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2 gennaio 2012 - 7 Tevet 5772
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l'Unione informa
ucei 
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alef/tav
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rav Jonathan saks
Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova



E (Giuseppe) cadde sui "colli" di suo fratello Beniamino e pianse su di loro e Beniamino pianse sul suo collo (Genesi 45:14).
È noto il commento di Rash"y che spiega il motivo di questo pianto. Giuseppe piange per la distruzione dei due Santuari edificati sul territorio di Beniamino (Gerusalemme), il quale piange per la distruzione di Shilo (dove avrà sede il Mishkan) nel territorio di Efraim (figlio di Giuseppe). La disgregazione, frutto dell'odio gratuito, ancor più grave se tra fratelli, potrà essere riparato dall'amore gratuito, quello che ci farà condividere soprattutto le disgrazie dell'altro... 
Anna
Foa,
storica

   
anna foa
Mi sembra grave e degno di riflessione quel che succede in Israele, dove l'offensiva degli ultraortodossi contro le donne ha raggiunto livelli inauditi, come dimostrano gli interventi di Peres e di Netanyahu dopo la vicenda della bambina di sette anni insultata per l'"immodestia" del suo vestire. Autobus segregati, marciapiedi separati, l'attacco alla presenza femminile nella sfera pubblica si è fatto pesantissimo. Poco importa, mi sembra, se possiamo paragonarlo o meno all'antifemminismo dei talebani. Personalmente, credo di sì e non vedo grandi differenze, ma un altro punto mi sembra più importante, e lo ha colto bene su Le Monde del 30 dicembre il rabbino del MJLF (Movimento Ebraico Liberale di Francia) Delphine Horvilleur: il rapporto di queste teorie antifemministe e segregazioniste con la Legge ebraica, l'interpretazione estesa che i gruppi ultraortodossi danno della nozione di tzniyut, modestia, la lettura dei testi volta ad rendere tentatore e pericoloso il corpo femminile e di conseguenza a segregarlo. L'articolo della Horvilleur interpella il mondo religioso, i rabbini. Chiede ai religiosi di dire la loro. Li invita ad esprimersi su questi fatti e sul rapporto di questi fatti con la norma, con i testi. Che in Israele i laici scendano compatti in difesa della democrazia, è importante. Ma forse non è sufficiente.

davar
"Riportiamo i giovani al centro dell'attenzione"
Billy RegardLa segreteria dell'Unione Giovani Ebrei d'Italia ha diramato il seguente comunicato:

Il primo gennaio 2012 si è insediato il nuovo Consiglio direttivo dell’Unione Giovani Ebrei d’Italia, con presidente Daniele Massimo Regard (nella foto), 25 anni, romano. Il Consiglio, d’intesa con il presidente, ha affidato le due vicepresidenze rispettivamente ai consiglieri Davide Lascar (Firenze) e Alessandra Ortona (Milano). Gli altri consiglieri eletti nell'ultimo Congresso svoltosi a Torino sono Moshe Polacco, Benedetta Rubin, Sara Astrologo, Gianluca Pontecorvo, Raffaele Naim e Gady Piazza. Ad ognuno di loro è stato affidato un incarico di responsabilità nei settori di competenza. Il presidente, confermato alla guida dell'organizzazione, durante la prima riunione di consiglio ha ribadito l'importanza della collaborazione tra il nuovo organico Ugei e le istituzioni dell’ebraismo italiano e straniero. "Mi auguro - ha dichiarato Regard - che il 2012 sia un anno di crescita per l'Ugei e per i giovani italiani. Ringrazio, come lo scorso anno, il Presidente Giorgio Napolitano per le splendide parole a favore delle nuove generazioni con le quali ha chiuso l'anno 2011 nel suo discorso alla nazione. Il nostro paese ha bisogno di un sacrificio collettivo a favore dei giovani, consci che in Italia, loro prima degli altri, debbano rientrare al centro dell'attenzione nazionale".

