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4 settembre 2011 - 5 Elul 5771 |
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Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino
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La terza via che giustamente
Dario Calimani vuole scoprire, in alternativa al pensiero forte ed al
pensiero debole, mi sembra possa essere quella che potremmo chiamare il
"pensiero toraico". Si fonda su un assunto forte, la Torah viene dal
Cielo, e - posti alcuni "paletti" ermeneutici - consente infinite
interpretazioni. |
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David
Bidussa,
storico sociale delle idee
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La comparazione in storia è
utile se ci fa comprendere qualcosa di più di un quadro che molti
banalizzano o di cui si sa molto poco e male. Se invece aggiunge una
nuova banalizzazione, ciò che si produce è un innalzamento della
nebbia. E’ ciò che si ricava dall’intervista di Zygmunt Bauman e della
sua intervista al settimanale polacco “Politika” dove afferma
l’equivalenza tra il muro di separazione nei territori
occupati e il Ghetto di Varsavia. Un giudizio fuori misura.
Come mi sembrava puntuto sulla questione della primavera araba, Bauman
mi sembra piatto quando paragona il muro di separazione al ghetto di
Varsavia. Il ghetto di Varsavia era un prodotto preciso di una
strategia concreta che riguardava il destino futuro di chi vi si
trovava a vivere: una tappa di un processo a termine. Per essere più
precisi: a breve termine.
A Ramallah è questo il destino? Non mi sembra. Con ciò non voglio dire
che la condizione dei palestinesi nei territori sia felice, che non ci
sia oppressione e che in alcuni casi ci siano questioni di diritti
violati. Ma questo è radicalmente diverso da una politica di
annientamento.Mettere insieme fenomeni e condizioni diverse e servire
in tavola un “fritto misto” significa fare un pessimo servizio non solo
a una migliore conoscenza della realtà ma anche al possibile
raggiungimento di una qualche soluzione equanime, fondata sulla
ragionevolezza. Ammesso che quella soluzione equanime a cui si dichiara
di essere fedeli la si persegua per davvero e non si voglia fare del
puro narcisismo intellettuale.
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Qui Siena - Una
Giornata per raccontarsi in 2.0 |
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“Rifiutare qualsiasi forma
di chiusura e di ripiegamento in noi stessi, rompere qualsiasi forma di
isolamento e comunicare, questo è, al di là dei temi specifici, il
grande fine unificante di tutte le edizioni della Giornata Europea
della Cultura Ebraica che si sono succedute dal 2000 ad oggi e che si è
rivelato uno dei mezzi più efficaci per cogliere le occasioni e le
opportunità, forse irripetibili, che la società libera e democratica ci
sta offrendo”. Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane ha aperto l’edizione 2011 della Giornata Europea
della Cultura Ebraica, sottolineando l’importanza e la reciproca
crescita che scaturisce dal rapporto tra l’ebraismo italiano e la
società civile di cui questa manifestazione rappresenta un momento
essenziale “Il nostro futuro e la continuità della nostra vitale
presenza in Italia dipenderanno dalla capacità che dimostreremo di
conservare e di valorizzare la nostra identità, vivendo in armonia e
contribuendo al progresso del nostro paese e della nostra civiltà”.
La Giornata della Cultura, che ogni anno apre le porte dei luoghi di
oltre 60 località in tutta Italia, rappresenta dunque uno dei momenti
fondamentali per divulgare i valori che la minoranza ebraica offre.
Nella settecentesca sinagoga di Siena, città capofila della rassegna,
pochi passi dalla leggendaria Piazza del Campo, i rappresentanti delle
istituzioni hanno portato il proprio saluto ai visitatori. A fare gli
onori di casa, Guidobaldo Passigli, presidente della Comunità ebraica
di Firenze, punto di riferimento della realtà ebraica senese. “Abbiamo
avuto l’onore e l’onere di organizzare in pochi mesi gli appuntamenti
di questa giornata, ma non dobbiamo dimenticare che oggi godiamo il
frutto di progetti che sono stati realizzati nel corso di tanti anni,
grazie all’impegno di tutta la città, che hanno portato al restauro
della sinagoga – ha sottolineato Passigli nel porgere i ringraziamenti
a tutti coloro che hanno contribuito all’organizzazione della Giornata,
e in particolare la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che ha reso
possibile i lavori di recupero della struttura, rappresentata dal
consigliere Carlo Martinelli insieme all’architetto Renzo Funaro.
