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19 gennaio 2012 - 24 Tevet 5772
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elia richetti Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
 
Dalla ripetizione della composizione delle famiglie ebraiche e dall'evidenziazione dei nomi di Moshè ed Aharòn (elementi che ritroviamo poco prima del racconto delle prime piaghe d'Egitto), i Maestri ricavano l'idea che il popolo di Israele che veniva liberato dalla schiavitù egizia era, sì, composto da degnissime persone, ma esse non avrebbero potuto essere liberati senza l'impegno e l'azione di persone specificamente addette a spronarli, guidarli, rappresentarli. In altri termini: il popolo ha bisogno di guide adatte, ma anche le guide poco possono fare se non hanno alle spalle persone predisposte ad ascoltare e seguire. Questo pensiero è quanto mai di attualità oggi, nel momento in cui domandiamo ai nostri Maestri di guidarci ed attirarci: dobbiamo dare loro la possibilità di farlo disponendoci a sostenerli e seguirli veramente. 

Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme


Sergio Della Pergola
Quando si discute, le parole contano. Contano per il contenuto e il significato, ma anche per il suono e l'accento. In questi giorni si parla molto di "haredím", il collettivo degli ebrei molto osservanti delle tradizioni e, in misure variabili, in cerca di segregazione dalla società moderna. È un collettivo che è difficile da definire chiaramente, e che se proprio esiste, è peraltro eterogeneo ideologicamente, con storie e realtà diverse, frammentato fra correnti in perpetua e accanita competizione reciproca. E come tutti i gruppi umani, con le sue buone aliquote di moderazione e di estremismo, di santità e di devianza. La parola "harèd", traducibile con "timorato" ma anche "preoccupato", "impaurito", "in preda al panico", per associazione comunitaria al singolare "haredí", e al plurale "haredím", inizia in ebraico con la consonante "hèt", che produce un suono gutturale forte e profondo. Il suono della "hèt" contraddistingue le lingue semitiche e il Medio Oriente. Pochissimi in occidente la sanno pronunciare bene. Quasi tutti la confondono con la lettera "hé" che corrisponde a una semplice acca aspirata. D'altra parte, molti confondono la "hé" con la "alef", che non ha nessun suono. Ma "hèt" semmai assomiglia a una "ch". Non proprio, perché per esprimere questo suono palatale esiste la consonante "caf", purché non all'inizio di una parola quando il suo suono equivale a quello di una kappa. Ma in definitiva la "hèt di "haredím" è una consonante dal suono forte. Di conseguenza, quando in italiano si parla del collettivo, l'uso corretto dell'articolo è sempre "i haredím" e non "gli haredím", come invece si legge frequentemente in Italia sulla stampa in generale ma anche sulla stampa ebraica. Lo strafalcione va fatto notare e va corretto. Se riusciamo a metterci d'accordo sulla pronuncia e sull'uso esatto delle parole, forse poi potremo concordare anche sul loro significato e sulle loro implicazioni più profonde.

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davar
Qui Roma - Al lavoro per costruire una Memoria consapevole
Roma, Palazzo Chigi. Davanti a un folto pubblico di giornalisti e operatori della stampa è stato presentato nel primo pomeriggio il programma di eventi organizzati per la dodicesima edizione del Giorno della Memoria con il patrocinio del comitato di coordinamento per le iniziative in ricordo della Shoah. Un programma articolato che si dipana in più giorni, città e sedi coinvolgendo accademici, storici, giornalisti, rappresentanti delle istituzioni e della società civile. Parola d’ordine: sviluppare il ricordo, educare a una Memoria consapevole. Si parte il 23 gennaio con un grande convegno sullo sterminio alla Scuola Superiore dell’Amministrazione dell’Interno e si prosegue con eventi dedicati alla Shoah e all’identità europea, alle persecuzioni in Italia e al ruolo dei testimoni, passando per il consueto appuntamento al Quirinale il 27 gennaio mattina. Ad aprire la conferenza stampa il ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi che ha ricordato l’importanza di celebrare una Memoria solida, sentita e priva di retorica. In questo senso va quindi l’allestimento di numerose iniziative rivolte ai più giovani, a quelle nuove generazioni che sono chiamate ad essere un presidio contro l’insorgere di nuovi pregiudizi e intolleranze. A fianco del ministro Riccardi il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna che, seguito negli interventi dalla  coordinatrice dell'Ufficio Studi e Rapporti Istituzionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri Anna Nardini, dal sovrintendente dell’Archivio centrale dello Stato Agostino Attanasio e dal presidente della Fondazione Museo della Shoah Leone Paserman, ha tra l'altro ribadito l’importanza di guardare al futuro, di trovare chiavi sempre nuove e coinvolgenti per trasmettere la lezione del ricordo a tutti i cittadini italiani.


