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29 febbraio
2012- 6 Adar 5772 |
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David
Sciunnach,
rabbino
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È
scritto nella Parashà di questa settimana, la Parashà di Tetzavè:
“Farai degli indumenti sacri per tuo fratello Aròn, per prestigio e
bellezza…” (Shemòt 28, 2). Il grande commentatore Rabbì
Chayìm ben ‘Attar, conosciuto per il suo commento alla Torah come 'Or
ha-Chayìm ha-Kadosh', si domanda per quale motivo i vestiti del Cohen
Gadòl - Grande Sacerdote, dovessero essere otto, e ci fa
notare che quattro di questi sono indumenti totalmente bianchi mentre i
restanti quattro sono indumenti d’oro. Rabbì Chayìm mette in
corrispondenza i quattro indumenti bianchi con le quattro lettere del
Tetragramma, e i quattro indumenti d’oro con le quattro lettere del
Nome. Facendoci così notare che le vesti d’oro sono in
corrispondenza del “prestigio” mentre le vesti bianche sono
in corrispondenza della “bellezza”. Aggiunge inoltre che le otto vesti
che il Cohen Gadòl indossava sono in corrispondenza di otto
peccati che egli stesso espiava con il suo servizio per il popolo
d’Israele.
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Davide
Assael,
ricercatore
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Il caso
Siria offre molteplici chiavi di lettura, a maggior ragione quando lo
si discute in un contesto ebraico. Fra tutte, non credo sia
trascurabile la possibilità di considerarlo un banco di prova per
future forme di diplomazia internazionale. Al di là di tutte le
considerazione di real politik che certo aiutano a spiegare, ma non
esauriscono il fenomeno, mi pare non si possa trascurare una differenza
ideologica di fondo fra l’approccio delle potenze occidentali e quelle
orientali, in primis Russia e Cina. Da una parte pare leggersi la
realtà politica di ogni luogo attraverso l’ideale dei diritti umani,
dall’altra se ne calcola la portata destabilizzante per ogni tessuto
sociale, interpretandolo, conseguentemente, come strumento di
penetrazione imperialista dell’Occidente. Punti di vista conciliabili?
Al futuro l’incarico di rispondere.
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L'Italia
ebraica davanti allo specchio
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Milano, Roma, Firenze e Padova.
Proseguono in queste ore gli incontri di formazione degli
intervistatori selezionati per la nuova grande indagine demografica che
analizzerà realtà, sfide e sogni dell'ebraismo italiano. Un lavoro
imponente coordinato dal professor Enzo Campelli, docente di
metodologia delle scienze sociali all'Università Sapienza di Roma, che
prenderà avvio alla fine del mese di marzo e che interesserà un
campione di 1500 persone da tutto il Paese.
L’unico precedente risale a quasi quarant’anni fa. È l’Anatomia
dell’ebraismo italiano realizzata da Sergio Della Pergola. Un’indagine
preziosa, sia dal punto di vista demografico sia sul versante
culturale, che ormai mostra però l’inevitabile segno dei tempi. Da
allora il mondo ebraico italiano è infatti mutato nel profondo,
sull’onda di un’evoluzione sociale sempre più impetuosa che ha
modificato, spesso in modo impensabile, la sua fisionomia e le
prospettive. Per raccontarne la realtà, le sfide e le aspettative
prende dunque il via una nuova importante ricerca voluta dall’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane che punta a rilevarne gli aspetti di
maggior rilievo: dalla consistenza numerica alle opinioni, dagli stili
di vita al rapporto con la società maggioritaria. A definire i
contenuti dell’indagine, che entrerà nel vivo a fine marzo, una
commissione che riunisce il demografo Sergio Della Pergola; Saul
Meghnagi, presidente dell’Istituto di ricerche economiche e sociali di
Roma; il neuropsichiatra infantile Gavriel Levi ed Enzo Campelli,
docente di metodologia delle scienze sociali alla Sapienza di Roma che
coordinerà lo studio. Lo sforzo messo in campo è imponente. “Saranno
coinvolti 1500 iscritti alle Comunità ebraiche dell’intero territorio
nazionale – spiega il professor Campelli – che attraverso una serie di
interviste si esprimeranno su un ampio ventaglio di argomenti così da
comporre un quadro aggiornato e approfondito con numerosi spunti sul
futuro. Da questo sforzo ci aspettiamo una buona efficienza del piano
di campionamento e una significativa qualità dei dati rilevati”.
