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6
ottobre
2011 - 8 Tishri
5772 |
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Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma
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La
prima cosa che viene detta a Mosè quando si avvicina incuriosito al
roveto ardente è di non avvicinarsi e di togliersi le scarpe (Shemot
3:5), perché la terra che sta calpestando è admat qodesh, che non
significa terra santa, ma terra di Colui che è santo. Calpestare con le
scarpe qualcosa che non è nostro è un'intrusione, una profanazione. Da
domani sera fino alla fine di Kippur sarà proibito calzare scarpe di
cuoio. E' una delle cinque "afflizioni" prescritte per quel
giorno, che deve far pensare alla precarietà della condizione
umana; in questo giorno il contatto con la terra non sarà mediato
ma diretto. Ma è anche una riflessione sul potere, il possesso, la
proprietà delle cose. In questo giorno non vi sono appoggi terrestri,
l'appoggio va cercato in alto.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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"Pagine
ebraiche" titola il numero di ottobre: "Un anno di incognite e
speranze". Un titolo che certo si adatta bene anche a molti altri anni
che lo hanno preceduto e a molti anni che lo seguiranno, e al quale
vorremmo aggiungere: "e di realismo e di pazienza". Quest'anno, in
particolare, dovremo augurarci che una ragionevole percezione delle
incognite e dei limiti del possibile conduca la leadership israeliana e
quella palestinese a compiere dei passi orientati a creare maggiore
fiducia reciproca e attenti a evitare pericolose ricadute nel ciclo
della violenza. La pace, si sa, si deve fare, con speranza e con
timore, col nemico e non con l'amico – anche quando il nemico, oltre ai
suoi interessi naturalmente antitetici ai nostri, rivela la sua natura
compulsiva di bugiardo e di ciarlatano. La pace col nemico si deve
tentare, con realismo, nonostante la dose di zeloti e di ciarlatani che
infestano anche la nostra casa e causano gravi danni dall'interno. La
pace col nemico si deve perseguire, con pazienza, nonostante l'orda di
incompetenti e di ciarlatani che, senza sapere una parola di ebraico o
di arabo, inquinano con i loro commenti le pagine e le onde
elettroniche dei mezzi di comunicazione. Incognite, speranze, realismo
e pazienza per l'anno appena iniziato.
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Qui Mantova - In Other Words
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In
Other Words, in altre parole. E’ il titolo della conferenza
internazionale in corso a Mantova, legato all’omonimo progetto europeo
sulla lotta all’intolleranza, al razzismo e alla xenofobia. Tanti
i relatori e i temi sul tavolo di questa giornata: dalla legislazione e
la politica istituzionale contro le discriminazioni al rapporto dei
media con le minoranze e le modalità, spesso discorsive, di
rappresentarle. La conferenza è la seconda tappa ufficiale
dell’ampio progetto europeo In Other W.o.r.d.s. (Web Observatory &
Review for Discrimination alerts & Stereotypes deconstruction),
l’iniziativa portata avanti da Articolo 3, l’Osservatorio sulle
discriminazioni di Mantova, assieme alla provincia lombarda, con il
coinvolgimento della Comunità ebraica mantovana e dell’UCEI.
L’obiettivo è la creazione in alcuni Paesi europei di un servizio di
monitoraggio della stampa locale e di controinformazione per combattere
discriminazioni e pregiudizi (Spagna, Portogallo, Francia, Romania e
Estonia i Paesi coinvolti). Il convegno, aperto dai saluti
istituzionale e da una breve presentazione del progetto da parte di
Angelica Bertellini di Articolo 3, è suddiviso in quattro sessioni: la
prima relativa alle politiche e pratiche contro la discriminazione e le
sue diverse accezioni legate al mondo istituzionale, alla legislazione
europea e al giornalismo; nella seconda parte a prendere voce sono
alcune delle minoranze spesso oggetto di discriminazione e distorta
rappresentazione da parte dei media (Rom, Sinti così come omosessuali e
minoranze religiose). Nella sessione pomeridiana verrà raccontata
l’esperienza giornalistica vista dall’interno del mondo delle
minoranze, fra cui quella del progetto informazione dell’UCEI con il
Portale dell’Ebraismo Italiano, www.moked.it, l’Unione Informa e Pagine
Ebraiche. A conclusione dei lavori vi sarà una tavola rotonda con un
confronto diretto tra il pubblico e i protagonisti della giornata.