pilpul
In cornice - Un pezzo di carta
daniele liberanomePagare oltre un milione di euro per il contratto di fondazione della Apple Inc., che è un semplice pezzo di carta senza valore legale? Sembra una follia, ma questo è avvenuto lo scorso mese. E follia è tutto il florido mercato degli scritti e dei cimeli dei grandi, come lo è stato Steve Jobs, in cui si strapagano oggetti qualunque. Vero  dico io  ma meno in questo caso, perché il contratto della Apple assomiglia a uno dei certificati di vendita delle “aree di creatività” di Yves Klein, artista ebreo fondamentale per l'intero Novecento.
Mi spiego. Klein sosteneva che nell'opera d'arte conta l'idea, non la sua realizzazione. Da vero provocatore quale era, vendeva “aree di creatività” ossia minuti del suo tempo creativo, che per lui valevano quanto le opere che poteva creare in quel tempo. Le aree, accompagnate da tanto di certificato, venivano vendute ai collezionisti che così pagavano belle cifre per ritrovarsi solo con un foglio firmato da Klein; l'artista usava il denaro per comprare dell'oro che poi buttava nella Senna – altra provocazione. Si può dire che il contratto di fondazione della Apple sia qualcosa di simile: è rappresentativo di una grande area di creatività (la Apple non è questo con i suoi prodotti rivoluzionari, con il suo pensare diverso?), che di oro ne ha creato tanto – fortunatamente non buttato in un fiume. Questa area di creatività potrebbe valere perfino un un milione di euro.
Chiaramente, anche questo mio parallelismo è un provocatorio; ma resto del tutto convinto che la creatività, del tutto immateriale, è molto più importante dei prodotti in cui si concretizza. La creatività si rinnova e darà nuovi frutti, i prodotti possono solo decadere. Il compito di tutti noi al lavoro, in casa 
ovunque e sempre, specie di questi tempi  è di sviluppare la nostra creatività, nel piccolo così come nel grande. Solo così possiamo non soccombere e contribuire agli altri.
Il caso di Jobs e di Klein mi permette anche di rispondere brevemente all'amica Dora Liscia Bemporad, in merito all'importanza dell'arte ebraica nei secoli pre-ottocenteschi. Ovviamente gli esecutori delle channukkiot, attarot etc. erano cristiani – mai scritto fossero ebrei – ma loro, visto che non conoscevano la materia da rappresentare, si confrontavano con i committenti/consulenti ebrei per il contenuto. L'apporto creativo di questi ultimi era decisivo nel definire l'opera, almeno altrettanto importante – Klein direbbe più importante – di quello del tecnico esecutore. E' così che si è creato il connubio fra arte circostante e portato culturale ebraico, di cui dovrebbero andare fieri gli ebrei italiani.
 
Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for two - L'epica degli autobus
rachel silveraMolte volte vado all'università in autobus e ho trovato un metodo infallibile per estraniarmi dalla condizione massa-assiepata, che fa molto scrittore narrativo americano di quarant'anni: inizio ad osservare e a pontificare sulla vita dei viaggiatori. Guai a chi dice che un frequentatore di autobus non si possa paragonare all'eroe di una qualche storia di Chretien de Troyes o della letteratura odeporica. Ho visto giovani letteralmente sospesi in aria appoggiarsi ad un palo per non occupare spazio, fieri uomini in giacca e cravatta che sfidano la giungla metropolitana. E non dimentichiamoci che Rosa Parks ha fatto la rivoluzione proprio sopra un autobus. Ma la cosa che commuove il mio animo da romanzetto rosa è sempre il volto sorpreso e carico di gratitudine degli anziani ai quali viene ceduto il posto. I Maccabeats star di youtube scelgono come sfondo anche la metropolitana nel loro "Book of Good Life",ni ai quali viene ceduto il posto. I Maccabeats star di youtube scelgono come sfondo anche la metropolitana nel loro "Book of Good Life", rifacimento di "Good Life" degli One Republic per Rosh Hashanà. E ritorna la cessione del posto come uno dei simboli chiave delle buone azioni da fare. Allora mi ritrovo quasi ad essere una masochista convinta che aspetta impazientemente il prossimo viaggio verso la facoltà, attendendo che qualche scena epica avvenga sotto i miei occhi.

