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21 agosto 2011 - 21 Av 5771
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Rav Benedetto Carucci Viterbi Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino

Lo shabbat, insegnano i Maestri nella stessa fonte citata mercoledì, è un sessantesimo del mondo futuro. Viverlo significa sperimentare l'eternità all'interno del tempo finito: buona cura "contro il logorio della vita moderna"; o della vita in generale.

David
Bidussa,
storico sociale delle idee


David Bidussa
Molti avevano predetto l’eventualità di una guerra in Medio Oriente in settembre. Non so se le ultime 72 ore costituiscano l’entrée di un pasto già molte volte consumato. È probabile che quella eventualità costituisca un’opportunità per convogliare i malesseri interni e, dunque, controllare più facilmente in molti contesti nazionali, opinioni pubbliche altrimenti non facilmente governabili. Vale al Cairo, forse a Damasco può rappresentare un modo per uscire da un’impasse. Ma non è detto che non possa valere anche a Gerusalemme. In politica c’è un “tempo utile” per trovare una soluzione ai malesseri sociali. Quello rappresentato dalle tende non ha avuto sbocchi operativi concreti. E forse da giovedì è finito o è stato sopravanzato da nuove priorità. Comunque da allora è iniziato un “nuovo tempo”.

davar
Perché boicottare Durban III è un dovere
Nazioni Unite New YorkTra un mese esatto, il 21 settembre, dittatori e antisemiti sparsi per il mondo si riuniranno «sotto l'egida dell'Onu» per sfogare, sotto la paradossale insegna della lotta al «razzismo», tutto il loro inestinguibile odio per lo Stato di Israele e per gli ebrei. Il governo italiano, meritoriamente, ha già annunciato che diserterà, assieme al Canada, agli Stati Uniti, alla Repubblica Ceca e all'Olanda, la tragica farsa cosiddetta «Durban III». Di fronte all'ennesima parata antisemita, però, la non adesione non basta. Forse occorre, e ce n'è ancora il tempo, qualcosa di più: il boicottaggio. Sì, proprio il boicottaggio, l'arma propagandistica preferita da chi, nel nome dell'antisionismo, vorrebbe cancellare Israele dalle carte e non dice una parola di protesta quando le milizie siriane di Assad massacrano i palestinesi di Lattakia. Non fu boicottata la conferenza di Durban nel 2001, proprio alla vigilia dell'attentato alle Torri Gemelle e una manifestazione dell'Onu convocatasi contro il razzismo si tramutò in un'indecente fiera dell'antisemitismo che provocò la reazione disgustata della scrittrice progressista Nadine Gordimer: ebrei inseguiti nei corridoi, discorsi dal palco che negavano Auschwitz, dichiarazioni di guerra santa per annientare «l'entità sionista». Fu uno spettacolo vergognoso, che gettò un'ombra lugubre sulle Nazioni Unite che lo avevano permesso e sponsorizzato. Qualche anno dopo la «Durban II» venne disinnescata. Tra un mese si prevede la partecipazione di Ahmadinejad per dare il massimo risalto allo spettacolo «antisionista».
Mentre ripartono gli attacchi terroristici contro i civili israeliani e dalla «primavera araba», ed egiziana in particolare, purtroppo riemergono prepotentemente pulsioni aggressive nei confronti dello Stato di Israele, colpiscono negativamente il silenzio e l'incertezza di Francia, Germania e Gran Bretagna nei confronti di una «Durban III» che sarà il festival dell'odio e della mistificazione anti-ebraica. Sono ancora incerti se partecipare. Ma dovrebbe essere urgente l'organizzazione di una contro-manifestazione, una tribuna alternativa da cui si possa rintuzzare l'ondata antisemita che imbratterà New York. C'è ancora il tempo. Può esserci ancora la volontà di non darla vinta ai nemici degli ebrei.

