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  23 dicembre 2011 - 27 Kislev 5772
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alef/tav
bahbout Scialom
Bahbout,
rabbino capo
di Napoli


A Ginevra alle Nazioni Unite è stato recentemente approvato “Operation Abraham”, un progetto ispirato da un programma israeliano e annunciato dall’amministrazione Obama e che porterà alla circoncisione di circa 20 milioni di africani, come prevenzione contro l’infezione AIDS (3.4 milioni di persone verranno salvate da questa infezione). Molti circoncisori israeliani sono stati inviati in vari paesi dell’Africa per insegnare ai medici locali l’arte della circoncisione. Gli ebrei praticano la circoncisione non per motivi igienici, ma in quanto costituisce uno dei comandamenti più importanti della Torà.  E’ davvero paradossale che, mentre il mondo scopre che la circoncisione non solo non fa male, ma anzi sembra far bene - cosa peraltro già nota per altri motivi in passato -  in Europa si siano alzate molte voci contro la circoncisione. In questi giorni che precedono Chanukkà, questo atteggiamento non può non far pensare a quanti in passato (e tra questi gli ellenisti) hanno cercato di proibire l’applicazione di questo precetto. Sorge il sospetto che le motivazioni addotte dai politici – ieri come oggi - non siano proprio di natura igienica o sanitaria. La determinazione del popolo ebraico a mettere in pratica questa mizvà in tutte le generazioni, non ha però lasciato spazio alle lusinghe dell’assimilazione.

Laura Quercioli Mincer, slavista


laura mincer
Nei numerosi articoli usciti in occasione della morte di Wicky Hassan non so quanti abbiano menzionato il suo impegno per i diritti delle persone omosessuali, una categoria alla quale, così mi sembra, era fiero di appartenere. Non ho avuto il piacere di conoscerlo di persona, ma lo ricordo in una memorabile e ormai lontana serata alle Scuole Ebraiche di Roma, come parlava con entusiasmo e commozione dei tre bambini che, con grande difficoltà, era riuscito ad adottare negli Stati Uniti insieme al suo compagno, e dell’educazione ebraica che dava loro. Un uomo dalle forti e generose passioni, è così che mi piace ricordarlo.
 
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davar
Qui Torino - Rav Eliahu Birnbaum al campo rom:
"Il nostro dovere di ebrei è quello di starvi accanto"
“Hanno bruciato tutto. Io sono rimasta nascosta tra gli arbusti con la mia bimba in braccio. Anche quando sono arrivati i vigili del fuoco e la polizia, non mi sono fatta vedere. Avevo paura mi portassero via” racconta Adriana, 28 anni e una bambina di pochi mesi in braccio. Mostra le ceneri delle baracche del campo rom della Continassa, nella periferia di Torino; mostra il risultato della furiosa violenza di poche settimane fa, quando l’imbecillità e il razzismo di alcuni ha messo in pericolo la vita di decine di persone. Ad ascoltare questa mattina il tragico bollettino una delegazione della Comunità ebraica di Torino, con il rabbino capo Eliahu Birnbaum e il presidente Beppe Segre in prima fila. “Siamo qui per esprimere di persona la nostra solidarietà – spiega rav Birnbaum – come ebrei sentiamo la responsabilità di stare accanto a chi soffre, a chi è vittima della stupida brutalità umana. Ed è giusto farlo con un segno tangibile e per questo siamo venuti di persona”. Lo spettacolo, nel pungente, freddo torinese è desolante, baracche, letti, coperte, tutto carbonizzato. “E’ agghiacciante, era tutto organizzato: armi, molotov, spranghe… e meno male che almeno le persone sono riuscite a scappare” riflette Vesna Vuletic, presidente dell'Associazione torinese Idea Rom Onlus.
Della cinquanta persone che prima vivevano nel campo, una ventina sono rimasti. Molti dei bambini sono in Romania, dalle famiglie, dai nonni. “Noi siamo qui da nove anni e non è mai successa una cosa del genere” ricorda Adriana.
“Un pogrom irrazionale – commenta il presidente della Comunità ebraica di Torino – è un episodio di una violenza spaventosa e come Comunità esprimiamo la nostra condanna e il disgusto per quanto accaduto. Come ebrei, siamo legati alla storia dei rom, purtroppo, dal filo della Shoah. Come noi, anche loro furono deportati nei campi di concentramento. Dobbiamo batterci perché le minoranze, i deboli non patiscano più simili brutalità, non siano vittime di pregiudizi o stereotipi né vengano emarginati dalla società”.
La presenza di oggi al campo rom è stato un gesto di concreta solidarietà. “Non ci sottraiamo alle nostre responsabilità come ebrei e soprattutto come uomini – afferma rav Birnbaum – vogliamo portare avanti un dialogo con la comunità rom per poter trovare un modo per aiutarli. Per questo li abbiamo invitati domani in Sinagoga in modo che ci raccontino i loro sentimenti, le loro difficoltà e non si sentano soli”.Domani, dunque, una delegazione del campo sarà ospite della Comunità ebraica di Torino, perché non bastano le parole di condanna per trovare una soluzione al pregiudizio, alla violenza crescente come dimostrano le cronache di queste settimane. Davanti a queste problematiche, come sottolineavano il rav e il presidente, bisogna fare un fronte unico e lavorare insieme. Magari cominciando con il conoscersi reciprocamente.

