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2 marzo 2012 - 8 Adar 5772
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
alef/tav
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bahbout Scialom
Bahbout,
rabbino capo
di Napoli


La grandezza di un cantante si misura nella sua capacità di far cantare gli altri. Nessuno come Lucio Dalla è stato maestro in questa arte che ha raggiunto e coinvolto tutti gli strati della popolazione. 'Canta ogni giorno' diceva rabbì Akivà. Tornare a 'cantare' ecco di cosa hanno bisogno gli ebrei italiani.
Laura
Quercioli Mincer,
 slavista



laura quercioli mincer
Sull’Unione informa di ieri, Sergio Della Pergola parlava di forme di antisemitismo sottili ma pervasive, che non mettono a repentaglio le nostre vite e i nostri averi ma contribuiscono a creare uno stato di diffusa inquietudine. Chissà se fra di esse non possiamo annoverare anche una nostrana e sempre reiterata trasandatezza lessicale, ovvero una peculiare e ben diffusa incapacità a distinguere fra aggettivo e sostantivo: persino in testi accademici troviamo che la bambina è “ebraica”, ma la storia è “ebrea”… Una sciatteria forse insignificante, ma che potrebbe nascondere autocompiaciuta ignoranza, indifferenza, disprezzo.

davar
Qui Gerusalemme - Shabbat sotto la neve
La neve a marzo ha un qualcosa di decisamente insolito e magico. Se ad essere imbiancato è poi il luogo verso cui miliardi di persone declinano quotidianamente le proprie aspettative, le proprie speranze e i propri sogni, le suggestioni che si provano alla vista dei fiocchi che cadono in modo copioso dal cielo non possono che aumentare in modo esponenziale. Questo venerdì 2 marzo è un giorno che gli abitanti di Gerusalemme ricorderanno a lungo. Così come tutta la gente di Israele che, pur essendo chiamata a difendersi dai disagi logistici legati alla forte precarietà atmosferica di queste ore, vive l'incantato scenario di un bianco Shabbat fuori stagione.

Qui Roma - Il contributo italiano alla Qabbalah
Era attesissimo e non ha deluso le aspettative di quanti, cultori e appassionati di mistica ebraica, sono accorsi all'Accademia Nazionale dei Lincei di Roma per ascoltare le sue parole. L'accademico di origine rumena Moshe Idel, docente all'Università ebraica di Gerusalemme alla cattedra che fu di Gershom Scholem e vincitore nel 1999 del prestigioso Premio Israele, ha tenuto ieri pomeriggio una intensa lectio magistralis sugli studi qabbalistici in Italia. L'incontro, organizzato e curato da Myriam Silvera, ripercorreva alcuni tra i passaggi più significativi di una scuola interpretativa e di pensiero che è fondamentale per gli studi in materia e che, grazie al tramite dell'umanista Pico della Mirandola, fece il suo ingresso a pieno titolo nella filosofia europea.
“Occorre rivedere il giudizio riduttivo secondo cui la Qabbalah sarebbe nata in Spagna. E non si tratta solo della mole impressionante di libri qabbalistici pubblicati nell'Italia del XIII secolo” scriveva sul Riformista la professoressa Donatella Di Cesare in un articolo di introduzione all'evento capitolino. Il professor Idel, autorità mondiale sull'argomento, ha ricostruito con grande chiarezza e linearità la centralità di questo percorso che affonda le proprie radici nei secoli del Medioevo e che si sviluppa fino al Rinascimento e oltre. Un tema cui ha dedicato numerose opere divulgate anche in Italia tra cui, strettamente connessa all'appuntamento di ieri, La Cabbalà in Italia (1280-1510), volume a cura di Fabrizio Lelli edito nel 2007 da Giuntina. “In genere – ha sottolineato il professore – si attribuisce un peso modesto al contributo del misticismo ebraico italiano quando esso ha invece un ruolo di notevole significato in ottica sia europea che mondiale”. Nell'intervento di Idel il riferimento è costante a personaggi come Avraham Abulafia, Menahem Recanati e Yohanan Alemanno, figure emblematiche di un'epoca i cui lavori sono stati più volte citati davanti al colto uditorio dei Lincei.
Ad introdurre la lectio magistralis, salutata in conclusione da un lungo e caloroso applauso, un intervento del filosofo e storico Tullio Gregory. Hanno portato inoltre un saluto il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, l'assessore alla cultura della Comunità ebraica di Roma Livia Ottolenghi, il rabbino capo Riccardo Di Segni, il preside della Facoltà di Filosofia, Lettere, Scienze Umanistiche e Studi Orientali della Sapienza Marta Fattori e il preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Tor Vergata Rino Caputo. In sala sedeva tra gli altri l'ambasciatore dello Stato di Israele presso la Santa Sede Mordechay Lewy.

