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29 agosto 2011 - 29 Av 5771
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
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Riccardo Di Segni Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma

Di Sabato, come è noto, è proibito trasportare in luoghi pubblici. Se però gli spazi vengono adeguatamente delimitati e si rispettano certe condizioni e procedure lo spazio pubblico è come se diventasse privato. E' il concetto di eruv che si applica anche a grandi aree urbane, non senza grandi discussioni sulla sua validità. In ogni caso prima di ogni Sabato bisogna controllare accuratamente l'integrità della recinzione. Ma che succede se arriva un uragano? La risposta è stata data l'altro giorno negli Usa: quando i venti superano la velocità di 35 miglia/h non c'è recinzione che tenga. Ma se si deve evacuare la zona? Prima di tutto pensare a salvarsi, perché la vita è più importante del Sabato. E se non si può uscire di casa, come fare per il Beth hakeneset? Si resta a casa e il prossimo Sabato si recupera anche la parashà non letta. Piccola, ma non meno importante guida rituale che si è aggiunta alle istruzioni ufficiali e all'altro importante appello comunitario alla solidarietà di cui ha scritto ieri Molinari, il chesed storm.
Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
Su Il Sole di domenica il genetista Guido Barbujani smonta con grazia ma decisione il libro, tradotto in italiano, di un giornalista argentino, Jorge Camarasa, secondo cui Joseph Mengele, rifugiato in Sudamerica, avrebbe cercato di riprodurre una razza eletta creando in un villaggio a popolazione di origine tedesca un elevatissimo numero di gemelli. Una pura leggenda metropolitana, ci dice Barbujani: innanzitutto, il numero dei gemelli non era poi tanto alto, appena sopra la media, e poi bisognava imputarlo semmai all'isolamento della zona e all'endogamia conseguente. E poi, ammesso e non concesso che a irrobustire la razza eletta servissero i gemelli, come avrebbe fatto Mengele a crearli, inventando con quarant'anni di anticipo la clonazione? Confutare i miti e le leggende è sempre un'operazione utile, che dovrebbe essere insegnata ai bambini alle elementari: prima la verifica dei fatti e dei dati, poi l'analisi delle modalità. Tuttavia non possiamo non domandarci cosa solleciti tanto la fantasia nella figura di Mengele, oggetto di infinite leggende, identificato in mille posti diversi, mai arrestato, la cui stessa morte è stata materia di contestazioni e favole contrapposte. La sua terribile malvagità? l'essere scampato alla cattura e alla punizione? l'essere un medico volto a dare la morte invece della guarigione? Qual'è il nucleo duro su cui si elaborano leggende di tal fatta e a che scopo?
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davar
Giornata della Cultura - A Siena il laboratorio 
La sfida si annuncia appassionante. Una piccolissima realtà ebraica capofila del paese in cui più di ogni altro si registrano numeri importanti con decine di migliaia di cittadini che ogni prima domenica di settembre si recano in massa nei luoghi ebraici dello Stivale (molti particolari dei programmi in questo numero di Italia Ebraica e su www.ucei.it). Da Merano alla Sicilia, da Genova a Trieste: un flusso costante di persone curiose e assetate di conoscenza. La Giornata Europea della Cultura Ebraica arriva quest’anno alla dodicesima edizione proponendo per l’Italia un tema stimolante e aperto a varie forme di interpretazione: Ebraismo 2.0 dal Talmud a Internet. La sezione ebraica di Siena, piccolo nucleo incluso nella Comunità di Firenze, ha raccolto questa sfida con coraggio e propositività allestendo un programma affascinante che apre varie finestre di approfondimento legandosi in pieno a quello che è il filo conduttore della Giornata e allo stesso tempo puntando a valorizzare il proprio ingente patrimonio storico come la suggestiva sinagoga in vicolo delle Scotte e il nascituro museo ebraico di cui verranno illustrati in tale occasione gli ultimi passaggi.
“Sono soddisfatta dell’impegno profuso e delle aspettative che si stanno venendo a creare” commenta Anna Di Castro (nella foto), referente senese della Giornata e autentico motore culturale, 365 giorni l’anno, di iniziative di apertura e confronto con la società che coinvolgono questa piccola e intrigante kehillah toscana, forse meno quotata mediaticamente di realtà più appariscenti come le vicine Firenze, Pisa e Livorno (città capofila della scorsa edizione), ma comunque ricca di tradizioni, storie e passioni che vi sono quotidianamente immesse. “Dalla nostra piccola postazione di minoranza crediamo molto nella sfida di dialogare con la realtà
che ci sta intorno riuscendo comunque ad esprimere una visione ebraica delle cose” spiega Di Castro, romana di nascita, ma ormai da tempo senese d’adozione. Così per la Giornata 2011, ormai vicinissima quando avrete questo numero di Pagine Ebraiche tra le mani, è stato deciso di dare il meglio affidando gran parte dell’allestimento a un esperto di comunicazione quale Giuseppe Burschtein, curriculum di peso sparso tra Espresso, Rcs e Regione Toscana. Il risultato di tale preziosa collaborazione è un programma vario e articolato che si svolgerà nell’arco di 24 ore nel segno del confronto e della partecipazione attiva di chi si recherà tra piazza del Mercato, pittoresca e centralissima new entry della Giornata senese, e l’area del vecchio ghetto. Il via sabato 3 settembre in coincidenza con la fine del riposo ebraico dello shabbat.
Sarà l’artista Eugenio De Giorgi ad aprire la Giornata con uno spettacolo, dal titolo “Il padre è…terno”, che promette scintille. Seguiranno il giorno successivo una serie di appuntamenti declinati nel costante rapporto tra modernità e tradizione, una delle sfide più importanti da affrontare per una minoranza radicata nel territorio e dalla storia plurimillenaria come quella ebraica.
Dall’installazione Facing the Future di Enrico Fink e Teo Paoli alle isole digitali interattive dedicate all’ebraismo in piazza del Mercato, passando per la risata “che corre nella rete” nel theater talk di David Parenzo e la lectio magistralis conclusiva di Haim Baharier sul mondo che ci attende assieme a Tobia Zevi. E poi molto altro ancora, intervallato da assaggi gastronomici e spezzoni musicali. Il tutto sulle frequenze di Radio Shalom, la nuova radio ebraica fondata da Davide Casali, e in diretta streaming in molte comunità italiane che parteciperanno così in prima persona al fluire della Giornata.

