se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai click qui

30 novembre 2011 - 4 Kislev  5772
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
David Sciunnach David Sciunnach
rabbino

“…ecco una scala posata in terra la cui cima raggiungeva il cielo; e gli angeli di Dio ne salivano e scendevano. Ed il Signore era sopra di essa…” (Bereshith 28, 12-13) I Maestri commentano questi versi paragonando la scala all’uomo: se un uomo si sente piccolo e umile, quindi “posato in terra”, allora “la sua cima giungerà in cielo” ed egli sarà veramente grande agli occhi del cielo. Così come è scritto nello Zohar: “Colui che è piccolo è un grande” ed egli meriterà ciò che è scritto nel verso seguente: “Ed ecco che il Signore è sopra lui”  cioè che la Shechinà - la presenza di Dio, si poserà su di lui.

 Davide  Assael,
ricercatore



Davide Assael
Per il mondo ebraico non è un bel periodo. Da un lato, come molti temevano, la primavera araba si sta trasformando in un inverno israeliano. Si sperava che i Paesi arabi si dirigessero verso un modello turco (ai miei occhi l’ipotesi democratizzazione in termini occidentali non è mai stata credibile) e invece pare stia avvenendo il contrario, vista la sempre più acuta propaganda di Erdogan. Nell’Europa della crisi economica, stiamo poi ponendo le basi per una virulenta campagna antisemita fomentata dall’estrema destra, per cui l’ebreo è lo straniero che inquina la purezza etnica o che toglie il posto di lavoro, e dall’estrema sinistra, per cui è lo Shylok che tiene i soldi per sé sottraendoli al popolo. Pregiudizi che riflettono entrambi la pervicace resistenza ebraica alle categorie universalistiche dell’Occidente, un “delitto” che nessuno ci ha mai perdonato. Ed in tutto questo, ammettiamolo, non si sa bene cosa fare; temo che atteggiamenti puramente difensivi, da schema logico, finiscano col fomentare l’odio, ma è pur vero che se non ci si difende si muore…

davar
"È ora di fermare l'odio che serpeggia in rete"
Renzo GattegnaIl presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
"Da alcune settimane, come sottilinea anche la stampa quotidiana di oggi, è attivo su Facebook un gruppo intitolato “Umorismo sottile come un deportato”. Il gruppo, che al momento conta oltre 30 mila sostenitori, è stato istituito il 14 ottobre e da allora si è contraddistinto, oltre che per una fortissima recrudescenza verbale, per il continuo riferimento ad argomenti e tesi di carattere nazista che offendono nella loro memoria storica e nella loro sensibilità le molte identità sottoposte a persecuzione in quegli anni drammatici come ebrei, zingari, disabili e omosessuali. Le espressioni utilizzate, che fanno spesso menzione esplicita delle pratiche criminali perpetrate nei campi di sterminio, sono aberranti e non lasciano spazio ad equivoci: a titolo di esempio cito “Obiettivo 6 milioni di fans, e chissà perché proprio 6 milioni...” o “Perché gli ebrei portano sempre la kippah in testa? Così evitiamo di scottarci togliendoli dal forno”. Il tono denigratorio, xenofobo e razzista che caratterizza i contenuti pubblicati, anche alla luce del crescente successo riscontrato dai social network nelle fasce più giovani della popolazione, non può e non deve lasciarci indifferenti. Mi auguro quindi che lo sdegno possa essere seguito da un intervento severo delle autorità giudiziarie in considerazione della palese violazione della legge 205 del 25 giugno 1993, comunemente denominata Legge Mancino, che è fatta dagli amministratori e dagli utenti di questo gruppo nei confronti di diverse etnie e minoranze".