Rachel Silvera, studentessa
        
Ultraortodossia
Elena LattesIn questo periodo i giornali italiani (e anche quelli israeliani) parlano molto delle aggressioni e degli scontri causati da alcuni charedim (definiti qui come “ultra ortodossi”), ma quasi nessuno ha prestato attenzione ad una notizia molto positiva che proviene sempre da quel “mondo”.
I volontari di Zaka, quell'organizzazione fondata nel 1995 in seguito all'ondata di attentati terroristici, dai religiosi Yehuda Meshi Zahav, rav Moshe Aizenbach e rav Zvika Rosental hanno ora iniziato infatti un corso per donne arabe sulla sicurezza casalinga, la prevenzione di incidenti domestici e le cure di primo soccorso.
Gli arabi israeliani hanno un tasso di incidenti domestici molto alto, ma tra loro scarseggiano conoscenze e capacità su come agire nei momenti più critici e in passato è capitato spesso che all'arrivo delle ambulanze il personale paramedico abbia scoperto che le cure inadeguate dei familiari avevano peggiorato la situazione dell'infortunato.
Il primo corso, della durata di quattro ore, si è tenuto a Kafr Kasim, ma gli organizzatori sperano di allargare l'iniziativa ad altre 12 cittadine arabe.
All'interno di Zaka, oltre ai charedim e ad altri ebrei laici, opera anche un'unità costituita da arabi, drusi e beduini e l'organizzazione che fu fondata per dare degna sepoltura secondo l'Halachah ai corpi dilaniati dalle bombe, interviene non solo in Israele, ma nei maggiori disastri in tutto il mondo alleviando le sofferenze di terremotati (basti ricordare Haiti), alluvionati (come nello Tsunami in Asia orientale) e vittime di qualunque disastro.
Non tutti gli charedim sono violenti, non tutti sono orientati a creare problemi a Israele e ai concittadini meno religiosi.

Elena Lattes
        
L'ultimo bagliore di una candela spirante
David CassutoVorrei cercare di spiegare quello che sta succedendo nella società israeliana fra i liberal e l'ultraortodossia. Il fenomeno dell'uso dei simboli della Shoah dagli ultraortodossi nelle loro dimostrazioni in Israele è veramente scioccante e ci lascia tutti senza parole: bisogna però cercare di capire cosa ci sta dietro.
La comunità ultraortodossa è in grande crisi, i giovani vedono i loro coetanei svilupparsi dopo aver fatto il servizio militare e dopo aver ricevuto il titolo accademico al termine di diversi anni di studio, con la prospettiva poi di creare una famiglia sostenibile con un numero sostenibile di figli. I giovani ultra ortodossi restano nel frattempo rintanati nelle loro scuole talmudiche senza alcuna prospettiva economica all'orizzonte, sostenuti negli studi per tutta la vita da ricchi ebrei stranieri che appoggiano le loro comunità e le loro yeshivot. Credo che molti di questi giovani capiscano che i rabbini non vogliono il loro bene, ma tendono a mantenere la vecchia struttura esistente da secoli e questo succede a loro scapito. E così si arruolano nell'esercito in numero sempre crescente (fatto che poi permetterà loro di prendere parte alla vita normale del paese) e si iscrivono ad atenei appositi con classi per uomini e donne. Le accademie si allargano e sviluppano in modo incredibile il materiale che esce dalle scuole rabbiniche e che è, intellettualmente parlando, di elevato livello. Anche le università creano molte agevolazioni per attirare questi giovani allo studio accademico. Nel contempo le grandi yeshivot vedono in tale processo un pericolo e una minaccia per la loro sopravvivenza e fanno di tutto per acutizzare i sentimenti contro la civilta` "liberal"; è proprio in questo contesto che bisogna capire quello che sta succedendo nella realtà ultra ortodossa e la radicalizzazione dei mezzi utilizzati nelle dimostrazioni. Io stesso faccio parte della dirigenza di un College di questo genere; un College che ha già 4500 iscritti con migliaia di giovani che vorrebbero essere accolti e per i quali non abbiamo più posto disponibile. A capo c'è la figlia del rav Ovadia Yoseph, il grande rabbino leader dell'ortodossia sefardita. L'ateneo è riconosciuto dalla Autorità dell'istruzione superiore (il Malag). Istituzioni di questo tipo ce ne sono diverse nel paese. Si tratta ormai un fatto indiscutibile e il timore nell'ambiente ortodosso più estremista cresce a vista d'occhio. Bisogna anche aggiungere che più si acutizza il loro messaggio e più mezzi arrivano dall'ortodossia estremista all'estero. Proprio per questo sono ottimista: le dimostrazioni che sperimentiamo in questi giorni sono, secondo me, l'ultimo bagliore di una candela spirante.

David Cassuto
      
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notizie flash   rassegna stampa
Sorgente di vita - Il Meis e Rav Sacks
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La puntata di Sorgente di vita di domenica 1 gennaio verrà replicata questa sera, lunedì 2 gennaio alle ore 1, 10 circa su Raidue. Il primo servizio è dedicato all’inaugurazione della prima parte del Museo dell’Ebraismo Italiano e della Shoà a Ferrara. Tre mostre danno un’anticipazione di quello che diventerà un importante polo culturale italiano (...)

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