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Nobel - Alchimia di una
festa
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Come è facile immaginare, per
noi della comunità dei chimici israeliani questa è una gran
festa. L'Accademia Svedese delle Scienze ha dichiarato il
vincitore del premio Nobel per la chimica per il 2011: l'israeliano
Daniel Shechtman, professore di Scienza dei Materiali al Technion
(Politecnico di Haifa). Si tratta del quarto premio Nobel per la
chimica vinto da israeliani: due anni prima lo aveva vinto Ada Yonath,
e nel 2004 Aaron Cechanover e Avram Hershko. Il contributo principale
del professor Shechtman nel campo della chimica dei materiali consiste
nella scoperta (nel 1982) di un tipo di struttura cristallografica fino
allora sconosciuto basato sulla simmetria pentagonale. Questa simmetria
era sempre stata ritenuta "impossibile" dai cristallografi per motivi
teorici, prima ancora che empirici, dato che non è possibile ricoprire
una superficie con soli pentagoni, mentre, come si sa, lo è con
quadrati, triangoli e con esagoni. Le nuove strutture cristalline
scoperte da Shechtman si chiamano "quasi-cristalli", dal momento che
esse non rispondono esattamente a tutte le "leggi" classiche della
fisica dei solidi, ma appunto per questo costituiscono un progresso sia
scientifico che tecnologico, e aprono nuove vie allo sviluppo di nuovi
tipi di materiali.
Daniel Haviv,
alchimista
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Idee
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Il Tizio della Sera legge sul
giornale che alcuni ricercatori dell'università di Tel Aviv hanno
mostrato a Cambridge un topo con impiantato un cervello robotico. Bella
vita quella del ricercatore, sospira il Tizio: sempre al'estero, navi,
atenei, alberghi. Anche lui con po' di fortuna avrebbe potuto fare il
ricercatore, attività per la quale è indubbiamente portato. Adesso per
esempio gli è venuta in mente un'idea sensazionale, fare un robot
completamente robotico e poi mettergli in testa dei capelli. Il primo
robot umano della Storia. Complimenti, esclama il Tizio. Grazie
risponde il Tizio. Obiettivamente una bell'idea, si accalora il Tizio.
Lo so, acconsente il Tizio, adesso però basta. Ci vediamo tra dieci
minuti con altre due scoperte. Hai qalcosa in pentola? chiede il Tizio
al Tizio. Penso di sì, ora scusa devo andare in laboratorio: a fra
poco. Il Tizio apre la porta del bagno. Lo so, sono sogni. E allora?
Il
Tizio della Sera
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"Ma con che cosa se non
con il mio canto"?
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Nei giorni precedenti a Kippur,
vorrei proporre la lettura della poesia-preghiera Sesoni rav bechà di
Ibn Ghebirol, vissuto in Spagna nell'XI secolo, nella traduzione del
rav Sergio Josef Sierra (La Corona regale, Firenze,1990) che osserva:
"Il poeta si confessa come un figlio al padre. Dio conosce tutte le sue
debolezze, egli sa che l'uomo non ha nulla da offrirgli se non la lode.
Egli sa che l'uomo è peccatore e cieco nei suoi errori e per questo il
poeta implora Dio, che con la sua luce illumini l'oscurità della sua
anima, che ricopra i suoi peccati, che indirizzi la sua umana volontà
secondo il suo volere, e lo spirito umano sia un pegno in mano a Dio
come un pegno nel cuore è il Nome di Dio." (Alfredo Mordechai Rabello)
Grande
è la mia gioia in Te, o Dio che risiedi nella mia dimora.
Ti ho
ricordato ed ecco è scomparso il mio dolore,
Tua è
ogni bontà e debbo lodarTi;
ma con
che cosa se non con il mio canto?
I
luoghi più eccelsi non bastano ad accogliere la Tua potenza.
Come
potrebbe dunque abbracciarTi il mio pensiero?
Concedimi
intelligenza, grazia, giustizia
e la
mia volontà adempirà al tuo volere.
Accetta
la mia lode come un tributo grazioso,
quasi
fosse il mio sacrificio e la mia offerta.
O Dio,
cui puro è lo sguardo! Volgi il tuo occhio alle mie afflizioni!
Manda
la tua luce ad illuminare la mia cecità.
Riserbami
la Tua immensa benevolenza
e
rimangano segreti i miei grandi peccati.
Come
il Tuo Nome è serbato nel mio cuore.
Così
il mio spirito sia affidato in pegno nella Tua mano.