Pagine Ebraiche, settembre 2011


Giornata della Cultura - Perché fare rete
La rete delle relazioni si è messa in moto. Un telefono, una mail: “Siena… la Giornata della Cultura ebraica”… e sei nella rete. Dentro. Parleremo di Rete. Con la Rete. Attraverso la Rete. Il nostro cervello funziona grazie a una fitta griglia di neuroni interconnessi. Le informazioni scorrono veloci tramite stimoli elettrici o chimici. È la rete neurale. L’origine e il modello fisico del nostro vivere logico. È “germen” e “soma” di ogni scambio relazionale. Oggi tutto è rete e tutto è in rete. È rete la Rete distribuita esattamente come un sistema nervoso fatto di nodi, dove ogni nodo elabora i messaggi che riceve e li trasmette al nodo successivo. È la metafora del vivere sociale. Della rete sociale. Del “social network”. Della rete di corrispondenze che ha a che fare con la conoscenza, l’amicizia, l’amore. È rete il lavoro che deve sempre più mettere assieme saperi ed esperienze. È Rete la fede che si tramanda e attraversa anime, corpi, scritture. È rete il sistema dei nostri movimenti. Reti di binari, di strade. Reti che cercano di modificare il loro comportamento al variare di stimoli esterni. Reti che apprendono e che evidenziano più vocazione biologica che meccanica. Reti di telecomunicazioni, reti elettriche. Punti che si susseguono, si rincorrono, penetrano l’aria, la terra. Reti televisive, reti radiofoniche. Gangli di un organismo connesso quasi umano. Dove ogni pezzetto vive come elemento strutturale. Qualcosa scompare ma il “network” sopravvive. Reti politiche; che si adattano al sistema sociale e si modificano modificandolo. Reti di spionaggio, reti criminali, reti finanziarie. Reti spirituali. Impianti fisici e metafisici. Pensieri e azioni che si amplificano in rete e ancora dati che passano di punto in punto. Peerto- peer, appunto. È Internet con le sue allegorie di intelletto condiviso, di intelligenza atomizzata, distribuita, sicura. È la Rete e la sua falsariga di reticoli sinaptici allo specchio. Reti di reti in rete. A Siena intanto, dobbiamo far rete.

Giuseppe Burschtein, Italia ebraica, agosto 2011


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pilpul
Un tuffo nel futuro
Donatella Di CesareI bambini che si tuffano nella piscina della figlia di Gheddafi sembrano riprendersi uno spazio inaccessibile, che era stato loro tolto. Il tuffo è una sorta di profanazione liberatoria del luogo occulto del regime, a ben guardare null’altro che il regno del kitsch. La tirannia esibisce il vuoto grottesco su cui ha costruito il proprio crudele dominio. E mette a nudo l’isolamento di cui si è alimentata. Come ogni altra tirannia, anche quella del Rais, è crollata dopo decenni, distrutta non da circostanze esterne, bensì sgretolata dall’interno del suo mondo fittizio. Proprio per questo lascia dietro di sé le rovine di una realtà scomposta dove lo spazio pubblico deve essere ricostruito. Finché questo spazio non sarà di nuovo agibile, finché le relazioni tra i futuri cittadini, vissuti come sudditi del terrore, non saranno ripristinate, finché non saranno offerte le condizioni di una democrazia, tutti i giudizi, le deduzioni, le previsioni rischiano di essere affrettati e arbitrari.

