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14 febbraio
2012 - 22 Shevat 5772 |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Tra i valori
aggiunti che Itrò indica a Moshè e al popolo ebraico c’è
quello della delega e della condivisione del potere. “Lo tov adavar asher atta
osè…”, “Non è bene come tu agisci (con il popolo) …” (Shemòt, 18; 17).
Con questa espressione “lo tov”, “non è bene”, Itrò sta ammonendo Moshè
sul pericolo dell’autoreferenzialità, e su quanto sia pericoloso
gestire da soli la cosa pubblica. L’unica altra volta in tutta la Torah
in cui è usata questa espressione, “lo tov, “non è bene”, è quando il
Creatore disapprovando la solitudine di Adam si accinge a creargli una
compagna (Bereshìt, 2; 18). Nella vita sentimentale come in quella
della gestione della cosa pubblica nessuno può essere solo e
autosufficiente.
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Maurizio
Molinari,
giornalista
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A festeggiare la Coppa
d'Africa, conqusitata come riferisce l'Unione informa di ieri dallo
Zambia con una squadra che include tre giocatori che militano in
squadre israeliane, è stato anche un cittadino dello Stato ebraico di
nome Stanley Fischer. Si tratta del governatore della Banca d'Israele,
nato nel 1943 nella Rhodesia del Nord che corrisponde proprio
all'odierno Zambia. Fu David Ben Gurion, negli anni Cinquanta il primo
leader israeliano a immaginare che l'Africa potesse diventare un
naturale partner del giovane Stato. Lui all'epoca pensava più
all'agricoltura che allo sport, ma ancora una volta, quando si tratta
di sionismo, la realtà supera l'immaginazione più vivace. C'è da
scommettere che il visionario fondatore di Israele oggi sarebbe ancor
più contento nel vedere un governatore africano alla guida della Banca
d'Israele festeggiare la nazionale zambese per la conquista di una
Coppa tanto geograficamente lontana quanto vissuta come propria dai
tifosi di Ashdod.
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...A Gerusalemme con Fiamma Nirenstein
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“A
piccoli passi ho conquistato Gerusalemme. Non credevo che toccasse
anche a me, che l'onda della storia del popolo ebraico trascinasse
anche me su quel lido fatale, fra le sue pietre e i suoi cedri, fra il
Muro del Pianto e il Quartiere Tedesco”. Inizia con queste parole di
incredulità e meraviglia il saggio A Gerusalemme, ultima fatica
letteraria della giornalista e parlamentare Fiamma Nirenstein. Un
viaggio nella città delle tre religioni monoteiste, nelle sue
testimonianze storiche ma anche nella vivacità dei suoi quartieri più
moderni, tra distruzione e rinascita, che è stato presentato ieri sera,
davanti al folto pubblico accorso alla Libreria Arion del Palazzo delle
Esposizioni, da un terzetto d'eccezione composto dall'ex ministro degli
Esteri Franco Frattini, da Walter Veltroni e dalla scrittrice
Elisabetta Rasy. Presenti in sala numerosi rappresentanti delle
istituzioni ebraiche italiane e il nuovo ambasciatore di Israele a Roma
Naor Gilon. Nelle parole degli intervenuti il costante richiamo
all'eccezionalità di Gerusalemme, alla sfida della sopravvivenza del
popolo ebraico e al difficoltoso cammino nel processo di pace tra
israeliani e palestinesi. Tematiche stringenti e all'ordine del giorno
dell'opinione pubblica internazionale che sono state affrontate pagina
dopo pagina attraverso il filtro di esperienze dell'autrice.