Daniel Reichel

Qui Genova - Napoli scende in campo e accende le luci
Seconda sera di Chanukkah. Un gruppo di giovani della Comunità ebraica partenopea è invitato dal presidente del Napoli Calcio Aurelio De Laurentiis a seguire la partita tra gli azzurri e il Genoa in tribuna d'onore. Precedendo la festa sul campo (i padroni di casa si imporranno col tennistico risultato di sei a uno) il gabbai e chazan procede all'accensione del candelabro. Al pubblico, stupito per questa curiosa novità tra gli spalti del San Paolo, viene spiegato il significato della ricorrenza. Un applauso suggella l'iniziativa.

Qui Torino - Hanukkah a suon di musica
Le note profonde del violoncellista Claudio Ronco, le opere della fotografa argentina Karina Chechik, l’allegria coinvolgete del coro ex allievi della Scuola Ebraica e la scultura culinaria di Sagit Arava. Attirate da questo programma eterogeneo e coinvolgente, decine di persone ieri sera hanno preso posto nel centro sociale della Comunità ebraica di Torino per festeggiare insieme la terza sera di Hanukkah. Un evento organizzato dal Gruppo di Studi Ebraici e da ComunitAttiva all’insegna della musica, dell’arte e del cibo. Dopo l’accensione della terza candelina con i bambini raccolti attorno a rav Eliahu Birnbaum, rabbino capo della Comunità, il pubblico è stato catturato dalla musica di Claudio Ronco, violoncellista affermato cui componimenti sono fortemente influenzati dalle sonorità ebraiche, in particolare di epoca barocca. Le pitto/fotografie di Karina Chechik hanno invece portato fra le mura della Comunità torinese uno spaccato della realtà ebraica: le sue opere (pitture manuali su una fotografia digitale) ritraggono squarci di diverse sinagoghe, da Buenos Aires a Vercelli. “Sinagoghe di Luce” il titolo della mostra presentata nel centro sociale di Torino mentre il Museo del design della città ospita in questi giorni una rassegna più ampia del lavoro della Chechik.
Prima di ammirare la torta dell’artista culinaria Sagit Arava (una vera scultura con raffigurante le candele e le trottole di Hanukkah) è salito in cattedra il coro dell’ex allievi della scuola ebraica di Torino, diretto da Maria Teresa Milano. Canti e note di Hanukkah per condividere insieme la gioia della festa.


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pilpul
Caccia alle candeline
Anna SegreForse c’è stato qualche fraintendimento in famiglia, forse mi sono attivata troppo tardi, fatto sta che manca un giorno a Chanukkà e sono ancora senza candeline. In Comunità sono finite, e non le ha neanche il negozio dove si comprano di solito. Mi viene in mente che forse alla scuola ebraica hanno gigantesche riserve per tutti i bambini: niente da fare, scarseggiano anche lì. Frugo attentamente in tutta la casa e scopro che negli ultimi anni, grazie alla candelina in più che si trova normalmente nelle confezioni, sono riuscita a metterne da parte tre. Be’, è un inizio, almeno posso accendere la prima sera, poi si vedrà. Certo, è vero che Chanukkà è tempo di miracoli, ma come posso sperare che tre candele diventino miracolosamente 44? Comincio a girare per i supermercati, e solo con molta fatica trovo le candeline da torta come si usavano una volta (che a quanto pare sono considerate oggetti pericolosissimi: quelle in vendita oggi non superano il centimetro di altezza). Mentre elaboro complicate e improbabili strategie per farle durare più a lungo (per esempio metterle sulla tavola molto distanziate l’una dall’altra anziché sulla Chanukkià) arriva un messaggio di mia madre che è riuscita a trovarmi ben 41 candeline di Chanukkà: con le mie tre (che si rivelano inaspettatamente fondamentali) sono esattamente il numero che mi serve. Da questa storia ricavo due conclusioni. Primo: nelle Comunità medie e piccole le mitzvot, anche le più semplici, si possono osservare, ma bisogna pensarci per tempo. Secondo: se non si può confidare nei miracoli, si può ragionevolmente confidare nell’efficienza delle mamme ebree.

Anna Segre, insegnante

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notizieflash   rassegna stampa
 "Fermare l'antisemitismo
della stampa palestinese"
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Il Centro Simon Wiesenthal ha chiesto al direttore generale dell’Unesco di sospendere la sponsorizzazione alla rivista educativa per ragazzi palestinesi Zayafuna spiegando che tale rivista non esita a pubblicare celebrazioni dell’assassinio di massa di ebrei perpetrato da Hitler. Il brano è stato portato all'attenzione del pubblico da Palestinian Media Watch, secondo il quale Zayafuna “pubblica anche componimenti che esaltano la jihad” (guerra santa).In una lettera a Irina Bokova, direttore generale dell’Unesco, il direttore per le relazioni internazionali del Centro Wiesenthal, Shimon Samuels, denuncia il fatto che i redattori di Zayafuna “avallano Adolf Hitelr come modello di comportamento per i ragazzini palestinesi”, sottolineando che quello citato non è un caso isolato: circa un quarto dei componimenti inoltrati dai giovani lettori e selezioni dalla rivista per la pubblicazione “esprimono odio verso gli ebrei, rispecchiando i messaggi diffusi dai mass-media ufficiali dell’Autorità Palestinese”.

 

Giornata scarsa di notizie di una qualche rilevanza se si fa eccezione per la crisi diplomatica tra Ankara e Parigi nel merito dell’approvazione, da parte dell’Assemblea nazionale francese, della legge che rende reato negare il massacro degli armeni compiuto da parte del vecchio Impero ottomano tra il 1915-1916, e poi negato dallo Stato turco. 

Claudio Vercelli







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