“Ebraismo 2.0, dal Tamud a Internet”, il tema scelto per l’edizione
2011, mette in evidenza la necessità di un connubio tra la capacità di
ricordare il passato e mantenere vive e attuali le tradizioni e
contemporaneamente guardare al presente e al futuro, soprattutto nel
comunicare e raccontarsi alla società. Un connubio che permette di
diffondere oggi in maniera ancora più efficacia la cultura ebraica come
cultura di minoranza, come ha sottolineato nel suo intervento il
rabbino capo di Firenze Joseph Levi, ricordando come il Talmud e le
discussioni in esso contenute rappresentino l’esempio principe di
convivenza e reciproco arricchimento tra cultura di maggioranza e di
minoranza.
Mentre nella piazza del Mercato le installazioni multimediali
consentono ai visitatori di immergersi in un tour virtuale sulla vita
dell’ebraismo italiano, in attesa delle manifestazioni del pomeriggio,
con lo spettacolo condotto dal giornalista David Parenzo e la lectio
magistralis di Haim Baharier che saranno trasmessi in streaming in
numerose località italiane, il sindaco di Siena Franco Ceccuzzi ha
parlato del forte rapporto tra la città e la sua Comunità ebraica, nata
a metà del Trecento, caratterizzato da momenti bui, ma anche di grande
gioia. Una storia che è comune all’intera Toscana, come ha ricordato
Cristina Scaletti, assessore regionale alla cultura, per cui “giornate
come questa in cui in maniera festosa si apre la porta della propria
cultura agli altri favoriscono in maniera fortissima il superamento
dell’ignoranza e dei pregiudizi”. Generare conoscenza attraverso
l’apertura, questo il messaggio trasversale dunque, che è stato ripreso
anche dall’assessore provinciale alla formazione Simonetta Pellegrini.
A portare il suo saluto è stato anche l’arcivescovo di Siena
Buoncristiani.
Sulla storia della Giornata Europea della Cultura Ebraica, che nata nel
2000 porta ogni anno nei luoghi ebraici circa 200 mila visitatori, di
cui 50 mila solo in Italia, è intervenuta Annie Sacerdoti, consigliere
dell’UCEI e una delle tre “madri” della manifestazione.
“Più di dieci anni fa, insieme a Francia e Spagna abbiamo avuto l’idea
di creare un momento dell’anno in cui in tutta Europa si raccontasse la
realtà ebraica. Oggi sono 27 i paesi partecipanti. Desideriamo però che
questa occasione non rimanga isolata e per questo ci stiamo muovendo
per istituire un itinerario ebraico europeo che è già stato
riconosciuto dal Consiglio d’Europa”.
“Da tempo immemorabile non si manifestava un interesse così spiccato e
un desiderio così esplicito di conoscere la nostra cultura, le nostre
tradizioni, la nostra religione e non ci pervenivano inviti forti e
ripetuti a partecipare e a confrontarci – ha aggiunto ancora il
presidente Gattegna – La nostra risposta non può che essere, come
simbolicamente è questa Giornata, l’apertura delle porte dei luoghi
dedicati alla cultura e alle tradizioni ebraiche per proseguire, con
tutti coloro che dimostrano la loro disponibilità, il cammino della
reciproca conoscenza, della comprensione e del rispetto”.
Rossella
Tercatin
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Ebraismo, la stella porta sul web |
Anche
quest’anno nella prima domenica di settembre (quindi domani) si terrà
in molti Paesi europei, ventisette per l’esattezza, la “Giornata
europea della cultura ebraica”, giunta ormai alla sua dodicesima
edizione. Lo scopo dell’iniziativa è quello di far conoscere il mondo
ebraico e la sua cultura al mondo dei non ebrei: sinagoghe e musei
ebraici aperti a tutti, visite guidate nei luoghi importanti
dell’ebraismo, spettacoli, dibattiti, concerti, presentazioni di libri,
cucina, collegamenti multimediali. In Italia, la città capofila è
Siena, sede di un’antica comunità. Il tema di questo 2011 è però
particolare, nella sua versione italiana “Ebraismo 2.0. Dal Talmud a
Internet” (in quella francese, Patrimoine juiret modernité, in quella
ing.ese, Facing the future). In sostanza, quel che si vuole
sottolineare è il rapporto tra tradizione e futuro, tra testi e
tecnologie, tra patrimonio ebraico e apertura verso il cambiamento. La
premessa è l’idea che esista un rapporto ininterrotto tra tradizione e
modernità, che quella ebraica sia sempre stata (e non soltanto oggi,
dopo la rivoluzione informatica) una cultura aperta alle
trasformazioni, volta verso l’accettazione del nuovo e la sua
rielaborazione nella sfera della tradizione. Lo sottolinea, a proposito
della giornata italiana, il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna,
definendo gli ebrei come «un popolo in cammino» e richiamandosi
all’esempio di Abramo, che affronta un viaggio verso l’ignoto alla
ricerca del diverso. Un cammino che è ancora di fronte agli ebrei
d’Europa, se pensiamo alle comunità che sono rinate nei paesi dell’Est
europeo e alla sfida ancora incompiuta di creare un percorso comune per
la diaspora europea, un ebraismo europeo per 1 Europa di domani.
