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4 settembre 2011 - 5 Elul 5771
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Benedetto Carucci Viterbi Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino

La terza via che giustamente Dario Calimani vuole scoprire, in alternativa al pensiero forte ed al pensiero debole, mi sembra possa essere quella che potremmo chiamare il "pensiero toraico". Si fonda su un assunto forte, la Torah viene dal Cielo, e - posti alcuni "paletti" ermeneutici - consente infinite interpretazioni.

David
Bidussa,
storico sociale delle idee


David Bidussa
La comparazione in storia è utile se ci fa comprendere qualcosa di più di un quadro che molti banalizzano o di cui si sa molto poco e male. Se invece aggiunge una nuova banalizzazione, ciò che si produce è un innalzamento della nebbia. E’ ciò che si ricava dall’intervista di Zygmunt Bauman e della sua intervista al settimanale polacco “Politika” dove afferma l’equivalenza tra il muro di separazione nei territori occupati e il Ghetto di Varsavia. Un giudizio fuori misura.
Come mi sembrava puntuto sulla questione della primavera araba, Bauman mi sembra piatto quando paragona il muro di separazione al ghetto di Varsavia. Il ghetto di Varsavia era un prodotto preciso di una strategia concreta che riguardava il destino futuro di chi vi si trovava a vivere: una tappa di un processo a termine. Per essere più precisi: a breve termine.
A Ramallah è questo il destino? Non mi sembra. Con ciò non voglio dire che la condizione dei palestinesi nei territori sia felice, che non ci sia oppressione e che in alcuni casi ci siano questioni di diritti violati. Ma questo è radicalmente diverso da una politica di annientamento.Mettere insieme fenomeni e condizioni diverse e servire in tavola un “fritto misto” significa fare un pessimo servizio non solo a una migliore conoscenza della realtà ma anche al possibile raggiungimento di una qualche soluzione equanime, fondata sulla ragionevolezza. Ammesso che quella soluzione equanime a cui si dichiara di essere fedeli la si persegua per davvero e non si voglia fare del puro narcisismo intellettuale.

