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19 agosto
2011 - 19 Av
5771
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Alfredo
Mordechai Rabello, giurista
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Il mondo, che è "vanità delle vanità", è simile alla cifra zero, che se
la si aggiunge ad una cifra di valore, acquista un gran valore. (Rabbì
Israel Salanter) |
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Sonia
Brunetti
Luzzati,
pedagogista
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Chi sono i nativi digitali?
Secondo la definizione di Prensky, i bambini e gli studenti tutti
madrelingua parlanti il linguaggio digitale dei computer, dei
videogiochi e di internet. Secondo Ferri la versione 2.0 dell'Homo
sapiens. In ogni caso bambini abituati a vivere in un mondo reale e
virtuale insieme.
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torna su ˄
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Yeshayahu Leibovitz, il mio ricordo
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Il
18 agosto del 1994 scomparve a Gerusalemme il professor Yeshayahu
Leibovitz, uno dei principali protagonisti della cultura israeliana del
ventesimo secolo. Leibovitz era laureato in medicina, in
biochimica e in chimica ed era stato professore di chimica e di
neurologia fino al 1970 all'Università Ebraica di Gerusalemme, ma il
suo nome è più legato al suo pensiero etico e filosofico, soprattutto
ebraico (ma non solo), che alle scienze. Egli era una figura poliedrica
e controversa, un raro esempio di persona nella quale la stretta
osservanza della halakhah e la conoscenza profonda della Torah scritta
e orale si accordavano perfettamente con la sua qualità di scienziato e
ricercatore rigoroso e prolifico. Tant'è vero che Leibovitz è un solido
punto di riferimento per coloro che cercano di mettere d'accordo fede e
scienza. A questo proposito egli scrisse più volte che la Torah non è
un libro di scienze naturali e non ha come scopo fornire all'uomo
conoscenze sulle leggi dell'universo. Nei miei primi anni in Israele
(primi anni '80) ebbi la fortuna di assistere di persona ad alcune sue
lezioni e conferenze e restai affascinato dal suo stile oratorio e dal
carattere completamente originale delle sue idee, spesso in netto
contrasto e in critica aperta rispetto all'establishment israeliano,
sia religioso che politico. Il suo modo di esprimersi era trascinante e
faceva sempre trasparire una grande sicurezza di sé, essendo le sue
opinioni basate su una concezione filosofica molto chiara e coerente,
per cui molti in Israele, anche se avversari, erano attratti come
calamite alle sue conferenze. Leibovitz è noto per i molti libri che ha
scritto su molti argomenti (ebraismo e Israele, politica, filosofia e
filosofia della scienza) e anche per i suoi interventi alla radio e
alla televisione. Uno di questi, che godette di un alto indice di
ascolto e che in seguito fu raccolto anche in un libro di notevole
spessore, fu il suo ciclo settennale di lezioni radiofoniche, ogni
venerdì pomeriggio, sulla parashà della settimana. In queste lezioni
egli usava presentare le interpretazioni dei maestri di tutte le
epoche, e metterle a confronto, mentre le sue opinioni personali sui
vari passi della Torah a volte trasparivano fra le righe e a volte
venivano esposte e spiegate da lui esplicitamente. Nel campo della
politica israeliana, compreso quella dell'establishment religioso, si
era spesso trovato all'opposizione, specialmente in seguito alla Guerra
dei Sei Giorni e alla conseguente occupazione di nuovi territori. La
sua opinione fondamentale in questo campo era che il conflitto fra
israeliani e palestinesi sia irrisolvibile in senso assoluto o, usando
la sua espressione, ad hormah (fino all'ultima goccia di sangue). La
sua critica di ebreo ortodosso nei confronti del rabbinato israeliano
era in sostanza che, essendo il rabbinato un ufficio dipendente e
subordinato allo Stato, esso traeva la sua autorità dallo Stato stesso,
cosicché lo Stato diventava in questo modo la "fonte prima"
dell'autorità della halakhah, al posto della Torah. Questo fatto egli
poi collegava col "culto dello Stato" presente in certi ambienti
nazionalisti e, peggio, col culto della terra e delle pietre, cose in
cui egli vedeva forme esecrabili di fascismo e di idolatria. Un
altro punto sul quale Leibovitz usava spesso soffermarsi trattando di
ebraismo era il dualismo fede fine a se stessa (lishmah) e fede non
fine a se stessa (lo lishmah), argomento che egli trattò esplicitamente
nel libro "Cinque Libri di Fede"(ed. Giuntina). La prima si esprime
nell'attuazione dei precetti in quanto imperativi assoluti e
incondizionati, come puro servizio divino, mentre la seconda si esprime
come servizio divino condizionato al premio (o al castigo), e quindi in
fin dei conti al servizio dell'uomo. Ma essendo l'uomo Zulatò
(qualcos'altro da Lui), la fede "lo lishmah" è per Leibovitz una forma
di idolatria. Questo è il motivo per cui Leibovitz considera la fede
cristiana e certe forme di superstizioni ebraiche forme di idolatria,
Dio al servizio dell'uomo. Nei suoi ultimi anni il suo conflitto
con le istituzioni si inasprì fino al punto che nel 1993 rifiutò
di accettare il Premio Israel in seguito all'accesissimo dibattito
pubblico provocato da alcune sue espressioni poco felici e
completamente al di fuori del consenso della maggioranza. Ma
nonostante tutto Yeshayahu Leibovitz resta una figura d'importanza
centrale nel paesaggio culturale israeliano ed è ancora e sarà per
lungo tempo un polo di riferimento per molti e i suoi scritti una fonte
inesauribile di risposte alle loro domande. Che sia il suo ricordo di Benedizione.
