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  13 gennaio 2012 - 18 Tevet  5772
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bahbout Scialom
Bahbout,
rabbino capo
di Napoli


Una delle caratteristiche del nuovo corso del governo tecnico guidato da Mario Monti è quello di parlare con franchezza (vedi Barbara Spinelli “Il coraggio delle verità”, su Repubblica del 4 gennaio). I filosofi greci diedero al dire-tutto il nome di parresia, che in sostanza significa parlare senza adulare o mascherare il proprio pensiero. È pur vero che talvolta, secono i Maestri, “è permesso modificare la verità per preservare la pace”, ma non bisogna trasformare questo principio in un sistema d’azione. Penso che l’ebraismo italiano debba avere il coraggio di dirsi tutta la verità senza mascheramenti sui molti problemi che lo affliggono: l’educazione alle mizvoth (shabbath, le norme della “purità familiare” ecc), il matrimonio misto legittimato da anni di indifferenza, la mancanza di accoglienza nei confronti dello straniero e dell’ebreo lontano, le conversioni, argomento quasi sempre trattato in maniera nebulosa, il rapporto con le altre “correnti” esistenti oggi nella Comunità italiana e così via. Insomma dovremmo cercare di divenire parresiasti, perché per salvarsi la Comunità ha bisogno di verità.

Laura Quercioli Mincer, slavista


laura mincer
Una volta, a casa, stava alla finestra la luna, / non lasciava dormire. Qualcuno guarda dietro il vetro. /  Chiedo: “Chi è?" /  “Apri la porta, zingarella nera!” /
Guardo: entra un’ebrea bella/Trema, sussulta / e chiede del cibo. / Mia ragazza ebrea, poverina! / Le do del pane, quel che avevo, una camicia ./ Dimentichiamo entrambe / I tedeschi vicini. / Ma da noi, quella notte, non sono venuti.

Papusza (Bronisława Wajs, 1910-1987), è stata la maggiore poetessa rom. Questo è un frammento dal suo lungo poema “Lacrime di sangue. Quel che abbiamo sofferto dai tedeschi in Volinia nel 1943 e nel 1944”

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Qui Roma - “Un'azione vile che offende la Memoria”
Reagendo al grave episodio di teppismo che ha danneggiato alcune "pietre d'inciampo" poste negli scorsi giorni a Roma in memoria di tre sorelle ebree deportate, è stata indetta per domani alle 18 una manifestazione in via di Santa Maria in Monticelli di fronte al numero 67, cui è invitata tutta la cittadinanza.
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha intanto emesso la seguente nota:

“La notizia dello sradicamento di tre 'pietre d’inciampo' nel cuore di Roma è fonte di intensa sofferenza e preoccupazione per tutti gli ebrei italiani e per tutti quei cittadini educati al rispetto della memoria e delle identità. Si tratta, come è evidente, dell’ennesimo vergognoso tentativo di cancellare il ricordo delle afflizioni subite da coloro che furono perseguitati negli anni del nazifascismo. Un fatto particolarmente odioso perché colpisce la memoria di persone defunte e arreca un ulteriore dolore ai familiari e a quanti si impegnano giorno dopo giorno affinché il loro insegnamenti, i loro volti, le loro storie, continuino a vivere attraverso le generazioni. L’auspicio è che i responsabili di questa azione vile e offensiva vengano presto individuati e giudicati. Noi intanto abbiamo il dovere di scolpire tre nomi nella mente e nel cuore: Letizia, Elvira e Graziella Spizzichino".

