“Hanno bruciato
tutto. Io sono rimasta nascosta tra gli arbusti con la mia bimba in
braccio. Anche quando sono arrivati i vigili del fuoco e la polizia,
non mi sono fatta vedere. Avevo paura mi portassero via” racconta
Adriana, 28 anni e una bambina di pochi mesi in braccio. Mostra le
ceneri delle baracche del campo rom della Continassa, nella periferia
di Torino; mostra il risultato della furiosa violenza di poche
settimane fa, quando l’imbecillità e il razzismo di alcuni ha messo in
pericolo la vita di decine di persone. Ad ascoltare questa mattina il
tragico bollettino una delegazione della Comunità ebraica di Torino,
con il rabbino capo Eliahu Birnbaum e il presidente Beppe Segre in
prima fila. “Siamo qui per esprimere di persona la nostra solidarietà –
spiega rav Birnbaum – come ebrei sentiamo la responsabilità di stare
accanto a chi soffre, a chi è vittima della stupida brutalità umana. Ed
è giusto farlo con un segno tangibile e per questo siamo venuti di
persona”. Lo spettacolo, nel pungente, freddo torinese è desolante,
baracche, letti, coperte, tutto carbonizzato. “E’ agghiacciante, era
tutto organizzato: armi, molotov, spranghe… e meno male che almeno le
persone sono riuscite a scappare” riflette Vesna Vuletic, presidente
dell'Associazione torinese Idea Rom Onlus.
Della cinquanta persone che prima vivevano nel campo, una ventina sono
rimasti. Molti dei bambini sono in Romania, dalle famiglie, dai nonni.
“Noi siamo qui da nove anni e non è mai successa una cosa del genere”
ricorda Adriana.
“Un pogrom irrazionale – commenta il presidente della Comunità ebraica
di Torino – è un episodio di una violenza spaventosa e come Comunità
esprimiamo la nostra condanna e il disgusto per quanto accaduto. Come
ebrei, siamo legati alla storia dei rom, purtroppo, dal filo della
Shoah. Come noi, anche loro furono deportati nei campi di
concentramento. Dobbiamo batterci perché le minoranze, i deboli non
patiscano più simili brutalità, non siano vittime di pregiudizi o
stereotipi né vengano emarginati dalla società”.
La presenza di oggi al campo rom è stato un gesto di concreta
solidarietà. “Non ci sottraiamo alle nostre responsabilità come ebrei e
soprattutto come uomini – afferma rav Birnbaum – vogliamo portare
avanti un dialogo con la comunità rom per poter trovare un modo per
aiutarli. Per questo li abbiamo invitati domani in Sinagoga in modo che
ci raccontino i loro sentimenti, le loro difficoltà e non si sentano
soli”.Domani, dunque, una delegazione del campo sarà ospite della
Comunità ebraica di Torino, perché non bastano le parole di condanna
per trovare una soluzione al pregiudizio, alla violenza crescente come
dimostrano le cronache di queste settimane. Davanti a queste
problematiche, come sottolineavano il rav e il presidente, bisogna fare
un fronte unico e lavorare insieme. Magari cominciando con il
conoscersi reciprocamente.
Daniel Reichel
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Qui
Genova - Napoli scende in campo e accende le luci
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Seconda sera di
Chanukkah. Un gruppo di giovani della Comunità ebraica partenopea è
invitato dal presidente del Napoli Calcio Aurelio De Laurentiis a
seguire la partita tra gli azzurri e il Genoa in tribuna d'onore.
Precedendo la festa sul campo (i padroni di casa si imporranno col
tennistico risultato di sei a uno) il gabbai e chazan procede
all'accensione del candelabro. Al pubblico, stupito per questa curiosa
novità tra gli spalti del San Paolo, viene spiegato il significato
della ricorrenza. Un applauso suggella l'iniziativa.
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Qui
Torino - Hanukkah a suon di musica
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Le
note profonde del violoncellista Claudio Ronco, le opere della
fotografa argentina Karina Chechik, l’allegria coinvolgete del coro ex
allievi della Scuola Ebraica e la scultura culinaria di Sagit Arava.