Certamente va in questa direzione la portata europea di questa
giornata, come anche il progetto, non ancora realizzato, ma patrocinato
dal Consiglio d’Europa, di un Itinerario ebraico europeo, che unisca i
luoghi ebraici significativi dell’intera Europa. La giornata affronterà
questa tematica da più punti di vista. Il primo, è quello del rapporto
del mondo ebraico italiano con le tecnologie infnrmatirhp nn rannnrtn
divenuto molto intenso negli ultimi anni, con la nascita di strumenti
on line di diffusione e di conoscenza: il sito on line dell’Ucei, il
Moked, nato nel 2008, dotato di rubriche quotidiane e di un’ottima
rassegna stampa quotidiana; la nascita nel dicembre 2009 di un mensile
cartaceo, Pagine Ebraiche, con i suoi supplementi per i bambini eper le
comunità, sempre a cura dell’Ucei e diretto da Guido Vitale, da questo
mese visibile su tablet e smartphone. Ma ci sono anche il nuovo sito
della Comunità Ebraica Romana e la possibilità da settembre di
scaricarne on line il giornale Shalom, oltre a numerose altre
iniziative delle varie comunità e all’accelerazione del lavoro di
informatizzazione di archivi comunitari, catalogazione di beni. Un
lavoro informatico che è in stretto rapporto con quello giornalistico,
come dimostra l’attenzione dimostrata dall’Ucei per il giornalismo, il
praticantato sotto regida di Pagine Ebraiche di giovani aspiranti
giornalisti, l’adozione di appuntamenti annuali di redazione aperta.
Un’attenzione così viva da suscitare pochi giorni fa una vivace
polemica sulle pagine online del Moked, dove si lamentava la scarsezza
di vocazioni rabbiniche e l”‘eccesso” di vocazioni giornalistiche fra
gli ebrei. Un popolo di giornalisti, dunque? Ma questo dell’incremento
delle nuove tecnologie non è che una delle tematiche di questa
giornata. Una seconda, credo altrettanto importante e significativa, è
quella dell’apporto che la minoranza ebraica e la sua cultura possono
dare a un mondo in sempre più veloce trasformazione. Si possono
individuare nella tradizione ebraica delle particolarità che la rendano
in grado di contribuire più in profondità a tali trasformazioni del
nostro mondo e della nostra cultura? C’è nel modo di leggerei testi, di
trasmettere le conoscenze, di discutere i problemi adottato nella
tradizione ebraica un approccio particolarmente vicino a quello delle
moderne tecnologie? Il tema ci ricorda il rapporto che alcuni
psicoanalisti e semiologi degli anni Settanta del Novecento hanno posto
tra la cultura talmudica e la psicoanalisi, tra le interpretazioni di
Freud e quelle dei rabbini dei primi secoli. Anche adesso, il rapporto
tra il Talmud e Internet è visto come un rapporto interno, di metodo,
di analisi dei segni. Il Talmud insomma come un ipertesto, un testo
cioè non statico, ma dinamico, in cui si può creare collegamenti
intertestuali, insomma navigare. Tutti studi in via di grande sviluppo
sia in Italia che in altri Paesi, npresi in molte delle iniziative di
questa giornata e volti a sottolineare come nell’ebraismo la scrittura,
in particolare quella talmudica, sia m continuo movimento, in continuo
dialogo, proprio come il sapere di oggi, quale è stato trasformato
dalle tecnologie informatiche. Un filo ininterrotto insomma, che unisce
il dialogare degli antichi rabbini con le acquisizioni dell’oggi, la
tradizione con il futuro.
Anna Foa, Avvenire, 3 settembre 2011
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Qui Milano - “Comunicazione e interazione” |
“La
comunicazione e la divulgazione della cultura ebraica deve diventare il
perno per l’interazione con la città di Milano”. Così il presidente
della Comunità ebraica di Milano Roberto Jarach. Siamo alla dodicesima
edizione della Giornata della Cultura Ebraica. Dinanzi alla sinagoga
centrale di via Guastalla una folla si addensa all’entrata, curiosa di
scoprire una millenaria cultura. Un’occasione più unica che rara,
ricordano gli assessori del Comune di Milano, per potersi confrontare e
soprattutto conoscersi al fine di limitare ogni forma d’intolleranza.