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Pur ti miro, pur ti godo
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Certe notti, quando si respira l'aria di fine estate, il clima ancora mite fra Rosh Hashanà e Kippur, adoro Milano. Ci
sono notti in cui non mi lascia dormire, enigmatica com'è, piena di
cose e persone complicate. Persone profonde, belle, pensose... Il cervello, non riesco a spegnerlo. Oggi
pomeriggio a una conferenza straripante di persone ho conosciuto un
uomo, dirige un giornale. Ne parla come di una creatura con vita
propria, mi affascina. Racconta di tentativi, ipotesi, provare,
sbagliare, cambiare...Mi piace. Camminiamo e parliamo, lui un po'
troppo veloce, ma chi ha il coraggio di rallentarlo? Passo e parola in
via Bigli, Montenapo... Ci sono sfilate, chi se ne cura? Insolito per me camminare a Milano, lo faccio solo il Sabato. Camminare è festivo. Arriviamo in un posto, sembra il New Jersey, invece è sulla cerchia dei tram. Parliamo
di Safran Foer, mangiamo salmone. Non ho fatto in tempo a dire: invidio
la moglie di Jonathan, perché scrive gli stessi libri del marito.
Troverò un uomo che ama quel che amo io? Il lavoro chiama, si sa Milano è così. Non è una metafora: chiama proprio, al telefono. Resto
da sola, cammino piano ora. Sono forse le 10 di sera, viale Montenero è
come una festa di paese, ma senza motivo. La passeggiata è felice. Un
amico lavora stasera alla biglietteria del teatro: ieri gli ho promesso
che oggi sarei passata a sentire perché è triste. Me lo racconta.
Intanto però vediamo un monologo di Maddalena Crippa, attrice sincera,
parla di donne che si amano. Sono un po' imbarazzata, a me capita
facilmente! Cerco di star ferma, non agitarmi sulla sedia. In sala
quasi solo donne, me ne accorgo ora. Finita la Crippa sbircio
nella sala grande: il festival MiTo stasera ci ha portato Monteverdi,
L'incoronazione di Poppea ma in forma di concerto, non di opera. Pur ti
miro pur ti godo canta Nerone a Poppea. La parte fu scritta però per un
sopranista, un castrato. Quel che vediamo oggi è una scena come quella
dell'altra sala: una donna mezzo soprano dichiara il suo amore a
un'altra donna, il soprano. Chi vince? Gli occhi o le orecchie?
Riusciamo a credere a questa scena d'amore fra due donne di cui una
sostituisce un uomo che sostituiva una donna? Io sì. Amo Monteverdi, mi
ricorda più la musica popolare che la lirica, porta in sé il germe
dell'Opera ma in realtà è ancora musica antica, semplice. Anche il
concerto finisce, il pubblico esce. L'amico barista mi offre coca cola,
gli rispondo che l'avevo appena chiesta alla sorte: si sente in grado
di assumere il bel ruolo di mia sorte stasera? Si sente in grado,
allora bevo. Lui è diventato meno triste, mi accompagna portando a mano
la bici: io ho lasciato la mia per camminare veloce. Incontriamo un
paio di amici che amano la bicicletta e il giovedì sera partecipano
alla critical mass chiedendo più spazio per i ciclisti. " Ci sentiamo
domani? "tipica frase di noi milanesi. Lui prosegue in bici, resto
sola di nuovo. Passo al Film Festival al Piccolo teatro, ormai è notte
fonda: sono rimasti pochi a finire le loro birre. Finalmente vado a slegare anche il mio fedele mezzo a due ruote. Lo riabbraccio con amore, come dopo ogni separazione.
Miriam Camerini, regista
Prosegue il dibattito
su libertà d'opinione e diversità di posizioni riguardo alla situazione
in Medio Oriente. Sul Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it fra
gli interventi pervenuti in redazione quelli di Alfredo Caro, Fabio
Della Pergola, Settimio (Mino) Di Porto.
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Qui Torino - I media e Israele
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L'atteggiamento
dei media nei confronti di Israele, i recenti interventi all'Onu del
presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese Abu Mazen e del primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu sono stati al centro della
conferenza svoltasi ieri sera alla Fondazione Camis de Fonseca di
Torino. I due relatori, il professor Ugo Volli, docente della Facoltà
di Lettere e Filosofia dell'Università di Torino e collaboratore del
Portale dell'ebraismo italiano, e Angelo Pezzana, fondatore del sito
Informazione Corretta, hanno affrontato assieme il tema
dell'informazione su Israele.
Tommaso De Pas
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è il giornale dell'ebraismo
italiano |
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Dafdaf
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