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4 ottobre 2011 - 6 Tishri 5772
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Uno dei riti principali del Giorno di Kippùr ai tempi in cui esisteva il Santuario era l’offerta dell’incenso “qetoret”, dalla radice “qesher” che significa connessione. Il Sommo Sacerdote doveva introdurre nell’area più sacra del Tempio di Gerusalemme un incensiere d’oro con undici tipi di sostanze, di cui dieci profumate e una maleodorante, e invocare quindi il perdono dell’Eterno per tutto il popolo. Gli undici ingredienti dovevano essere preventivamente triturati finemente al fine di ricavare un’unica sostanza miscelata.  A significare che solo fondendo le nostre individualità possiamo costituire un’unica entità. E solo se ci  “connettiamo”  tutti possiamo neutralizzare e integrare gli elementi dall’ “odore sgradevole”. Da quando questo rito non è stato più possibile il cerimoniale dell’incenso ha assunto nella liturgia quotidiana, in particolare in quella sefardita, un tono di rievocazione nostalgica per ricordare qualcosa che non si considera finito ma solo sospeso nel tempo. Resta, tuttavia, inalterato l’invito a macinare il nostro ego per metterlo al servizio della collettività. Una singolare e imprescindibile procedura per presentarci nel nostro intimo Santo dei Santi nel sacro Giorno del Kippùr.

Dario
 Calimani,
 anglista


Dario Calimani
Talora può capitare di scrivere con il tremore nella penna. Fra esperti di cultura ebraica ci si chiede se vi siano delle mitzwoth ‘dimenticate’. C’è chi cita il filo azzurro degli tzitzioth e chi l’incenso da bruciare nel Tempio, di cui non è stata tramandata la ricetta per timore che cadesse in mani idolatre. Qualcun altro cita la berachà da recitare quando ci si imbatte in una persona – o albero o animale – di estrema bellezza (‘shekàkha lo be’olamò’: ‘Benedetto Colui che ha queste cose nel Suo mondo’, TB, Berachot 58b). Non la si deve recitare perché, secondo i Posekim, non si è tramandato il criterio in base al quale considerare il bello. Si rischierebbe cioè di dire una berachà inutile (‘levatalà’), per una persona che non è poi così bella. E infatti, il Chafetz Haim suggerisce di evitare nella benedizione il Nome del Signore (Mishna Brura 225:10, commento 32), Ma si parla di persona bella fuori o bella dentro? E il bello, poi, (modelli greci a parte) non è sempre stato soggettivo? Chi può decidere a chi e a che cosa io debba donare il mio stupore? E se si evita di dire una berachà per timore di potersene pentire, non è forse quella una mitzwah perduta e una mancata lode al Creatore? Meglio una berachà per un motivo di cui ci si potrà ricredere o una berachà mancata? Sono interrogativi che affascinano la mente e affinano l’intelletto, ma che forse diventano pericolosi nelle mani di chi cerca di metterli in pratica senza una guida. Dunque, è forse una fortuna che si sia perduto il criterio oggettivo per il riconoscimento del bello. Le regole certe e rigorose, come ogni modello forte, sono un’imposizione che riduce lo spazio del dialogo e del dissenso. E poi, il senso del bello è preferibile tenerselo ben stretto, dentro di noi, come un segreto da custodire gelosamente. Il solo parlarne per condividerlo rischia di farlo sfiorire.

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davar
Qui Roma - Ida Marcheria (1929-2011)
Ultimo saluto questa mattina per Ida Marcheria, ebrea triestina di origine corfiota, testimone della Shoah, romana d’adozione dopo la scelta maturata nel dopoguerra di trasferirsi nella Capitale dove aveva aperto un famoso laboratorio di cioccolata nel quartiere Africano. Il feretro ha sostato alcuni minuti davanti alla sinagoga maggiore sul Lungotevere Cenci alla presenza tra gli altri di numerosi leader ebraici e rabbini (fra cui il presidente della Comunità Riccardo Pacifici e il consigliere dell'Unione delle Comunità ebraiche Italiane Victor Magiar), degli ultimi due sindaci di Roma Walter Veltroni e Gianni Alemanno, del presidente della Provincia Nicola Zingaretti e del presidente della Regione Lazio Renata Polverini. Affacciato alla finestra del suo appartamento di via Catalana anche il rabbino capo emerito di Roma rav Elio Toaff. Terminata la cerimonia al Portico d’Ottavia, molti tra i presenti si sono poi diretti alla sezione ebraica del cimitero del Verano dove hanno avuto luogo i funerali.

