se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui

1 settembre 2011 - 2 Elul 5771
linea
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
linea
Riccardo Di Segni
Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma


Il capitolo 20 di Devarim, che leggeremo questo Sabato, parla della guerra, soprattutto in senso psicologico. La guerra non si fa solo con le armi, ma con una precisa volontà di resistere e vincere. Il cedimento psicologico dell'avversario apre le porte alla vittoria. Per questo la Torà prescrive che un Sacerdote appositamente incaricato faccia un discorso ai soldati prima della battaglia. Al verso 3 vi sono ben quattro inviti a non aver  paura (il vostro cuore non vacilli, non temiate, non smarritevi, non spaventatevi), una ricchezza di espressioni, in una lingua non tanto ricca come l'ebraico, che è eloquente sulla presenza del tema della paura nella vita. La Mishnà che commenta questo brano (in TB Sotà 42a) spiega che ognuna delle espressioni si riferisce alle tecniche messe a punto per terrorizzare il nemico: i nitriti dei cavalli e il tintinnare delle spade, la percussione degli scudi e il battere degli stivali, il suono dei corni e infine le grida. E' la descrizione di quanto avveniva nei campi di battaglia all'inizio dell'era volgare. Oggi le tecniche sono ovviamente cambiate ma la necessità di terrorizzare il nemico permane e si esprime in altre forme. Se poi si passa dall'ambito militare a quello della lotta quotidiana per l'esistenza gli aspetti più duri e brutali sfumano, ma il tema del controllo della paura è sempre presente.
Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
Con l'amico Ugo Tramballi da oltre trent'anni ci troviamo su posizioni molto lontane su quello che succede in Israele e nel Medio Oriente. Una volta abbiamo parlato civilmente per diverse ore nella succàh di casa mia, concludendo che eravamo pienamente d'accordo nell'essere pienamente in disaccordo. Il 28 agosto Ugo ha pubblicato sul Sole 24 Ore questa straordinaria analisi e proposta: "Egitto e Tunisia stanno già affrontando i due problemi fondamentali e mai prima toccati di una democrazia in quella regione: il ruolo delle forze armate e dell'Islam politico. I militari devono uscire dalle istituzioni civili per proteggere l'essenza laica dello Stato; i Fratelli musulmani devono entrare in quelle istituzioni per contribuire a rafforzare il carattere a-religioso e civile della cosa pubblica". Sarebbe un po' come dire, riguardo a Israele: meno influenza dell'esercito nelle istituzioni civili (soprattutto nel bilancio dello stato); gli ebrei ultra-ortodossi devono entrare in quelle istituzioni per contribuire a rafforzare il carattere a-religioso e civile della cosa pubblica. Oppure, riguardo all'Italia: meno esercito (che effettivamente oggi non si vede molto); gli ordini religiosi cattolici devono entrare in quelle istituzioni per contribuire a rafforzare il carattere a-religioso e civile della cosa pubblica. Dei Borboni si diceva che non hanno imparato nulla e non hanno dimenticato nulla. Dell'amico Ugo direi invece che non ha imparato nulla e ha dimenticato tutto.
torna su ˄
davar
Pagine Ebraiche di settembre anche in edizione digitale
su Apple e Android approfondimenti e testimonianze
Il giornale dell'ebraismo italiano Pagine Ebraiche, alla vigilia di questa Giornata europea della cultura ebraica dedicata alle nuove tecnologie della comunicazione, compie un salto di qualità. Da oggi il numero di settembre, attualmente in distribuzione fra gli abbonati assieme al giornale di cronache comunitarie Italia Ebraica e al giornale per bambini DafDaf, è disponibile su tablet e telefoni multimediali (sistemi operativi Apple e Android) nella nuova edizione digitale.
Approfondimenti, gallery fotografiche, documenti, filmati, testimonianze, arricchiscono i numerosi servizi del giornale. Sulle applicazioni che possono essere scaricate gratuitamente, inoltre, l'intera collezione con gli arretrati di tutti i giornali resta sempre a disposizione dei lettori. Decine di migliaia di letture e di occasioni di conoscenza, migliaia di pagine e centinaia di firme prestigiose per raccontare l'ebraismo italiano, i suoi valori, le sue radici e le sue testimonianze.