a.s. - twitter@asmulevichmoked

Lucio Dalla 1943-2012
"Cari amici, mi ha colpito come ultimamente alcuni artisti di pregio, come Leonard Cohen ed Elton John hanno reagito alle vili campagne di boicottaggio che colpiscono sovente Israele, e hanno portato con raggiante quiete il loro messaggio di musica e di pace al popolo ebraico nella sua Terra. L’armonia non solo della loro musica, ma della gioia, della gratitudine, dell’entusiasmo del pubblico parlava da sola: Israele è un Paese pieno di sogni, di amore, di desiderio di pace e vi mando questo messaggio per dirvi che io lo amo. Qui dopo l’incredibile persecuzione nazista del grande popolo che vi era nato, esso ha ritrovato la forza di costruire e di vivere pienamente l’arte, la scienza, la medicina, l’agricoltura e purtroppo ha dovuto farlo sempre in condizioni di guerra. Spero con tutte le mie forze che giunga anche il tempo della pace e della giustizia per quel Paese, e penso che tutti debbano cominciare ad aiutare dicendo con chiarezza: è tempo di smetterla di aggredirlo con bugie e mistificazioni che ce ne danno un’immagine completamente diversa dalla realtà! Auguri, Israele, io sono con te dalla parte della verità della storia e della vita."
Con queste parole, ricordate dalla vicepresidente della Commissione Esteri della Camera onorevole Fiamma Nirenstein, il cantante Lucio Dalla, recentemente scomparso, si era rivolto agli organizzatori della manifestazione "Per la Verità, per Israele" svoltasi nell'ottobre del 2010.