Qui Roma - Il saluto della Capitale all’ambasciatore Meir
È un grande incontro tra popoli nel segno della musica l’arrivederci rivolto da Roma all’ambasciatore di Israele in Italia Gideon Meir che, conclusi i cinque anni di missione nella Capitale, si appresta a tornare a Gerusalemme per assumere un importante ruolo dirigenziale al ministero degli Esteri. David D’Or e Noa, Raiz e Hana Yahav: sono solo alcuni degli interpreti avvicendatisi ieri sul palco dell’Auditorium della Conciliazione per una serata di note e parole, condotta da Fabrizio Frizzi, che si declinava nel segno dell’intenso legame di amicizia tra Italia e Israele e che voleva a questo modo rivolgere un caloroso “lehitrahot” al diplomatico uscente e a sua moglie Amira. Sedevano tra il pubblico alte cariche istituzionali, grandi protagonisti della cultura e della società italiana, numerosi leader ebraici. Tra gli altri hanno voluto testimoniare la loro vicinanza il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, il presidente del Consiglio Mario Monti, i suoi predecessori Silvio Berlusconi e Romano Prodi, il presidente del Senato Renato Schifani, il presidente della Camera Gianfraco Fini e il ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant’Agata. Intervenendo sul palco in apertura di concerto e dopo le parole di stima espresse dal ministro Terzi di Sant’Agata, Meir ha tracciato un bilancio della sua quinquennale esperienza romana. “Sono stati anni straordinari, assolutamente indimenticabili. Lascio un paese che mi ha dato tanto – ha affermato l’ambasciatore – e che mi ha sempre fatto sentire a casa regalandomi emozioni, calore e stimoli”.

a.s.

Qui Torino - Nuovo Consiglio per gli amici della scuola
Oltre duecento iscritti, destinati a crescere. Attività che si rivolgono al sociale ma anche all’aggregazione di chi negli anni ha popolato, intere generazioni di studenti, le aule della scuola ebraica di Torino. Il sociale perché l'associazione ex allievi e amici della scuola ebraica di Torino, nata tre anni fa sull’onda del "rivedersi” e del “fare attività insieme", non dimenticando gli aspetti fondanti dell'ebraismo, dell'antifascismo e del carattere democratico tutelati da questo glorioso istituto, vuole essere un valido supporto alle esigenze degli studenti di oggi attraverso l’acquisizione di materiale tecnico e didattico oppure ancora attraverso l’erogazione di borse di studio per i più meritevoli. Elemento caratterizzante è però la peculiarità delle attività che mensilmente si organizzano: visite a sinagoghe e antichi ghetti ebraici del Piemonte, musei e residenze sabaude del torinese, spettacoli, teatrali e musicali (a tema ebraico e non), iniziative nel segno del ricordo con appuntamenti dedicati alla Memoria e alla liberazione dell’Italia dal giogo nazifascista. Insomma, un insieme di proposte indirizzate a un pubblico eterogeneo e ampio (si contano associati di 15 come di 90 anni) che ne fanno oggi una realtà ferma e vita nell'ambito non solo della Comunità ebraica quanto dell’intero contesto cittadino.
L’assemblea dei soci ha appena eletto il nuovo Consiglio dell’associazione per il triennio 2012-2014. Risultano eletti Sonia Brunetti, Mara Di Chio, Giulio Disegni, Lidia Krieger, Shemuel Lampronti, Daniel Lascar, Livia Momigliano, Ingeborg Scheitlin e Nicoletta Scrivo. Il Consiglio, riunitosi a metà di questa settimana, ha poi scelto di confermare alla presidenza il consigliere dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Giulio Disegni, già al lavoro sul programma a breve e lungo termine. I prossimi appuntamenti, ci spiega, saranno incentrati sul valore della memoria. Si inizierà il 2 febbraio con la proiezione di La chiave di Sara, pellicola di Gilles Paquet-Brenner sui fatti del 16 luglio 1942 quando la polizia francese, obbedendo alla volontà dei tedeschi, rastrellò migliaia di ebrei parigini e li rinchiuse per giorni nel Vélodrome d'Hiver, per proseguire il 12 febbraio al Teatro Murialdo di Torino con lo spettacolo Processo a Dio di Stefano Massini per la regia di Mario Piazza. Un’opera intensa e struggente, ambientata nel campo di Maidanek ormai liberato dove alcuni ebrei, ancora presenti al suo interno, inscenano un processo al creatore nel tentativo di capire la mostruosità della Shoah.