Qui Roma - Il Museo ebraico cerca un nuovo direttore
Museo ebraicoIstituzione che racchiude e racconta la millenaria tradizione degli ebrei romani, il Museo Ebraico di Roma è diventato negli anni un punto di riferimento nel panorama culturale della Capitale. Ruolo centrale nella valorizzazione dei tesori del Museo e nella sua affermazione a livello nazionale e non solo, lo ha avuto Daniela Di Castro z.l., prematuramente scomparsa nel 2010. La Di Castro, in veste di direttrice, con il suo impegno riuscì a rifondare la struttura, ridando lustro alle preziose esposizioni legate alla tradizione ebraica romana. Riprendere questo delicato lavoro, oggi affidato a Claudio Procaccia (direttore del dipartimento cultura della Cer), sarà il compito del prossimo direttore che verrà individuato attraverso un bando recentemente indetto dalla Comunità ebraica di Roma. “La figura professionale ricercata - si legge nel bando - deve possedere competenze, abilità e motivazioni con l’obiettivo di promuovere e rafforzare l’identità del Museo, il suo rapporto con le istituzioni locali, nazionali ed internazionali, nonché di divulgare la rilevanza universale delle collezioni, ridefinire la struttura organizzativa del Museo stesso e gestirne il processo di aggiornamento negli anni futuri”. Tra le competenze richieste, oltre alla padronanza dell’inglese e buona conoscenza dell’ebraico, un’ampia preparazione in merito alla cultura ebraica con speciale attenzione agli aspetti cultuali e storici, romani ed italiani così come della realtà storico-artistica, con particolare riferimento alle arti decorative. Aspetti formali, l’età, compresa tra i 25 e i 55 anni, ed essere in possesso dei requisiti per l'iscrizione alla Comunità ebraica di Roma ai sensi dello Statuto UCEI.
Il termine per la presentazione delle domande, da inviare a mezzo raccomandata e/o con email PEC all’indirizzo info@romaebraica.it, è il 31 gennaio 2012.

Qui Milano - Quando il dialogo si fa a teatro
Angelica Calò LivneIl primo lunedì davvero freddo di questo autunno ritardato ci ha trovato raccolti al Conservatorio di Milano a scaldarci con il nuovo spettacolo teatrale proposto dalla compagnia di Beresheet LaShalom, diretta da Angelica Edna Calò Livnè (nella foto) e da suo marito Yehuda Livnè. Grazie all’Associazione Italia Israele di Milano sono arrivati con i loro ragazzi dal kibbutz Sasa (Alta Galilea), dove entrambi lavorano come educatori con un progetto meraviglioso che ormai da anni avvicina le tante giovani anime di Israele in cerca di convivenza e di pace consapevole (...)
continua >>

pilpul
Fraternità
Aldo ZarganiNel febbraio 1945, nella mia vallata vicina ai confini della Francia, avevamo superato tutti i pericoli, anche quello dei cosacchi al servizio dei tedeschi. E invece ne arrivò un altro, un nuovo terrore: i francesi colmi d’ira per la pugnalata alle spalle del 1940 nell’immaginario dei montanari scendevano la vallata in cerca di vendette. E allora la mia mamma mi insegnò le prime parole di francese. Dovevo ripeterle se avessi incontrato un maquis: “Je suis juif, je suis juif, je suis juif”.
Nella barca a vela naufragata a Brindisi, un ragazzo afgano ripete le sole parole italiane che conosca : « Io ho 16 anni , io ho 16 anni, io ho 16 anni »
Forse quelle parole gliele ha insegnate la sua mamma, ma certamente quel ragazzo è mio fratello.