Professor Campelli, com’è
organizzata la ricerca?
Sono stati coinvolti, nelle diverse Comunità, 85-90 intervistatori. Le
interviste saranno rigorosamente face to face, escludendo dunque le
interviste telefoniche o i questionari postali che pongono seri
problemi di attendibilità. Lo strumento utilizzato è un questionario
che contiene cento domande su argomenti molto vari ed è stato elaborato
nell’arco di alcuni mesi tenendo presenti anche molte esperienze
internazionali. La riservatezza dei dati sarà totale, e non solo per
obbligo di legge ma per tutelare appieno chi risponderà. I questionari
sono assolutamente anonimi, saranno utilizzati solo a scopi conoscitivi
e verranno sempre trattati in modo aggregato, proponendo cioè dati
complessivi sui diversi temi. Non sarà dunque possibile risalire a cosa
ha detto la singola persona.
Qual è la
tempistica del lavoro?
La rilevazione dovrebbe avvenire a marzo.
All’inizio del mese si concluderà la preparazione degli intervistatori
e poi inizieranno le interviste che dovrebbero terminare entro Pesach.
A quel punto inizierà l’analisi dei dati con la prospettiva di chiudere
entro l’anno la prima fase. Chi
sono gli intervistatori?
Sono stati tutti reclutati dalle Comunità attraverso un bando che ha
avuto un grande riscontro. Un elemento importante, quest’ultimo, perché
coinvolgere tante persone significa costruire una sensibilità comune
che sarà senz’altro preziosa per il futuro. Hanno risposto persone di
tutte le età e di formazione diversa, il che ci consentirà di gestire
al meglio le diverse interviste. La loro preparazione passerà
attraverso quattro incontri che si terranno a Milano, Roma, Firenze e
Padova. È un lavoro delicato, che non si può improvvisare: dovremo
lavorare sulle dinamiche dell’intervista affinché gli intervistati non
siano influenzati nelle loro opinioni, né forzati o trascinati e per
fare sì che gli intervistatori imparino come si fa a non sovrapporsi a
chi parla. Un altro aspetto importante riguarderà l’utilizzo del
questionario che abbiamo preparato.
Perché si è scelto di procedere con interviste face to face?
È una via molto più onerosa delle interviste telefoniche o tramite
questionari inviati per posta. Ma migliorerà di molto la qualità dei
dati rilevati. Il ricorso al telefono, usato in tanti sondaggi,
presenta infatti alcuni svantaggi: non si è mai sicuri se
l’intervistato è davvero chi si cercava e si può usare solo un numero
limitato di domande, semplici e comprensibili solo attraverso la
descrizione verbale. Il dialogo dal vivo consente invece di
approfondire meglio tanti aspetti. Quanto
durerà l’intervista?
Un’ora circa.
Chi saranno
gli intervistati? I candidati sono individuati dalle
stesse Comunità, nel pieno rispetto della privacy. La Comunità può
farci avere i suoi elenchi o procedere secondo regole molto precise
all’estrazione casuale del numero prefissato di persone. In pratica si
parte dall’elenco alfabetico degli iscritti maggiorenni e si seguono
procedure casuali: ad esempio si parte dall’iscritto numero 18 e si
individuano i nomi successivi a intervalli fissi, finché non si
identificano le persone necessarie.
Con che
criteri è stato definito il numero di intervistati per ciascuna
Comunità? Il campione che mettiamo in campo è senz’altro
valido e ne abbiamo migliorato l’efficienza attraverso il criterio di
proporzionalità. Il calcolo è stato fatto, secondo procedure tecniche,
in proporzione al peso di ciascuna Comunità sul totale e tenendo conto
del suo rapporto rispetto la numerosità totale. Abbiamo dunque due
Comunità grandi, Roma e Milano, dove s’intervisteranno rispettivamente
705 e 365 persone, che consideriamo una classe a sé. Poi vi è il gruppo
delle Comunità medie (Firenze, Genova, Livorno, Torino, Trieste e
Venezia), quello delle piccole (Ancona, Bologna, Napoli, Padova e Pisa)
e delle piccolissime (Casale, Ferrara, Mantova, Merano, Modena, Parma,
Vercelli e Verona). Il criterio proporzionale è poi stato corretto dal
punto di vista statistico. In base al solo criterio proporzionale nelle
piccole Comunità avremmo ad esempio realizzato appena una trentina di
interviste, troppo poche per avere validità scientifica. Si è dunque
leggermente aumentata la consistenza delle realtà meno numerose.
