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Nessun problema |
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Ci sono giornalisti che con un
atteggiamento da scienziati del reale osservano possibilità
virtuali di guerra tra Israele e Iran, Iran e America, Europa
e Iran, Iran e India, Pakistan e Inghilterra, Egitto e Libia,
Turchi e Curdi, Cina e Tibet, Giappone e Laos, Corea del Nord
e Corea del Sud e mi pare che non ci sia rimasto altro. Quei
giornali e quei giornalisti prendono il mondo, lo distendono
come un corpo sulle loro scrivanie e con un distacco morbido,
come se fossero amici a una scampagnata e stessero mangiando
panini al burro e tartufo al tempo del circolo Pickwick, e
seduti sull'erba osservassero un'esercitazione militare,
dicono che l’Iran potrebbe tirare missili sull’Occidente e l’Occidente
reagire in modo medio, oppure in forze, o lasciar fare, o
glissare, o mediare, o andare per sanzioni, o essere contrario
alle sanzioni; che l’Iran non si impegnerebbe mai in una
guerra regionale, o forse lo farebbe, e l’ America potrebbe
farlo come non farlo, dipende dalle condizioni meteorologiche,
dalle primarie repubblicane, dal calo delle prezzo delle
zucchine in Dakota, e poi l’Iran non è così pericoloso e non
ce la fanno ad arrivare in Europa con quei missiletti – in
privato Loro dicono così: “missiletti”, e con sussiego danno un
morso a un panino al tonno e maionese, non al tartufo, quello
costa, e il sussiego si arena. Questo distacco dal fatto delle
case e delle città a un tratto svanite, le città svanite di
altri, le vie svanite di sconosciuti, o mediamente svanite e
abitate da sconosciuti medi, o minimamente svanite abitate da
cani pechinesi, o potenzialmente minacciate di svanire ma non
destinate a svanire, questa distanza critica, questa forbita
fluidità dialettica dovrebbe essere la garanzia che Loro
sanno di cosa parlano: geo-politica, capacità
militari, diplomazie, economia planetaria, avvertimenti
cifrati - non speculano su gente che un domani potrebbe
rimanere maciullata come per una guerra tecnologicamente
arretrata, fatta davvero col sangue e il ventre squarciato che
duole e gli arti che si spezzano. Se un giorno quei giornali e quei
giornalisti dovessero essere personalmente coinvolti da
bombardamenti, raggi-laser, neutroni, missili tattici,
droni, reagirebbero con analogo distacco, come se al posto dei
panini tartufati mangiassero missiletti. Ecco che ora abbiamo
la possibilità di vedere gli effetti di una bomba tattica di
provenienza salafita, o turca, o siriana, o greca, o iraniana,
o al limite americana, o bada bene russa, o russa per mano cecena, o
cecena rimasta senza mani, oppure americana per mano
israeliana. E abbiamo la possibilità di vedere un tale missiletto
cadere sulla Loro redazione. Il fumo, una radiazione tossica di kz
intelligente pervade l’aria e sa perfettamente dove andare a
corrodere: sui muri e non sui volti, sulla calce e non sui
vasi sanguigni, sulle strutture cibernetiche e non sui
capelli. Il kz entra nelle stanze, la gente tossisce violacea
e guarda scettica il buco nel soffitto e quelle travi che
penzolano, a dire il vero in modo sconnesso, sporcando tutto.
“Hai visto come è piccolo il buco nel tetto?”. “Sì: il materiale
fissile è scadente, la grondaia è intatta, mi viene
da ridere”. “Noi lo abbiamo sempre detto: l’armamento che
hanno è insufficiente. Sono burini”. “E la provenienza?”.
”Bisogna vedere quali servizi hanno agito”. "Certo: potrebbero essere
stati i turchi per conto degli Israeliani, Al Qaeda per fare
un piacere alla Cia, il Mossad per conto del Giappone, in
cambio di uno scenario diverso in Pakistan e l’Inghilterra per
una Polonia libera dalle patate”. "Sì. Hai lo stomaco
forato”. “Vero, ma il buco investe un’area estremamente limitata. Tu
domani vai alla partita?”. “Non lo so. Lilli ha una festa
all’ambasciata cinese. Piuttosto: noti per caso che materia
sia quella che adesso sta uscendo da un orecchio del
direttore?”. “Sì: materia grigia”. "Allora non è niente”.