Donatella Di Cesare, filosofa

Giornata della Cultura - Passigli: "Una vera festa
per la comunità degli ebrei italiani"
Quale presidente della Comunità di Firenze mi sento chiamato in causa dai recentissimi anche autorevoli scritti su L'Unione informa - Moked in merito all'affare "Siena - Parenzo - Ovadia" e ritengo mio dovere prima di tutto ringraziare pubblicamente David Parenzo per essersi offerto quale organizzatore di un talk show sull'umorismo ebraico, aspetto dell'ebraismo non sempre fatto conoscere adeguatamente al grande pubblico. Egli ha coinvolto "quattro amici" con i quali condurrà l'evento, e ci ha assicurato che i limiti del tema assegnato non saranno oltrepassati da nessuno.
Io non conosco direttamente David Parenzo, ma lo apprezzo come giornalista serio, attento, sensibile e stimato. Egli ha sposato una ebrea senese, figlia di un ebreo fiorentino che si traferì a Siena circa quaranta anni fa; ritengo che questo legame familiare abbia influenzato la sua iniziativa e la sua offerta nella presente occasione di Siena città capofila.
Desidero poi rassicurare qualsiasi "cittadino che legge e che ragiona" che tale evento è, ad eccezione del rimborso del biglietto del treno, assolutamente gratuito sia per la nostra comunità che per UCEI, avendo Parenzo offerto gratuitamente il suo intervento ed ottenuto la stessa cosa dai suoi "quattro amici".
Auspico pertanto che la Giornata del 4 settembre 2011 sia vista e vissuta come una vera festa della comunità degli ebrei italiani.
 
Guidobaldo Passigli, presidente della Comunità ebraica di Firenze

Giornata della Cultura -  "Una sala vuota per dire no"
L’invito alla Giornata della Cultura Ebraica a Moni Ovadia, sembra aver trovato finalmente la giusta motivazione: il personaggio è famoso, fa audience… perché allora non invitare anche qualche negazionista della Shoah, o magari un esponente di Hamas; oppure mandiamo come moderatrice qualche bella ragazza in abiti succinti con rissa finale ...
Alcuni anni fa quando in Germania venivano proposti spettacoli antisemiti , la comunità comprò tutti i biglietti, per far trovare una sala desolatamente vuota; sarei felice di comprare il mio biglietto per lo spettacolo di Moni Ovadia.

Michele Steindler

Giornata della Cultura - "Ambiguità imperdonabili"
Vorrei rispondere a David Parenzo, che conosco e stimo, sull'invito rivolto a Moni Ovadia a partecipare a un dibattito in occasione della Giornata della Cultura Ebraica. In linea di principio sono d'accordo con lui sul fatto che Ovadia, che rappresenta una parte a me lontana dell'ebraismo italiano, possa partecipare alla manifestazione del 4 settembre, e sono sicura che con la sua presenza il pienone è assicurato, ma.....c'è una cosa che non mi sembra sia ancora stata risolta. Mi riferisco all'episodio di Itamar, allo sgozzamento della famiglia Fogel, episodio di inaudita violenza e di inaudito terrorismo, che può essere paragonato agli omicidi dei nazisti, sul quale non ho ancora sentito la sua ferma e decisa condanna. Se lo ha fatto, non è apparso sui quotidiani,  e siccome lui è solito scrivere sull'Unità, non mi risulta che abbia fatto un comunicato ad hoc. E questa mancanza fa la differenza, poiché lui non perde mai l'occasione di esprimere giudizi pesanti e condanne senza appello sulle scelte del governo israeliano. Che c'entra Israele, dici tu....beh Israele ormai c'entra, è un paese al quale siamo legati e comunque, volenti o nolenti, i media ci hanno associati a questo stato, tanto che addirittura alcuni esponenti politici della sinistra (il precedente ministro degli esteri) ha addirittura chiesto alla comunità ebraica di dissociarsi dalla "folle politica israeliana".
Non voglio adesso rinvangare vecchie polemiche, dico soltanto che a un personaggio così discusso e discutibile, forse sarebbe stato meglio non rivolgere un invito.

Ester Picciotto 


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notizie flash   rassegna stampa
Qui Venezia - Svastiche al cimitero ebraico, la nota di Amos Luzzatto

  Leggi la rassegna

Il giornale Nuova Venezia dedica oggi un articolo al ritrovamento di alcune svastiche e scritte antisemite al cimitero ebraico del Lido di Venezia. Differentemente da quanto scritto nell’articolo, dal titolo Venezia / Svastiche sul muro del cimitero ebraico del Lido, non vi sarebbe stata violazione del luogo di sepoltura. A spiegarlo il presidente della Comunità ebraica lagunare Amos Luzzatto nella seguente nota: "In merito all’articolo uscito sulla stampa locale in data 29 agosto 2011, che tratta del ritrovamento di una svastica dipinta  su un muro prospicente il cimitero ebraico del Lido, si precisa  che non è stata fatta alcuna violazione del cimitero o del suo muro di cinta; è presumibile che l’autore o gli autori della scritta avessero scelto il posto con un qualche riferimento implicito agli ebrei. L’episodio offende la Città di Venezia e i suoi cittadini che rifiutano qualsiasi richiamo a un regime razzistico, persecutorio e violento in una Repubblica nata dalla resistenza desiderando che le proprie strade siano riservate a più civili manifestazioni".
 
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Dafdaf
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