Dopo i saluti delle autorità della città di Milano, della provincia e
dell’Unione, segue l’intervento del rabbino capo di Milano Alfonso
Arbib e la conferenza del prof. Giorello e del prof. Meghnagi su
“Ebraismo 2.0 – Dal Talmud a Internet”. Nel pomeriggio, sempre in via
Gustalla, si avranno tra gli altri gli interventi di Ruggero Gabbai e
Alberto Jona su “quando il pensiero diventa immagine: da Benjamin a
Zuckerberg” nell’ambito dell’esposizione e premiazione delle fotografie
“Judaism in the Age of New Media”. Infine appuntamento al Centro
Congressi Auditorium della Provicia di Milano per parlare di reti
globali della musica ebraica e Parole e musiche degli ebrei d’Italia.
Francesca Hasbani
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Qui Roma - Boom di visitatori al Museo Ebraico |
Come
ogni anno, la città di Roma partecipa alla Giornata europea della
cultura ebraica. Mostre, sinagoghe aperte, conferenze e anche balli per
le vie dell’antico Ghetto: un programma ricco ed articolato, al quale è
stato impossibile rinunciare, nonostante il meteo prevedesse pioggia e
temporale. Notevole l’affluenza al Museo Ebraico: 900 persone, nelle
prime tre ore di apertura, hanno avuto la possibilità di visitare le
sale del museo ed il Tempio maggiore, approfittando dei tuor guidati
ogni ora. Di grande interesse le conferenze che si stanno
svolgendo nella Capitale. Molti gli incontri inerenti al tema scelto
per la dodicesima edizione della Giornata: Ebraismo 2.0 dal talmud a
internet. Ne è un esempio l’incontro “Gli ebrei nell’iconografia
dall’Impero romano a internet” che ha avuto luogo questa mattina in
piazza Margana. Soddisfazione per l’andamento delle prime ore di
manifestazione è stata espressa dagli organizzatori. Come per le
edizioni precedenti la Giornata, questo il sentimento prevalente, si
sta confermando l’appuntamento ideale tra ebraismo e curiosità.
Sara Pavoncello
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Qui Torino - Una Giornata in ricordo di Giorgina |
“Non
si può non pensare all’ebraismo come ad una religione fondante il
nostro patrimonio culturale europeo” dice Piero Fassino
all’inaugurazione della Giornata della Cultura Ebraica torinese nella
sua prima visita da sindaco del capoluogo piemontese in questa sede. “È
quindi giusto che le istituzioni sottolineino l’importanza di questa
giornata” ha poi proseguito Fassino. Tra i presenti l’assessore
comunale alla cultura Maurizio Braccialarghe e il presidente di
circoscrizione Mario Levi. La Giornata, giunta alla dodicesima
edizione, si è aperta a Torino in Piazzetta Primo Levi con
l’allestimento di un banchetto di libri organizzato dalle scuole
ebraiche della città Colonna e Finzi ed Emanuele Artom. A seguire,
sempre nel corso della mattinata, un convegno sul tema principale della
Giornata, Ebraismo 2.0: dal Talmud a Internet, introdotto dal rabbino
capo di Torino Rav Eliahu Birnbaum, tenuto da Rav Alberto Moshè Somekh
e Gabriele Di Segni e moderato da Daniele Silva. Nel corso della
giornata numerosi saranno gli eventi all’interno dei locali della
comunità e fuori, come la visita ai reparti ebraici del cimitero
monumentale di Torino e nella zona dell’ex ghetto. La giornata si
chiuderà nella piazzetta davanti alla sinagoga col concerto del gruppo
Klezmer Nuages Ensemble, preceduto dallo spettacolo teatrale Fuori dal
Ghetto, tratto dall’omonimo libro di Giulio Disegni e Giorgina Arian
Levi, deceduta, quest’ultima, proprio l’altro ieri notte, lasciando,
secondo le parole di Beppe Segre, nuovo presidente della comunità, “il
ricordo d’una donna dal grande impegno politico e civile.
Un’instancabile e vulcanica animatrice di Ha Keillah, il periodico
ebraico torinese da lei fondato e diretto per molti anni. Ed il fatto
che proprio questa sera sia rappresentato uno spettacolo tratto da un
suo libro è il segno che il suo messaggio non muore”.