Qui Roma - "Ida, instancabile voce della Memoria"
Esprimendo il dolore degli ebrei italiani per la scomparsa di Ida Marcheria, il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato: "Con la scomparsa di Ida Marcheria perdiamo un’altra grande e instancabile testimone della Shoah, una voce e una mente sempre lucide che hanno permesso a molte generazioni di studenti di conoscere l’orrore dei campi di sterminio nazisti e di comprendere l’importanza della Memoria. Quella stessa Memoria che da parte di alcuni viene ancora messa in discussione e che è invece nostro compito tramandare anche alla luce della progressiva scomparsa delle vittime di quegli atroci crimini. In queste ore dolorose un pensiero va alla famiglia di Ida nella consapevolezza che la sua straordinaria lezione di coraggio non sarà mai dimenticata".

Qui Torino - Gli ebrei e l'orgoglio di essere italiani
Gli ebrei italiani hanno chiaro il significato della loro partecipazione determinante alla formazione dell'identità nazionale. Ma non altrettanto può dirsi per quanto riguarda la consapevolezza della popolazione italiana. Salutando i molti studiosi raccolti a Torino nella prestigiosa sede dell'Archivio di Stato per partecipare al convegno "1848-1914. Gli ebrei e l'orgoglio di essere italiani", il sindaco di Torino Piero Fassino (nell'immagine assieme ai vicepresidenti dell'UCEI Claudia De Benedetti e Anselmo Calò e al presidente della Comunità ebraica Torinese Giuseppe Segre) ha tenuto a ribadire come sia necessario offrire riconoscimento e spazio alla vicenda degli ebrei italiani.
Numerosissimi gli spunti storici affrontati dagli intervenuti. Fra gli interventi in agenda, sotto la presidenza di Franco Segre e Tullio Levi, quelli di Maddalena Del Bianco (Nuove figure di rabbino nell’età dell’emancipazione e dell’Italia unita), Giovanni Miccoli (La Chiesa, lo Stato e gli ebrei nell’Italia liberale), Micaela Procaccia (Conservare, ricordare e raccontare: il Bel Paese degli ebrei italiani), Cristiana Facchini (Religione e libertà nella cultura ebraica liberale), Carlotta Ferrara degli Uberti (L’appartenenza alla nazione nell’autorappresentazione della stampa ebraica), Ulrich Wyrwa (Il peso e le forme dell’antisemitismo politico), Tullia Catalan (L’integrazione degli ebrei dopo l’emancipazione: un percorso non lineare).
Nel corso del convegno anche la presentazione del volume di studi "Gli ebrei e l'orgoglio di essere italiani" (Zamorani editore) a cura di Fabio Levi che raccoglie le letture commentate di scritti di personaggi ebrei del Risorgimento organizzate dalla Comunità torinese e dall'Archivio Terracini. Fra i tanti saluti, in apertura dei lavori, anche quelo della vicepresidente UCEI De Benedetti, che ha dedicato poche parole per ricordare l'editore Angelo Fortunato Formiggini. All'indomani delle leggi razziste "in una mattina densa di nebbia del 29 novembre 1938 - ha detto - si buttò dalla Ghirlandina, la storica torre della città di Modena, gridando «Italia, Italia, Italia». Era ebreo ma non si uccise per questo, si è tolto la vita perché volevano ridurlo a essere «soltanto» un ebreo. Voleva essere un uomo, un italiano per nazionalità, cultura e radici italiane".

Qui Roma - Medio Oriente e processo di pace
Il futuro di Israele, le aspirazioni di indipendenza del popolo palestinese, il ruolo delle Nazioni Unite e della diplomazia internazionale nella pacificazione del Medio Oriente. Sono alcuni di temi attorno cui ruotava il convegno Israele e palestinesi: La battaglia dell’Onu e il processo di pace svoltosi nella Sala delle Colonne della Camera dei deputati. Apertosi con un intervento del ministro degli Esteri Franco Frattini, il convegno ha visto inoltre la partecipazione del presidente dell’Associazione parlamentare di amicizia Italia-Israele Enrico Pianetta, del direttore de l’Occidentale Giancarlo Loquenzi, del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, del direttore del Global Research in International Affairs Center Barry Rubin, del direttore de Il Tempo Mario Sechi, del vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera Fiamma Nirenstein. Tra gli altri il ministro Frattini ha ribadito la posizione dell’Italia nel merito della recente richiesta di riconoscimento dello Stato palestinese all’Onu. “In Medio Oriente non vogliamo né vinti né vincitori” ha affermato il titolare della Farnesina. “L’Italia – ha poi aggiunto – ha dimostrato di essere il migliore amico di Israele in Europa ma allo stesso tempo riconosce i diritti dei palestinesi. Sono convinto che lo Stato palestinese debba essere una realtà così come sono convinto che Abu Mazen voglia la pace al pari di Netanyahu e che lo stesso Abbas sia oggi il migliore interlocutore possibile per Israele per raggiungere questo obiettivo”.

