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30 agosto 2011 - 30 Av 5771 |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Quando la cultura
ebraica rimane essenzialmente passiva, non frequentemente vissuta, o
un'esperienza vissuta da spettattore, o come un
fenomeno da palcoscenico, finisce col divenire banale se paragonata
alla cultura dominante in cui si vive. E' un approccio di natura
letteraria, quasi romanzesca, con la propria identità che genera una
visione della vita ebraica quasi fosse una realtà virtuale,
un “c’era una volta......”. Oggi più che mai il sostantivo ebreo, diventa
irrilevante senza l'aggettivo ebraico.
Fare cultura significa lavorare sulle proprie rappresentazioni di sé e
del mondo: qual'è l'immagine culturale ebraica che vogliamo
acquisire, comunicare e trasmettere? Questo è il quesito che dovremmo
porci e le risposte che daremo saranno decisive per le nostre scelte
e tali da misurare i valori di vita che ha per noi
tutti l’identità ebraica.
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Dario
Calimani,
anglista
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Le mille interpretazioni del
'pensiero debole' mettono a rischio le verità della storia e aprono la
strada al revisionismo. Le verità assolute del 'pensiero forte' mettono
a rischio le differenze e la voglia di dissentire. Siamo presi fra due
fuochi, come sempre. Sarà utile scoprire una terza via.
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torna su ˄
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Martha e Oprah
testimonial per Israele
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Le regine della tv americana
sbarcheranno in Israele?
Questo è quanto si mormora:
Martha Stewart e Oprah Winfrey sarebbero il
grande asso nella manica del Ministero del Turismo israeliano che, per
dare un tocco glamour al paese, vorrebbe assoldarle come attrazione per
i nuovi visitatori.
Sempre più spesso infatti è stato evidenziato il potere persuasivo che
le due donne hanno sui milioni di spettatori che non perdono una
puntata delle loro trasmissioni.
Ma chi sono Oprah e Martha? Se in America infatti raramente si trova
qualcuno che non le abbia mai sentite nominare, nel nostro paese sono
una faccia affabile o poco più.
Martha Stewart è il prototipo della casalinga perfetta: impeccabile
nelle sue mise che variano dal jeans casual al tailleur color pastello,
sforna soffici consigli per chiunque voglia diventare una perfetta
padrona di casa. L'immaginario comune della moglie che con il sorriso
riesce a preparare succulenti manicaretti, lucidare l'argenteria,
curare le rose del grande giardino della sua casa coloniale ed evitare
che i suoi piccoli marmocchi sporchino di fango il divano bianco.
Avete voglia di fare dei segnaposto decorati? Volete stupire vostra
suocera (sicuramente una cuoca divina) con una cenetta con i fiocchi?
Dovete ridipingere lo studio? Martha Stewart ed il suo show sono tutto
questo e molto di più!
Passiamo quindi ad Oprah Winfrey, una delle donne più influenti del
mondo. Il suo programma ha incollato per anni gli spettatori di fronte
al televisore ed a settembre chiuderà defintivamente i battenti, lo ha
dichiarato la stessa donna di ferro senza riuscire a trattenere un mare
di lacrime. Ma la disperazione non è destinata a durare, Oprah infatti
approderà su un canale tutto suo e i fan già si accapigliano per
abbonarsi. Negli anni il suo talk show ha sbaragliato qualsiasi
concorrente, annoverando un numero spropositato di interviste
esclusive: Barack Obama che mostra il suo certificato di nascita, Tom
Cruise che salta su divano dichiarando amore eterno per Katie Holmes e
perdendo quindi la dignità da Top gun e Michael Jackson che parla della
sua malattia alla pelle.
Ma avere lo scoop non basta, Oprah infatti è diventata una icona, ha
preso a cuore molte battaglie che, grazie al suo carisma, hanno
coinvolto milioni di persone nel mondo: dall'uragano Katrina
all'elezione di Obama. Una influenza, la sua, che spaventa i detrattori
e ipnotizza gli estimatori e che pare inarrestabile.
Due donne potenti, consapevoli del grande impatto mediatico e
sopratutto due specialiste dell'accoglienza ed è proprio questo che
preme ad Israele: imparare la raffinata e complessa arte
dell'accoglienza. Ricevere, un'azione che coinvolge da sempre la Terra
stillante latte e miele e che in qualche modo la incorona e la
crocifigge.
Un paese che ti accoglie con un bentornato a casa e che offre benefici
inimmaginabili per chi si trasferisce ma che delle volte ha qualche
deficit a livello di calore umano. Sarebbe superficiale generalizzare,
ma quante volte ci siamo stupiti di una risposta secca di un passante o
la frettolosità di una commessa (proprio per questo oggetto di satira
in un programma israeliano comparabile al nostro Zelig)?
Siano quindi benvenuti i soffici capelli biondi di Martha e l'acume di
Oprah, anche se la scelta dell'ultima desta qualche malumore data la
simpatia che suscita nel mondo arabo.
La curiosità è alle stelle, i blog sono alla disperata ricerca di
qualche notizia in più, c'è chi dice che Martha cucinerà a Masada un
menù speciale e chi che la visita di Oprah avverrà in inverno. Una
iniziativa che segna la volontà sempre più forte di mostrare al mondo
una faccia di Israele sconosciuta ai più e una leggerezza tutta da
assaporare.