Tommaso De Pas
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Qui Trieste - Una Giornata per attraversare i mari
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E’
stato un successo di pubblico clamoroso a dare il via a Trieste alle
manifestazioni per la Giornata europea della cultura ebraica. In
mattinata l’inaugurazione della mostra Evraikì-Una diaspora
mediterranea da Corfù a Trieste è stata seguita da centinaia di persone
che hanno affollato la palestra della scuola ebraica e le sale del
Museo della Comunità ebraica di Trieste. “Si tratta di un’iniziativa
importante, che ci aiuta ad approfondire ulteriormente le peculiarità
del mondo ebraico locale”, ha sottolineato il sindaco Roberto Cosolini,
presente alla cerimonia insieme, tra gli altri, all’assessore comunale
alla Cultura Andrea Mariani, consigliere della Comunità triestina e
consigliere nazionale UCEI e al vicepresidente della Provincia Igor
Dolenc. La mostra è infatti dedicata alla storia, le tradizioni e
le memorie dei tanti ebrei che alla fine dell’Ottocento giunsero a
Trieste dall’isola di Corfù, in fuga da un violento attacco antisemita
che segnò l’avvio di una diaspora di notevoli dimensioni. Si tratta di
un primo contributo di ricerca che, ha sottolineato il presidente della
Comunità Alessandro Salonichio, vuole rappresentare anche un omaggio a
questa componente ancora così importante della realtà ebraica
triestina. A inaugurare l’esposizione, curata da Tullia Catalan
(supervisione scientifica generale); Annalisa Di Fant e Fabrizio Lelli,
sono state dunque chiamate Lucia Eliezer Del Cielo, Diamantina
Salonichio e Silva Belleli, accomunate dall’origine corfiota e
dall’atroce esperienza della deportazione. A segnare la mattinata
anche la firma del gemellaggio tra la Comunità di Trieste e quella di
Corfù, rappresentata da Refael Sousis e dal presidente Moisès Vellelis.
Un atto che segna l’avvio di uno scambio e di un dialogo tra due realtà
legate da una storia comune e dalla condivisione di tanta tradizione. In
serata appuntamento con Georges Moustaki, il celebre compositore e
interprete di ascendenza corfiota che in un video realizzato dalla
Comunità ebraica di Trieste (intervista di Daniela Gross; regia Nanni
Spano e Fausto Vilevich; riprese Alain Moise Arbib; 15 minuti) racconta
la sua famiglia, la sua identità e il rapporto con l’ebraismo e con una
serie di testimonianze e musica. A seguire letture di testimonianze
accompagnate dal pianoforte di Pierpaolo Levi per ripercorrere la
vicenda che da Corfù disperse una comunità lungo le sponde dell’intero
Mediterraneo.
Daniela Gross
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Qui Venezia - Scienza, tecnologia e Halakhah
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Venezia
indossa la kippà con la dodocesima edizione della Giornata Europea
della Cultura Ebraica dedicata quest’anno all’ebraismo 2.0. In
un’affollata sala Montefiore il presidente della Comunità ebraica di
Venezia, Amos Luzzatto, ha introdotto il ricco programma della giornata
con un breve intervento su scienza, tecnologia e halakhah oggi alla
presenza delle autorità intervenute: Il prefetto Luciana Lamorgese,
Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, Stefano Beltrame, consigliere
diplomatico della Regione Veneto, Raffaele Speranzon, assessore alla
cultura della Provincia, Giovanna Barni, Presidente Pierreci Codess
Coopcultura. Tra gli eventi in programma troviamo, in mattinata,
l’inaugurazione della mostra “Elevazioni e Permutazioni, artisti e
Qabbalah” a cura di Maria Luisa Trevisan, mentre presso la Kosher House
“Giardino dei Melograni” in Campo di Ghetto dall’ora di pranzo saranno
allestite delle tavole imbandite per la degustazione di piatti tipici
della tradizione giudaico-veneziana. Da segnalare nel pomeriggio
alle 16 il Jewish bookcrossing in campo di Ghetto Novo. Il Jewish
bookcrossing prevede la “liberazione” di testi di Judaica in tutte le
località italiane che aderiranno all’iniziativa. Sempre nel pomeriggio
alle 17 ci sarà un nuovo Art Attack presso l’area didattica del museo
in Calle del Forno dedicato alla mostra Elevazioni e Permutazioni. La
giornata terminerà alle ore 21 in Campo di ghetto Novo con il concerto
Suoni ebraici in Progress (Vitebsk – Berlino Hollywood).
