se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

5 ottobre 2011 - 7 Tishri 5772
linea
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
linea
sciunnach
David Sciunnach,
rabbino


Un giorno Rabbì Chelbò domandò a Rabbì Shmuèl ben Nachman: "Ho sentito dire che sei molto bravo ad interpretare le Sacre Scritture, come interpreti il verso di Echà (3, 44) dove è scritto Ti sei coperto o Signore in una nube affinché non ti giungesse la preghiera”. Egli rispose: "La preghiera è stata paragonata a una fontana mentre la Teshuvà - il pentimento - è simile al mare. Così come una fontana può essere a volte aperta e a volte chiusa, così la Tefillàh a volte giunge a Dio, ed Egli ci esaudisce, e a volte non giunge al Santo Benedetto Egli Sia. Ma le acque del mare scorrono ininterrottamente, così le porte del cielo sono sempre aperte per ricevere la Teshuvà di un cuore sinceramente pentito.

 Davide  Assael,
ricercatore



davide Assael
Ho recentemente letto uno studio di Gheula Canarutto dedicato al rapporto fra economia di mercato ed etica ebraica (“Responsabilità ed etica ebraica”, Egea, 2006, pp. 117). L’analisi discute i diversi ambiti della vita economica (determinazione del valore della merce e fissazione dei prezzi, concorrenza, monopolio, contratti, interessi…), tutti riconducibili ad una prospettiva critica rispetto al dogma dell’autoregolamentazione del mercato, che invece, sostiene l’autrice riferendosi all’etica ebraica, necessita di limiti esterni che spostino la sua azione verso l’orizzonte della giustizia sociale. Così impostato, lo studio non può che andare in contro alle tradizionali critiche liberiste, che con facilità dimostrerebbero come ogni limite rappresenti un impedimento alla crescita col conseguente aumento di disoccupazione… fino all’avvitarsi di una crisi più generale. Non si potrebbe piuttosto immaginare il limite ebraico come subordinato all’intenzionalità etica di partenza? In tal modo potrebbero realizzarsi strategie variabili a seconda delle circostanze, che necessitano, di volta in volta, di politiche liberalizzatici come di interventi regolizzatori. Un ‘interpretazione dell’idea di limite che andrebbe conseguentemente estesa ai diversi settori della vita, ricordando sempre che “Ad-nai elohenu Ad-nai echad”: tutti i valori trovano la propria unità nell’ideale divino, non riducibile ad alcuna strategia particolare. Non so, però, se una simile lettura sarebbe compatibile con la tradizione rabbinico-halakhica; per cui, tutto da capo.

torna su ˄
davar
Qui Stoccolma - Il Nobel rende omaggio a Israele
e premia Shechtman per la scoperta dei quasicristalli

Assegnato questa mattina il premio Nobel per la Chimica 2011. Vincitore del prestigioso riconoscimento l'israeliano Dan Shechtman, professore di scienze materiali al Technion Institute of Technology e all'Iowa State University. Decisiva per l'attribuzione del premio la scoperta dei quasicristalli, forme strutturali ordinate ma non periodiche individuate grazie a un lavoro di ricerca iniziato nel 1982 e portato a termine nonostante alcune perplessità espresse più volte nel passato da esponenti della comunità scientifica. “Il professor Shechtman - si legge nel comunicato diramato dall'Accademia Reale delle Scienze di Svezia - ha fondamentalmente alterato il modo in cui la chimica considera la materia solida. A differenza di quanto si riteneva ha scoperto che gli atomi possono disporsi in una forma non periodica. Si tratta di una scoperta estremamente controversa ed è per questo motivo che gli venne chiesto di lasciare il suo gruppo di ricerca. Tuttavia la sua battaglia a difesa delle proprie idee ha costretto gli scienziati a riconsiderare le loro concezioni sulla natura stessa della materia”. La notizia della vittoria di Shechtman ha suscitato molte reazioni di entusiasmo in Israele dove i Nobel per la Chimica salgono così a quattro unità complessive (undici se si considerano tutte le discipline) dopo i successi di Ada Yonath (2009), Aaron Ciechanover (2004) e Avram Hershko (2004). Tra gli altri ha espresso la propria soddisfazione il ministro con delega all'educazione Gideon Sa'ar, che ha definito il traguardo raggiunto da Shechtman “un grande motivo d'orgoglio per il sistema educativo e per l'intero Stato d'Israele”. L'assegnazione del Nobel per la Chimica segue di poche ore l'attribuzione del premio Nobel per la Medicina al francese Jules Hoffmann e a due medici ebrei, l'americano Bruce Beutler e il canadese Ralph Steinman. Nel caso di Steinman, deceduto pochi giorni prima del conferimento del premio, la direzione del Nobel ha confermato ieri l'iscrizione nel registro dei vincitori.