Qui Venezia - La Memoria e i pericoli della crisi di fiducia 
“Una crisi non dissimile da questa è quella che ha dato origine dalla fine degli anni Venti a un capovolgimento di valori nella società europea e italiana tale da trasformare persone che prima si consideravano cittadini alla pari degli altri interessati a questa società, in nemici giurati da emarginare, diffamare e infine sterminare”. con questa analisi il presidente della Comunità ebraica di venezia Amos Luzzatto ha contrassegnato la  presentazione della Giornata della Memoria 2012 e delle diverse manifestazioni che si terranno nella città lagunare.Un’occasione per riunire ancora una volta i soggetti che storicamente si riuniscono intorno a questa iniziativa. Un insieme di associazioni come i Figli della Shoah, l’Anpi, l’Iveser, l’istituto di Cultura Sinta, il Centro Pace e molte altre realtà cittadine che da anni lavorano con una modalità sinergica diventata ormai una pratica consueta.  Una programmazione che non si concentra nella sola giornata del 27 gennaio, coinvolgendo la Comunità ebraica di Venezia, tutte le associazioni e gli assessorati alle attività culturali, alle politiche educative e giovanili in una fitta serie di appuntamenti, 46 in tutto, spiega il presidente del Consiglio comunale di Venezia Roberto Turetta, che si svilupperà fino agli inizi di febbraio in centro storico e in terraferma. Presenti alla conferenza stampa gli assessori comunali alle Attività culturali, Tiziana Agostini, alle Attività giovanili e Centro pace, Gianfranco Bettin, alle Politiche educative, Andrea Ferrazzi e il presidente della Comunità ebraica di Venezia, Amos Luzzatto, che sottolineando la qualità delle manifestazione, ha posto l’attenzione sulle preoccupanti analogie tra la condizione di crisi in cui versa oggi il Paese e quella che caratterizzò la società italiana agli albori del ventennio, una crisi non solo finanziaria, ma di fiducia.  Venezia è “una comunità - spiega Tiziana Agostini - caratterizzata da un profondo civismo, nella quale le istituzioni e le associazioni sono state in grado di organizzare un mese di manifestazioni, dedicate idealmente ai partigiani scomparsi nel 2011. La storia la scrivono gli storici, ma la memoria è di ogni persona che si sente appartenente a una comunità e che si sente animata da senso civico”.
Affinché non ci si possa rifugiare in una mera ritualità, una particolare attenzione è stata riservata alle attività dedicate alle scuole, con una serie di itinerari educativi e occasioni di incontro: “L'obiettivo -  spiega l’assessore Ferrazzi - è di far crescere persone responsabili, partecipi e protagonisti della vita democratica da preservare e da sviluppare”. In questo senso il Museo Ebraico rimane il fulcro delle attività per l’infanzia. Accanto all’opportunità di visite didattiche troviamo i laboratori: “Ninne nanne e filastrocche: musiche di libertà”, attività didattica basata sul tema della musica concentrazionaria con focus sul repertorio di ninne nanne composte nel Campo di Terezin, e “Ti racconto la storia: voci dalla Shoah”, laboratorio sul tema della testimonianza attraverso l’utilizzo della raccolta multimediale di interviste ai testimoni della persecuzione nazifascista realizzata dalla Shoah Foundation di Steven Spielberg.
Tra gli appuntamenti in programma da segnalare gli eventi in ricordo della persecuzione nazista di rom e sinti, il Porrajmos, e la consegna il 27 gennaio al sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, da parte dell'associazione Rom Kalderash della bandiera del Popolo Rom che sarà esposta ufficialmente l'8 aprile in occasione della Giornata internazionale della nazione Rom. Dal 20 gennaio al 10 febbraio si svolgerà poi una campagna di sensibilizzazione sulle persecuzioni contro le persone omosessuali, a cura dell’Osservatorio Queer, con l’affissione di manifesti e la distribuzione di locandine e cartoline in tutta la città, in locali pubblici, biblioteche, scuole, università.  La giornata del 22 gennaio sarà dedicata invece alla maratona di filmati, testimonianze, letture “Meditate che questo è stato” promossa da Arci Baratto e Figli della Shoah, mentre il 26 gennaio nella Sala Montefiore della Comunità ebraica, verrà presentata la ricerca sui registri matricole del carcere di S. M. Maggiore recanti la storia dei perseguitati che di lì sono transitati numerosissimi; un lavoro svolto alacremente dall’Iveser, Istituto Veneziano per la storia della Resistenza e della società contemporanea. A coronamento della manifestazione, il 29 gennaio, la cerimonia cittadina al teatro Malibran alla presenza del sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, e del presidente Luzzatto, cui seguiranno altri due appuntamenti, 'Musica Memoria' al Conservatorio Benedetto Marcello da un’idea di Lia Levi Minzi e 'Dai bambini di Terezin al diario di Anna Frank' la sera al Teatro Goldoni.

Per il programma completo della manifestazione è possibile consultare il sito www.giornomemoriavenezia.it

Michael Calimani

Eurovision - Turchia, una scelta inaspettata
“Non metterti in mostra di fronte alla gente, Pazzo/loro ti feriranno, ti frustreranno”. Così canta Can Bonono, astro nascente della musica pop in quel di Turchia, nel suo grande successo Meczup, Impazzito. Eppure lui a stare sotto le luci della ribalta deve ormai averci fatto il callo. E non gli è andata nemmeno così male, considerando che la Turchia lo ha appena designato come il cantante che la rappresenterà al prestigioso Eurovision Song Contest 2012, che si svolgerà a Baku, Azerbaijan, il prossimo maggio. Una sorpresa. Così i blogger e il popolo di internet commentano l’annuncio. Perché erano altri i nomi in pole position per la nomina. Ma in parte anche perché Can Bonono, ventiquattrenne nato a Izmir, cresciuto a pane e musica sin dai tempi delle prime lezioni di chitarra a otto anni, appartiene alla comunità ebraica turca. Una delle minoranze più antiche e radicate nella storia del paese, ma che da quando le relazioni con Israele sono deteriorate, sta attraversando un momento difficile.
L’Eurovision è un concorso canoro europeo di grande prestigio, che ha lanciato negli anni grandi artisti e intramontabili successi. Il cantante che vince la competizione guadagna l’onore di ospitarla nel proprio paese l’anno successivo. Come accadde nel 1978 all’israeliano Izhar Cohen con il gruppo gli Alphabeta che vinsero il concorso con la loro A-Ba-Ni-Bi. Successo israeliano bissato in casa nell’edizione del 1979 con Hallelujiah, brano cantato da Gali Atari che è ormai annoverato tra i classici della musica ebraica di tutti i tempi. Edizione cui la Turchia scelse di non partecipare proprio perché ospitata in Israele.
Bonomo, oltre 130 mila fan su Facebook, definisce le sue canzoni come tipica musica di Instanbul, pronta a fondersi con stili internazionali e in patria ha già raccolto diversi premi. Forse stavolta gli interessi in gioco sono ancora più alti, per se stesso, per la comunità ebraica e per il popolo turco.
 