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davar
Qui Siena - Una Giornata per raccontarsi in 2.0
“Rifiutare qualsiasi forma di chiusura e di ripiegamento in noi stessi, rompere qualsiasi forma di isolamento e comunicare, questo è, al di là dei temi specifici, il grande fine unificante di tutte le edizioni della Giornata Europea della Cultura Ebraica che si sono succedute dal 2000 ad oggi e che si è rivelato uno dei mezzi più efficaci per cogliere le occasioni e le opportunità, forse irripetibili, che la società libera e democratica ci sta offrendo”. Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha aperto l’edizione 2011 della Giornata Europea della Cultura Ebraica, sottolineando l’importanza e la reciproca crescita che scaturisce dal rapporto tra l’ebraismo italiano e la società civile di cui questa manifestazione rappresenta un momento essenziale “Il nostro futuro e la continuità della nostra vitale presenza in Italia dipenderanno dalla capacità che dimostreremo di conservare e di valorizzare la nostra identità, vivendo in armonia e contribuendo al progresso del nostro paese e della nostra civiltà”.
La Giornata della Cultura, che ogni anno apre le porte dei luoghi di oltre 60 località in tutta Italia, rappresenta dunque uno dei momenti fondamentali per divulgare i valori che la minoranza ebraica offre. Nella settecentesca sinagoga di Siena, città capofila della rassegna, pochi passi dalla leggendaria Piazza del Campo, i rappresentanti delle istituzioni hanno portato il proprio saluto ai visitatori. A fare gli onori di casa, Guidobaldo Passigli, presidente della Comunità ebraica di Firenze, punto di riferimento della realtà ebraica senese. “Abbiamo avuto l’onore e l’onere di organizzare in pochi mesi gli appuntamenti di questa giornata, ma non dobbiamo dimenticare che oggi godiamo il frutto di progetti che sono stati realizzati nel corso di tanti anni, grazie all’impegno di tutta la città, che hanno portato al restauro della sinagoga – ha sottolineato Passigli nel porgere i ringraziamenti a tutti coloro che hanno contribuito all’organizzazione della Giornata, e in particolare la Fondazione Monte dei Paschi di Siena, che ha reso possibile i lavori di recupero della struttura, rappresentata dal consigliere Carlo Martinelli insieme all’architetto Renzo Funaro.
“Ebraismo 2.0, dal Tamud a Internet”, il tema scelto per l’edizione 2011, mette in evidenza la necessità di un connubio tra la capacità di ricordare il passato e mantenere vive e attuali le tradizioni e contemporaneamente guardare al presente e al futuro, soprattutto nel comunicare e raccontarsi alla società. Un connubio che permette di diffondere oggi in maniera ancora più efficacia la cultura ebraica come cultura di minoranza, come ha sottolineato nel suo intervento il rabbino capo di Firenze Joseph Levi, ricordando come il Talmud e le discussioni in esso contenute rappresentino l’esempio principe di convivenza e reciproco arricchimento tra cultura di maggioranza e di minoranza.
Mentre nella piazza del Mercato le installazioni multimediali consentono ai visitatori di immergersi in un tour virtuale sulla vita dell’ebraismo italiano, in attesa delle manifestazioni del pomeriggio, con lo spettacolo condotto dal giornalista David Parenzo e la lectio magistralis di Haim Baharier che saranno trasmessi in streaming in numerose località italiane, il sindaco di Siena Franco Ceccuzzi ha parlato del forte rapporto tra la città e la sua Comunità ebraica, nata a metà del Trecento, caratterizzato da momenti bui, ma anche di grande gioia. Una storia che è comune all’intera Toscana, come ha ricordato Cristina Scaletti, assessore regionale alla cultura, per cui “giornate come questa in cui in maniera festosa si apre la porta della propria cultura agli altri favoriscono in maniera fortissima il superamento dell’ignoranza e dei pregiudizi”. Generare conoscenza attraverso l’apertura, questo il messaggio trasversale dunque, che è stato ripreso anche dall’assessore provinciale alla formazione Simonetta Pellegrini. A portare il suo saluto è stato anche l’arcivescovo di Siena Buoncristiani.
Sulla storia della Giornata Europea della Cultura Ebraica, che nata nel 2000 porta ogni anno nei luoghi ebraici circa 200 mila visitatori, di cui 50 mila solo in Italia, è intervenuta Annie Sacerdoti, consigliere dell’UCEI e una delle tre “madri” della manifestazione.
“Più di dieci anni fa, insieme a Francia e Spagna abbiamo avuto l’idea di creare un momento dell’anno in cui in tutta Europa si raccontasse la realtà ebraica. Oggi sono 27 i paesi partecipanti. Desideriamo però che questa occasione non rimanga isolata e per questo ci stiamo muovendo per istituire un itinerario ebraico europeo che è già stato riconosciuto dal Consiglio d’Europa”.
“Da tempo immemorabile non si manifestava un interesse così spiccato e un desiderio così esplicito di conoscere la nostra cultura, le nostre tradizioni, la nostra religione e non ci pervenivano inviti forti e ripetuti a partecipare e a confrontarci – ha aggiunto ancora il presidente Gattegna – La nostra risposta non può che essere, come simbolicamente è questa Giornata, l’apertura delle porte dei luoghi dedicati alla cultura e alle tradizioni ebraiche per proseguire, con tutti coloro che dimostrano la loro disponibilità, il cammino della reciproca conoscenza, della comprensione e del rispetto”.