Attirate da questo programma eterogeneo e coinvolgente, decine di
persone ieri sera hanno preso posto nel centro sociale della Comunità
ebraica di Torino per festeggiare insieme la terza sera di Hanukkah. Un
evento organizzato dal Gruppo di Studi Ebraici e da ComunitAttiva
all’insegna della musica, dell’arte e del cibo. Dopo l’accensione della
terza candelina con i bambini raccolti attorno a rav Eliahu Birnbaum,
rabbino capo della Comunità, il pubblico è stato catturato dalla musica
di Claudio Ronco, violoncellista affermato cui componimenti sono
fortemente influenzati dalle sonorità ebraiche, in particolare di epoca
barocca. Le pitto/fotografie di Karina Chechik hanno invece portato fra
le mura della Comunità torinese uno spaccato della realtà ebraica: le
sue opere (pitture manuali su una fotografia digitale) ritraggono
squarci di diverse sinagoghe, da Buenos Aires a Vercelli. “Sinagoghe di
Luce” il titolo della mostra presentata nel centro sociale di Torino
mentre il Museo del design della città ospita in questi giorni una
rassegna più ampia del lavoro della Chechik.
Prima di ammirare la
torta dell’artista culinaria Sagit Arava (una vera scultura con
raffigurante le candele e le trottole di Hanukkah) è salito in cattedra
il coro dell’ex allievi della scuola ebraica di Torino, diretto da
Maria Teresa Milano. Canti e note di Hanukkah per condividere insieme
la gioia della festa.
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Caccia alle candeline
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Forse c’è stato
qualche fraintendimento in famiglia, forse mi sono attivata troppo
tardi, fatto sta che manca un giorno a Chanukkà e sono ancora senza
candeline. In Comunità sono finite, e non le ha neanche il negozio dove
si comprano di solito. Mi viene in mente che forse alla scuola ebraica
hanno gigantesche riserve per tutti i bambini: niente da fare,
scarseggiano anche lì. Frugo attentamente in tutta la casa e scopro che
negli ultimi anni, grazie alla candelina in più che si trova
normalmente nelle confezioni, sono riuscita a metterne da parte tre.
Be’, è un inizio, almeno posso accendere la prima sera, poi si vedrà.
Certo, è vero che Chanukkà è tempo di miracoli, ma come posso sperare
che tre candele diventino miracolosamente 44? Comincio a girare per i
supermercati, e solo con molta fatica trovo le candeline da torta come
si usavano una volta (che a quanto pare sono considerate oggetti
pericolosissimi: quelle in vendita oggi non superano il centimetro di
altezza). Mentre elaboro complicate e improbabili strategie per farle
durare più a lungo (per esempio metterle sulla tavola molto distanziate
l’una dall’altra anziché sulla Chanukkià) arriva un messaggio di mia
madre che è riuscita a trovarmi ben 41 candeline di Chanukkà: con le
mie tre (che si rivelano inaspettatamente fondamentali) sono
esattamente il numero che mi serve. Da questa storia ricavo due
conclusioni. Primo: nelle Comunità medie e piccole le mitzvot, anche le
più semplici, si possono osservare, ma bisogna pensarci per tempo.
Secondo: se non si può confidare nei miracoli, si può ragionevolmente
confidare nell’efficienza delle mamme ebree.
Anna
Segre, insegnante
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
"Fermare l'antisemitismo della stampa palestinese" |
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Il Centro Simon Wiesenthal
ha chiesto al direttore generale dell’Unesco di sospendere la
sponsorizzazione alla rivista educativa per ragazzi palestinesi
Zayafuna spiegando che tale rivista non esita a pubblicare celebrazioni
dell’assassinio di massa di ebrei perpetrato da Hitler. Il brano è
stato portato all'attenzione del pubblico da Palestinian Media Watch,
secondo il quale Zayafuna “pubblica anche componimenti che esaltano la
jihad” (guerra santa).In una lettera a Irina Bokova, direttore generale
dell’Unesco, il direttore per le relazioni internazionali del Centro
Wiesenthal, Shimon Samuels, denuncia il fatto che i redattori di
Zayafuna “avallano Adolf Hitelr come modello di comportamento per i
ragazzini palestinesi”, sottolineando che quello citato non è un caso
isolato: circa un quarto dei componimenti inoltrati dai giovani lettori
e selezioni dalla rivista per la pubblicazione “esprimono odio verso
gli ebrei, rispecchiando i messaggi diffusi dai mass-media ufficiali
dell’Autorità Palestinese”.
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Giornata scarsa di notizie
di una qualche rilevanza se si fa eccezione per la crisi diplomatica
tra Ankara e Parigi nel merito dell’approvazione, da parte
dell’Assemblea nazionale francese, della legge che rende reato negare
il massacro degli armeni compiuto da parte del vecchio Impero ottomano
tra il 1915-1916, e poi negato dallo Stato turco.
Claudio Vercelli
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L'Unione
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