Daniel Haviv - Alchimista
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Europa League - Trionfo Maccabi, brutto ko per l'Hapoel
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Alti
e bassi per le squadre israeliane impegnate ieri sera negli spareggi
per accedere alla fase a gironi di Europa League. Iniziamo dalle note
liete e cioè dalla roboante affermazione interna del Maccabi Tel Aviv
che, al cospetto degli ex campioni di Grecia del Panathinaikos, è
andato ben oltre ogni più rosea aspettativa rifilando al team ellenico
un 3 a 0 perentorio che è più di una ipoteca per il passaggio del
turno. Manovra di squadra fluida, compattezza difensiva, cuore oltre
l'ostacolo: questo il trinomio vincente del Maccabi versione europea
che lascia ben sperare per un proseguo di competizione foriero di
soddisfazioni. Costruita sin dai primi minuti di gioco, la vittoria è
arrivata nella ripresa con il goal di Konatè prima e la doppietta di
Atar poi (prima rete su calcio di rigore). Ovviamente soddisfatto
l'allenatore israeliano Moti Ivanir, che ha parlato di “serata
memorabile” per i tifosi e per la squadra. “Ma non montiamoci la testa,
i giochi sono ancora aperti” ha poi aggiunto preoccupato da eventuali
cali di tensione in vista della gara di ritorno in Grecia tra una
settimana. E adesso le note negative: preoccupa infatti la debacle
esterna dell'Hapoel Tel Aviv che, ospite dei lituani dell'Ekranas, ha
lasciato il campo con una sconfitta (1 a 0 il passivo) cui non sarà
facile porre rimedio nel return match di giovedì prossimo. Modesto il
tasso tecnico dei padroni di casa, almeno altrettanto scadente lo stato
di forma degli ospiti. Decisiva la rete di testa di Samusiovas a otto
minuti dal termine. Una rete in mischia, quella del centravanti
lituano, che evidenzia le molte lacune estive dell'Hapoel, troppo
brutto per essere vero e adesso chiamato a una prova d'orgoglio per
dare un seguito alle ultime positive campagne europee.
a.s.
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torna su ˄
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La metà mancante
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Che tra i giovani ebrei
italiani gli aspiranti giornalisti siano di più degli aspiranti rabbini
non è solo logico, ma statisticamente dovrebbe essere ovvio, visto che
la prima delle due professioni è aperta a tutti, mentre dalla seconda è
escluso in partenza il 50 per cento, cioè la componente femminile. La
cosa strana è come sia possibile che in tutta la lunga discussione in
materia questa ovvietà non sembri essere venuta in mente a nessuno
(confesso: neanche a me). Non vorrei che, nonostante i numerosi e
autorevoli esempi nella storia dell’ebraismo italiano (uno per tutti:
Tullia Zevi), ci fossimo dimenticati che almeno dal giornalismo le
donne non sono escluse.
Anna Segre, insegnante
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Israele - Razzo su Ashdod, dieci feriti
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Leggi la rassegna |
Secondo
Ynet, edizione online del quotidiano Yedioth Ahronoth, sarebbero dieci
le persone rimaste ferite, di cui due in modo grave, a causa del lancio
di un razzo caduto questa mattina nei pressi di Ashdod. L'episodio
odierno è solo l'ultimo di una lunga serie di attacchi che nella notte
hanno funestato il sud di Israele per mano di miliziani di Hamas
operanti nella vicina Striscia di Gaza. L'ennesimo segnale del forte
clima di tensione che si respira in Medio Oriente in queste ore dopo
l'attacco terroristico ai due bus israeliani nella zona di Eilat.
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La notizia del
giorno, già i nostri lettori lo sapranno da sé, è il gravissimo attacco
terroristico consumatosi nella giornata di ieri nei pressi di Eilat e,
quindi, del confine con l’Egitto, che ha causato otto morti (sei civili
e due militari) e diverse decine di feriti, nonché la risposta militare
del governo israeliano nei confronti delle cellule eversive presenti a
Gaza. Ne parlano – ovviamente - tutti i quotidiani..»
Claudio Vercelli
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è il giornale dell'ebraismo
italiano |
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Dafdaf
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