Rossella Tercatin


Ebraismo, la stella porta sul web 
Anche quest’anno nella prima domenica di settembre (quindi domani) si terrà in molti Paesi europei, ventisette per l’esattezza, la “Giornata europea della cultura ebraica”, giunta ormai alla sua dodicesima edizione. Lo scopo dell’iniziativa è quello di far conoscere il mondo ebraico e la sua cultura al mondo dei non ebrei: sinagoghe e musei ebraici aperti a tutti, visite guidate nei luoghi importanti dell’ebraismo, spettacoli, dibattiti, concerti, presentazioni di libri, cucina, collegamenti multimediali. In Italia, la città capofila è Siena, sede di un’antica comunità. Il tema di questo 2011 è però particolare, nella sua versione italiana “Ebraismo 2.0. Dal Talmud a Internet” (in quella francese, Patrimoine juiret modernité, in quella ing.ese, Facing the future). In sostanza, quel che si vuole sottolineare è il rapporto tra tradizione e futuro, tra testi e tecnologie, tra patrimonio ebraico e apertura verso il cambiamento. La premessa è l’idea che esista un rapporto ininterrotto tra tradizione e modernità, che quella ebraica sia sempre stata (e non soltanto oggi, dopo la rivoluzione informatica) una cultura aperta alle trasformazioni, volta verso l’accettazione del nuovo e la sua rielaborazione nella sfera della tradizione. Lo sottolinea, a proposito della giornata italiana, il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna, definendo gli ebrei come «un popolo in cammino» e richiamandosi all’esempio di Abramo, che affronta un viaggio verso l’ignoto alla ricerca del diverso. Un cammino che è ancora di fronte agli ebrei d’Europa, se pensiamo alle comunità che sono rinate nei paesi dell’Est europeo e alla sfida ancora incompiuta di creare un percorso comune per la diaspora europea, un ebraismo europeo per 1 Europa di domani. Certamente va in questa direzione la portata europea di questa giornata, come anche il progetto, non ancora realizzato, ma patrocinato dal Consiglio d’Europa, di un Itinerario ebraico europeo, che unisca i luoghi ebraici significativi dell’intera Europa. La giornata affronterà questa tematica da più punti di vista. Il primo, è quello del rapporto del mondo ebraico italiano con le tecnologie infnrmatirhp nn rannnrtn divenuto molto intenso negli ultimi anni, con la nascita di strumenti on line di diffusione e di conoscenza: il sito on line dell’Ucei, il Moked, nato nel 2008, dotato di rubriche quotidiane e di un’ottima rassegna stampa quotidiana; la nascita nel dicembre 2009 di un mensile cartaceo, Pagine Ebraiche, con i suoi supplementi per i bambini eper le comunità, sempre a cura dell’Ucei e diretto da Guido Vitale, da questo mese visibile su tablet e smartphone. Ma ci sono anche il nuovo sito della Comunità Ebraica Romana e la possibilità da settembre di scaricarne on line il giornale Shalom, oltre a numerose altre iniziative delle varie comunità e all’accelerazione del lavoro di informatizzazione di archivi comunitari, catalogazione di beni. Un lavoro informatico che è in stretto rapporto con quello giornalistico, come dimostra l’attenzione dimostrata dall’Ucei per il giornalismo, il praticantato sotto regida di Pagine Ebraiche di giovani aspiranti giornalisti, l’adozione di appuntamenti annuali di redazione aperta. Un’attenzione così viva da suscitare pochi giorni fa una vivace polemica sulle pagine online del Moked, dove si lamentava la scarsezza di vocazioni rabbiniche e l”‘eccesso” di vocazioni giornalistiche fra gli ebrei. Un popolo di giornalisti, dunque? Ma questo dell’incremento delle nuove tecnologie non è che una delle tematiche di questa giornata. Una seconda, credo altrettanto importante e significativa, è quella dell’apporto che la minoranza ebraica e la sua cultura possono dare a un mondo in sempre più veloce trasformazione. Si possono individuare nella tradizione ebraica delle particolarità che la rendano in grado di contribuire più in profondità a tali trasformazioni del nostro mondo e della nostra cultura? C’è nel modo di leggerei testi, di trasmettere le conoscenze, di discutere i problemi adottato nella tradizione ebraica un approccio particolarmente vicino a quello delle moderne tecnologie? Il tema ci ricorda il rapporto che alcuni psicoanalisti e semiologi degli anni Settanta del Novecento hanno posto tra la cultura talmudica e la psicoanalisi, tra le interpretazioni di Freud e quelle dei rabbini dei primi secoli. Anche adesso, il rapporto tra il Talmud e Internet è visto come un rapporto interno, di metodo, di analisi dei segni. Il Talmud insomma come un ipertesto, un testo cioè non statico, ma dinamico, in cui si può creare collegamenti intertestuali, insomma navigare. Tutti studi in via di grande sviluppo sia in Italia che in altri Paesi, npresi in molte delle iniziative di questa giornata e volti a sottolineare come nell’ebraismo la scrittura, in particolare quella talmudica, sia m continuo movimento, in continuo dialogo, proprio come il sapere di oggi, quale è stato trasformato dalle tecnologie informatiche. Un filo ininterrotto insomma, che unisce il dialogare degli antichi rabbini con le acquisizioni dell’oggi, la tradizione con il futuro.

