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23 agosto 2011 - 23 Av 5771
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alef/tav
Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Sta per concludersi la vacanza estiva organizzata dal Dec-Ucei a Serrada di Folgaria. Uno dei momenti più suggestivi di queste due piacevoli e intense settimane è stata la grigliata di ieri sera in una baita di una malga a 2000 metri di altezza, in uno scenario mozzafiato caratterizzato da monti, boschi, cavalli, e perfino qualche cervo che ogni tanto compariva. C'è stato
un momento in cui i partecipanti, circa un centinaio, provenienti da diverse località italiane, da Israele e dagli Stati Uniti, cercavano tutti un unico orientamento per pregare Minchà e Arvit, la direzione di Jerushalaim. Mi è venuto in mente quel celebre insegnamento del rabbi Nachman di Breslav: "...in ogni luogo dove vado...mi dirigo sempre in Eretz Israel..." . Un romano è uno che viene da Roma, un milanese da
Milano, un fiorentino da Firenze e così via... Un ebreo è uno che va verso Eretz Israel.

Dario
 Calimani,
 anglista


Dario Calimani
Vent’anni dopo la guerra, e dopo la Shoah, un liceale, di fede familiare mussoliniana, chiede al professore di storia perché anche gli ebrei durante la guerra non si siano battuti patriotticamente in difesa dell’Italia. Il professore arrossisce e cerca di districarsi goffo dicendo che evidentemente gli ebrei non potevano condividere gli ideali di Hitler e di Mussolini. Non sapeva, povero, delle leggi razziali. Quarant’anni dopo, quel liceale diventa un importante generale dell’esercito italiano, e un suo compagno di classe ebreo si porta ancora dentro la rabbia di quel giorno e il tentativo infuriato di spiegare a chi non aveva nessuna voglia di capire. Chissà se qualcuno ha finalmente raccontato al generale com’è andata la storia. La barba bianca non aiuta a far rimarginare le piccole ferite dell'anima.

davar
Al via Bejahad 2011, festival di popoli e della Mitteleuropa
locandina bejahadSi apre domani il sipario su Bejahad, il grande festival delle comunità ebraiche dell’ex Jugoslavia giunto quest’anno alla dodicesima edizione. L’onore di aprire la rassegna, organizzata come nel 2010 ad Abbazia (Croazia), spetterà al coro ebraico Kol HaTikva, realtà ospitata da alcuni anni nelle strutture triestine dell’Adei su pulsione del gruppo sionistico locale. Come da tradizione Bejahad si annuncia ricca di spunti con un articolato calendario di eventi, dedicati al mondo slavo ma anche alla Mitteleuropa e ai paesi del Mediterraneo, che si declineranno nel segno di cinema, danza, teatro e letteratura. Il tutto in uno dei luoghi paesaggisticamente e storicamente più affascinanti d’Europa.
Tra gli ospiti più attesi Predrag Matvejevic, il grande scrittore bosniaco che nel suo ultimo libro Pane nostro ha raccontato le vicende dei popoli del Mediterraneo in una chiave di assoluta originalità. Insieme a lui nomi affermati dell’arte e della cultura ma anche molti talenti emergenti uniti dal desiderio di partecipare a un’esperienza unica nel suo genere. “Siamo un festival laboratorio con molte ambizioni” spiega il  vicepresidente della Comunità ebraica di Zagabria Vladimir Salamon, storica anima di Bejahad. “Con questo progetto – proseguiva in una recente intervista rilasciata al mensile Italia Ebraica – puntiamo infatti a reinserire la ricca traduzione culturale dell’ebraismo centroeuropeo nella più ampia mappa culturale d’Europa. Allo stesso tempo ci facciamo carico della sfida di rivitalizzare e riaffermare l’ebraismo di questi luoghi con il coinvolgimento diretto dei membri delle nostre comunità che in questa occasione illustreranno i risultati migliori della loro attività artistica e intellettuale”.

pilpul
Quando gli ebrei se ne vanno
Tobia ZeviUna delle caratteristiche più utili al leader, e al tempo stesso più rare da possedere, è la capacità di immaginare scenari futuri e strategie a lungo termine. Secondo molti osservatori, infatti, la crisi dell'Occidente è in buona parte dovuta all'inadeguatezza delle sue classi dirigenti e alla loro difficoltà di programmare il lungo periodo.
Nelle ultime settimane la cronaca si é ovviamente concentrata sulla crisi economica e sui rivolgimenti sociali a essa connessi. New York e Londra, capitali della finanza e dell'economia globalizzata, sono state protagoniste dei crolli dei listini e di una grande protesta sociale, quella di Londra, in cui l'elemento di frustrazione è apparso prevalente rispetto all'elaborazione politica, sindacale o culturale.
Ma New York e Londra non rappresentano solo la finanza globalizzata. Secondo gli esperti New York, Londra e Shangai saranno le capitali mondiali del terzo millennio, quegli enormi conglomerati urbani che produrranno (insieme a una trentina di capitali "regionali") circa l'ottanta per cento della ricchezza mondiale.
E infine, New York e Londra ospitano due tra le più importanti e dinamiche comunità ebraiche. Se queste due città dovessero incarnare direttamente il declino dell'Occidente come accaduto in questi mesi estivi, cosa faranno gli ebrei? Siamo sicuri che la geografia sociale dell'ebraismo mondiale rimarrà inalterata? Non esiste l'eventualità che gli ebrei si muovano verso altre aree del mondo più emergenti, oltre allo Stato d'Israele?
La questione non è interessante solo per i leader di comunità, che programmando il futuro devono tener conto delle variabili esterne (pensiamo all'emigrazione degli ebrei sovietici nella Germania riunificata). Il tema è rilevante per tutto l'Occidente. Come affermò una volta un importante leader druso libanese a proposito del suo martoriato paese: "Quando gli ebrei se ne vanno è un brutto segno".

Tobia Zevi


notizie flash   rassegna stampa
Israele, via libera a Google Street View
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Tre mesi di negoziazioni e poi il via libera, anche se condizionato, del ministro della Giustizia. Google Street View diventa oggi una realtà per Israele. Il noto servizio di mappatura era stato finora bloccato per motivi di sicurezza: forte infatti il rischio di creare un danno a persone e oggetti offrendo immagini dettagliate ad eventuali aspiranti attentatori. Perplessità erano state tra l’altro espresse per i metodi adottati per scattare fotografie e raccogliere dati. L’accordo prevede che in caso di controversie esse andranno affrontate in loco con i cittadini posti nelle condizioni di avere gli strumenti per chiedere l’offuscamento di contenuti specifici prima della loro pubblicazione.
 

La notizia del giorno, come certamente i nostri lettori sanno, è la caduta di Tripoli, che dovrebbe mettere fine alla guerra in Libia, anche se la sorte di Gheddafi non è ancora chiara. A questo proposito, ignorando i pezzi di cronaca e le ricostruzioni d'archivio, che si trovano più o meno uguali su ogni giornale, segnaliamo ai nostri lettori solo alcuni commenti significativi.
Il più ottimista è Bernard Henry Lévi sul Corriere, che parla di perduta immunità dei leader criminali; il più pessimista è il Foglio, sia con un pezzo di Carlo Panella, sia con un editoriale, intitolato "La lezione di Baghdad", in cui si sostiene che la "parte facile" della missione libica è terminata, ora "inizia quella difficile", cioè la costruzione di una democrazia
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Ugo Volli



















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