Buona lettura!

Pagine per tutti, il tablet è servito

Nel dicembre 2009 l’Italia ebraica festeggiava con tutto il Paese l’inizio di una innovazione importante: l’alta velocità ferroviaria metteva in collegamento le principali città italiane e le numerose realtà ebraiche toccate dalla linea si ritrovarono improvvisamente più vicine. Non sono trascorsi ancora due anni e una nuova trasformazione investe il mondo ebraico italiano: l’informazione sempre a portata di mano. O meglio di tavoletta. Il giornale dell’ebraismo italiano Pagine Ebraiche, il giornale ebraico dei bambini DafDaf e Italia Ebraica, voci dalle Comunità, sbarcano su tablet e smartphone. Con questo numero e con l’archivio completo degli arretrati. Tablet e smartphone hanno rivoluzionato l’informazione, come i treni ad alta velocità i trasporti. E il fatto che Pagine Ebraiche, DafDaf e Italia Ebraica non rinunciano al tradizionale appuntamento con la rotativa, ma si trasformano anche in un’applicazione scaricabile dall’Apple store e dalla libreria Android. Per una minoranza piccola nei numeri, ma grande nelle cose da raccontare è una sfida particolare, un significato particolare: la fondamentale capacità di raggiungere in modo capillare tutti coloro che abbiano un interesse nei confronti di ciò che l’ebraismo italiano esprime. A patto naturalmente che abbiano un tablet nella borsa. Parliamo di circa 400 mila italiani, secondo una statistica pubblicata dalla rivista Wired, punto di riferimento di chi si occupa di nuove tecnologie, il 66 per cento dei quali ha optato per un iPad, il massimo oggetto del desiderio targato Apple, mentre il 29 per cento possiede una tavoletta con sistema operativo Android. Numeri in costante crescita, che si sommano ai milioni di smartphone che si trovano nelle tasche di un terzo degli abitanti della penisola. “Secondo i nostri studi, entro pochi anni ci sarà almeno un tablet in ogni famiglia” spiega Mario Mariani, fondatore di TheNetValue, società creata per finanziare e far crescere start up nel settore dell’innovazione tecnologica. Tre anni fa, tra i suoi progetti è entrata l’idea di portare i giornali su tablet e smartphone. “Quando mi hanno contattato ho capito subito che era un progetto vincente - ricorda Mariani - l’idea base era quella di rendere fruibile agli utenti il pdf dei giornali così come entra in tipografia. Gli editori cui lo abbiamo proposto si sono subito dimostrati entusiasti. Da lì è stato tutto un crescendo”. Tra gli utenti-pionieri della tavoletta ci sono anche alcuni esponenti di spicco delle Comunità, nonché preziosi collaboratori del Portale dell’ebraismo italiano Moked.it e di Pagine ebraiche. Fra i tanti appassionati anche i presidenti delle Comunità ebraiche di Milano e di Roma, Roberto Jarach e Riccardo Pacifici, il rabbino capo di Padova rav Adolfo Locci, e il preside della scuola ebraica di Roma, rav Roberto Carucci Viterbi. “Ho comprato l’iPad negli Stati Uniti prima che uscisse in Italia - confessa rav Carucci, lanciandosi in un elenco delle sue applicazioni preferite - iMishnah, iTorah, iTalmud… Sono formidabili! Ho la possibilità accedere a traduzioni e ad audio lezioni e posso dedicarmi allo studio ovunque mi trovi. Mentre per pregare uso abitualmente iSiddur sull’iPhone”. Nell’iPad del rav trovano spazio anche le applicazioni di maggiori quotidiani italiani (“che in questo modo posso leggere la mattina e archiviare senza ammonticchiare quintali di carta”) e, per rilassarsi, anche il gioco Fruit Ninja. Insomma, il preside della scuola ebraica di Roma nel tablet crede veramente, al punto che insieme al presidente Pacifici ha messo in cantiere il progetto di