Michael Calimani
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Qui Mantova - Grande emozione per il Qaddish di Verdi |
A
Mantova grande attesa per l’esecuzione del ritrovato Qaddish verdiano
affidato alla curatela di Stefano Patuzzi. Il giardino e l’ingresso
della Comunità gremiti, il benvenuto come di consueto caloroso e
partecipato del presidente Fabio Norsa, i saluti delle autorità
cittadine e finalmente l’ingresso nel Tempio, dove si è potuto
assistere all’esecuzione del Qaddish musicato da Giuseppe Verdi grazie
alla Schola Cantorum “Pietro Pomponazzo” (soprano Antonella Antonioli e
direttore Roberto Fabiano). Tale l’affluenza del pubblico da chiedere
al Coro almeno un bis, per consentire a tutti di entrare in gruppi. In
questa occasione è stato presentato anche il nuovo libro di Emanuele
Colorni, vice presidente della Comunità, “C’era una volta il ghetto”,
in anteprima a pochi giorni dall’ufficiale uscita in programma per il
Festivaletteratura. In serata sarà la volta del volume “Ebraismo in
musica – dalla Mantova di Salomone Rossi al Qaddish di Giuseppe Verdi”,
a cura di Stefano Patuzzi (ed Di Pellegrini), poi nuovo musica ebraica
nel teatro Bibiena con Angel Harkatz e il suo complesso vocale e
strumentale. Un anno fa era stato annunciato l’inizio del progetto di
digitalizzazione e messa in rete del prestigioso Archivio storico della
Comunità e siamo davvero a buon punto: tra poco questo prezioso
patrimonio sarà consultabile da tutti e gratuitamente con un semplice
click; Mantova 2.0: dal Talmud a internet (passando da Verdi e dal
Festivaletteratura), una piccola Comunità che valorizza il suo passato
e guarda al futuro.
Angelica Bertellini
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Giorgina Arian Levi (1910-2011) Centouno anni in cammino verso la libertà
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I
Cordoglio ed emozione, a Torino e in Italia, per la scomparsa di
Giorgina Arian Levi. Ebrea torinese, combattente per la libertà,
esponente politica, docente, storica, giornalista, Giorgina aveva da
poco festeggiato, nella Casa di riposo della Comunità ebraica di
Torino, i 101 anni ed era stata insignita recentemente dal sindaco
Chiamparino della massima onoreficenza dedicata a un cittadino del
capoluogo piemontese, il sigillo della città. “Mi associo –
afferma, in un messaggio rivolto agli ebrei torinesi e al sindaco di
Torino Piero Fassino, il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane Renzo Gattegna – al dolore per la scomparsa di Giorgina Arian
Levi. E’ stata una grande figura di intellettuale, di storica di
giornalista e di donna impegnata in politica, parlamentare diverse
legislature. Si è sempre battuta in difesa della libertà e della
giustizia e si impegnata per la trasmissione ai giovani della storia
del popolo ebraico e della Shoah. Con lei scompare una grande figura
dell’ebraismo torinese”. “Con la sua dolce voce e la sua forte
personalità – ha affermato la vicepresidente UCEI Claudia De Benedetti
– ha restituito alla memoria di noi torinesi gli anni più tragici del
secolo scorso Dall’esilio alla scrittura, ha vissuto cent’anni senza
mai stancarsi di trasmettere il suo pensiero di donna coraggiosa. Del
periodo nazi-fascista in Italia ricordava la sofferenza di alcuni
uomini e la crudeltà di tutti gli altri, l’ammazzare di fretta.“Non si
prendevano nemmeno il tempo di uccidere.” ripeteva e aggiungeva decisa:
“Ciò che non ti ammazza ti apre la testa. Da lei ho imparato l’amore
per la libertà, libertà che va difesa per impedire che la Shoah possa
anche solo scomparire dai libri di Storia”. Più volte
protagonista, a Torino e altrove, della Giornata europea della cultura
ebraica, proprio questa sera la sua Comunità la ricorderà mettendo in
scena una riduzione teatrale tratta dal suo studio storico “Fuori dal
ghetto”, dedicato alle libertà civili conquiestate nel 1848. Figlia
di Gemma Montagnana, sorella di Rita Montagnana (moglie di Palmiro
Togliatti), Giorgina Arian Levi dopo la laurea in Lettere
all’Università di Torino ha poi insegnato al liceo classico Vincenzo
Gioberti. Saggista e storica, studiosa del movimento operaio,
dell’ebraismo e dell’America Latina, nel 1939 emigrò in Bolivia con il
marito tedesco, il medico Heinz Arian (anche lui ebreo), a seguito
della promulgazione delle leggi razziste. Rientrata in Italia nel 1946,