Hanan Porat (1943-2011)
È morto in seguito a una malattia incurabile, all'età di 68 anni, l'educatore, rabbino e politico israeliano Hanan Porat (nell'immagine: Porat a destra in una foto d'archivio assieme a Moshe Levinger). Tra i leader storici della destra di ispirazione religiosa, Porat è stato uno dei fondatori del movimento Gush Emunim e ne ha rappresentato le istanze in molte sedi tra cui il Parlamento dove è stato più volte eletto a cavallo tra anni Ottanta e Novanta. Alla vita politica affiancava inoltre un'intensa attività di educatore nei collegi rabbinici più vicini alle idee nazionaliste e godeva di stima tra gli abitanti degli insediamenti israeliani in Cisgiordania di cui era stato uno dei più accesi promotori. Molte le voci del mondo istituzionale israeliano che si sono levate per ricordare il lavoro di Hanan Porat. “Ha dedicato la sua vita alla costruzione di Israele e all’educazione di intere generazioni di studenti riguardo al sionismo religioso e all’amore per Eretz Israel e per il popolo ebraico” ha sottolineato il premier israeliano Benjamin Netanyahu.  “Lo incontrai per la prima volta quarant’anni fa – ha ricordato Netanyahu – e mi impressionò immediatamente il suo fervore sionista e il suo profondo impegno per riportare il popolo ebraico nella sua terra”.  

Qui Parma - Comunità, nuovo Consiglio al lavoro 
La sfida dei piccoli passi, l'obiettivo di diffondere cultura e conoscenza. Il Consiglio della Comunità ebraica di Parma, fresco di elezione, è al lavoro su più fronti. A guidarlo Giorgio Yehuda Giavarini (nell'immagine in basso), dottore di ricerca in fisica teorica e da alcuni anni presidente del Museo Ebraico di Soragna, coadiuvato in questa avventura da Riccardo Joshua Moretti e Susanna Bondì. “ Il nostro obiettivo? Dare un nuovo e vigoroso impulso alla vita ebraica della Comunità”. Quindi non solo conservare e preservare un patrimonio ricco di tradizioni, spiega il neo presidente, “ma soprattutto restituire alla Comunità il sapore di un ebraismo che guarda al futuro e non solo al passato, un ebraismo vissuto in tutti i suoi aspetti. Occorre soprattutto ricostruire un senso di identità e di appartenenza, che era un po’ sfumato negli ultimi tempi, attraverso il recupero di momenti privati con lezioni di Talmud Torah ed ebraismo ma anche momenti liturgici riservati ai soli membri della Comunità”. 
La kehillah parmigiana, prosegue Giavarini, dovrà tornare ad essere percepita come polo aggregativo avvicinando così anche i numerosi ebrei che oggi, pur vivendo a Parma, si sentono lontani non solo dalla Comunità ma anche da una vera vita ebraica. Parallelamente verrà coltivata anche una dimensione pubblica sviluppando iniziative culturali sia presso le sale museali sia presso i locali comunitari. Si punta inoltre a coinvolgere altre realtà presenti sul territorio e ad allestire all'interno della sinagoga di Parma un percorso didattico specifico per le scuole. Consapevole di non poter realizzare tutto nel breve termine, Giavarini spiega di credere nel valore della tenacia e nella politica dei piccoli passi. “Dopo la mia elezione ‐ racconta ‐ ho inviato una lettera aperta agli iscritti sottolineando che il successo delle iniziative che il nuovo Consiglio promuoverà dipende da tutti loro. Ritengo infatti fondamentale la logica della partecipazione e della condivisione di sforzi e obiettivi”.