“Gerusalemme non è una città come le altre” ha spiegando Frattini
sottolineando come le emozioni che si vivono passeggiando per le sue
strade e all'ombra delle sue pietre vadano ben al di là del capitolo
comunque intenso del negoziato. “Sono sensazioni – ha affermato il
diplomatico – che una volta provate non ti abbandonano più e che
in questo suo ultimo lavoro Fiamma è riuscita a ricostruire
magistralmente offrendoci uno spaccato di rara profondità e
suggestione”. Sulla stessa lunghezza d'onda Walter Veltroni, autore del
titolo del libro (il fatto è stato evidenziato con gratitudine dalla
stessa Nirenstein), che parla di una composizione felice sia nella sua
strutturazione che nella freschezza del linguaggio utilizzato.
Considerazione che trova d'accordo Elisabetta Rasy, che in precedenza
aveva analizzato, da addetta ai lavori, alcune sfumature tematiche
affrontate. “Si tratta – dice l'ex inquilino del Campidoglio
– di un omaggio commosso all'anima di questa incredibile città, di un
volume intessuto di memorie individuali e collettive che emergono con
crescente forza e incisività. In particolare nel rapporto con il padre,
ebreo polacco giunto a Gerusalemme negli anni Trenta del secolo scorso,
una figura centrale nello scritto di Fiamma”. È toccato poi
all'autrice, visibilmente emozionata, chiudere la serata con alcune
valutazioni sul lungo percorso di ricerca e di elaborazione che ha
portato alla stesura di A Gerusalemme. “Nonostante sia tra i miei libri
più smilzi – ha spiegato la Nirenstein – è quello che mi ha tenuta
impegnata per il più esteso lasso di tempo. Ci sono voluti tre anni, un
periodo di grande passione e intensità durante il quale mi sono a lungo
documentata facendo conoscenza con persone e situazioni straordinarie.
In questo libro, un omaggio alla Città Vecchia ma anche alla
Gerusalemme vibrante dei Caffè, ho cercato di trasmettere le mie
emozioni, le emozioni di una donna ebrea italiana al cospetto della
storia del popolo ebraico e di tutta l'umanità".
Adam Smulevich
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Il cappotto di Kate? Viene da Israele
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Il
quotidiano britannico Daily Mail lo ha definito il cappotto preferito
da Kate. Non una Kate qualsiasi, ma la futura regina d’Inghilterra, che
insieme a tutto il resto, è diventata negli ultimi anche una vera icona
di stile. A guardare i suoi accattivanti soprabiti con occhio attento
(e un po’ di immaginazione), si può intravedere qualcosa di
inaspettato: una palandrana nera in puro stile chassidico. Cioè
l’oggetto che capitò nelle mani di Katherine Hooker, la stilista più
amata dalla Duchessa di Cambridge, durante un viaggio in Israele più di
dieci anni fa. A rivelarlo è stata la stessa Hooker che in
un’intervista al New York Magazine ha raccontato quale fu l’inaspettata
fonte da cui trasse ispirazione per creare i cappotti cui deve la sua
fortuna. “Quando avevo 18 anni, un pomeriggio a Gerusalemme, scovai un
cappotto chassidico di seta nera in un negozio di cianfrusaglie. Era un
abito da bambino, usato, taglia 14 anni. Sembrava un capo
d’abbigliamento di un’altra epoca, quando i vestiti si confezionavano
su misura, non per il mercato di massa” ha spiegato la stilista inglese
innamoratasi a tal punto della sua foggia perfetta, delle
rifiniture, che riuscì a trovare un sarto indiano che lo replicasse per
lei. Quando anche le sue amiche ne rimasero estasiate, e dopo averne
vendute diverse riproduzioni, Hooker decise di aprire un negozio a
Londra nel 2004. Un negozio che è diventato il punto di riferimento
della futura regina e di numerose altezze reali, nonché di migliaia di
fan. D’altronde lo stile di Kate Middleton è particolarmente apprezzato
proprio per la capacità di compendiare eleganza e ricercatezza con la
modestia che si addice a un esponente della casa reale inglese. I
cappotti sartoriali di Katherine Hooker, con le spalle piccole, la vita
stretta, il bavero e le falde lunghe e lisce, ne rappresentano uno dei
pezzi forti. Chissà quanto sarebbe stupito, l’ignaro sarto israeliano
che confezionò quella palandrana di seta tanti anni fa, nel vedere che
per i “figli” della sua creazione oggi celebrità e fan sono disposte a
spendere migliaia di sterline…
Rossella Tercatin
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Senza braghe, ma coi cannoni
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Quando l’ex-Primo ministro
greco, George Papandreou, propose un referendum sull’ennesimo durissimo
piano di risanamento, la risposta della comunità internazionale fu
chiarissima: «Grazie e arrivederci!». Il giorno dopo Papandreou (figlio
e nipote di premier) si dimise e fu nominato Lucas Papademos,
ex-Governatore della Banca centrale ed ex vice-presidente della Banca
centrale europea (BCE).