ha svolto un’intensa attività politica nel Partito Comunista Italiano,
che ha rappresentato prima come consigliere comunale a Torino e poi
come membro della Camera dei deputati (1963-1972), dove ha inoltre
ricoperto la carica di segretario della Ottava commissione (Istruzione
e Belle arti) (1968-1972). Nel 1975 ha fondato e diretto per molti anni
il bimestrale ebraico torinese Ha Keillah (la Comunità), organo del
Gruppo di Studi Ebraici di Torino. Lo scorso anno per il suo
centesimo compleanno ha ricevuto presso la Sala Rossa del municipio di
Torino, il prestigioso riconoscimento del Sigillo della città. Per
la Giornata della cultura ebraica 2010 era stata al centro dei
festeggiamenti della Comunità di Torino. In una cerimonia organizzata
dal Partito Democratico di San Salvario, a cui aveva ancora
espressamente chiesto d’essere iscritta per il 2010, davanti alla
Sinagoga di Torino, avevano partecipato diverse personalità della
cultura e della politica in mezzo a centinaia di persone comuni e
decine di giovani, ai quali Giorgina Arian Levi ha rivolto un appello
nel suo breve intervento conclusivo: “Vi ringrazio tutti – ha detto –
ho scoperto con sorpresa e soddisfazione d’aver fatto qualcosa di utile
nella mia lunga vita. Ma se oggi io non posso più dare un grande
contributo, voi non mollate, non mollate, non mollate mai”! “Sono grata
alla mia città – aveva aggiunto – sono nata nell’austera e bella
Torino. Qui ho combattuto in favore delle minoranze, ho lavorato per
anni perché questa città diventasse per tutti e di tutti. In un secolo
di vita ho potuto vivere con determinazione e impegno, testimoniando
nelle scuole contro il razzismo e l’antisemitismo. Vorrei ricordare che
la libertà e la democrazia sono l’unica strada per costruire una
società sana”. Il Consigliere UCEI Giulio Disegni, per tanti anni
al suo fianco nel Gruppo di studi ebraici e nel giornale Hakeillah,
aveva allora ricordato la valenza del suo impegno: “Si è battuta in
campo ebraico e in campo politico – aveva detto – per i diritti delle
donne, per i poveri, per i lavoratori, per gli studenti, per gli
immigrati. In questo risiede la grande attualità della sua figura”. Il
Consiglio della Comunità di Torino ha comunicato che gli ebrei torinesi
si raccoglieranno per dare l’ultimo saluto a Giorgina lunedì, 5
settembre alle 11 alla camera mortuaria dell’Ospedale Mauriziano (lato
corso Re Umberto). Su richiesta del sindaco Piero Fassino la salma
sosterà nella Sala Rossa del Comune dalle 15 alle 20 di lunedì.
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Davar acher - Ballando sul
Titanic
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Spigolatura di notizie degli
ultimi due o tre giorni: a Venezia, profanato con svastiche il cimitero
ebraico. A Jedwabne, nella Polonia orientale, distrutto il monumento ai
340 ebrei che nel luglio 1941 furono concentrati in un fienile in
questa localita' e bruciati vivi da un commando nazista, con la
partecipazione della popolazione polacca del luogo. In Francia, la
parola "Shoà", se non proprio la cosa stessa, è bandita dai libri di
scuola, per decisione del Ministero dell'Istruzione. Bisogna dire
pudicamente "anéantissement", distruzione, che oltre a essere una brava
parola francese, fa mano paura, è più normale – chi, che cosa non è
distrutto prima o poi nella storia?
In Germania il premio Nobel Gunther Grass dichiara che in fondo non c'è
troppa differenza fra la Shoà e la morte di stenti dei soldati tedeschi
fatti prigionieri alla fine della Seconda Guerra mondiale (che non è
negare tanto l'unicità del genocidio subito dagli ebrei, ma la sua
volontarietà e programmazione, argomento di tutti i negazionismi). In
Gran Bretagna, un concerto della Filarmonica di Israele alla Royal
Albert Hall è stato impedito dalla contestazione di un gruppo di
scalmanati. In Turchia, il governo che è stato sonoramente smentito dal
rapporto Palmer sugli incidenti della flottiglia di un anno fa,
minaccia Israele di tutti i mali, compreso uno scontro navale se vi
sarà una prossima flottiglia. A Tel Aviv, tre giorni fa, vi è stata
l'ennesima caccia al civile disarmato da parte di un terrorista
palestinese. Da Gaza si sparano continuamente razzi sui villaggi
ebraici dentro a Israele, senza che il mondo si agiti più che tanto. In
Italia si pubblicano liste di ebrei. Si potrebbe continuare a lungo.
