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18
agosto
2011 - 18 Av
5771 |
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Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma
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Ai
tempi del Talmud l'ebraico era poco conosciuto e la lingua corrente era
l'aramaico, per cui si leggeva la Torà in ebraico e un traduttore la
rendeva in aramaico verso per verso. C'erano delle regole precise da
rispettare: il traduttore non poteva cominciare a parlare prima del
lettore e il lettore prima che finisse il traduttore; il lettore non
doveva dare suggerimenti in aramaico, perché non si pensasse che quelle
parole erano parte del testo originale; i livelli delle voci dovevano
essere uguali. Oggi non si traduce più in aramaico perché lo si
capirebbe meno dell'ebraico, né si traduce in altre lingue che benché
più comprensibili non hanno lo stesso livello di sacralità e di
ispirazione delle versioni antiche aramaiche. Resta l'avvertimento
principale: la traduzione è utile e necessaria, ma non va mai confusa
con l'originale.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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In una
settimana in cui lo storico Walter Laqueur scrive su "The Slow Death of
Europe" e l'economista Nouriel Roubini si chiede: "Is Capitalism
Doomed?" è sorprendente quanto poco si sia parlato di demografia. Uno
dei problemi reali dell'Europa è la bassa natalità iniziata negli anni
'70. Oggi mancano più di trenta annate di produttori nati e cresciuti
localmente, che arricchirebbero la spina dorsale della forza di lavoro,
e dei consumatori. Si parla molto di mercati, ma i mercati sono formati
da persone, e le persone, in primo luogo, devono nascere. Si parla
anche di crisi delle pensioni. Fra trent'anni, supponendo che le
attuali tendenze della natalità non cambieranno radicalmente, il
sistema previdenziale sarà al collasso. Si è anche poco notato il fatto
che gli Stati Uniti hanno una composizione demografica molto più
giovane dell'Europa e quindi reggono, e soprattutto reggeranno meglio
al confronto. Ma anche gli USA sono in difficoltà perché investono
cifre stellari nel loro impegno di grande potenza. Se verrà eletta
un'amministrazione isolazionista, con la ritirata del contingente
americano migliorerà il debito interno negli States, ma le energie che
ci sono in Medio Oriente (dove le popolazioni sono ancora giovani)
deborderanno verso Ovest, ossia verso l'Europa (la Cina non concede
nulla). Come nei migliori romanzi polizieschi, il colpevole che si era
fin qui defilato, viene ora smascherato. È quel figlio in meno che non
è nato per più di trent'anni. E ci sarebbe anche la soluzione ideale:
quel figlio in più, che però probabilmente non nascerà nei prossimi
trenta.
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torna su ˄
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Champions - Vittoria (con rimpianti) per il Maccabi Haifa
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Missione
compiuta solo a metà per il Maccabi Haifa che ieri sera, impegnato
nell’ultimo turno preliminare di Champions League contro i belgi del
Genk, ha ottenuto una vittoria importante lasciando però per strada non
pochi rimpianti. Un’affermazione guastata infatti nella ripresa dal
classico goal dell’ex che tiene ancora aperti i giochi per la
qualificazione alla massima competizione continentale. Partenza sprint
per i padroni di casa che davanti al pubblico del Ramat Gan - tra cui
alcuni italkim (sugli spalti in bella evidenza gli striscioni "inferno
verde" e "forza Maccabi") - si portano avanti con Amasha,
che all’ottavo minuto di gioco è bravo a controllare un passaggio di
Meshumar, sfuggire a Nadson e realizzare il suo quarto goal personale
nelle qualificazioni. Il continuo forcing israeliano produce il bis.
Stavolta la firma è del bomber georgiano Dvalishvili, ben servito sotto
porta da Golasa. Prima dell’intervallo anche una spettacolare traversa
su punizione dello stesso Dvalishvili oltre ad un paio di buone chance
sui piedi di Amasha e Vered. Il Genk è poca cosa anche se ogni tanto si
fa vedere dalle parti dell’estremo difensore israeliano Davidovitch. La
seconda frazione inizia sulla falsariga della prima: dominio Maccabi e
Genk intimorito sulle sue. A sorpresa però gli ospiti accorciano.
Nwanganga si spinge in avanti e impegna Davidovitch, l’ex Maccabi Barda
si avventa sul rimpallo e firma il 2-1. I belgi prendono coraggio, il
pubblico trattiene il sospiro. È Hyland in particolare a sfiorare il
pareggio. Il suo tiro attraversa una selva di gambe ma Davidovitch è
bravo a neutralizzare ripetendosi anche sul finale di partita sul colpo
di testa dello scatenato Nwanganga. Pochi istanti e cala il sipario sul
match. Per il Maccabi la sensazione di una grossa occasione sprecata in
vista dell’insidiosa partita di ritorno in programma in Belgio tra
neanche una settimana.
MACCABI HAIFA – GENK 2-1 Amasha (8’), Dvalishvili (28’), Barda (61’)
a.s.
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