pilpul
"Impegno rigoroso per la libertà d'espressione"
Ho letto con soddisfazione i chiarimenti apparsi sul notiziario l'Unione informa e la conferma di un impegno rigoroso nella difesa della libertà d'espressione. E’ infatti con scoramento progressivo che leggo la newsletter negli ultimi tempi, trovandovi dei pezzi che stanno trasformando questo portale in un’arena di duellanti, simile a quei penosi spettacoli televisivi, dove si ingaggiano personaggi che si insultino reciprocamente, allo scopo di aumentare l’audience, facendo leva sugli interessi morbosi degli spettatori. L’intento dichiarato del portale è quello di offrire uno spazio aperto per dare voce alle diverse idee che sono presenti all’interno dell’ebraismo italiano, consentendo di esprimerle e di offrirle alla interpretazione dei lettori.
Purtroppo, un opinionista abituale del portale ed altri collaboratori saltuari, stanno portando avanti aggressivamente una linea molto diversa da quella dichiarata nelle intenzioni dell’editore. In primo luogo, anziché controbattere alle idee altrui con idee diverse in un civile confronto, si lanciano attacchi alla persona dell’autore avverso, il quale viene trattato come un bersaglio da denigrare, con offese e ingiurie che vorremmo proprio non leggere in un contesto come il portale dell’UCEI. In ciò viene purtroppo seguita la condotta della società che ci circonda, ricopiandone peraltro i comportamenti più biasimevoli. In secondo luogo, si vuole portare avanti insistentemente la proposta che le opinioni difformi dalle idee che secondo questi opinionisti rappresentano la posizione della maggioranza dei lettori, non debbano trovare accesso al Portale dell’ebraismo italiano. La linea di pensiero considerata ortodossa è quella rappresentata politicamente dai partiti israeliani della destra attualmente al governo e dalle idee di uno dei tronconi del sionismo storico, quello revisionista.
Qualsiasi argomentazione difforme da queste posizioni, proveniente dal mondo ebraico diasporico o dal variegato universo politico e intellettuale israeliano, non dovrebbe essere proposta sul portale, in quanto potenzialmente o esplicitamente “anti-israeliana e quindi antisemita” (trasformando artificiosamente una opinione contraria ad una parte politica come equivalente ad una posizione contraria alla legittimità dello stato di Israele o addirittura antisemita). Di fatto, si vorrebbe operare una censura preventiva su quelle opinioni, con la presunta affermazione “democratica” che chi vuole leggere quelle idee avverse può andare a cercarle negli spazi opportuni (come i giornali di una determinata parte politica),
Tuttavia, le maggioranze politiche sono contingenti e transitorie e non possono certo essere considerate il metro per giudicare la liceità delle opinioni provenienti dal vasto mondo ebraico, arrivando a tracciare un confine tra chi va considerato all’interno di esso e chi ne va estromesso (tacciandolo con l’espressione dell’odio ebraico di sé).
Chiunque si senta legato al retaggio storico e culturale dell’ebraismo deve avere il diritto di far sentire la propria voce in un contesto ebraico. Questo dovrebbe essere il significato di unità del popolo ebraico. L’unità non dovrebbe certo essere intesa come pensiero unico imposto da una sola componente. Del resto, la storia del pensiero ebraico nei secoli ci ha mostrato una infinità di voci; alcune sembravano fortunate al loro esordio e sono poi state dimenticate, altre apparivano marginali e sono cresciute nel tempo divenendo rilevanti. La storia ha poi decretato il successo o meno delle idee, non la censura preventiva.
In conclusione, ritengo che gli organi dirigenti dell’UCEI, responsabili della linea editoriale del portale e del mensile Pagine Ebraiche, debbano rafforzare la difesa della pluralità delle idee e difendere una scelta che tenga conto del fatto che l’UCEI rappresenta gli ebrei italiani e non soltanto una parte di essi, anche se fosse la parte maggioritaria.
Sarebbe un ottimo inizio per l’anno nuovo.