Italia Ebraica, ottobre 2011

Con i Giusti a San Zenone
Una straordinaria storia di solidarietà, celebrata questa mattina con cerimonia solenne nel comune veneto di San Zenone degli Ezzelini dove, alla presenza tra gli altri del consigliere dell'ambasciata di Israele in Italia Livia Link, sono stati nominati Giusti tra le Nazioni monsignor Oddo Stocco (nella foto), arciprete di San Zenone degli Ezzelini negli anni del nazifascismo, e due membri della comunità ezzelinese, Idda Mozzachiodi in Colbertaldo e Pierina Gazzola Lessio (quest'ultima ancora in vita), attivi insieme a molte famiglie del luogo nell'opera di protezione di oltre una cinquantina di perseguitati ebrei in fuga dai persecutori. La vicenda, portata recentemente alla luce da Antonio Busatto e da Gildo Pellizzari, racconta di una comunità coesa e solidale nello scegliere coraggiosamente di opporsi alle direttive del regime. Una comunità minacciata che lo stesso don Stocco più volte riuscì a proteggere dalla repressione e che fu protagonista di eroismi individuali e collettivi che sono stati raccolti e documentati da Busatto in una pubblicazione che vedrà presto la luce e i cui proventi serviranno a finanziare l'Orfanotrofio Saint Vincent di Niamey in Niger dove nel 2007 è stata affissa una targa in ricordo dell'eroico sacerdote. «Qualsiasi sbandato, fuorilegge, perseguitato ebreo, la cui vita era in pericolo, si rivolgeva al sacerdote e trovava la Sua pronta e cara protezione. Bastava una sua parola per aprire le porte di ogni contadino dove trovava il profugo la sua nuova casa con la più grande ospitalità» scrivono a don Stocco in una lettera, datata 8 dicembre 1945, tre ebrei di Cracovia che al prete, oggi Giusto, devono la vita.