La ricerca propone specifici elementi di novità rispetto allo studio di
Sergio Della Pergola?
Non tutti i temi delle due ricerche si sovrappongono. Lo studio attuale
vuole rappresentare con un’attenzione più sociologica un mondo che si è
contratto numericamente ma che comunque è in movimento e in
trasformazione profonda. La speranza è di riuscire a registrarne le
tensioni, le esigenze e le aperture, così da apirsi e conoscersi meglio
e prendere decisioni più fondate e legate alla realtà e alle
aspettative.
Daniela Gross
(Pagine Ebraiche Marzo 2012)
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Qui Roma
- Moshe Idel, il rivoluzionario della Qabbalah
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“La Qabbalah è senza dubbio
una Tradizione, come tale ci viene tramandata e dunque va studiata col
dovuto rigore. Ciò che non ci esime dal reinterpretarla depurandola
dagli errori di chi ci ha preceduti”. Moshé Idel rispondeva così a Gad
Lerner che, in un'intervista pubblicata due anni fa su Repubblica, gli
chiedeva se fosse sbagliato tradurre letteralmente il concetto di
Qabbalah, cioè 'ricevuta', come una Tradizione intoccabile. Il grande
studioso di origine rumena, l'uomo che ha rivoluzionato il modo di
guardare alla mistica ebraica, sarà protagonista domani pomeriggio di
un incontro all'Accademia Nazionale dei Lincei (...)
continua
>>
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Qui
Milano - "L'adoro, però vorrei tanto che sparisse..."
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“Senta, che vuole che le
dica: io l’adoro…però vorrei tanto che sparisse”. Con questa frase,
tratta da Edipo relitto, l’episodio del film New York stories da lui
stesso diretto e interpretato, Woody Allen, nei panni dell’avvocato di
successo Sheldon Mills, si rivolge al suo analista e si riferisce a sua
madre. Scandaloso!, dirà qualche figlio particolarmente devoto.
Ingrato!, dirà qualche genitore particolarmente permaloso. Ma in realtà
è inutile negarlo: tutti noi, almeno una volta nella vita, anche solo
per un secondo, l’abbiamo pensato(...)
continua
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Francesca Matalon
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Offese e reazioni
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Molto si è detto, in questi
giorni, riguardo alla vicenda delle copie del Corano bruciate da
esponenti delle Forze Armate USA in Afghanistan - con conseguente ira
di milioni di musulmani, disordini con decine di morti, scuse ufficiali
del presidente Obama, ritiro del personale civile dalle Ambasciate
occidentali ecc. ecc. Non è la prima volta che accade qualcosa del
genere, e non è la prima volta che emerge, di fronte a tale
inarrestabile reazione a catena, un sentimento di profonda
costernazione. La costernazione di chi ha l’impressione di trovarsi in
una vera e propria Babele di linguaggi, regole e comportamenti, nella
quale comprendersi è pressoché impossibile.
continua
>>
Francesco
Lucrezi, storico
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
L'israeliano
Alon Yefet inaugura
lo stadio che aprirà Euro
2012
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Leggi la rassegna |
Sarà l'israeliano Alon Yefet ad arbitrare questa sera il match
amichevole tra Polonia e Grecia. L'incontro tra le due compagini
inaugurerà lo Stadion Narodowy di Varsavia, impianto ancora fresco di
costruzione in cui avrà luogo il match di apertura dei prossimi
europei di calcio di Polonia e Ucraina 2012.
Alon Yefet è arbitro internazionale dal 2001. Con la direzione della
sfida tra
Club Brugge e Rapid Vienna (2 novembre 2005, 3 a 2 per i belgi) è
diventato il primo fischietto israeliano ad affacciarsi in Champions
League.
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Le responsabilità di coloro che
devono valutare tutti i rischi e prendere le difficili decisioni prima
di un eventuale attacco militare sono gravosissime; Obama e Netanyahu
si incontreranno domenica e lunedì a Washington in un clima che certo
risentirà ancora delle difficoltà del recente passato, ma che sarà pure
influenzato dalle prossime elezioni americane (con la maggioranza
dell'elettorato ebraico che nel passato ha votato per i democratici)
Emanuele
Segre Amar
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
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