Rachel SIlvera
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torna su ˄
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Un anno importante |
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Esattamente un anno fa, su
queste colonne, commentavamo l'ultima delle rutilanti visite del
colonnello Gheddafi a Roma. Cavalli berberi, amazzoni, caroselli dei
carabinieri. Una rappresentazione plastica di un potere che si credeva
inamovibile, poggiato com'era sui pozzi di petrolio e sulla repressione
poliziesca.
Oggi, a solo dodici mesi di distanza, il Maghreb che abbiamo di fronte
pare irriconoscibile: Mubarak alla sbarra, la Tunisia de-tirannizzata,
Gheddafi caduto e molti altri paesi in costante vibrazione democratica.
Per non parlare dell'agghiacciante repressione che Assad sta
perpetrando in Siria. È ancora presto per trarre giudizi definitivi su
ciò che è accaduto, ma alcuni elementi vanno sottolineati. In primo
luogo i popoli nordafricani hanno travolto regimi decennali in
pochissimo tempo e solo grazie alla pressante richiesta di diritti
sociali e civili; l'intervento militare soft in Libia ha per ora
prodotto risultati insperati e positivi, senza causare i danni
collaterali e la voragine economica delle guerre di Bush; questa
modalità di intervento internazionale può rivelarsi innovativa:
un'aurea mediocritas tra la guerra e la pace? Vedremo. Per adesso
possiamo dire che il 5771 è stato un anno importante.
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas
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Giornata della Cultura
- Una discussa presenza |
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Secondo il mio modesto
parere l'idea di invitare alla giornata della cultura Moni Ovadia è
quantomeno masochistica. Trovo poi a dir poco utilitaristico e privo di
base etica la pretestuosa giustificazione di David Parenzo: se conta
solo l'audience, allora facciamo a gara a chi è più in gamba a invitare
i maggiori nomi (non c'è che l'imbarazzo della scelta) di
delegittimatori di Israele, meglio se ebrei. Facciamoci del male...
Perciò la penso come Michele Steindler e Ester Picciotto, che si sono
espressi fin troppo moderatamente.
Davide
Nizza
L'"affaire" Moni Ovadia non è poi così originale: credo infatti che a
tutti coloro che si occupano di vita comunitaria, nell'espletare il
proprio incarico, siano sorti talvolta dubbi circa l'opportunità di
alcune partecipazioni, magari anche di spessore culturale, a proprie
iniziative.
In genere accade con personaggi molto amici, in prima fila nella
Giornata della Memoria e situazioni similari salvo poi sfogarsi contro
Israele con tale odio da sconfinare, anche abbondantemente, nel
pregiudizio.
Insomma, quelli che amano molto gli ebrei da commemorare e per niente
quelli che hanno ricostituito uno Stato, ci vivono o lo
sostengono...
E' capitato anche me e non mi pento di essermi opposto,per quanto ho
potuto, a quella che mi pareva una celebrazione facilmente equivocabile
e strumentalizzabile di un personaggio,di indubbia caratura culturale,
ma politicamente assai strabico nel guardare agli ebrei ed a Israele.
Il caso Ovadia ovviamente differisce, per certi versi si potrebbe anche
dire che è più grave, per il fatto che è interno al mondo ebraico, in
verità più di scena che realmente vissuto o praticato, ma per favore
non buttiamola sul diritto d'opinione.
Se indubbiamente, da liberale, mi è caro il diritto di libertà
d'opinione di ciascuno, in corretti ambiti di reciproco riconoscimento
e rispetto,altrettanto cara mi è però la mia libertà di non sentirmi
rappresentato da questo o quel personaggio e credo, augurando la
miglior riuscita alla Giornata della Cultura che il Presidente
fiorentino Passigli auspica opportunamente che sia "una vera festa
della comunità degli ebrei italiani", che in certi contesti sia assai
più opportuno optare per ciò che unisce.
Anche "not in my name", comunque, è un diritto.
Gadi
Polacco
Con mia moglie, mia sorella e mio cognato avevamo deciso di prenderci
quattro giorni e partecipare a Siena alla settimana della cultura
ebraica. Alla notizia della presenza di un antisionista e quindi
antisemita con kippà e milà, alle cerimonie programmate, abbiamo deciso
di annullare il nostro programma.
Vergogna ed ancora vergogna.
Settimio
Di Porto
Per restare in tema, sarebbe interessante sentire in che modo –
sicuramente ebraicamente umoristico – Moni Ovadia commenterebbe questo
suo scandaloso scritto comparso sul sito dell’Unità lo scorso 15 aprile
2011. So che leggendolo rimasi senza parole! Non sapendo più
da che parte girare la frittata di Arrigoni ucciso dai fondamentalisti
anziché dagli israeliani, Ovadia ha scritto questo commento
semi-delirante che, voglio sperare, David Parenzo non ha mai letto ….
Liana
Rando Peters
Sostenere che Moni Ovadia neghi la Shoah è puro delirio e
disinformazione. Non so a cosa serva scrivere falsità del genere visto
che gli spettacoli di Moni Ovadia possono essere visti e letti da un
vasto pubblico che può constatare la falsità scritta da Michele
Steindler. Pubblicare falsità del genere danneggia moked e la sua
credibilità.
Marco Sbandi
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è il giornale dell'ebraismo
italiano |
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Dafdaf
è il giornale ebraico
per bambini |
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