Difficile negare che l'antisemitismo sia in piena forma e abbia ormai
travolto la barriera di ritegno imposta per qualche decennio dal
ricordo della Shoà. Essere antisemiti, con o senza la maschera
dell'antisionismo, è ormai più o meno normale. Insultare il prossimo
dandogli dell'ebreo è così comune che non si nota più. Sostenere che
Israele è la fonte di tutti i mali è più o meno ovvio. Non lo fanno
solo gli estremisti o le star avvinazzate, sono luoghi comuni, diffusi,
condivisi. Chi prova quotidianamente a contrastarli vede nei propri
interlocutori comuni, non militanti, incredulità e sconcerto, prima
ancora che polemica: come, credi davvero che Israele non sia uno stato
criminale e che gli ebrei non si siano trasformati in nazisti? Ma
allora devi essere un fanatico un po' matto...
E naturalmente, come sempre nella storia, ci si mettono anche gli ebrei
che hanno interiorizzato l'odio degli antisemiti o pensano di riuscire
più accettabili insultandosi da sé. Così negli ultimi giorni il
sociologo "liquido" Zygmund Bauman ("Il muro di Betlemme mi ricorda
quello del ghetto di Varsavia") e costantemente l'ebreo da teatro Moni
Ovadia che ha costruito la sua immagine sugli insulti più volgari
("stupidi", "fanatici", "razzisti", "colonialisti", "sgherri", "banda
bassotti", "rambo" ecc.) a Israele e al suo governo.
E' un clima di assedio progressivo, apparentemente
focalizzato sullo stato di Israele. Il prossimo passo importante sarà
la battaglia all'Onu sul riconoscimento di uno stato palestinese che
farà saltare definitivamente il quadro degli accordi di Oslo. E' sicuro
che questa battaglia sarà persa, il problema è il come e soprattutto
quel che ne seguirà. Ma non si capisce il perché dell'odio
antisraeliano così diffuso nel mondo se non si vede che Israele da
sempre è il nome collettivo degli ebrei e che oggi lo si colpisce "a
prescindere" dalle ragioni e dai torti come una volta si facevano i
pogrom su accuse ridicole senza badare affatto al loro fondamento.
E' in questo quadro che oggi si celebra una giornata europea della
cultura ebraica dal titolo non si capisce se più ridicolo o iettatorio.
Per favore, qualcuno spieghi che significa "Ebraismo 2.0". L'attributo
numerico 2.0 di solito si applica a programmi informatici che sono
stati riscritti per superarne i difetti, come ha raccontato anche David
Piazza nel suo blog. E' così? Qualcuno ha riscritto la Torah senza che
ce ne accorgessimo? Per renderla più moderna? Ha trasformato un gran
libro di discussioni e deliberazioni come il Talmud in un sito web
senza dircelo? Con le musichette e le animazioni Java? Per carità,
nessuno ha fatto questo, come nessuno dice di voler offrire tribune
agli antisemiti. Lo si fa così, senza badarci, per riuscire più
popolari, per sembrare aggiornati e fare il "tutto esaurito", per
offrire una faccia popolare e simpatica, per sostituire le barzellette
sugli ebrei raccontate da ebrei che sono divertenti (ma Freud ha
spiegato che servono a parare un po' l'aggressività, che sono l'altra
faccia dell'antisemitismo) alla Torah che sarà anche un gran libro, ma
in fondo è un po' noiosa e andrebbe proprio riscritta: ebraismo 2.0,
magari a fumetti e con barzellette su Moshé. Un ballo del Titanic. Un
suicidio grottesco. Come disse più o meno una volta il grande politico
francese Talleyrand, è qualcosa di peggio di un crimine, è un errore.
Ugo
Volli
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Israeliani in piazza contro il carovita
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di 450mila israeliani hanno manifestato in tutto il paese, ieri sera,
per protestare contro l’aumento del costo della vita e chiedere riforme
sociali. A Tel Aviv oltre 300mila persone hanno partecipato alla
“marcia di un milione di persone”, che si è conclusa nella piazza Kikar
Hamedina progettata dal celebre architetto Oscar Niemeyer. All’evento
finale hanno preso parte diversi musicisti, intellettuali, personalità
televisive. Daphni Leef e Itzik Shmuli, i due ragazzi che sono emersi
come leader delle proteste, si sono rivolti alla folla ringraziandola
per il sostegno, ribadendo la necessità di un cambiamento e promettendo
che non si fermeranno finché il governo non proporrà delle soluzioni.
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