torna su ˄
pilpul
Ebraismo e modernità
Francesco LucreziNella discussione sul rapporto tra ebraismo e cultura moderna, svoltasi lo scorso 4 settembre, in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica, alla Comunità ebraica di Siracusa (alla quale abbiamo già fatto cenno, su queste pagine, lo scorso mercoledì 14 settembre), un problema particolarmente interessante che è stato affrontato è quello dei diversi linguaggi dell’arte e della scienza che sono stati attraversati, nel corso del Novecento, dalla creatività ebraica. Essa, come è noto, ha permeato profondamente di sé tutti i campi della cultura umana, dalla musica (con Mendelsohn, Mahler, Gershwin, Schönberg, Stockhausen, Berlin, Dylan…) alla letteratura (Proust, Brecht, Bellow, Kafka, Canetti, Celan, Miller, Morante, Svevo, Saba, Agnon, Vassily Grossman, Isaak e Israel Singer, Némirovsky, Carlo e Primo Levi…), dall’arte figurativa (Chagall, Liechtenstein, Lucien Freud, Rauschenberg…) alle scienze (Einstein, Freud, Sabin, Gödel, Bettelheim, von Neumann, Oppenheimer, Durkheim, Lévi-Strauss, Mauss, Levi Montalcini…), dalla filosofia (Rosenzweig, Buber, Scholem, Adorno, Neher, Aron, Levinas, Barth, Marcuse, Sartre, Benjamin, Arendt, Derrida…) alla storiografia (Juster, Lenel, Momigliano, Volterra, Sereni, Finley, Rabello…), dal cinema (fratelli Marx, Eisenstein, Polansky, Allen, Spielberg, Lewis, Brooks, Mathau…), all’architettura (Mendelsohn, Neufeld, Liebeskind…) alla fotografia (Capa, Newton…). Non è certo esagerato affermare che la cultura moderna, nel suo insieme, è figlia dell’ebraismo: basti pensare, al riguardo, alla semplice esistenza della psicanalisi e della teoria della relatività, dell’antropologia e dell’esistenzialismo, della musica dodecafonica, del cinema sperimentale e dell’arte informale.
Ma, a voler ripercorrere i tumultuosi e contorti percorsi compiuti, in Europa e in America, dall’intelligenza ebraica (quantunque secolarizzata, deviata, eretica, contaminata ecc. ecc.), si potrà notare che i risultati più prodigiosi si sono registrati, volta per volta, in campi differenti e in tempi diversi, come se la fiaccola del genio fosse passata, in una tacita staffetta, dalle mani degli scienziati a quelle degli artisti, per poi tornare nuovamente sul terreno della scienza, e così via. Non è, certo, qualcosa che si possa misurare con esattezza, ma è innegabile, per esempio, che ci siano stati degli anni in cui i filosofi ebrei hanno rappresentato la punta più avanzata del pensiero mondiale, e altri anni in cui la genialità ebraica ha alimentato nuove forme di espressione nelle arti plastiche e figurative. Ciò, probabilmente, non è dipeso dal caso, ma, almeno in una certa misura, dalle diverse capacità di ascolto maturate, nei vari contesti, in determinati momenti storici. Oggi, per esempio, non sembra essere più il momento di una “filosofia ebraica”, essendosi, forse, esaurita l’investigazione sul “non senso”, o sul “senso perduto”, e non essendo stato ancora trovato un nuovo, possibile orizzonte di significato. O anche perché, forse, la funzione dei filosofi è oggi affidata agli scrittori, le cui pagine, scritte in America (con Foer, Krauss, Roth) e in Israele (Oz, Appelfed, Yehoshua), assolvono, sempre più, quei compiti di ricerca esistenziale e morale (sull’“essere” e il “dover essere”) un tempo tipico appannaggio della filosofia. L’eterna oscillazione dell’anima ebraica, per esempio, tra particolarismo e universalismo, fedeltà a una specifica tradizione e appartenenza all’umanità tutta, è stata espressa, nel secolo passato, da pensatori come Neher e Levinas, con parole che restano ancora insuperate. Ma la stessa rappresentazione emerge oggi, in modo potente, drammatico e doloroso, negli impietosi romanzi (come Pastorale americana o Il teatro di Sabbath) di Philip Roth.

Francesco Lucrezi, storico

notizieflash   rassegna stampa
Israele - Cervelletto robotico impiantato con successo
  Leggi la rassegna

Innovativa tecnologia presentata dai ricercatori dell'Università di Tel Aviv al convegno Strategies for Engineered Negligible Senescence di Cambridge (Regno Unito): l'impianto in un ratto del primo cervelletto robotico funzionante. Nel futuro, spiegano i ricercatori, questa tecnologia potrebbe portare allo sviluppo di impianti elettronici che rimpiazzino i tessuti danneggiati nel cervello umano, ad esempio nell'ottica di sostituire arti amputati con protesi robotiche. Matti Mintz, coordinatore della ricerca, spiega che si tratta di ''una prova del fatto che possiamo registrare informazioni dal cervello, analizzarle in modo simile a quello che succede nei circuiti biologici e rinviarle al cervello''.
 

Non vi sono nuove notizie rilevanti sulla rassegna stampa di oggi. È interessante leggere due inchieste sull'incendio di una  moschea in Glailea che ha molto appassionato i media (cui peraltro gli incendi delle sinagoghe, per esempio in Grecia nei mesi scorsi non sono sembrati degni di nota, e neppure quelli delle chiese, diffusi in tutto il Medio Oriente, per esempio l'altro giorno in Egitto).


Ugo Volli












torna su ˄
linee
Pagine Ebraiche 
è il giornale dell'ebraismo italiano
ucei
linee
Dafdaf
Dafdaf
  è il giornale ebraico per bambini
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.