Anna
Foa,
storica
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Impressionanti i dati, ripresi
stamattina da Paolo Di Stefano sul Corriere della Sera, forniti da
Tullio De Mauro, uno dei nostri maggiori linguisti, sulle capacità
linguistiche degli italiani: in un paese come l'Italia, in cui
l'obbligo scolastrico è di dodici anni, il 71% degli italiani è
incapace di comprendere un testo di media difficoltà. L'analfabetismo
di ritorno è sempre più diffuso e un 5% degli italiani è totalmente
analfabeta. Il fenomeno, si ha l'impressione, non riguarda più, come
nel momento della crescita dell'alfabetizzazione, il mondo delle
campagne, ma anche le zone urbane. Insomma, la crescita
dell'apprendimento e del sapere non si è soltanto fermata, ma sta
precipitando indietro rapidamente. Nell'età preindustriale, prima
dell'emancipazione, l'alfabetizzazione era diffusa nel mondo ebraico
molto più che nel mondo esterno (anche se non tanto quanto si dice
comunemente). Oltre a motivi religiosi e rituali, c'era anche
l'appartenenza urbana della maggior parte degli ebrei, almeno in Europa
Occidentale, e anche una maggiore tendenza a condividere lettura e
scrittura con le donne e una maggiore considerazione sociale del sapere
rispetto, ad esempio, al successo e alla ricchezza.
Oggi, siamo sicuri che i dati di De Mauro non riguardino anche il mondo
ebraico? Siamo sicuri che questo allarme non ci tocchi da vicino? Siamo
sicuri di essere fuori da questa tendenza (o controtendenza) della
società italiana? Mentre scrivo, ho ancora freschi in mente i discorsi
tenuti ieri, all'UCEI, sulla stampa ebraica. Sono temi che riguardano
molto da vicino questo problema. La cultura, la conoscenza, passano nel
mondo ebraico anche da questo canale: dai nostri giornali, dalle nostre
riflessioni, dalle nostre letture.
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La
notizia era nell'aria da
alcuni giorni. Il romano Daniele Massimo Regard, presidente uscente
dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia, è stato confermato al vertice
dell'associazione. La nomina è avvenuta ieri pomeriggio nel corso della
prima riunione del Consiglio eletto per l'anno 2012 in occasione del
recente Congresso ordinario di Torino. L'incontro si è svolto nella
sede della Comunità ebraica di Roma ed è stato caratterizzato da un
primo passaggio di consegne tra il direttivo ancora in carica e i
ragazzi che entreranno in funzione dal prossimo gennaio. "Sono molto
fiducioso perché già dalle prime battute emergono grandi capacità e
voglia di fare" sottolinea Regard, che in occasione del consesso
torinese aveva ottenuto il numero più alto di voti dall'assemblea. Il
suo mandato, spiega il presidente Ugei, sarà nel segno della continuità
e attento alla centralità dei giovani nella politica comunitaria e nei
rapporti con la società italiana. Un Consiglio in cui evidenti appaiono
le prospettive di ricambio generazionale tanto che tra i principali
motivi di
vanto Regard indica la nomina alla vicepresidenza della giovanissima
Alessandra Ortona cui è stata attribuita la responsabilità della
cultura e delle attività milanesi. In Consiglio siederanno anche
l'altro vicepresidente Davide Lascar (responsabile organizzativo e
tesoriere), Gianluca Pontecorvo (ufficio stampa e promozione), Sara
Astrologo (eventi e relazioni internazionali), Gady Piazza
(responsabile organizzativo, sito e HaTikwa), Raffaele Naim (Roma e
relazioni istituzionali), Benedetta Rubin (responsabile cultura) e
Moshè Polacco (fund raising e piccole comunità).
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Qui Roma - La stampa
ebraica alla sfida del futuro
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Per
chi scrivere e
cosa scrivere. Oggi come nel passato, la stampa ebraica si è sempre
posta il problema del pubblico e dei contenuti: rivolgersi solo
all’interno su questioni strettamente legate all’ebraismo o aprire il
confronto cercando di coinvolgere il mondo esterno? Un dibattito aperto
che nell’era di internet e degli smartphone diventa ancor più
rilevante, vista la facilità con cui è possibile raggiungere utenti e
lettori. Attorno a queste tematiche, con uno sguardo alla tradizione,
si è concentrato il convegno sulla stampa ebraica, tenutosi ieri al
Centro Bibliografico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Ad
aprire i lavori, dopo i saluti
del presidente dell’Unione Renzo Gattegna, Bella Szwarcman-Czarnota,
cofondatrice del mensile ebraico polacco Midrasz, intervistata dal
giornalista e coordinatore dei dipartimenti Informazione e Cultura
dell'UCEI Guido Vitale. La tragedia della Shoah, il
regime comunista, l’antisemitismo, in un secolo di storia la realtà
ebraica polacca è stata completamente stravolta: da tre milioni e mezzo
prima della guerra, gli ebrei sono passati alle poche migliaia di oggi.
Dal florido giornalismo ebraico, con autorevoli quotidiani e riviste in
yiddish, si è passati a poche pubblicazioni che lottano, con
encomiabile energia, per sopravvivere. Midrasz di Szwarcman-Czarnota
è un esempio di questa vitalità. “Parliamo al mondo ebraico come alla
società civile – spiega la giornalista – e
abbiamo tra l’altro un nuovo pubblico: coloro che scoprono solo in età
adulta di essere ebrei; persone che cercano risposte a un’identità
sconosciuta e a cui noi vogliamo dare, per quanto possibile, il nostro
aiuto”.