Pierluigi Battista
(Corriere della Sera, 21 agosto 2011)

pilpul
Davar Acher - Marx e il suo odio antiebraico
Ugo VolliHo scoperto con qualche meraviglia su questo sito che c'è ancora chi loda Marx come saggio interprete dell'ebraismo, o magari come suo diffusore, per aver distinto nella sua operetta giovanile destinata al nostro popolo fra "ebrei mondani" e "ebrei di Shabbat". Penso che la cosa meriti un approfondimento, perché si tratta di un pregiudizio pericoloso, che ha travolto generazioni di ebrei e migliaia di comunità. Dal punto di vista quantitativo, proprio a partire da questi testo di Marx e da prodotti analoghi, il comunismo è stato per il mondo ebraico orientale un male di dimensioni analoghe a quello del nazismo. Sul piano morale si può discutere, ma sarebbe opportuno farlo dopo aver letto almeno qualche testimonianza, come "Vita e destino" di Grossman. Comunque ritengo che più che una riflessione in questo caso sia necessaria una rilettura un po' più ampia, e mi permetto di sottoporre ai lettori di questo sito una piccola antologia dei ragionamenti che Karl Marx fa intorno agli ebrei e all'ebraismo. Trattandosi di antisemitismo non solo di superficie, come quando Marx usa ebreo come insulto nella corrispondenza, ma insito nella sostanza stessa del pensiero, questa citazione è particolarmente velenosa e corre il pericolo di offendere giustamente qualcuno. Lo faccio consapevolmente, perché anch'io sono offeso dall'antisemitismo di Marx e ancor di più dalla pratica di sradicamento dell'ebraismo che è stata una costante nel secolo e mezzo abbondante di pratica politica seguita alla "Questione ebraica", diciamo dalla socialdemocrazia tedesca a Rifondazione Comunista e alla Fiom, passando per Lenin e Stalin. Ecco dunque le righe più rilevanti che seguono la brillante scoperta marxiana che gli "ebrei dello Shabbat" sono diversi da quelli "di tutti i giorni":
"Consideriamo l'ebreo reale mondano, non l'ebreo del Shabbath, come fa Bauer, ma l'ebreo di tutti i giorni. Cerchiamo il segreto dell'ebreo non nella sua religione, bensì cerchiamo il segreto della religione nell'ebreo reale. Qual è il fondamento mondano del giudaismo? Il bisogno pratico, l'egoismo. Qual è il culto mondano dell'ebreo? Il traffico. Qual è il suo Dio mondano? Il denaro. Ebbene. L'emancipazione dal traffico e dal denaro, dunque dal giudaismo pratico, reale, sarebbe l'autoemancipazione del nostro tempo. Un'organizzazione della società che eliminasse i presupposti del traffico, dunque la possibilità del traffico, renderebbe impossibile l'ebreo. La sua coscienza religiosa si dissolverebbe come un vapore inconsistente nella vitale atmosfera reale della società. (...) Noi riconosciamo dunque nel giudaismo un universale elemento attuale antisociale, il quale, attraverso lo sviluppo storico, cui gli ebrei per questo lato cattivo hanno collaborato con zelo, venne sospinto fino al sua presente vertice, un vertice sul quale deve necessariamente dissolversi. L'emancipazione degli ebrei nel suo significato ultimo è la emancipazione dell'umanità dal giudaismo.(...) L'ebreo si è emancipato in modo giudaico non solo in quanto si è appropriato della potenza del denaro, ma altresì in quanto il denaro per mezzo di lui e senza di lui è diventato una potenza mondiale, e lo spirito pratico dell'ebreo, lo spirito pratico dei popoli cristiani. Gli ebrei si sono emancipati nella misura in cui i cristiani sono diventati ebrei.(...) Qual era in sé e per sé il fondamento della religione ebraica? Il bisogno pratico, l'egoismo. Il monoteismo dell'ebreo è perciò, nella realtà, il politeismo dei molti bisogni, un politeismo che persino della latrina fa un oggetto della legge divina.