Anna Foa, Avvenire, 3 settembre 2011


Qui Milano - “Comunicazione e interazione”
“La comunicazione e la divulgazione della cultura ebraica deve diventare il perno per l’interazione con la città di Milano”. Così il presidente della Comunità ebraica di Milano Roberto Jarach. Siamo alla dodicesima edizione della Giornata della Cultura Ebraica. Dinanzi alla sinagoga centrale di via Guastalla una folla si addensa all’entrata, curiosa di scoprire una millenaria cultura. Un’occasione più unica che rara, ricordano gli assessori del Comune di Milano, per potersi confrontare e soprattutto conoscersi al fine di limitare ogni forma d’intolleranza. Dopo i saluti delle autorità della città di Milano, della provincia e dell’Unione, segue l’intervento del rabbino capo di Milano Alfonso Arbib e la conferenza del prof. Giorello e del prof. Meghnagi su “Ebraismo 2.0 – Dal Talmud a Internet”. Nel pomeriggio, sempre in via Gustalla, si avranno tra gli altri gli interventi di Ruggero Gabbai e Alberto Jona su “quando il pensiero diventa immagine: da Benjamin a Zuckerberg” nell’ambito dell’esposizione e premiazione delle fotografie “Judaism in the Age of New Media”. Infine appuntamento al Centro Congressi Auditorium della Provicia di Milano per parlare di reti globali della musica ebraica e Parole e musiche degli ebrei d’Italia.

Francesca Hasbani

Qui Roma - Boom di visitatori al Museo Ebraico 
Come ogni anno, la città di Roma partecipa alla Giornata europea della cultura ebraica. Mostre, sinagoghe aperte, conferenze e anche balli per le vie dell’antico Ghetto: un programma ricco ed articolato, al quale è stato impossibile rinunciare, nonostante il meteo prevedesse pioggia e temporale. Notevole l’affluenza al Museo Ebraico: 900 persone, nelle prime tre ore di apertura, hanno avuto la possibilità di visitare le sale del museo ed il Tempio maggiore, approfittando dei tuor guidati ogni ora.
Di grande interesse le conferenze che si stanno svolgendo nella Capitale. Molti gli incontri inerenti al tema scelto per la dodicesima edizione della Giornata: Ebraismo 2.0 dal talmud a internet.
Ne è un esempio l’incontro “Gli ebrei nell’iconografia dall’Impero romano a internet” che ha avuto luogo questa mattina in piazza Margana. Soddisfazione per l’andamento delle prime ore di manifestazione è stata espressa dagli organizzatori. Come per le edizioni precedenti la Giornata, questo il sentimento prevalente, si sta confermando l’appuntamento ideale tra ebraismo e curiosità.

Sara Pavoncello

Qui Torino - Una Giornata in ricordo di Giorgina
“Non si può non pensare all’ebraismo come ad una religione fondante il nostro patrimonio culturale europeo” dice Piero Fassino all’inaugurazione della Giornata della Cultura Ebraica torinese nella sua prima visita da sindaco del capoluogo piemontese in questa sede. “È quindi giusto che le istituzioni sottolineino l’importanza di questa giornata” ha poi proseguito Fassino. Tra i presenti l’assessore comunale alla cultura Maurizio Braccialarghe e il presidente di circoscrizione Mario Levi.
La Giornata, giunta alla dodicesima edizione, si è aperta a Torino in Piazzetta Primo Levi con l’allestimento di un banchetto di libri organizzato dalle scuole ebraiche della città Colonna e Finzi ed Emanuele Artom. A seguire, sempre nel corso della mattinata, un convegno sul tema principale della Giornata, Ebraismo 2.0: dal Talmud a Internet, introdotto dal rabbino capo di Torino Rav Eliahu Birnbaum, tenuto da Rav Alberto Moshè Somekh e Gabriele Di Segni e moderato da Daniele Silva. Nel corso della giornata numerosi saranno gli eventi all’interno dei locali della comunità e fuori, come la visita ai reparti ebraici del cimitero monumentale di Torino e nella zona dell’ex ghetto.
La giornata si chiuderà nella piazzetta davanti alla sinagoga col concerto del gruppo Klezmer Nuages Ensemble, preceduto dallo spettacolo teatrale Fuori dal Ghetto, tratto dall’omonimo libro di Giulio Disegni e Giorgina Arian Levi, deceduta, quest’ultima, proprio l’altro ieri notte, lasciando, secondo le parole di Beppe Segre, nuovo presidente della comunità, “il ricordo d’una donna dal grande impegno politico e civile. Un’instancabile e vulcanica animatrice di Ha Keillah, il periodico ebraico torinese da lei fondato e diretto per molti anni. Ed il fatto che proprio questa sera sia rappresentato uno spettacolo tratto da un suo libro è il segno che il suo messaggio non muore”.

