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23
febbraio
2012 - 30
Shevat
5772 |
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Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
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Solo
dopo aver elencato nella Parashà di Mishpatim i punti chiave del codice
di convivenza sociale, ed in questa Parashà gli atti necessari per
costruire il Santuario mobile, Ha-Qadòsh Barùkh Hu conclude dicendo:
"Essi faranno per Me un Santuario, ed Io dimorerò in mezzo a loro". La
Presenza divina dimora presso di noi solo quando siamo capaci di
realizzare una fusione armonica di diritto divino e diritto umano.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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In un'Europa in cui il
contribuente tedesco è chiamato a saldare i conti del non-contribuente
greco, non è assolutamente chiaro in che direzione evolveranno le
identità nazionali: verso una radicalizzazione dei particolarismi
nazionali, religiosi, etnici e culturali, o verso un modello
integrativo e supernazionale? Una visita in Ungheria in questi giorni è
istruttiva, e fornisce indicazioni più del primo che del secondo tipo.
È facile incontrare automobili sulle cui targhe appare la mappa della
"grande Ungheria" nei confini anteriori alla prima guerra mondiale e
non in quelli molto ridotti odierni. È al governo il partito della
destra Fidesz (Unione Civica Ungherese) guidato da Victor Orban, ma è
in forte aumento il partito dell'estrema destra Jobbik (Movimento per
un'Ungheria Migliore) – antiebraico nelle città, antirom nelle
campagne. Molti condividono l'opinione che la vicina Slovacchia non sia
un vero Stato, che il popolo slovacco non esiste, e che gli
insediamenti ungheresi oltre il confine slovacco meritino appoggio
morale e politico. In Romania, invece, la minoranza ungherese ha un
proprio partito politico che ha fatto parte della coalizione e ha
ricoperto posti di governo. Operano a Budapest un segretariato e
un'assemblea degli ungheresi all'estero e un dipartimento per
l'educazione ungherese nella diaspora. Déja vu?
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Qui Roma - Il Talmud e la maggioranza
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Tutto
parte da una celebre controversia rabbinica su un forno da pane. In
realtà una metafora, un pretesto per un meticoloso ragionamento che
verte sull'approccio al tema della catastrofe. Come si gestisce una
catastrofe? Quale continuità è possibile, quali trasformazioni si
rendono necessarie? A chi spetta l'autorità per decidere? A una
inderogabile volontà divina o a una opinabile interpretazione umana?
Quale peso nelle decisioni hanno infine le dottrine, la ragione, la
religione, i rapporti interpersonali e i sentimenti? Spunti preziosi e
sempre validi tratteggiati nelle pagine de Il forno di Akhnai. Una
discussione talmudica sulla catastrofe, volume edito da Giuntina che, a
due anni dalla pubblicazione (il lancio avvenne al Salone del Libro di
Torino del 2010), continua ancora oggi a fare dibattito e a stimolare
la riflessione. Prova ne è stato l'intenso incontro, dal titolo La
maggioranza ha sempre ragione?, svoltosi ieri sera al centro Il
Pitigliani. Protagonisti della tavola rotonda, moderata da Sira
Fatucci, gli autori Stefano Levi Della Torre e Vicky Franzinetti
(assente, perché all'estero, Joseph Bali), il rabbino capo di Roma rav
Riccardo Di Segni e il deputato del Partito Democratico Emanuele Fiano.
La discussione, un'appassionante scambio di idee e di interpretazioni,
è andata avanti per ore mostrando la grande attualità, che travalica
spazi, tempi e situazioni, del Talmud. “Non condivido il taglio che è
stato dato a questo lavoro – ha affermato il rav Di Segni – ma il fatto
che dalla lettura di un passo del Talmud nascano riflessioni così
stimolanti è un'ulteriore prova della centralità di questa
straordinaria opera attraverso i millenni”.