Andrew Breitbart 1969-2012 
“Un giornalista di parte”. Per un reporter, una qualificazione del genere potrebbe rappresentare un insulto alla professionalità. Non per Andrew Breitbart, che con questa etichetta si presentava orgogliosamente al mondo. L’affilata penna di riferimento del giornalismo conservatore a stelle e strisce si è spenta improvvisamente all’età di 43 anni mentre rientrava nella sua abitazione a Brentwood. Con la sua scomparsa l’America perde un attore del panorama mediatico tanto popolare, quanto controverso e capace di dividere.
Andrew Breitbart nasce a Los Angeles nel 1969 ed è cresciuto ebraicamente dai suoi genitori adottivi, che lo accolgono nella loro famiglia quando ha meno di un mese. Considerato un campione della verità e della lotta alla corruzione dai conservatori, un provocatore pronto a deformare la realtà pur di raggiungere i suoi obiettivi dai democratici, era noto anche per la arguzia tagliente, che ben emerge dai suoi tweet ancora sul web (celebre il suo “Se non fai arrabbiare la sinistra, vuol dire che non stai facendo la differenza”). Professionalmente Breitbart nasce come braccio destro di Matt Drudge, che ha fatto la storia del giornalismo online intuendo per primo che con Internet poteva nascere un nuovo modo di comunicare notizie e indiscrezioni. Il suo sito Drudge Report, fondato nel 1996, diventò famoso in tutto il mondo diffondendo per primo la storia dell’affaire tra Bill Clinton e Monica Lewinski. Dal Drudge Report, Breitbart passò all’Huffington Post prima di dare vita a una serie di “Big website” (che includono Big Government, Big Hollywood e Big Journalism) che sono diventati un punto di riferimento dell’informazione repubblicana. E all’interno del partito repubblicano un coro di voci si è alzato per rendere omaggio al controverso giornalista, che ha raggiunto l’apice della notorietà pochi mesi fa pubblicando le foto osé postate per errore su twitter dal deputato democratico dello Stato di New York Anthony Greiner, che è stato poi costretto alle dimissioni. Sulla scomparsa di Breitbart hanno infatti twittato i due principali sfidanti alle primarie repubblicane Mitt Romney e Rick Santorum, gli ex candidati Michele Bachman e Newt Gingrich (che lo ha definito “il più innovativo pioniere nel campo dell’attivismo conservatore nei social media”), la governatrice dell’Alaska Sarah Palin, che gli ha dedicato un lungo post su Facebook, mentre necrologi per Breitbart sono stati pubblicati da tutte le principali testate americane. Scrisse di se stesso nel suo libro Righteous Indignation (Giusta indignazione): “Amo il mio lavoro. Amo lottare per quello in cui credo. Amo divertirmi nel farlo. Amo raccontare storie che il complesso dei media democratici rifiuta di raccontare. Amo rispondere agli attacchi, amo trovare alleati e amo - notoriamente - farmi dei nemici”.

Rossella Tercatin - twitter@rtercatinmoked

pilpul
Per molti ma non per tutti
Anna Segre“Mordechai l’ebreo era vice del re Achashverosh: grande tra gli ebrei e gradito ai suoi molti fratelli, cercò il bene del suo popolo e mise pace a tutta la sua stirpe”. L’ultimo verso della Meghillat Ester, con il suo tono trionfale, non sembra lasciare adito a dubbi nell’encomio solenne del protagonista. Confesso che prima di leggere il commento dell’edizione Morashà non avevo mai notato che “molti” è diverso da “tutti”, e infatti il Talmud (Meghillà 16b) ci racconta che una parte del Sinedrio aveva preso le distanze da lui. Perché? Rashì spiega: dal momento che aveva trascurato la Torah dandosi alla politica.
Critiche ingiuste e ingenerose? Forse: dal suo posto di viceré Mordechai poteva fare del bene a molti, portare un po’ di giustizia nell’impero persiano, e anche permettere ai suoi critici di studiare la Torah in pace. Eppure è divertente immaginare questi bastian contrari che, mentre il loro correligionario è al culmine del prestigio e della gloria, amato e celebrato (e anche temuto) da tutti, si godono il piacere di criticarlo. Anche la divisione nel Sinedrio a cui il Talmud accenna appare estremamente salutare: mentre chiudiamo la Meghillà e ci accingiamo a festeggiare scopriamo che abbiamo imparato a diffidare dei finali troppo lieti, delle conclusioni troppo scontate e soprattutto dell’insano desiderio di cercare l’unanimità a tutti i costi.

Anna Segre, insegnante 


notizieflash   rassegna stampa
Israele - A The Sports Channel 
i diritti per la Champions League
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The Sports Channel in Israele ha acquisito tutti i diritti per la Champions League. Ad annunciare l'assegnazione dei diritti la UEFA stessa sottolineando che The Sports Channel trasmetterà tre match live per ogni turno di gara su Sport 5, Sport 5+ e +5GOLD. Sport 5, in aggiunta, trasmetterà anche un programma con gli highlights per ogni serata di gare. Tutti i diritti sono stati assegnati sulla base di una piattaforma neutrale, con i diritti che verranno sfruttati anche su internet via sport5.co.il e sui cellulari.
 
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