Tommaso De Pas
Qui Trieste - Una Giornata per attraversare i mari
E’ stato un successo di pubblico clamoroso a dare il via a Trieste alle manifestazioni per la Giornata europea della cultura ebraica. In mattinata l’inaugurazione della mostra Evraikì-Una diaspora mediterranea da Corfù a Trieste è stata seguita da centinaia di persone che hanno affollato la palestra della scuola ebraica e le sale del Museo della Comunità ebraica di Trieste. “Si tratta di un’iniziativa importante, che ci aiuta ad approfondire ulteriormente le peculiarità del mondo ebraico locale”, ha sottolineato il sindaco Roberto Cosolini, presente alla cerimonia insieme, tra gli altri, all’assessore comunale alla Cultura Andrea Mariani, consigliere della Comunità triestina e consigliere nazionale UCEI e al vicepresidente della Provincia Igor Dolenc.
La mostra è infatti dedicata alla storia, le tradizioni e le memorie dei tanti ebrei che alla fine dell’Ottocento giunsero a Trieste dall’isola di Corfù, in fuga da un violento attacco antisemita che segnò l’avvio di una diaspora di notevoli dimensioni. Si tratta di un primo contributo di ricerca che, ha sottolineato il presidente della Comunità Alessandro Salonichio, vuole rappresentare anche un omaggio a questa componente ancora così importante della realtà ebraica triestina. A inaugurare l’esposizione, curata da Tullia Catalan (supervisione scientifica generale); Annalisa Di Fant e Fabrizio Lelli, sono state dunque chiamate Lucia Eliezer Del Cielo, Diamantina Salonichio e Silva Belleli, accomunate dall’origine corfiota e dall’atroce esperienza della deportazione.
A segnare la mattinata anche la firma del gemellaggio tra la Comunità di Trieste e quella di Corfù, rappresentata da Refael Sousis e dal presidente Moisès Vellelis. Un atto che segna l’avvio di uno scambio e di un dialogo tra due realtà legate da una storia comune e dalla condivisione di tanta tradizione.
In serata appuntamento con Georges Moustaki, il celebre compositore e interprete di ascendenza corfiota che in un video realizzato dalla Comunità ebraica di Trieste (intervista di Daniela Gross; regia Nanni Spano e Fausto Vilevich; riprese Alain Moise Arbib; 15 minuti) racconta la sua famiglia, la sua identità e il rapporto con l’ebraismo e con una serie di testimonianze e musica. A seguire letture di testimonianze accompagnate dal pianoforte di Pierpaolo Levi per ripercorrere la vicenda che da Corfù disperse una comunità lungo le sponde dell’intero Mediterraneo.

Daniela Gross
Qui Venezia - Scienza, tecnologia e Halakhah
Venezia indossa la kippà con la dodocesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica dedicata quest’anno all’ebraismo 2.0. In un’affollata sala Montefiore il presidente della Comunità ebraica di Venezia, Amos Luzzatto, ha introdotto il ricco programma della giornata con un breve intervento su scienza, tecnologia e halakhah oggi alla presenza delle autorità intervenute: Il prefetto Luciana Lamorgese, Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, Stefano Beltrame, consigliere diplomatico della Regione Veneto, Raffaele Speranzon, assessore alla cultura della Provincia, Giovanna Barni, Presidente Pierreci Codess Coopcultura.
Tra gli eventi in programma troviamo, in mattinata, l’inaugurazione della mostra “Elevazioni e Permutazioni, artisti e Qabbalah” a cura di Maria Luisa Trevisan, mentre presso la Kosher House “Giardino dei Melograni” in Campo di Ghetto dall’ora di pranzo saranno allestite delle tavole imbandite per la degustazione di piatti tipici della tradizione giudaico-veneziana.
Da segnalare nel pomeriggio alle 16 il Jewish bookcrossing in campo di Ghetto Novo. Il Jewish bookcrossing prevede la “liberazione” di testi di Judaica in tutte le località italiane che aderiranno all’iniziativa. Sempre nel pomeriggio alle 17 ci sarà un nuovo Art Attack presso l’area didattica del museo in Calle del Forno dedicato alla mostra Elevazioni e Permutazioni.
La giornata terminerà alle ore 21 in Campo di ghetto Novo con il concerto Suoni ebraici in Progress (Vitebsk – Berlino Hollywood).