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Qui Roma - Le catacombe ebraiche
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Gli
ebrei a Roma in età antica, una comunità strettamente integrata nel
tessuto sociale. A testimoniarlo fra le altre cose anche le tradizioni
funerarie rintracciabili nelle catacombe risalenti al II-IV secolo,
presenti a Roma. Un viaggio affascinante percorso dalla professoressa
Elsa Laurenzi in un lungo studio di ricerca che ora viene alla luce
grazie alla pubblicazione Le catacombe ebraiche – Gli Ebrei di Roma. Il
libro, ottanta pagine arricchite da molte immagini, è stato presentato
ieri nella sala convegni della Gangemi Editore dall'autrice stessa
assieme al rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e agli studiosi
Danilo Mazzoleni e Stefano Tortorella, moderati da Micela Vitale. Professoressa Laurenzi, come nasce il suo interesse per le catacombe ebraiche? È
nato un po' per caso. Preparavo la mia tesi di Laurea e durante gli
studi di ricerca ho visto le immagini delle catacombe ebraiche di Vigna
Randanini, scavate nel fianco di una collina fra la Via Appia Antica e
la Via Appia Pignatelli, fu la seconda catacomba ebraica di Roma ad
essere casualmente ritrovata nel 1859. Da questo primo contatto è nato
un interesse che dura da dieci anni. Qual è secondo lei l'aspetto più interessante? Intanto
le dimensioni, perché sono molto estese e non sono ancora scavate del
tutto: ciò testimonia la presenza di una Comunità grande. Poi le
iscrizioni, in greco nella maggior parte dei casi, ma anche in latino.
Terzo aspetto, che forse è quello più interessante di tutti, è il tipo
di sepoltura presente in queste catacombe e non in quelle di Villa
Torlonia. Di che tipo di sepoltura parla? Sto
parlando dei kokhim, anche a più posti. Il kokh (plurale kokhim) è una
tomba scavata nella roccia che si sviluppa perpendicolarmente alla
parete della galleria. È un tipo di sepoltura usato soprattutto
in Israele, il corpo veniva custodito nel kokh per circa un anno,
il tempo di deposizione del corpo. A Vigna Randanini ci sono molti
kokhim al livello del pavimento, alcuni di essi si sviluppano su più
livelli. Che cosa emerge in particolare dal suo studio? Una
delle cose più interessanti è stata la scoperta del fatto che il mondo
ebraico antico fosse molto ben integrato. C'era una convivenza con il
tessuto sociale romano molto più semplice di quello che si potrebbe
immaginare e alcuni divieti sono interpretati in maniera più blanda: lo
testimonia la presenza nelle catacombe di pendagli ed elementi
pittorici. Nel cubicolo dei Pegasi ad esempio è raffigurata l'immagine
di una figura femminile vestita con tunica e mantello con una corona
d'alloro sopra il velo che le copre il capo: certo si tratta di una dea. Qual è l'aspetto che più la rende orgogliosa di questo lavoro? Sono
molto contenta del fatto che attraverso il dato archeologico
l'interesse per il mondo ebraico antico, per la sua storia, per le sue
tradizioni, sia da un po' di tempo oggetto anche nel mondo esterno e
non solo per la comunità ebraica.
l.e.
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Qui Roma - Marrani del Meridione
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Marrani,
uno dei capitoli più difficili e cruenti della storia ebraica, ma
anche una delle pagine più affascinanti nella storia dell'età moderna.
Una pagina legata all'identità ebraica e alle conversioni forzate
(decine di migliaia) che trasformarono gli ebrei, come osserva Philip
Roth, “da infedeli esterni alla Chiesa in eretici interni alla Chiesa”.