Marcello Di Segni

Prosegue il dibattito su libertà d'opinione e diversità di posizioni riguardo alla situazione in Medio Oriente. Sul Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it fra gli interventi pervenuti in redazione quelli di Giorgio Gomel, Vittorio Pavoncello, Victor Magiar, Ugo Volli, Michele Steindler, Valerio Aaron Fiandra, Giuseppe Damascelli, Aldo Zargani, Paola Di Cori, Lello Dell’Ariccia, David Calef, Francesca Alatri, Lee Colbert, Dalia Aminoff, Daniele Naim, Alberto Zevi, Giordano Zevi, Andrea Damascelli, Anna Rossi-Doria, Italo Pergola, Giuseppe Damascelli, Elena Magoia, Lina Zargani, Fiammetta Bises, Mila Manasse, Clotilde Pontecorvo, Marina Del Monte, Bruno Segre (Milano), Michele Luzzati (Pisa), Marina Morpurgo (Milano), Celeste Nicoletti, Tamara Levi, Giorgio Canarutto, Daniele Amati, Susanna Sinigaglia, Andrea Billau, Marco Canarutto, Joan Haim, Stefano Levi Della Torre, Giacoma Limentani, Giorgio Segrè, Lina Cabib, Annalisa Di Nola, Lucio Damascelli, Paolo Amati, Pupa Garribba, Ariela Böhm, Roberto Piperno, Bruno Osimo, Marco Ramazzotti Stockel, Carla Ortona, David Terracini, Roberto Lehman, Gavriel Segre, Deborah Taub, Franco Segre, Alda Segre, Paola De Benedetti, Ester Fano, Claudio Canarutto, Laura Vitale Contini, Bruna Laudi, Marina Astrologo, Giorgio Coen, Marcello Di Segni

Lezioni d'ebraico, lezioni di Israele
Secondo una recente indagine di J-street lo Stato d’Israele è al settimo posto tra le preoccupazioni degli ebrei americani; il rapporto curato dalla nostra associazione, “Cittadini del mondo, un po’ preoccupati” (a cura di Saul Meghnagi, Giuntina) descrive un quadro simile tra i giovani ebrei italiani: il rapporto con Israele è certamente molto stretto, ma sul piano delle prospettive i giovani sembrano avere altre priorità. La settimana scorsa Gadi Luzzatto Voghera ha ribadito un concetto che abbiamo spesso sostenuto su queste colonne: l’argomento “Israele” viene usato da molti leader ebrei per conquistare un consenso all’interno delle comunità, con la conseguenza negativa di dividere in fazioni contrapposte. Certo, non tutti gli ebrei la pensano allo stesso modo sulle scelte politiche d’Israele, e del resto sarebbe strano se ci fosse una Diaspora monolitica di fronte alla grande varietà di posizioni della società israeliana. Tutti gli ebrei sono legatissimi allo stato d’Israele e temono per la sua sopravvivenza; al tempo stesso divergono su quali siano le misure più utili a garantirne la sicurezza. Sbaglia chi demonizza o insulta chi la pensa diversamente, non solo perché si mostra incivile ma soprattutto perché quest’atteggiamento non è utile.
Come spesso ripetono i nostri rabbini, sono altri i problemi veri delle nostre comunità, e l’esito del conflitto mediorientale non dipende in alcun modo da noi. Alla vigilia di Kippur la mia proposta è questa: per ogni discussione o articolo su Israele, ognuno di noi si impegna a prendere una lezione di ebraico. Così, tanto per sapere di che cosa stiamo parlando e sprecare un po’ meno fiato.  

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas

notizie flash   rassegna stampa
Qui Eilat - Aperto il Museo delle cere
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E' stato appena inaugurato, nella città israeliana di Eilat, il museo delle cere all’Imax Theater 3D. Agli occhi dei visitatori si apre una galleria di oltre 150 sculture di cera, che ritraggono star internazionali tra cui Robert De Niro e Angelina Jolie, personaggi entrati nel Guinness dei primati, icone della mitologia greca e delle antiche leggende. L’Imax Theater offre oggi anche la possibilità di assistere a proiezioni di film in 3D su uno schermo eight story high con un impianto digital sound da 12 mila watt. Situato nel centro di Eilat, l’Imax è facilmente accessibile e a breve distanza dai principali hotel sulla spiaggia nord di Eilat. Turisti e visitatori possono anche optare per lo speciale biglietto valido tre giorni, che permette di accedere a varie proiezioni di film in 3D e di visitare il Museo delle cere.
 

Tutti i quotidiani di oggi, il GR ed i TG, hanno dedicato un commosso ricordo a Ida Marcheria: con lei scompare una delle ultime testimoni di Auschwitz, dove venne deportata giovanetta a solo 14 anni. Vide morire subito la mamma, più tardi il padre e tanti altri, mentre lei si aggirava, per selezionarli, tra i vestiti e gli altri oggetti dei tanti trucidati.

Emanuel Segre Amar












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