Michael Calimani

Qui Mantova - Grande emozione per il Qaddish di Verdi
A Mantova grande attesa per l’esecuzione del ritrovato Qaddish verdiano affidato alla curatela di Stefano Patuzzi. Il giardino e l’ingresso della Comunità gremiti, il benvenuto come di consueto caloroso e partecipato del presidente Fabio Norsa, i saluti delle autorità cittadine e finalmente l’ingresso nel Tempio, dove si è potuto assistere all’esecuzione del Qaddish musicato da Giuseppe Verdi grazie alla Schola Cantorum “Pietro Pomponazzo” (soprano Antonella Antonioli e direttore Roberto Fabiano). Tale l’affluenza del pubblico da chiedere al Coro almeno un bis, per consentire a tutti di entrare in gruppi. In questa occasione è stato presentato anche il nuovo libro di Emanuele Colorni, vice presidente della Comunità, “C’era una volta il ghetto”, in anteprima a pochi giorni dall’ufficiale uscita in programma per il Festivaletteratura. In serata sarà la volta del volume “Ebraismo in musica – dalla Mantova di Salomone Rossi al Qaddish di Giuseppe Verdi”, a cura di Stefano Patuzzi (ed Di Pellegrini), poi nuovo musica ebraica nel teatro Bibiena con Angel Harkatz e il suo complesso vocale e strumentale. Un anno fa era stato annunciato l’inizio del progetto di digitalizzazione e messa in rete del prestigioso Archivio storico della Comunità e siamo davvero a buon punto: tra poco questo prezioso patrimonio sarà consultabile da tutti e gratuitamente con un semplice click; Mantova 2.0: dal Talmud a internet (passando da Verdi e dal Festivaletteratura), una piccola Comunità che valorizza il suo passato e guarda al futuro.

Angelica Bertellini
Giorgina Arian Levi (1910-2011)
Centouno anni in cammino verso la libertà
I Cordoglio ed emozione, a Torino e in Italia, per la scomparsa di Giorgina Arian Levi. Ebrea torinese, combattente per la libertà, esponente politica, docente, storica, giornalista, Giorgina aveva da poco festeggiato, nella Casa di riposo della Comunità ebraica di Torino, i 101 anni ed era stata insignita recentemente dal sindaco Chiamparino della massima onoreficenza dedicata a un cittadino del capoluogo piemontese, il sigillo della città.
“Mi associo – afferma, in un messaggio rivolto agli ebrei torinesi e al sindaco di Torino Piero Fassino, il Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna – al dolore per la scomparsa di Giorgina Arian Levi. E’ stata una grande figura di intellettuale, di storica di giornalista e di donna impegnata in politica, parlamentare diverse legislature. Si è sempre battuta in difesa della libertà e della giustizia e si impegnata per la trasmissione ai giovani della storia del popolo ebraico e della Shoah. Con lei scompare una grande figura dell’ebraismo torinese”.
“Con la sua dolce voce e la sua forte personalità – ha affermato la vicepresidente UCEI Claudia De Benedetti – ha restituito alla memoria di noi torinesi gli anni più tragici del secolo scorso Dall’esilio alla scrittura, ha vissuto cent’anni senza mai stancarsi di trasmettere il suo pensiero di donna coraggiosa. Del periodo nazi-fascista in Italia ricordava la sofferenza di alcuni uomini e la crudeltà di tutti gli altri, l’ammazzare di fretta.“Non si prendevano nemmeno il tempo di uccidere.” ripeteva e aggiungeva decisa: “Ciò che non ti ammazza ti apre la testa. Da lei ho imparato l’amore per la libertà, libertà che va difesa per impedire che la Shoah possa anche solo scomparire dai libri di Storia”.