Rossella Tercatin
Calcio - Un israeliano alla corte di Mancini
Sarà stato un po’ come essere un bambino che fa il suo primo ingresso in un parco giochi. Le attrazioni però non si chiamavano zucchero filato o autoscontro. Avevano nomi ben più esotici: Balotelli e Dzeko, Silva e Yaya Touré. Il meglio (o quasi) che il calcio europeo è oggi in grado di offrire agli appassionati di pallone. Mostri sacri che Nir Biton, 20enne centrocampista israeliano in forza all’Ashdod FC, ha avuto modo di osservare a stretto contatto nel corso di una sessione di stage appena conclusasi in casa del Manchester City. “Un’esperienza pazzesca” ha affermato il diretto interessato al ritorno in patria, ancora frastornato per le emozioni vissute alla corte di Roberto Mancini. Certo non sarà facile mantenere l’umiltà necessaria per farsi largo nel mondo del calcio dopo aver trascorso alcune settimane fianco a fianco con i big della Premier ricevendo peraltro i complimenti di sir Mancio in persona. Ma Nir non sembra aver perso la lucidità necessaria per imporsi ad alti livelli: “Vado avanti per la mia strada, a testa alta ma consapevole che devo fare ancora molto per diventare un top player”. La favola di questo talentuoso mediano, che ha già esordito con la casacca della nazionale ed è atteso dagli ultimi mesi di leva obbligatoria, potrebbe comunque non essere finita qui. “Vi assicuro che Nir non è andato in Inghilterra col pensiero di farsi una vacanza” ha affermato infatti il suo agente, Dudu Dahan, rivelando l’interesse dei dirigenti dei Citizens ad una prossima contrattualizzazione del suo assistito. E così Israele inizia a sognare.

Adam Smulevich
pilpul
Israele e le donne
Anna SegreDa bambina ero molto fiera di Israele, tra gli infiniti motivi, anche perché era l’unico Paese (per quanto ne sapevo) ad avere le donne soldato e perché il Primo Ministro era una donna. Mi sembrava per questo che fosse un passo avanti rispetto al resto del mondo, un modello positivo che tutti prima o poi avrebbero imitato. Le mie idee non nascevano dal nulla: quella fierezza che allora era mia e credo di molti altri bambini era alimentata consapevolmente dai racconti di amici e parenti, dalle maestre, dai filmini e dai poster del KKL; tutti ci presentavano il livello di uguaglianza raggiunto dalle donne in Israele come una straordinaria conquista, come uno dei fiori all’occhiello dello stato ebraico. Era così perché proprio perché ebraico? Forse questo non veniva detto esplicitamente, ma inevitabilmente lo pensavamo.
Negli ultimi tempi si leggono e sentono notizie che stridono clamorosamente con l’immagine di allora: donne costrette ad occupare la zona posteriore degli autobus, marciapiedi separati, limitazioni alle voci o alle immagini femminili in pubblico. Possibile che quella fierezza che ci veniva trasmessa allora fosse un gigantesco equivoco? È stato un caso se proprio lo Stato ebraico, e non un altro, ha avuto la prima donna premier scelta per i suoi meriti e non per la famiglia di appartenenza? È stato un caso se proprio lo Stato ebraico fin dalla sua fondazione ha arruolato le donne nell’esercito, includendole così in un’istituzione fondamentale nella formazione dell’identità israeliana? È stato un caso, insomma, se proprio lo Stato ebraico fin dalla sua nascita ha voluto assegnare alle donne il ruolo di protagoniste e non di comparse?
C’è chi dice che quelle cose di cui andavamo fieri erano solo un cedimento al laicismo allora dominante e a valori non ebraici. Personalmente non posso e non voglio crederlo, e spero di non essere l’unica.

Anna Segre, insegnante
ucei
ucei
notizieflash   rassegna stampa
Israele - Peres: "Estranei all'uccisione dello scienziato nucleare iraniano"
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Il presidente israeliano, Shimon Peres, nella prima reazione ufficiale dello Stato ebraico all'attentato mortale condotto due giorni fa a Teheran nei confronti di Mustafa Ahmadi-Roshan ha dichiarato che Israele è estraneo all'uccisione dello scienziato nucleare iraniano. "So bene, ha dichiarato Peres, che va di moda imputare a Israele e agli Stati Uniti tutto quanto di negativo avviene in Iran"

 

Il gesto vergognoso di divellere le tre «pietre d’inciampo» collocate nei giorni scorsi tra i sampietrini nel selciato stradale della città di Roma [...]

 
Claudio Vercelli

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