dotare tutti gli studenti delle superiori di un tablet che sostituisca i libri di scuola. “L’idea è partita dai ragazzi stessi - spiega Pacifici, che ha recentemente annunciato l’apparizione su tablet anche di Shalom, giornale della sua Comunità - loro avrebbero da guadagnarne sia in termini economici, considerando che gli ebooks costano molto meno dei libri tradizionali, che in termine di salute, grazie a zaini più leggeri. Ci sono alcuni ostacoli, però ci stiamo muovendo”. Sul suo rapporto con l’iPad, il presidente della più numerosa Comunità ebraica d’Italia chiarisce che è all’altezza delle aspettative. “Utilizzo tutte le applicazioni ebraiche, da iSiddur fino ad iMirror, che permette di controllare di aver posizionato correttamente i tefillìn, e poi la posta elettronica, il localizzatore di farmacie, qualche gioco per i miei bambini”. Sulla lettura del quotidiano aggiunge: “Sono affezionato al gusto retrò della vecchia carta, ma trovo geniale che i giornali su iPad abbinino il formato tradizionale alle applicazioni multimediali”. La preferenza per il quotidiano di carta è espressa da Roberto Jarach, che però sottolinea l’utilità della lettura dei giornali sul suo tablet quando si trova in giro e fuori dall’Italia. “Mi hanno regalato l’iPad per il mio compleanno lo scorso ottobre. Ho subito attivato il mio indirizzo mail aziendale - ricorda - da allora per la gestione della posta, lo preferisco al pc, trovo che la tastiera touch sia particolarmente comoda”. Un’idea che probabilmente è condivisa da quel 77 per cento dei possessori di tablet che, secondo un sondaggio realizzato da Google, dichiara di trascorrere molto meno tempo di prima davanti al pc e dal 68 per cento che ammette di usare la propria tavoletta almeno un’ora al giorno. La possibilità di utilizzarlo come un portatile è proprio la ragione che ha spinto il rav Adolfo Locci ad acquistare un tablet. “Sfrutto le applicazioni per comunicare, la mail, Skype, e per di più l’iPad contiene quella che definirei la biblioteca fondamentale di un rabbino” evidenzia il rabbino capo di Padova. Che nel suo tablet ha anche numerosissime applicazioni di quotidiani italiani ed esteri, un servizio che definisce essenziale. Così, grazie ai tablet, i giornali, che l’informazione via internet sembrava aver condannato al declino, paiono vivere una seconda giovinezza. “Con i quotidiani di carta si è raggiunto un modello di organizzazione delle informazioni perfetto. Col tablet questo modello è conservato e il lettore ha a disposizione una serie di servizi in più, dalla possibilità di ingrandire il testo alla multimedialità. Senza perdere il gusto di sfogliare le pagine - evidenzia Mariani - Questa opportunità è particolarmente preziosa per i piccoli editori, che non possono affrontare i costi di una distribuzione capillare. In questo modo il giornale arriva a un pubblico vasto in maniera veloce ed economica”. Dunque Pagine Ebraiche varca la nuova frontiera. Potrà raggiungere i suoi lettori ovunque in Italia e nel mondo. Chi ha lasciato la Comunità di Genova o di Firenze alla volta di Israele o degli Stati Uniti potrà tenersi aggiornato grazie alle cronache di Italia Ebraica e magari far ripassare un po’ di italiano ai propri bambini sulle pagine di DafDaf, che sullo schermo risulteranno ancora più colorate e brillanti. Un traguardo che il direttore Guido Vitale ha perseguito con convinzione. La tecnologia touch non lo ha mai conquistato, ma di fronte ai tablet ha dovuto arrendersi: “Non sono convinto che possano rappresentare uno strumento efficace di lavoro per un giornalista, ma una cosa è certa: sono un formidabile sfogliatore di giornali”.

