se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

31 ottobre 2011 - 3 Cheshvan 5772
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
Riccardo Di Segni Riccardo
Di Segni,
rabbino capo
di Roma

L'inizio della Torà, prima di entrare nella storia di Abramo, tocca temi di interesse universale, di cui in vario modo emerge l'attualità. Basti pensare ai temi della conservazione e della distruzione del creato, alle leggi universali, ai simboli della pace (colomba e arcobaleno). Tra gli ultimi temi a comparire, la confusione delle lingue di cui si parla alla fine della parashà di Noach che abbiamo letto questo shabat. In questa generazione abbiamo capito meglio che cosa significa moltiplicazione e confusione delle lingue, con lo sviluppo planetario dell'informatica. Appena si crea una tecnologia potente, le modalità di uso si frammentano e nasce il problema della incomunicabilità dei sistemi: supporti differenti, differenti linguaggi di programmazione, differenti programmi che non girano in tutte le macchine, archivi anche recenti non più leggibili. Si ripete la grande immagine biblica, quella dellla potenza tecnologica con tutti i suoi rischi, le domande sulle sue finalità, l'ineluttabilità della divisione e della dispersione e la sua problematica interpretazione come freno (punitivo?) allo sviluppo.
Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
Il Tribunale amministrativo regionale del Piemonte ha bocciato il ricorso della Lega contro la costruzione di una moschea in via Urbino a Torino. Interessanti le motivazioni con cui Vladimiro Zagrebelsky su La Stampa di ieri commenta la sentenza. Dopo aver sottolineato che si tratta di una sentenza, saldamente fondata sui principi di libertà religiosa sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione Europea dei diritti dell'uomo, Zagrebelsky ci ricorda però che molti paesi, parzialmente o integralmente ispirati alla Sharia, non riconoscono tali diritti e limitano pesantemente la libertà religiosa dei non musulmani, in particolare quella dei cristiani. Ma i principi giuridici a cui si ispira l'Europa impediscono la reciprocità, perchè in Europa i diritti e le libertà fondamentali appartengfono all'individuo originariamente e non per concessione degli Stati. Questo vuol dire che nessuno può essere limitato nei suoi diritti perchè nello Stato da cui proviene, o nella religione a cui appartiene, tali diritti non sono rispettati. L'argomento è importante e mi sembra valga la pena di sottolinearlo, perchè credo che possa far uscire da rigidezze e ovvietà il dibattito su questi temi, un dibattito destinato certamente a diventare sempre più acceso e coinvolgente. La libertà religiosa, il diritto di cambiare religione, l'uguaglianza dei culti di fronte alla legge fanno parte del nostro patrimonio di civiltà. "Possiamo dire, conclude Zagrebelsky, che siamo fortunati ed anche orgogliosi di ciò che avviene da noi, in Europa".

