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22 dicembre 2011 - 26 Kislev 5772
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
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elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 
La coincidenza di Chanukkà con la Parashà di Mi-qètz ci pone fianco a fianco personaggi che hanno lottato per mantenere intatto il loro Ebraismo nonostante le seduzioni del mondo circostante.Oggi, anche se - volendo - non è difficile osservare nella pratica quotidiana le Mitzwòth (soprattutto in Comunità organizzate e strutturate), tuttavia è più difficile essere Ebrei dentro. I valori dello spirito sono poco di moda, e quindi poco studiati. Il progresso scientifico, anziché portarci ad ammirare i segreti della Creazione divina, ci rende schiavi delle nostre realizzazioni facendone altrettanti idoli. L'esempio di Yosèf e quello dei Maccabei ci possono indicare nuovamente una giusta scala di valori.

Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
A guardare bene, anche noi, non solamente gli altri, coltiviamo un doppio standard. Per esempio, venerdí scorso un autorevole analista politico italiano scriveva "delle pretese di quegli ortodossi ebrei per cui le donne non dovrebbero cantare in pubblico (la loro voce potrebbe suscitare pensieri impuri), dovrebbero camminare su marciapiedi diversi da quelli degli uomini e viaggiare su mezzi di trasporto in cui i due sessi occupino posti distinti". Queste critiche, quando provengono da osservatori esterni, inclusi i numerosi inviati speciali e corrispondenti da "Tèlaviv" che non hanno certo a cuore il futuro dello stato ebraico e anzi ne contestano lo stesso concetto, ci infastidiscono. Dimostrano grossolane semplificazioni, antichi preconcetti, carenze informative, a volte perfino interessi in conflitto con la stessa esistenza d'Israele. Ma nonostante tutto ciò, anche noi che viviamo in Israele sappiamo percepire in modo ugualmente critico determinati fatti quotidiani che avvengono qui come, appunto, la richiesta da parte di gruppetti di estremisti "religiosi" che le donne si siedano nei sedili posteriori degli autobus di linea o camminino su marciapiedi separati. Ed è nostro dovere denunciare queste aberrazioni a voce alta, perché a differenza dei nostri malevoli critici, noi abbiamo il dovere di tutelare la qualità civile della nostra società affiché meglio e più dignitosamente costruisca il futuro di uno stato al contempo ebraico e democratico. 

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davar
Qui Roma - Hanukkah nella valorizzazione delle identità
La seconda luce di Hanukkah è stata accesa a Roma nel cortile della Scuola ebraica al Portico d’Ottavia, dove gli studenti della Scuola Vincenzo Bellini si sono uniti a quelli della Angelo Sacerdoti. L'iniziativa promossa dalla Comunità Ebraica di Roma con l'Assessorato alle Politiche Educative Scolastiche, della Famiglia costituisce un ulteriore momento del Progetto “Viaggio nella Memoria", cui hanno preso parte il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo della Capitale, assieme al presidente Riccardo Pacifici, agli assessori Ruth Dureghello e Jack Luzon, Sami Modiano testimone della Shoah e l'assessore alla Famiglia all'Educazione e ai Giovani del Comune di Roma, Gianluigi De Palo. Nell'atmosfera di gioia e di festa, fra i canti dei ragazzi guidati dagli insegnanti della scuola, fluttuava l'irresistibile profumo di sufganiot gli inconfondibili dolci che caratterizzano la festa, molto apprezzate da tutti i presenti.


Qui Torino - Le luci illuminano la Mole

“Pensare che doveva essere la nostra sinagoga. Beh sarebbe stata un po’ grandicella”. Voci e sorrisi del pubblico torinese, riunitosi ieri sera nella Aula del Tempio della Mole Antonelliana per ascoltare il concerto del coro Col Hakolot di Milano. Un momento di allegria e condivisione, organizzato dal Comitato Interfedi di Torino, per festeggiare assieme alla Comunità ebraica della città il secondo giorno di Hanukkah. Trasportati dalle sonorità del coro diretto dall’israeliano Eyal Lerner, il folto pubblico presente si è immerso in un viaggio musicale all’insegna della cultura e della tradizione ebraica. Preghiere, canti, componimenti in Yiddish risuonavano tra le mura di un luogo che, almeno inizialmente, doveva diventare l’epicentro dell’ebraismo torinese. La storia è nota: per festeggiare l’Emancipazione, gli ebrei sabaudi decisero di regalarsi un Tempio, simbolo della ritrovata libertà. Affidarono la realizzazione del progetto al celebre architetto Alessandro Antonelli, la cui ambizione causò ingenti conseguenze alle finanze della Comunità. Antonelli, infatti, ben presto abbandonò l’idea originale, più sobria ed misurata, per lanciarsi in una costruzione monumentale. E gli ebrei torinesi si videro costretti a lasciare nelle mani della città questo colosso esagerato per “ripiegare” sull’attuale Tempio grande di piazzetta Primo Levi.
Oltre un secolo dopo, i fili della storia hanno riportato la Torino ebraica alla Mole, oggi Museo del cinema, questa volta però, come sottolineava in un suo intervento il vicepresidente della Comunità David Sorani, in veste di ospiti. “E luce fu… Feste e ricorrenze ebraiche” il titolo dell’iniziativa del Comitato Interfedi che dal 2006 lavora per portare avanti un costruttivo percorso di dialogo tra le diverse confessioni.
Prima dell’inizio del concerto, il rabbino di Torino rav Alberto Moshe Somekh ha portato i saluti della Comunità ebraica di Torino, spiegando al pubblico il significato della festa di Hanukkah. Dopo la lettura di alcuni brani da parte dell’attrice Ivana Cravero, il coro Col Hakolot, nato nel 1994 e da anni impegnato nel raccontare attraverso le note la tradizione e la cultura ebraica, ha accompagnato gli spettatori in questo viaggio musicale lungo una storia plurimillenaria.