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pilpul
L'inciampo
La soluzione inaspettata del caso sul furto delle pietre d’inciampo mi stimola ad alcune riflessioni. Diamo per scontato che l’autore del furto/demolizione dica il vero e non abbia cercato di nascondere un atto antisemita per paura delle conseguenze. Ma riflettiamo sulle sue argomentazioni:
1.Innanzitutto, le pietre d’inciampo gli sembravano, così poste davanti a casa sua, un cimitero. Insomma, ci è proprio inciampato sopra! Ha dovuto pensare che alcune persone sono state trascinate a forza da quella casa verso il campo di sterminio. L’idea gli è riuscita di disturbo, tanto da pensare, eliminando le pietre, di eliminare anche l’inciampo emotivo.
2.E per farlo, ha pensato bene di compiere un atto vandalico su terreno pubblico (perché il marciapiede è terreno pubblico, non privato), in un’estensione abnorme del suo diritto di proprietà: casa mia!
3. Il signore in questione non è un povero analfabeta, ma un farmacista. Se non è un commesso di farmacia, si suppone che abbia fatto la facoltà di farmacia, e prima ancora una scuola superiore. Il risultato è proprio fantastico!
4. Se quanto dicono i giornali è esatto, il signore in questione ha detto che le pietre erano brutte. Ne deduco che si senta autorizzato ad andare nei musei a distruggere quanto non corrisponde al suo giudizio estetico, visto che questa parola è stata da lui scomodata per il suo atto.

Anna Foa, storica

Vivere davvero
Le bombe; i kamikaze; il negazionismo; la propaganda ideologica anti-sionista e antisemita; l'avversione di destra e di sinistra; l'odio islamista; un odio indeterminabile che potrebbe sorgere dalla palude umana; fazioni opposte che progettano insieme la criminalizzazione di ogni esistenza ebraica: ognuna di tali questioni è estremamente seria, e tutte insieme hanno posto in uno stato di allerta difensiva la persona ebraica, protesa in un vano, surreale sforzo di decostruire le menzogne, smascherarle, ridicolizzarle. Quasi che fosse divenuto possibile vivere, se vogliamo chiamarlo vivere, urlando ogni minuto: "Non è vero". Ahinoi, è tutto risibilmente inutile se l'azione è meramente difensiva: bisognerà cambiare passo, dire quello che c'è da dire, criticare quello che c'è da criticare, parlare e sognare di altro, uscire da questo cerchio buio: la vita ci richiede un'estenuante veglia. Ci vorranno anni, forse decenni, per ricostruire ide personali o collettive che non siano solo idee dettate dall'esigenza di schierarsi; anni per realizzare ponti verso le società nazionali nelle quali viviamo, costretti a parlare unicamente e angosciosamente di noi stessi. Anni per vivere normalmente, anche se non c'è più niente di normale.

Il Tizio della Sera

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notizieflash   rassegna stampa
Israele - La fibra ottica che collega Tel Aviv a Bari
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La compagnia israeliana Bezeq International e Alcatel-Lucent hanno lanciato commercialmente un nuovo cavo sottomarino di comunicazioni ad altissima velocità che collega Israele e Italia. Questo sistema in fibra ottica superveloce denominato Jonah attraversa per 2.300 chilometri il Mar Mediterraneo e punta a soddisfare il dinamico mercato delle telecomunicazioni di Israele che mostra uno dei più alti tassi di penetrazione della banda larga su rete fissa e mobile del mondo.

 
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