Rossella Tercatin, Pagine Ebraiche, settembre 2011

torna su ˄
pilpul
Il bilancio, la bilancia
Il Tizio della SeraIl Tizio della Sera scuote la testa, dubita anche di sé stesso. Ogni volta che un regime scatena la sua violenza  e poi si accende una rivolta, e la rivolta stenta, e i rivoltosi chiedono aiuto, succede che si renda per così dire necessario  il nostro intervento, e così se non è troppo pericoloso per noi, interveniamo: che discorsi, in Cina non interverremmo mai, mica siamo scemi. Se no, di solito, guardiamo il telegiornale e, baldanzosamente, siamo tutti d’accordo - anche il Tizio. Poi ci sono i morti, ci si abitua ai morti e poi dei morti non ne parla più nessuno dato che si è passati ad un’altra notizia – è la legge dello spettacolo: nessuno trasmette per anni un telefilm di successo, e neanche un telegiornale di successo. Ora spuntano con stupore i cinquantamila morti in Libia, le fosse comuni, decine di migliaia di  detenuti di cui non si ha notizia come se non fossero mai esistiti – ma non è una novità, anche da vivi non facevano notizia.  Insomma, c’è stata un’altra guerra e così, cinquanta morti qui, venti là, alla fine sono diventati  cinquantamila. Incongrua, inaccettata matematica: come se dato che avevamo mandato una forza di pace, il risultato potessero essere cioccolatini. Invece, ci sono cinquantamila morti. Non solo, tu prendi i figli del dittatore, chissà che persone sono oppure erano (non sappiamo se siano davvero vivi o davvero morti), o prendi il dittatore, che tra parentesi non si lascia prendere: ecco, quando senti che sarebbe morto un suo figlio, hai pena – perché sei padre, sei madre, sei figlio. Adesso tocca a lui, e hai pena per un uomo sul punto di essere linciato. Anche se hai saputo che violentava le donne della scorta. Prima non sopportavamo, e ci mancherebbe, la ferocia del suo arbitrio, il despotismo, la vanità manicomiale, la grande tenda a Roma e le hostess, era un mostro ma adesso non riusciamo a sopportare la nostra famosa giustizia. La guerra non è adeguata. L’altro giorno, era la fine del telegiornale, la speaker ha detto che ora in Libia si contano cinquantamila morti. Poi ha appoggiato i fogli sul tavolo, ha sorriso e ha cordialmente augurato felice serata a tutti. Dalla Libia, i morti delle fosse comuni, quelli uccisi dai bombardamenti, le decine di migliaia di scannati e scomparsi non hanno risposto. E neanche gli sfollati, i senza tetto, gli orfani. Un gigantesco silenzio. Bisognerebbe che la guerra finisse e la sua perniciosa illusione. 

Il Tizio della sera


torna su ˄
notizieflash   rassegna stampa
Israele - Un museo a forma
di Einstein
  Leggi la rassegna

Dovrebbe ricalcare nella forma la testa di Albert Einstein il museo che il Capo di Stato israeliano Shimon Peres vorrebbe edificare per valorizzare i 45mila documenti e gli effetti personali che il grande scienziato lasciò in eredità all'Università ebraica di Gerusalemme. ''Nella storia umana è l'ebreo più noto al mondo dopo Mosè'' ha detto Peres di Einstein al quotidiano israeliano Yediot Ahronot. L'iniziativa dovrebbe decollare. Stando a quanto si legge nell'articolo, la proposta avrebbe infatti ottenuto il sostegno attivo dell'ufficio del Primo ministro e dell'Università ebraica di Gerusalemme che sarebbero adesso al lavoro per trovare un luogo adatto per realizzare il progetto.



 
 
torna su ˄
linee
Pagine Ebraiche 
è il giornale dell'ebraismo italiano
ucei
linee
Dafdaf
Dafdaf
  è il giornale ebraico per bambini
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.