Aldo Zargani

Generazioni
Francesco LucreziCome ha ricordato rav Gianfranco Di Segni - in una breve nota esplicativa, apparsa su Pagine Ebraiche di novembre – la parola toledòt, “generazioni”, assume, nella Torah, un significato particolarmente importante, dal momento che è proprio attraverso il susseguirsi delle toledòt che prende forma il divenire dell’universo (Genesi 2.4: “toledòt del cielo e della terra”, nel probabile senso di “origini”), poi del genere umano (toledòt di Adamo [Genesi 5.1] e poi di Noè [6.9]), e, infine, del popolo ebraico, generato da Abramo, Isacco e Giacobbe (toledòt è, appunto, il titolo della parashah del Bereshìt dedicata alle vicende di Giacobbe ed Esaù). Nel prosieguo del testo biblico, spiega ancora il Rav, la parola va ad allargare il proprio senso, acquistando il più ampio significato, presente nell’ebraico moderno, di “storia”. Toledòt am Israel, quindi, è la storia del popolo d’Israele. Ma, anche nell’ebraico moderno, in tale parola continua sempre a risuonare un’eco del senso primigenio, dal momento che il concetto di ‘storia’ conserva un’accezione fortemente ‘umana’, rimandando non a un ‘neutro’ e astratto susseguirsi di anni, date e vicende, ma al concreto avvicendarsi delle vite vissute dagli uomini: di tutti gli uomini, uno per uno, che, col loro vivere e agire, hanno, in qualche modo, contribuito (da protagonisti o comparse, da vittime o carnefici, con le loro opere, le loro colpe e le loro sofferenze) al formarsi dell’incessante flusso delle toledòt.
Non a caso proprio la traduzione in italiano di questa parola è stata scelta per dare il titolo a un pregevole romanzo, scritto da Gabriele Rubini, che, oltre a rappresentare un godibile testo di narrativa, può essere considerato a pieno titolo – per l’accuratezza della documentazione, la precisione dei riferimenti, la verosimiglianza dell’ambientazione – un vero e proprio testo di storia: Generazioni. 1881-1907 (Phasar, Firenze, World Hub Press, pp. 648).
Attraverso l’avventurosa e drammatica saga di cinque famiglie ebraiche, l’autore ricostruisce le tragiche vicende che hanno scosso, a cavallo tra il XIX e il XX secolo, l’ebraismo europeo, lacerandone le millenarie abitudini, per sospingerlo (sull’onda delle violente ondate antisemite, ma anche di nuove, inedite speranze di riscatto e rigenerazione) verso inesplorati e rischiosi lidi, chiamati emancipazione, emigrazione, rivoluzione, sionismo. Strade spesso dolorosamente divaricate, comportanti drammatiche rotture familiari, abbandoni senza ritorno, cocenti delusioni, irrimarginabili ferite.
Intrecciando sapientemente – nella tradizione del miglior romanzo storico - vicende inventate e reali fatti storici (dall’assassinio dello zar Alessandro II alla prima Aliyah, dal Risorgimento italiano all’affaire Dreyfuss, dal caso Mortara ai primi conflitti tra ebrei e arabi in Palestina), Rubini mette il lettore di fronte ad alcuni passaggi fondamentali della storia europea sullo scorcio tra Otto e Novecento; al primo, incerto compiersi di scelte che avrebbero poi determinato conseguenze di incalcolabile portata. Con la solidità di puntuali dati documentali, permette di riconsiderare fallaci “verità acquisite” (per esempio, quella secondo cui l’idea sionista sarebbe iniziata solo con Theodor Herzl, anziché, molto prima, con Moses Hess, il cui Roma e Gerusalemme, del 1962, precede di ben 34 anni Der Judenstaat) e, con la suggestione dell’invenzione, dà alle sue pagine la forza, il sapore e il colore della storia ‘vera’. D’altronde, come ebbe a dire il grande storico Eduard Meyer, è proprio all’immaginazione che, nella conoscenza storica, va assegnato il compito ultimo di “scoprire la verità”; le stesse fonti storiche antiche, dalla Bibbia a Tito Livio, rappresentano, in grande misura, forme di racconto, di invenzione fantastica, al pari dei racconti su di esse costruiti nelle età successive (tanto che, a proposito delle Memorie di Adriano, della Yourcenar, ci si è addirittura chiesto, sul filo del paradosso, se, e in che misura, esse possano essere ormai considerate alla stregua una vera e propria ‘fonte’ di storia romana); ed è comunque un dato di fatto che molta parte della narrativa del Novecento è anche, spesso, ottima storiografia del Novecento. Se ciò vale in generale, ci sembra valere particolarmente per la storia ebraica, almeno per chi voglia appunto intenderla, ‘biblicamente’, come storia di toledòt, di uomini veri: cosa sapremmo mai di essa senza i fratelli Singer, Fred Uhlman, Leon Uris, Amos Oz, Abraham B. Yehoshua, Vasilj Grossman?
Un libro da leggere, dunque, e su cui riflettere.
  

Francesco Lucrezi, storico

notizieflash   rassegna stampa
Scongelati i fondi destinati all'Anp
  Leggi la rassegna

Cento milioni di dollari. E’ la somma che il governo israeliano ha deciso di scongelare e che verrà versata nelle casse dell’Autorità Nazionale Palestinese. La decisione di bloccare i fondi, provenienti dalla raccolta dei dazi doganali di ottobre e novembre e destinati all’Anp, era stata presa da Israele in seguito alla richiesta di riconoscimento da parte dell’autorità palestinese all’Onu e all’Unesco.

 

A 32 anni da quando i seguaci di Khomeini occuparono l’ambasciata americana sequestrando tutti i diplomatici per 44 giorni, a Teheran un’altra ambasciata è stata assalita. Oggi, tuttavia, gli inglesi sono stati quasi subito liberati, addirittura con “parole di scuse” espresse dal ministro degli esteri iraniano al suo omologo inglese, e ulteriori “parole di rammarico” espresse a commento di quanto accaduto.
Emanuel Segre Amar











L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.