Il
Tizio della Sera
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Memoria - Pensieri da
Israele
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Come hanno reagito i milioni di
ebrei coinvolti nel tragico vortice della persecuzione di
annientamento totale di un Popolo, che da secoli aveva
superato le pur drammatiche prove della vicenda di Israele,
sorretto da una fede tramandata dai Padri lungo le
generazioni? Nell'inferno dei ghetti e dei campi di
sterminio, molti si cimentarono, anche nei momenti estremi,
con i dilemmi più profondi della loro condizione, in una
disperazione senza speranza, pur in momenti di fedeltà alla
Tradizione, fosse la celebrazione, sia pure al minimo, di une
festività, o la recita di tefillot prima della marcia verso
le camere della morte. Rabbini e dotti sopravvissuti hanno
raccolto responsi allucinanti per noi posteri di
una o due generazioni. Ancora più rilevante è l'approccio
"teologico"da parte di Maestri che hanno osato affrontare il
lancinante interrogativo del perché la Shoah ebbe luogo, con
risposte per molti shoccanti, espressione di radicali
convincimenti, spesso opposti. Rabbini ultraortodossi, oltre
il considerare l'immane massacro come un ennesimo capitolo
del millenario martirio di Israele tra i popoli,
hanno considerato l'eclisse di D-O quale castigo per le
trasgressioni nei confronti dell'osservanza della Legge divina, per
la “laicizzazione" della nostra vita, in
conseguenza dell’emancipazione, e, i più
estremisti, per la "sfida" del Sionismo, profano ai disegni
del Creatore, precedendo con strumenti umani la
concretizzazione della Gheullah, della Redenzione, anticipando
l'età messianica. Al lato opposto, il rav Zevi Yehudah Kookz.
z.l., il Padre spirituale del Sionismo messianico, ha
considerato la Shoah come operazione dolorosissima, ma
necessaria per guarire il Popolo dalle scorie della Golah,
per purificarlo dal fango della dispersione, verso la salita
materiale e spirituale a Sion. Ma altri, non meno insigni per
livello intellettuale e spirituale, ci hanno insegnato che non
possiamo penetrare i disegni del Cielo, i motivi di un
Silenzio trascendente la nostra comprensione umana. Un
appello al raccoglimento, alla riflessione, all'impegno di
superare con il nostro operato le scorie del passato,
testimoniando giorno per giorno la Memoria dei sei e più
milioni di fratelli che hanno santificato il Nome. Come chi scrive
ha percepito anni addietro, sulla rampa di
Auschwitz, recitando il Kadish per i suoi Cari, che hanno
santificato il Nome, uniti a miriadi di fratelli, in quel
luogo maledetto e negli altri lager
dell'Europa.
Reuven
Ravenna
Duecento parole da non dimenticare, da scolpire nella mente. Parole
che risuonano, fra le altre, nella Giornata della
Memoria. Ogni vocabolo suscita tuttora un ricordo, ogni
termine si ricollega a una delle epoche più buie della storia
d'Italia, dalle leggi razziali fasciste del '38 fino
all'occupazione nazista del '43-44. Solo una ventina di
vocaboli, in lettere maiuscole, hanno potuto salvare parte degli Ebrei
italiani ed hanno permesso il recupero morale di parte
dell'Italia stessa.
accanimento,
accerchiamento, ACCOGLIENZA, AIUTO, allarme, allerta,
allontanamento,
allucinazione, ALTRUISMO, ammassamento, angheria,
angoscia,
ANTIFASCISMO, antisemitismo, appello, arbitrio, arresto,
assalto,
assassinio, assideramento, ASSISTENZA, atrocità, attentato,
banda,
baracca, barbarie, bestialità, binario, bombardamento,
cacciata.
camera a gas, camion, carcere, carro bestiame, cattura, cella,
censura,
clandestinità, codice, collaborazionismo, comando,
complicità,
concentramento, condanna, confisca, controllo, CONVENTO,
convoglio,
coprifuoco, CORAGGIO, crematorio, crimine, crudeltà,
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decreto, delibera, denuncia, deportazione, detenzione,
DIGNITA',
direttiva, discriminazione, disperazione, disposizione,
distruzione,
divieto,
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evacuazione,
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fuga, fumo,
genocidio,
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uccisione,
UMANITA', umiliazione,
vagone,
vergogna, vessazione, violenza, vittima.
Sandro
Natan Di Castro, Haifa
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Da
Israele i pomodori neri
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Si chiamano "Galassia Nera" e sono stati sviluppati dalla Technological
Seeds D.M., un'azienda che si trova nell'area metropolitana di Tel Aviv
i pomodori neri che sarà possibile vedere i primi di febbraio quando si
aprirà la mostra Arava Agricultural Research & Development in
Israele. Il colore sarebbe il risultato dell'inserimento di un pigmento
speciale derivato dai mirtilli. Poiché il pigmento è fotosensibile, più
i pomodori vengono lasciati sulla pianta più si scuriscono.
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