davar
Qui Milano - Valori comuni, percorsi comuni
Centro studi MilanoQuali sono oggi i valori comuni delle comunità ebraiche italiane? Una domanda difficile da affrontare che si apre a molteplici risposte e su cui hanno riflettuto ieri sera, in occasione della tavola rotonda organizzata dal neonato Centro Studi e Formazione di Milano, rav Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano, lo storico David Bidussa e Gavriel Levi, docente di psichiatria. Ad aprire la serata, culmine dell’intensa giornata legata al nuovo progetto per la formazione della leadership comunitaria del dipartimento Educazione e Cultura UCEI, i saluti del presidente dell’Unione Renzo Gattegna e del presidente della Comunità ebraica milanese Roberto Jarach. “La sfida è quella di lavorare per Comunità più unite e più collegate che vogliano esprimersi sulla base di una dimensione nazionale” ha spiegato Gattegna nel suo discorso, soffermandosi sulle problematiche che l’ebraismo italiano dovrà affrontare nel prossimo futuro. Questioni non più rinviabili, che lo stesso corso di formazione, organizzato dal direttore del Dec rav Roberto Della Rocca, cercherà di sviscerare nella serie di incontri realizzati in cinque città italiane. “Vorrei fare un doppio ringraziamento a rav Della Rocca – ha affermato Jarach – In primo luogo per aver portato qui a Milano il presidente Gattegna il cui discorso ha lasciato il segno su ognuno di noi, con una visione chiara dei problemi da affrontare e della strada da percorrere per farlo. Oggi sentiamo più vicina l’UCEI, sono state messe sul campo nuove modalità per interagire con le diverse istituzioni. E Milano è certamente disponibile a lavorare con l’Unione, a stringere un legame diretto che prenda in considerazione le nostre esigenze come quelle dell’UCEI". "Vorrei anche ringraziare Roberto – ha poi aggiunto Jarach – per la realizzazione di questa iniziativa: un progetto che ci aiuta a lavorare insieme, permette di confrontarsi sulle problematiche quotidiane delle nostre comunità e scambiare contributi costruttivi percorrendo congiuntamente la stessa strada”. Dopo i saluti dei presidenti Gattegna e Jarach, si è aperto il confronto tra i relatori sulla questione dell’esistenza dei valori ebraici nel panorama italiano. A fare da mediatore rav Roberto Della Rocca. “Sono spesso perplesso quando si parla di valori comuni. Cosa li rende connotabili come ebraici e non semplicemente umani, universali?”. La risposta, secondo Arbib, la porta Kadosh Baruch Hu quando chiede all’angelo della verità se debba o meno creare l’uomo. L’angelo si dice contrario perché l’uomo è tutto menzogna. Dio allora getta a terra la verità e crea l’uomo. “Nessuna verità può rimanere semplicemente tale; deve essere legata al concreto, gettata a terra. Così accade nella tradizione ebraica per i valori, inquadrati nel sistema delle mitzvot. Se non facciamo, se non portiamo a terra, non avremo un comportamento ebraico”. Per lo storico David Bidussa l’impegno di questa generazione del mondo comunitario ebraico deve essere quello di riuscire a trasmettere qualcosa che rimanga, qualcosa che attragga le persone. “La Comunità è un sogno – spiega lo storico – senza di esso è solo piattezza burocratica. Dobbiamo trasmettere questo sogno, riempirlo di contenuti. Non abbiamo un passato che possa garantire, non dico il futuro ma lo stesso presente. È necessario mettersi in gioco, scommettere, ridisegnare i valori per attrarre coloro che si sono allontanati o si stanno allontanando”. Già protagonista nel pomeriggio di una seguitissima conferenza su Il Talmud di Avraham Avinu, il professor Gavriel Levi ha ricordato il pericolo della disidentificazione dall’ebraismo. “Un milione e mezzo di ebrei dalla Shoah ad oggi hanno abbandonato la strada ebraica. E c’è persino chi adotta schemi di giudizio utilizzati dagli antisemiti additando l’altro come ‘troppo comunista’, ‘socialista’, ‘ortodosso’ o ‘massonico’. Dobbiamo ritornare a porre attenzione verso noi stessi. Dobbiamo ritornare a sognare – ha concluso Levi – dobbiamo cementare i nostri valori perché siamo responsabili della loro conservazione ma non solo. Queste certezze, ed è una berachà fondamentale, devono essere trasmesse almeno fino alla quarta generazione futura”.

Daniel Reichel

Qui Milano - L'informazione e il gioco di squadra
Renzo Gattegna MilanoL’informazione, un cardine essenziale nella politica di allargamento, partecipazione e condivisione dell’UCEI. Lo ha ribadito ieri sera Renzo Gattegna, presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, intervenendo in occasione dell'inaugurazione del Centro Studi e Formazione di Milano. “L’ebraismo italiano – ha detto Gattegna – attraversa una stagione di grande vivacità per quanto riguarda la comunicazione sia cartacea che informatica. In poco tempo sono sorti i siti internet sia dell’Unione che di diverse Comunità e nella stampa periodica, oltre al mensile nazionale Pagine Ebraiche, notevoli progressi sono stati realizzati dal Bollettino della Comunità di Milano e da Shalom”. Il presidente UCEI ha poi così proseguito: “È stata aperta una breccia di comunicazione con la società italiana e si è conquistata la collaborazione di un folto gruppo di collaboratori tra cui molti giovani e autorevoli intellettuali. Giorno dopo giorno va creandosi un ambiente circostante ricettivo oltre che utile come appoggio e come termine di paragone e confronto. L’obiettivo deve essere quello di formare una community di amici, sostenitori, persone interessate alla cultura ebraica. Una community con la quale confrontarci sui grandi temi che ci vedono protagonisti”. Nel suo intervento Gattegna ha toccato molti argomenti soffermandosi con particolare intensità su progetti e sfide future. “Se concentriamo la nostra attenzione sull’ebraismo italiano – ha spiegato – vediamo che la politica, lo sforzo fatto dall’UCEI in questi anni deriva da questa semplice valutazione: ciò che ci unisce è incomparabilmente più grande e più forte di qualsiasi tipo di divisione, distinzione o separazione; che i mezzi e le risorse umane sono limitati, che non possiamo permetterci il lusso di sprecare energie e tempo né di perdere il contributo di tutte le nostre risorse intellettuali e realizzative”. La sfida è dunque quella di lavorare per Comunità più unite e più collegate che vogliano esprimersi sulla base di una dimensione nazionale. Una sfida finalizzata ad aprire nuovi orizzonti "così da essere presenti e svolgere un ruolo sia nel contesto italiano che in ambito internazionale". 