Più volte protagonista, a Torino e altrove, della Giornata europea della cultura ebraica, proprio questa sera la sua Comunità la ricorderà mettendo in scena una riduzione teatrale tratta dal suo studio storico “Fuori dal ghetto”, dedicato alle libertà civili conquiestate nel 1848.
Figlia di Gemma Montagnana, sorella di Rita Montagnana (moglie di Palmiro Togliatti), Giorgina Arian Levi dopo la laurea in Lettere all’Università di Torino ha poi insegnato al liceo classico Vincenzo Gioberti. Saggista e storica, studiosa del movimento operaio, dell’ebraismo e dell’America Latina, nel 1939 emigrò in Bolivia con il marito tedesco, il medico Heinz Arian (anche lui ebreo), a seguito della promulgazione delle leggi razziste. Rientrata in Italia nel 1946, ha svolto un’intensa attività politica nel Partito Comunista Italiano, che ha rappresentato prima come consigliere comunale a Torino e poi come membro della Camera dei deputati (1963-1972), dove ha inoltre ricoperto la carica di segretario della Ottava commissione (Istruzione e Belle arti) (1968-1972). Nel 1975 ha fondato e diretto per molti anni il bimestrale ebraico torinese Ha Keillah (la Comunità), organo del Gruppo di Studi Ebraici di Torino.
Lo scorso anno per il suo centesimo compleanno ha ricevuto presso la Sala Rossa del municipio di Torino, il prestigioso riconoscimento del Sigillo della città.
Per la Giornata della cultura ebraica 2010 era stata al centro dei festeggiamenti della Comunità di Torino. In una cerimonia organizzata dal Partito Democratico di San Salvario, a cui aveva ancora espressamente chiesto d’essere iscritta per il 2010, davanti alla Sinagoga di Torino, avevano partecipato diverse personalità della cultura e della politica in mezzo a centinaia di persone comuni e decine di giovani, ai quali Giorgina Arian Levi ha rivolto un appello nel suo breve intervento conclusivo: “Vi ringrazio tutti – ha detto – ho scoperto con sorpresa e soddisfazione d’aver fatto qualcosa di utile nella mia lunga vita. Ma se oggi io non posso più dare un grande contributo, voi non mollate, non mollate, non mollate mai”! “Sono grata alla mia città – aveva aggiunto – sono nata nell’austera e bella Torino. Qui ho combattuto in favore delle minoranze, ho lavorato per anni perché questa città diventasse per tutti e di tutti. In un secolo di vita ho potuto vivere con determinazione e impegno, testimoniando nelle scuole contro il razzismo e l’antisemitismo. Vorrei ricordare che la libertà e la democrazia sono l’unica strada per costruire una società sana”.
Il Consigliere UCEI Giulio Disegni, per tanti anni al suo fianco nel Gruppo di studi ebraici e nel giornale Hakeillah, aveva allora ricordato la valenza del suo impegno: “Si è battuta in campo ebraico e in campo politico – aveva detto – per i diritti delle donne, per i poveri, per i lavoratori, per gli studenti, per gli immigrati. In questo risiede la grande attualità della sua figura”.
Il Consiglio della Comunità di Torino ha comunicato che gli ebrei torinesi si raccoglieranno per dare l’ultimo saluto a Giorgina lunedì, 5 settembre alle 11 alla camera mortuaria dell’Ospedale Mauriziano (lato corso Re Umberto). Su richiesta del sindaco Piero Fassino la salma sosterà nella Sala Rossa del Comune dalle 15 alle 20 di lunedì.
                                                                                         