Dall’emancipazione al sionismo, la stampa ebraica è stata negli anni
uno dei luoghi centrali del dibattito interno sulle delicate questioni
legate al futuro dell’ebraismo italiano. A disegnare un quadro di
questa eterogenea esperienza sono stati il professor Bruno Di Porto, la
storica Anna Foa, Laura Brazzo del Centro di Documentazione Ebraica
Contemporanea e, in veste di coordinatore dei lavori, Stefano Caviglia.
"Presenze ebraiche in Internet: Judaica Europeana, Stella di Davide e
Tricolore” è stato invece il tema della terza sessione del convegno.
Protagoniste Marzia Piccininno, Maria Teresa Natale e la storica Laura
Quercioli Mincer. A moderare gli interventi Sira Fatucci.
A chi vi rivolgete? Quali sono i vostri contenuti? Sono alcune delle
domande che il consigliere UCEI Victor Magiar ha posto a direttori
e giornalisti di alcune testate ebraiche italiane: Laura
Brazzo, in rappresentanza del Bollettino della Comunità ebraica di
Milano, Giacomo Kahn,
direttore di Shalom, Anna Segre, direttrice del bimestrale torinese Ha-Keillah, e Adam Smulevich della redazione di Pagine Ebraiche. Un confronto vivace in cui sono emerse convergenze e diversità
sul ruolo che deve assumere il giornalismo ebraico in Italia. Parlare
al mondo interno, aprire dibattiti su questioni strettamente ebraiche,
esprime posizioni politiche ma anche raccontare la cultura, la
tradizione, i valori dell’ebraismo, italiano e non, al grande pubblico;
e ancora cercare di spiegare la situazione politica israeliana così
come restituire a Israele un’identità svincolata dall’onnipresente
conflitto mediorientale.
Daniel
Reichel
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Pennellate - Intimista, ma fortissima |
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Dopo il Guggenheim di
Bilbao, gli architetti dei musei di arte contemporanea devono
esagerare, stupire, come se i visitatori debbano venire a vedere le
loro costruzioni e non le opere d'arte esposte. La nuova ala del museo
di Tel Aviv è più composta del solito, specie all'esterno, ma non fa
eccezione. È come se ci fosse una lotta fra gli ego supersviluppati
degli artisti e degli archistar, quasi imposta dalla nostra società in
cui chi è sobrio pare sia stupido. Eppure Michal Rovner è riuscita a
creare un'opera sulla Shoah, intimista ma fortissima, che riesce a
inserire perfettamente anche in questo contesto: è imperdibile.
Daniele Liberanome, critico d'arte
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Tea for two - Mel Gibson e la saga dei Maccabei |
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Mel
Gibson aveva tutte le carte per conquistare il popolo femminile. Un
ruolo da eroico combattente scozzese in Braveheart, del quale firma la
regia. Poi veste i panni del seduttore Nick Marshall, ritrovandosi a
sentire tutti i pensieri delle donne in What Women Want. Una di quelle
classiche commedie rosa di Nancy Meyers da guardare avvolti nel piumone
mentre fuori scende copiosamente la pioggia. Nozze d'argento con la
moglie Robyn Moore che sforna per lui sette pargoli. Sembrava una
canaglia che, una volta conquistata, resterà fedele sempre come un
cucciolo di labrador. La regia di The passion con Rosalinda Celentano
che interpreta Satana e la Bellucci come Maria Maddalena aveva destato
qualche malumore. Ma ci eravamo grattati la testa e avevamo lasciato
correre. Poi tutto precipita. La moglie scopre il tradimento
con
Oksana Grigorieva. Mel Gibson fa affermazioni razziste e antisemite
senza nemmeno un tocco di originalità (della serie "il mondo va a
rotoli per colpa degli ebrei"), giustificandosi ammettendo la sua
dipendenza da alcol. Oksana lo denuncia per maltrattamenti. Dove è
finito l'adorabile Nick che incespica sui tacchi cercando di capire
cosa vogliono le donne? Perfino lui è diventato un cinquantenne
malconcio che beve caffè corretto nel bar del quartiere e inveisce
contro la sua amata. Ma ecco che arriva quella che per molti è la
dimostrazione di un suo mea culpa. Gibson produrrà un film che narra la
vicenda di Yeudah il maccabeo. Il film uscirà a Chanukkah? I cinema
sostituiranno per l'occasione le sufganioth ai pop corn? Le fonti per
il momento riportano l'incontro con lo sceneggiatore Joe Eszterhas.
Chissà che non lo faranno diventare uno di quei film in 3D con teste
che volano e grida di battaglia. Il progetto è stato tenuto nel
cassetto per parecchi anni e adesso si sta concretizzando. Mel in una
intervista ha detto di aver letto da ragazzo i Libri dei Maccabei e di
esserne rimasto molto affascinato. Effettivamente è perfetto per una
americanata stile Ben-Hur, il gladiatore jewish version. Alcune
organizzazioni ebraiche si sono mobilitate per fermare il film, di
certo speravano una trasposizione sullo schermo targata Dreamworks.
Mentre i businessmen di Hollywood decidono la sorte della pellicola
godiamoci un imminente Channukkah tradizionale, lontano da megaschermi
e da Mel Gibson.
Rachel Silvera
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Egitto al voto - Netanyahu: "Fondamentale tenere in vita gli accordi di pace"
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Intervenenendo
sull'attuale situazione geopolitica del Medio Oriente, il premier
israeliano Benjamin Netanyahu ha parlato oggi di momento "che non ci è
favorevole" e che è destinato a cambiare "con ripercussioni sulla
nostra sicurezza". Netanyahu ha quindi ribadito la necessità di agire
con grande responsabilità cercando di tenere in vita e stabilizzare
perlomeno gli accordi di pace con l'Egitto.
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