Qui Casale - Lumi di Hanukkah
La festa delle luci segna, per il Museo dei Lumi di Casale Monferrato, l’ingresso in collezione di undici nuove Chanukkiot realizzate nel solco di una consolidata tradizione di generosità che ha coinvolto negl anni numerosi esponenti più o meno noti del panorama artistico contemporaneo. Le novità di questo fine 2011, un caleidoscopio di colori, forme e materiali che interpretano in più modi il significato di Chanukkah, sono uno straordinario regalo che la Comunità ebraica di Casale ha voluto fare ai lettori di Italia Ebraica (il numero è in distribuzione) e del portale dell’ebraismo italiano. Dopo avervi mostrato su l’Unione Informa di ieri i lavori realizzati da Luigi Giachero e Margherita Levo Rosenberg, proseguiamo questo viaggio nella creatività con le opere di Laura Terracini, Arianna Inglesi, Marino Marinelli. (Fotografie di Dario Canova, schede tecniche a cura di Cristina Mancini)


Laura Terracini
7,80 x 21,5 x 6,50 cm
Gres smaltato


La lampada è formata da nove parallelepipedi di sezione quadrata in gres smaltato a formare una struttura trapezoidale. Al centro si trova lo shammash, facilmente individuabile perché più alto. Ai suoi lati gli altri lumi, quattro per parte, in ordine decrescente. Si tratta di un pezzo unico interamente realizzato a mano.




Arianna Inglesi - Maghen David
3 x 50 x 50 cm
Compensato, tempera e matita

L’opera è un’interpretazione artistica della stella di David. Al centro è disegnata una chanukkiah e di fianco un talled. Gli otto lumi sono posizionati su un supporto di compensato e sullo stesso piano, all’estremità sinistra, si trova lo shammash, il cui cero è di colore rosso e non bianco.




Marino Marinelli - Chanukkah – Il miracolo della luce
99 x 14,5 x 97 cm

Legno, acciaio, tela, canne, vetro e mosaico L’artista ha utilizzato la canna, materiale a lui congeniale, per il suo significato simbolico di riproduzione vegetale dell’asse del mondo e per la sua tensione verticale. La canna, inoltre, è spesso associata in molte tradizioni al fuoco che, elemento purificatore, diventa elemento mediatore tra gli uomini e D‐o. Viene utilizzato il vetro per sostenere il cero, la luce: la canna rappresenta l’ascesa del materiale verso lo spirituale, la trasparenza, la purezza del vetro. Le tesserine di mosaico sparse quasi casualmente alla base delle canne e a sostegno dei lumi, simboleggiano i colori in cui si scompone la luce e intendono rappresentare i percorsi attraverso i quali si può giungere alla “Luce".



Qui Gerusalemme - Consegnate le Borse di studio Cantoni
Come di consueto anche quest'anno in un atmosfera calda e accogliente sono state consegnate le borse di studio della Fondazione Raffaele Cantoni nella sala degli affreschi adiacente al Tempio Italiano di  Gerusalemme. Dopo il saluto della presidente Carla Dell`Ariccia è stato letto quello inviato da Claudia De Benedetti, vice presidente dell'UCEI.  L'ambasciatore Sergio Minerbi ha ricordato la figura di Raffaele Cantoni, grazie al cui lascito possono essere distribuite le borse di studio che realizzano uno degli obiettivi del suo fondatore: il sostegno alla gioventù ebraica per la concretizzazione dei propri ideali sionistici.
Dopo l'accensione della hanukkiah sono state consegnate quindici borse di studio a giovani studenti, in prevalenza  nuovi olim provenienti da tutte le Comunità italiane, che hanno dimostrato molto entusiasmo e determinazione nonostante le oggettive difficoltà di inserimento in Israele.