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pilpul
Davar acher - Ballando sul Titanic
Ugo VolliSpigolatura di notizie degli ultimi due o tre giorni: a Venezia, profanato con svastiche il cimitero ebraico. A Jedwabne, nella Polonia orientale, distrutto il monumento ai 340 ebrei che nel luglio 1941 furono concentrati in un fienile in questa localita' e bruciati vivi da un commando nazista, con la partecipazione della popolazione polacca del luogo. In Francia, la parola "Shoà", se non proprio la cosa stessa, è bandita dai libri di scuola, per decisione del Ministero dell'Istruzione. Bisogna dire pudicamente "anéantissement", distruzione, che oltre a essere una brava parola francese, fa mano paura, è più normale – chi, che cosa non è distrutto prima o poi nella storia? 
In Germania il premio Nobel Gunther Grass dichiara che in fondo non c'è troppa differenza fra la Shoà e la morte di stenti dei soldati tedeschi fatti prigionieri alla fine della Seconda Guerra mondiale (che non è negare tanto l'unicità del genocidio subito dagli ebrei, ma la sua volontarietà e programmazione, argomento di tutti i negazionismi). In Gran Bretagna, un concerto della Filarmonica di Israele alla Royal Albert Hall è stato impedito dalla contestazione di un gruppo di scalmanati. In Turchia, il governo che è stato sonoramente smentito dal rapporto Palmer sugli incidenti della flottiglia di un anno fa, minaccia Israele di tutti i mali, compreso uno scontro navale se vi sarà una prossima flottiglia. A Tel Aviv, tre giorni fa, vi è stata l'ennesima caccia al civile disarmato da parte di un terrorista palestinese. Da Gaza si sparano continuamente razzi sui villaggi ebraici dentro a Israele, senza che il mondo si agiti più che tanto. In Italia si pubblicano liste di ebrei. Si potrebbe continuare a lungo.
Difficile negare che l'antisemitismo sia in piena forma e abbia ormai travolto la barriera di ritegno imposta per qualche decennio dal ricordo della Shoà. Essere antisemiti, con o senza la maschera dell'antisionismo, è ormai più o meno normale. Insultare il prossimo dandogli dell'ebreo è così comune che non si nota più. Sostenere che Israele è la fonte di tutti i mali è più o meno ovvio. Non lo fanno solo gli estremisti o le star avvinazzate, sono luoghi comuni, diffusi, condivisi. Chi prova quotidianamente a contrastarli vede nei propri interlocutori comuni, non militanti, incredulità e sconcerto, prima ancora che polemica: come, credi davvero che Israele non sia uno stato criminale e che gli ebrei non si siano trasformati in nazisti? Ma allora devi essere un fanatico un po' matto...
E naturalmente, come sempre nella storia, ci si mettono anche gli ebrei che hanno interiorizzato l'odio degli antisemiti o pensano di riuscire più accettabili insultandosi da sé. Così negli ultimi giorni il sociologo "liquido" Zygmund Bauman ("Il muro di Betlemme mi ricorda quello del ghetto di Varsavia") e costantemente l'ebreo da teatro Moni Ovadia che ha costruito la sua immagine sugli insulti più volgari ("stupidi", "fanatici", "razzisti", "colonialisti", "sgherri", "banda bassotti", "rambo" ecc.) a Israele e al suo governo.
E' un  clima di assedio progressivo, apparentemente focalizzato sullo stato di Israele. Il prossimo passo importante sarà la battaglia all'Onu sul riconoscimento di uno stato palestinese che farà saltare definitivamente il quadro degli accordi di Oslo. E' sicuro che questa battaglia sarà persa, il problema è il come e soprattutto quel che ne seguirà. Ma non si capisce il perché dell'odio antisraeliano così diffuso nel mondo se non si vede che Israele da sempre è il nome collettivo degli ebrei e che oggi lo si colpisce "a prescindere" dalle ragioni e dai torti come una volta si facevano i pogrom su accuse ridicole senza badare affatto al loro fondamento.
E' in questo quadro che oggi si celebra una giornata europea della cultura ebraica dal titolo non si capisce se più ridicolo o iettatorio. Per favore, qualcuno spieghi che significa "Ebraismo 2.0". L'attributo numerico 2.0 di solito si applica a programmi informatici che sono stati riscritti per superarne i difetti, come ha raccontato anche David Piazza nel suo blog. E' così? Qualcuno ha riscritto la Torah senza che ce ne accorgessimo? Per renderla più moderna? Ha trasformato un gran libro di discussioni e deliberazioni come il Talmud in un sito web senza dircelo? Con le musichette e le animazioni Java? Per carità, nessuno ha fatto questo, come nessuno dice di voler offrire tribune agli antisemiti. Lo si fa così, senza badarci, per riuscire più popolari, per sembrare aggiornati e fare il "tutto esaurito", per offrire una faccia popolare e simpatica, per sostituire le barzellette sugli ebrei raccontate da ebrei che sono divertenti (ma Freud ha spiegato che servono a parare un po' l'aggressività, che sono l'altra faccia dell'antisemitismo) alla Torah che sarà anche un gran libro, ma in fondo è un po' noiosa e andrebbe proprio riscritta: ebraismo 2.0, magari a fumetti e con barzellette su Moshé. Un ballo del Titanic. Un suicidio grottesco. Come disse più o meno una volta il grande politico francese Talleyrand, è qualcosa di peggio di un crimine, è un errore.

Ugo Volli


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contro il carovita

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Più di 450mila israeliani hanno manifestato in tutto il paese, ieri sera, per protestare contro l’aumento del costo della vita e chiedere riforme sociali. A Tel Aviv oltre 300mila persone hanno partecipato alla  “marcia di un milione di persone”, che si è conclusa nella piazza Kikar Hamedina progettata dal celebre architetto Oscar Niemeyer. All’evento finale hanno preso parte diversi musicisti, intellettuali, personalità televisive. Daphni Leef e Itzik Shmuli, i due ragazzi che sono emersi come leader delle proteste, si sono rivolti alla folla ringraziandola per il sostegno, ribadendo la necessità di un cambiamento e promettendo che non si fermeranno finché il governo non proporrà delle soluzioni.








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