Se pure l’idea della consultazione fosse dettata da ragioni politiche,
è difficile immaginare una rappresentazione più compiuta della «crisi
della democrazia»: la politica e le istituzioni – sto semplificando una
tesi radicale, discussa per esempio nell’ultimo libro di Colin Crouch,
«Il potere dei giganti» – sono state fagocitate prima dal potere
industriale, a sua volta spodestato da una finanza sempre più
aggressiva e dilagante.
Non ho gli strumenti di valutazione di un economista. E sebbene la
storia non si ripeta mai uguale a se stessa, le immagini che di Atene
provocano una grande inquietudine. Disperazione, rabbia, violenza. E la
sensazione profonda che i greci accetterebbero anche i sacrifici
imposti, ma fatichino terribilmente di fronte alle ingiustizie evidenti
(evasione fiscale intorno al 50 per cento) e alla perdità di sovranità.
Tornano alla mente le immagini del 1929, l’assalto agli sportelli
bancari che in Europa divenne deriva autoritaria dalle conseguenze
terrificanti.
Il rischio che qualcuno pensi di sbarazzarsi dei «poteri forti» e
cercare un uomo forte esiste. Tanto più che la Grecia di oggi è assai
più vicina al Nordafrica in fermento che alla Germania del rigore di
bilancio. In questo contesto, ho letto con sgomento la notizia degli
armamenti venduti negli ultimi mesi alla Grecia. Un paese al collasso
che «deve» acquistare, pena la revoca degli aiuti, due sottomarini da
guerra tedeschi da 1,3 miliardi di euro, 223 carri armati Leopard II
(403 milioni), più fregate, motovedette ed elicotteri francesi per un
totale di quattro miliardi. Un paese senza le braghe ma coi cannoni.
Quando si dice scherzare con il fuoco.
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas
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notizie
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rassegna
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Su e-Bay pietre del Muro del Pianto
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Ha creato stupore e indignazione in Israele la notizia che sul sito
e-Bay sia apparsa l'offerta di pietre "del santo Muro del Pianto" di
Gerusalemme al prezzo di 5 dollari l'una tanto che alcuni alcuni
rabbini israeliani si sono rivolti alla polizia perché apra
un'inchiesta sul caso e individui i responsabili. Il sito ortodosso
Behadrey Haredim precisa che, oltre agli "aspetti truffaldini", va
tenuto conto che le piccole pietre sottratte al Muro non solo non hanno
alcun potere taumaturgico, "ma al contrario rischiano di rivelarsi
pericolose" per quanti intendano farne un uso mistico. A dare la
notizia anche il quotidiano Haaretz che aggiunge che – malgrado
ripetuti appelli – sul sito e-Bay la offerta delle pietre non è stata
rimossa.
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La notizia del giorno sono i
due attentati tentati ai danni dei diplomatici israeliani in Georgia e
in India. Nel primo caso è stata ferita la moglie dell'ambasciatore,
nel secondo l'ordigno è stato scoperto in tempo e non ha fatto danni.
Ugo Volli
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