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pilpul
La canzone di tutti
C’è di nuovo affanno nel far vedere agli altri, a quanti più altri possibile, come in Egitto venga a galla la componente integralista, che come sempre è maggioritaria, e ancora una volta viene di sospirare o gridare: “…Noi lo avevamo detto”; poi la Siria compie stragi quotidiane, perseguendo un lucido sterminio di ogni forma di opposizione, e ancora una volta esistono due pesi e due misure - come se fosse una novità nella storia ebraica e in quella umana - e nessuno punta il dito contro la Siria con la stessa veemenza che si verifica nel puntarlo contro Israele, che è uno Stato con le proprie responsabilità, ma una società democratica. E siccome poi sono decenni che è costantemente in evidenza la natura di regime dello Stato siriano, se vogliamo chiamarlo Stato, un’altra volta viene da dire: “Ecco, lo avevamo detto”.
E c’è che alcuni sacerdoti cattolici in Palestina suffragano, sostengono, alimentano la tesi negazionista che Gesù fosse palestinese: che gli ebrei dunque non siano mai esistiti e l’identità ebraica non sia che un mito: una fabula. E allora, in una volonterosa solitudine, così tipica del ghetto ebraico dentro al ghetto dell’ Europa e delle sue tipiche ideologie, ci si affanna a svelare il disegno negazionista, talora sottile, talora grossolano - questo affanno, secondo il nostro sommesso parere, non serve. E’ un affanno che va avanti da anni, simile ai nostri gesti dell’infanzia quando pensavamo di costruire una barriera di sabbia per fermare il mare e il giorno dopo la barriera non c’era più, c’era il mare - e quanto era grande, e preponderante questo mare. Allora dovevamo ricostruire la barriera di sabbia una nuova volta, ed era evidente come la muraglia di sabbia più che una soluzione fosse il sogno di una soluzione. Un sogno nudo, senza i vestiti per andare in giro.
E a quanto pare l’aver mostrato mille volte la verità oscurata dalla menzogna non risolve la lunga questione ebraica, e amaramente la trincea della verità è una guerra immobile dove la lotta ristagna vana, e come per beffa la verità esce sempre sconfitta. Che poi, il mondo sa e ha sempre saputo che probabilmente in Egitto sarebbe emersa la componente integralista e si sarebbe fatta largo con la violenza; che la Siria non sia un paese laburista, ma un alleato regionale dell’ex Urss, e ora della Russia, e un duro e repressivo regime. La verità non interessa al mondo: la sola e solida certezza è che il mondo ha fisiologicamente bisogno di attribuire la colpa agli ebrei, pochi, deboli e ciclicamente deicidi: il mondo ha bisogno di dare assoluzione ai potenti, ai ricchi, ai preponderanti, ai numerosi. Un’ altra certezza, dice il Tizio, è la natura politica del governo israeliano che si avvale di questa fase storica, della paura che tale fase reca in abbondanza con sé, per affermare propri disegni e un senso di arcigna estraneità alla questione della pace, cioè alla questione dell’esistenza altrui. D’altra parte, se è vero che ognuno tende a perpetuare la lotta di trincea per la sola propria verità, per quanto riguarda la cultura ebraica probabilmente è giunto il tempo di lanciarsi all’arrembaggio della pace, e direi anche un tempo in cui nella persona ebraica si faccia strada la percezione di come la pace diventi reale solo nel caso sappia rompere le divisioni, sia capace di diventare patrimonio universale, e la lotta si trasformi da asmatico affanno in eroico sforzo a capire chi sono gli altri e cosa vogliono. Possibile che gli altri siano solamente tenebra? Nessuno vive e si nutre solo del buio, da qualche parte filtra sempre una luce di tutti che poi la guerra non è una vera opzione, c’è già stata la guerra, quante guerre solitarie, una sola guerra costante. E allora la pace non è una soluzione bellica, non è un portato del timore e della tensione continua, deve essere per forza qualcosa di altro, di non ancora sperimentato. Bisognerà cantare una canzone che tutti cantino, allora la menzogna sarà tacitata.

Il Tizio della Sera

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notizieflash   rassegna stampa
I salafiti rispettano gli accordi
con Israele

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Yusri Hammad, portavoce del partito al-Nour, ha dichiarato alla radio israeliana che i salafiti egiziani ritengono che l'Egitto debba rispettare gli impegni internazionali adottati in passato, compresi i trentennali accordi di pace con Israele.  Eventuali emendamenti di quegli accordi, ha precisato Hammad, dovrebbero essere concordati mediante negoziati diretti. Hammad ha aggiunto che l'immagine del suo partito è stata distorta ad arte in passato dal regime di Hosni Mubarak e dai mass media. "Non veniamo eletti per fare la guerra. L'Egitto ha bisogno piuttosto di pace e di essere ricostruito" ha sottolineato.

 
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