Se molto si conosce dei marrani della Spagna, per la presenza del
Tribunale dell'Inquisizione, cui vennero sottoposti migliaia di ebrei,
non è altrettanto semplice ricostruire la storia dei marrani del
Meridione d'Italia. La conquista spagnola del Regno di Napoli, nel
1504, segnò la fine delle numerosissime comunità ebraiche dell’Italia
meridionale, anch’esse costrette a scegliere tra esilio e accettazione
del marranesimo. Quelli che restarono dovettero organizzare la
propria vita religiosa con quel poco che rimaneva loro. Di questo
e di molti altri aspetti problematici legati alla realtà dei marrani,
come ad esempio alla difficoltà di individuare dopo 500 anni ascendenze
certe nell'ebraismo, si è parlato ieri ad un convegno svoltosi al
Centro Bibliografico Tullia Zevi dell'Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, dal titolo Marrani di ieri e di oggi, cui sono intervenuti,
ciascuno con un taglio legato alla propria esperienza professionale e
di vita, la storica Anna Foa, il rabbino capo di Napoli Scialom Bahbout
e il medico Roque Pugliese. Durante l'incontro è stato proiettato il
filmato “Marrani d’Israele o tradizioni in comune?” introdotto
dalla coordinatrice UCEI Sira Fatucci, filmato che ha mostrato
come in molti villaggi arabi in Israele vivano un gran numero di
persone che sembra discendano da ebrei convertiti a forza
all'Islam nel corso delle generazioni e che mantengono tradizioni
ebraiche che sono costretti a nascondere. Moderava la serata Gadi
Piperno, coordinatore del Dipartimento Educazione e Cultura UCEI e
responsabile del Progetto Meridione.
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Sacrario militare caduti d'Oltremare di Bari
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Nel
Sacrario di Bari riposano i resti di migliaia di militari italiani
caduti Oltremare nelle varie guerre del '900. I resti sono collocati in
loculi, che non corrispondono ai requisiti della legge ebraica. A
seguito di una nostra richiesta riguardante i resti di un militare
ebreo romano, il ministero della Difesa (Commissariato generale
onoranze caduti in guerra) ha dato molto cortesemente la sua
disponibilità al trasferimento dei resti dai loculi alla sepoltura in
terra, in modo conforme alla halakhà, in un'area speciale del Sacrario.
Per meglio predisporre l'area, il ministero chiede di sapere se
esistano, oltre al caso segnalato, altri resti di ebrei nel Sacrario di
Bari. Le famiglie che ne siano a conoscenza e che desiderano la
traslazione o che comunque abbiano bisogno di chiarimenti in merito
sono invitate a contattare al più presto l'Ufficio rabbinico della
Comunità di Roma tel 0668400651 fax 0668400655 mail
ufficio.rabbinico@romaebraica.it
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Cittadinanza senza senso?
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Il
populismo, anche nelle sue versioni mediatiche e presuntamente
partecipate, è sempre, più o meno scopertamente, una attitudine
politica della destra. Basta questa considerazione per spiegare
l’insulsa uscita di Grillo sul suo blog, circa il fatto che “la
cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne
dispongono, è senza senso. O meglio, un senso lo ha. Distrarre gli
italiani dai problemi reali per trasformarli in tifosi”? Forse no:
c’è da mettere in conto anche la necessità, per l’appunto “mediatica”,
di dire comunque ogni giorno qualcosa, perché anche un blog - dopotutto
- va alimentato, e possibilmente con “notizie” corpose, così da
convenientemente épater le bourgeois, come si addice al personaggio. E
questo conduce, fatalmente e spesso, a dire cose senza senso. O che
forse un senso lo hanno: qualunquisteggiare per sopravvivere.
Enzo Campelli, sociologo
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Devon&Devon sbarca in Israele
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Leggi la rassegna |
Devon&Devon,
azienda leader nel campo delle industrie ceramiche, consolida la sua
presenza in Medio Oriente con l'apertura di un nuovo monomarca a Tel
Aviv, grazie alla partnership con Hezi Bank Ltd., distributore
esclusivo del brand in Israele.Per il suo nuovo negozio,
Devon&Devon ha scelto il 'Design Center' che, con i suoi 40mila
metri quadrati, riunisce i nomi più prestigiosi del design
internazionale.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
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