(...) Il Dio del bisogno pratico e dell'egoismo è il denaro. Il denaro è il geloso Dio d'Israele, di fronte al quale nessun altro Dio può esistere. (...) Il Dio degli ebrei si è mondanizzato, è divenuto un Dio mondano. La cambiale è il Dio reale dell'ebreo. Il suo Dio è soltanto la cambiale illusoria. Ciò che si trova astrattamente nella religione ebraica, il disprezzo della teoria, dell'arte, della storia, dell'uomo come fine a se stesso, è il reale, consapevole punto di partenza, la virtù dell'uomo del denaro. (...) La chimerica nazionalità dell'ebreo è la nazionalità del commerciante, in generale dell'uomo del denaro. La legge, campata in aria, dell'ebreo è soltanto la caricatura religiosa della moralità campata in aria e del diritto in generale, dei riti soltanto formali, dei quali si circonda il mondo dell'egoismo. (...) Il giudaismo, come religione, non ha potuto, da un punto di vista teorico svilupparsi ulteriormente, poiché la concezione del bisogno pratico è per sua natura limitata e si esaurisce in pochi tratti..(...) Poiché l'essenza reale dell'ebreo nella società civile si è universalmente realizzata, mondanizzata, la società civile non poteva convincere l'ebreo della irrealtà della sua essenza religiosa, che è appunto soltanto la concezione ideale del bisogno pratico. Non quindi nel Pentateuco o nel Talmud, ma nella società odierna noi troviamo l'essenza dell'ebreo odierno, non come essere astratto ma come essere supremamente empirico, non soltanto come limitatezza dell'ebreo, ma come limitatezza giudaica della società. Non appena la società perverrà a sopprimere l'essenza empirica del giudaismo, il traffico e i suoi presupposti, l'ebreo diventerà impossibile, perché la sua coscienza non avrà più alcun oggetto, perché la base soggettiva dei giudaismo, il bisogno pratico si umanizzerà, perché sarà abolito il conflitto dell'esistenza individuale sensibile con l'esistenza dell'uomo come specie. L'emancipazione sociale dell'ebreo è l'emancipazione della società dal giudaismo. (http://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1844/2/questioneebraica.htm)
L'idea che il compito della rivoluzione (dell'emancipazione, della modernità) sia "sopprimere il giudaismo", cioè che il problema ebraico debba avere una "soluzione finale" eliminativa, è comune al marxismo e al nazismo. E' comune anche una delle motivazioni di fondo, cioè il legame strutturale supposto fra ebraismo e commercio, dunque capitalismo, che Marx fa risalire addirittura a un intrinseco carattere "limitato", "antisociale" e "sprezzante dell'uomo" della  "religione giudaica". Non si può ovviamente sottovalutare la differenza fra un antagonismo razziale e uno di classe, cioè sociale e culturale, che hanno esiti pratici diversi come l'eliminazione diretta delle persone portatrici della razza o la distruzione politica della classe nemica, per mezzo della fame o di "mezzi amministrativi". Resta l'obiettivo comune dell'estirpazione dell'ebraismo. Non si può negare il fatto che le idee di Marx e quelle dei numerosi altri antisemiti socialisti, di origini ebraiche o meno, ebbero un influsso enorme ed enormemente distruttivo sulla storia recente del popolo ebraico. Se è possibile e giusto diffidare dalla filosofia di Heidegger, dalle teorie giuridiche di Schmitt, dalla prosa di Celine in quanto strutturalmente compromesse col nazismo, lo stesso bisogna fare per il filone di pensiero marxista.

Ugo Volli


notizieflash   rassegna stampa
Israele - Nuovi attacchi da Gaza
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Proseguono gli attacchi dalla Striscia di Gaza verso il sud di Israele. Secondo fonti militari, nella mattinata odierna già 12 razzi e vari colpi di mortaio sarebbero caduti in territorio israeliano. Al momento non si è a conoscenza di eventuali morti o feriti. Sempre in queste ore l’esercito israeliano ha arrestato 120 militanti di Hamas in Cisgiordania. A riferirlo fonti della sicurezza palestinese.

 







 
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