Oggi e domani
Centro studi MilanoQuando si apre un nuovo fronte, quando si avvia una nuova iniziativa capace di generare un salto di qualità, è possibile distinguere un orizzonte di tre componenti: quelli che d'impulso decidono di cogliere l'opportunità e di vivere l'esperienza da protagonisti; quelli che sulle prime restano in disparte, riservandosi di aggregarsi quando la realtà offrirà chiara dimostrazione che si è avviato un processo irreversibile; coloro infine che non riescono a prendere atto della realtà e preferiscono guardare altrove, perdendo il treno e rinunciando a partecipare.
Il mondo ebraico italiano sta uscendo gradualmente dal torpore che lo ha a lungo caratterizzato. Dopo il forte impegno sul fronte dell'informazione, di cui sono state gettate le basi e raccolti i primi risultati, è ora la stagione del confronto fra realtà diverse (comunità, modelli individuali, progetti di formazione, decentramento, riconquista dell'identità, dialogo, voglia di crescere).
Il progetto di formazione elaborato dal dipartimento Educazione e Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha preso ieri le mosse a Milano con la sua prima giornata di lavori e chiude stamani la sua prima fase. Il programma proseguirà nei prossimi mesi toccando altri centri dell'Italia ebraica (Trieste, Napoli, Torino e Firenze). Il primo segmento si sta dimostrando numeroso, attivo, motivato. Il secondo è atteso ai prossimi appuntamenti. Non resta che augurarsi che il terzo, quello di coloro che tendono a restare in disparte, si dimostri il più esiguo possibile.
In ogni caso, oggi e domani, la redazione ci sarà e sarà impegnata su tre fronti: partecipare attivamente ai lavori, svolgere il lavoro giornalistico per raccontarne valore e contenuti, infine garantire in contemporanea la produzione quotidiana.
Vivere e raccontare la nascita di un grande progetto, oggi e domani costituisce sempre un privilegio. Grazie, buon lavoro e un grande Mazal Tov al rav Roberto Della Rocca, che conduce il dipartimento sulla base della nuova politica di decentramento dell'ebraismo italiano, e a tutto il suo staff. Il futuro è difficile e incerto, ma una strada nuova per l'ebraismo italiano è aperta. Guardiamo avanti e mettiamoci in cammino.
gv

pilpul
La lezione di Steve Jobs per l'Italia
Donato GrosserLa morte di Steve Jobs è servita ai giornali e alle riviste a vendere un’altra storia di un figlio di un emigrante che dal nulla, con la sua creatività, è riuscito a creare una grande azienda. Questo è infatti uno dei tanti esempi di quello che si può fare in America, dove il governo non controlla l’economia e non nomina i dirigenti delle grandi aziende. In Italia la libertà economica americana non c’è e probabilmente non c’è mai stata. Basti pensare a quello che capitò a Massimo Della Pergola, uno dei grandi geni italiani del marketing nel 1948. Dopo aver inventato il Totocalcio (la Sisal) e averlo lanciato nel 1946, nel 1948 la Sisal fu nazionalizzata dal governo De Gasperi. Fu una lezione indimenticabile: se inventi qualcosa di nuovo e hai molto successo, te lo portiamo via. Forse l’unica eccezione è stata quella di Berlusconi, che nel diventare un “tycoon” della tv privata ebbe la protezione di quel paragone di virtù che fu Bettino Craxi.

Donato Grosser, consulente economico, New York

Il negazionismo islamico
Donatella Di CesareÈ noto che Ahmadinejad, soprattutto negli ultimi anni, è stato spesso paragonato a Hitler. Come ogni paragone, anche questo ha una certa fastidiosa banalità. Eppure porta con sé una domanda inevitabile: c’è stato storicamente un nesso tra il progetto nazista dello sterminio e il negazionismo islamico? E su quale affinità avrebbe potuto stabilirsi?
Una risposta è offerta dal libro di Jeffrey Herf, uscito da poco in italiano, che ha per titolo: «Propaganda nazista per il mondo arabo». L’autore ha raccolto una grande quantità di documenti attraverso i quali ricostruisce la strategia e i contenuti che la Germania di Hitler impiegò per cercare nuovi alleati tra arabi e musulmani (...)
continua >> 

Donatella Di Cesare, filosofa


notizie flash   rassegna stampa
San Severino Marche - Conferita ieri
la cittadinanza ai fratelli Di Segni
  Leggi la rassegna

Conferita ieri pomeriggio la cittadinanza onoraria di San Severino Marche ai fratelli Frida, Elio e Riccardo Di Segni, quest’ultimo rabbino capo di Roma (...)
continua >> 
 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.