
giorni fa Eric Salerno scriveva sul Messaggero che "Assad accusa i suoi
nemici nel vicino Libano e in Israele di fomentare e armare elementi
dell'opposizione. Loro accusano l'Iran di sostenere con le armi il
regime. Probabilmente le rispettive accuse hanno fondamento". Quasi in
simultanea, Renzo Guolo scriveva sulla Repubblica su chi "puntella con
ogni mezzo gli Assad. Gli israeliani hanno sempre preferito nemici palesi
ma preferibili a quelli imprevedibili capaci di far venir meno i
vantaggi derivanti dalla situazione di "non pace, non guerra" che ha
consentito a Gerusalemme di congelare la questione del Golan". In
questi giorni di vacanza estiva vorrei invitare Salerno e Guolo perché,
sorseggiando un buon caffé, mi spieghino (o si spieghino a vicenda)
com'è che Israele sbaglia nel fomentare l'opposizione di Assad, e allo
stesso tempo sbaglia nel puntellare con ogni mezzo Assad. Che Israele
sia colpevole è certo. Resta solo da stabilire quale sia il reato.
Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme
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| In ricordo di Rubino |  | Si
sono lette in questi giorni, anche su questo portale, parole molto
belle in memoria di Rubino Romeo Salmoni, che mi hanno commosso, ma
temo non abbiano avuto il coraggio di affrontare il tema scottante che
invece non può essere eluso ossia la trasformazione (che io definirei
alterazione) della sua testimonianza una volta che essa è terminata,
tramite Vincenzo Cerami, la base per la sceneggiatura del film di
Benigni “La vita è bella”. In nessun altro caso di testimonianza
italiana mi sembra si possa osservare una manipolazione di dimensioni
così gigantesche. Ogni volta che rivedo il film di Benigni mi capita di
pensare: Rubino ha subito una ingiustizia che non meritava. Quando
il film uscì nel 1998 molti cercarono di convincermi dicendomi che
sarebbe stato un film utile ai giovani, perché ai giovani la coppia
Cerami-Benigni aveva saputo parlare utilizzando un linguaggio adatto.
Le cose sono andate diversamente. Uno dei graffiti che nelle grandi
città italiani vanno per la maggiore è il “Buongiorno Principessa” che
il Roberto nazionale in quel film scrive davanti alla casa della sua
innamorata. Per gli adolescenti italiani di oggi, cresciuti a pane e
Benigni, il film ha suggerito una frase sdolcinata che equivale più o
meno a una frase di Moccia e con la deportazione non ha legame. Sarebbe
bello, è pura utopia solo pensarlo, che davanti alle scuole italiane,
domani, qualche mano anonima scrivesse il suo addio : “Buongiorno
Rubino, ti sia lieve la terra”.
Alberto Cavaglion
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|  | torna su ˄
| notizie flash | | rassegna stampa | I programmi di Ahmadinejad
| | Leggi la rassegna | Durante
un intervista con il Russia Today il Presidente iraniano, Mahmoud
Ahmadinejad ha ammesso la possibilità di un attacco israeliano o
statunitense sul suo paese. La comunità internazionale, Stati Uniti in
testa, teme che l'Iran stia cercando di dotarsi della bomba atomica, e
per questo sono state applicate una serie di sanzioni economiche contro
Teheran, ma, a detta di Ahmadinejad, l'obiettivo principale dell'Iran è
quello di sviluppare l'energia nucleare pacifica, nonostante la recente
intensificazione dei lavori di costruzione di centrifughe che possono
arricchire l'uranio in modo più efficace. Il Ministro degli Esteri
russo, Sargei Lavrov ha precisato che la Russia ha rifiutato di fornire
una S-300 del sistema di difesa aerea iraniana che Teheran aveva
ordinato. A questa decisione della Russia sono giunti gli applausi di
Israele che l'ha definita una decisione davvero importante affinché si
possa respingere qualsiasi attacco futuro. Non si può dimenticare,
tuttavia, che la Russia è attualmente coinvolta nella costruzione della
centrale atomica di Bushehr, sulla costa del Golfo.
| | L’assenza
odierna di quotidiani italiani in rassegna rappresenta una preziosa
opportunità per dare un’occhiata più approfondita alla stampa estera
dove gli spunti non sembrano mancare neanche oggi, martedì 16 agosto. A
partire dalla stampa israeliana che nelle sue due autorevoli testate in
lingua inglese – Jerusalem Post e Haaretz – apre molte interessanti
finestre sui temi caldi dell’estate israeliana, in particolare sulle
vibranti proteste contro il caro alloggi che da alcune settimane
interessano il paese. Il tema viene affrontato ascoltando vari punti di
vista. C’è ad esempio chi, come Nehemia Shtrasler su Haaretz,
sostiene che sia giunto il tempo di dare un taglio alle spese militari,
una delle voci più consistenti del bilancio israeliano, e impiegare
tali risorse per intervenire sul welfare...»
Adam Smulevich
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è il giornale dell'ebraismo italiano |  |
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 |
 | Dafdaf
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