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24 aprile 2012 - 3 Iyar 5772
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l'Unione informa
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moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Le interpretazioni concernenti la natura della colpa dei due figli di Aron e della loro tragica morte sono, all'interno della esegesi rabbinica, numerosissime pur se niente affatto contraddittorie. Leggendo i vari commenti ci si accorge che viene messo l'accento sul pericolo insito negli eccessi incontrollati di zelo religioso che talvolta potrebbe condurre a comportamenti sopra le righe. Dopo questo tragico episodio, per il quale Rashì ci fa mirabilmente notare che è solo lo spirito e non il corpo di Nadav e Avihu a essere consumato dal fuoco, la Parashà di Sheminì continua, come se nulla di terribile fosse avvenuto, elencandoci le regole della kashrùt. Al pericolo di una religiosità che si palesa una tantum,  fatta di eccessi e di eccitanti slanci emotivi, la tradizione ebraica risponde con progetti quotidiani per i quali è il nostro corpo il luogo dove si esercita questa spiritualità e dove il momento più significativo nel quale si mette in atto questa religiosità è quello del pasto. Spirito e materia, anima e corpo. L’uomo è unitario, per l’ebreo.

Dario
 Calimani,
 anglista



Dario Calimani
Il disegnatore Saul Steinberg (1914-1999) ha affermato: «Penso, dunque Cartesio esiste». Un ribaltamento ironico solo apparentemente innocuo della prospettiva cartesiana. Rifiuta di riconoscere il principio di autorità, pensa in proprio, e sorride della propria irriverente ribellione. Che sia troppo?
davar
Contando l'Omer  - La regola del chadash
Martedi 24 Aprile, 17° giorno dell’Omer, due settimane
e tre giorni


Una delle conseguenze pratiche dell’Omer, tuttora in vigore, è la regola del chadash, il prodotto nuovo. Il prodotto di un cereale seminato dopo Pesach, che matura e viene raccolto, clima permettendo, nel corso dello stesso anno, non può essere consumato prima del Pesach successivo. Bisogna aspettare l’inizio della conta dell’Omer, che ricorda ancora oggi l’offerta della primizia cereale. Prima di quella offerta, chadàsh asùr min haTorà, “il prodotto nuovo è proibito dalla Torà”. Il gusto ebraico per le arguzie e i giochi di parole ha trasformato un pezzo di questa frase in una specie di slogan, usato e abusato per difendere una rigidità esclusiva conservatrice e chiusa alle novità: senza riferimento a Pesach, e al prodotto, semplicemente “il nuovo è proibito dalla Torà”. A parte l’abuso “reazionario”, bisogna poi vedere cosa c’è di veramente nuovo in ciò che si presenta come nuovo. Comunque, il “nuovo” è probito solo fino al prossimo Pesach…

rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Diretta Twitter - Il 25 aprile in un cinguettio
Si avvicina il 25 aprile e la redazione del Portale dell’ebraismo italiano sarà presente alle manifestazioni di Milano e di Roma con una grande novità: una diretta twitter di @paginebraiche, che anche tutti gli utenti che non hanno dimestichezza con i cinguettii in 140 caratteri potranno seguire su moked.it, senza la necessità di un account sul social network dell’uccellino azzurro. Una finestra twitter sarà lanciata sul Portale nelle prossime ore per permettere ai suoi lettori di rimanere sempre in contatto con le novità dell’ebraismo italiano. Così la redazione dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane celebrerà con i suoi lettori una giornata importante per il Paese, al di là delle ricorrenti polemiche, che non mancano anche in queste ore. Con un’altra novità importante quest’anno: oltre alla ormai storica partecipazione della Brigata Ebraica, alla manifestazione nazionale di Milano sarà per la prima volta ufficialmente presenteanche l’UCEI. L’Unione, cui fu conferita la Medaglia d’Oro al Valor Civile nel 1964 per aver sopportato ‘con dignità e stoicismo il periodo oscuro della persecuzione e della violenza in cui tutto tentò per salvare la vita e alleviare le sofferenze degli israeliti nel tumultuoso periodo dell’occupazione nazista’, è stata infatti invitata a sfilare con il proprio gonfalone nel gruppo di testa che aprirà il corteo dal Comitato Permanente Antifascista contro il terrorismo per la Difesa dell’Ordine Repubblicano, promotore delle iniziative per il 25 Aprile.

Qui Roma - A lezione con il Rav
Ore 8.30: gli studenti del Liceo Renzo Levi iniziano la loro mattinata in un modo inusuale. Anziché il professore previsto nell'orario interno, in aula magna li attende il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma,  che da qualche tempo  una volta al mese dedica le prime ore del mattino agli studenti della scuola ebraica. Ad essere coinvolti oggi sono gli alunni delle prime e seconde liceo. Lavagna luminosa e testo di Torah, il rav si rivolge ai ragazzi spiegando il rapporto fra il popolo ebraico e la Torah, e quello fra l'ebreo e lo Stato di Israele. La lezione di oggi è infatti dedicata a Yom ha Atzmaut, ricorrenza che domani si accinge ad essere festeggiata nel quartiere ebraico con varie manifestazioni. Responsabile del ciclo di incontri è il rav Roberto Colombo.
 

Qui Roma - La Comunità ricorda il partigiano De Leoni
“Salutiamo il 25 aprile onorando la memoria di un grande partigiano”. Questo lo slogan che ha accompagnato, ieri sera al Palazzo della Cultura, la maratona orale organizzata dalla Comunità ebraica di Roma in ricordo di Ferdinando De Leoni, giovanissimo protagonista della Resistenza al nazifascismo e per molti anni presidente della sezione cittadina e regionale dell'Anpi oltre che presidente onorario dell'associazione nazionale. Un uomo che aveva dedicato la sua vita alla trasmissione dei principi di libertà e democrazia alle nuove generazioni, ma anche un amico sincero della Comunità ebraica che, una volta appresa la notizia della scomparsa – lo scorso novembre – aveva non a caso immediatamente manifestato l'intenzione di piantare alcuni alberi in suo onore in Israele. Filo conduttore della serata, moderata da Silvia Haia Antonucci dell'archivio storico comunitario, la lettura affidata agli studenti della scuola ebraica di alcuni stralci dal libro “Il falco vola, compagni addio!”, opera in cui Vincenzo Pompeo Calò ricostruisce con ampio respiro l'esperienza partigiana di De Leoni. Molti gli ospiti autorevoli che ieri hanno voluto portare una testimonianza. Tra gli altri il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il presidente della Provincia Nicola Zingaretti e il presidente dell'Anpi Roma e Lazio Vito Francesco Polcaro. Tra il pubblico l'assessore alla Memoria dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Victor Magiar. Per Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica capitolina, l'impegno a portare il libro di Calò nelle scuole e a sviluppare, a partire dal memorabile esempio di De Leoni, un percorso di conoscenza sulla Resistenza “che coinvolga tutti i nostri ragazzi”. Intervenendo sulla polemiche che stanno infiammando il corteo commemorativo della Liberazione che prenderà il via domani mattina all'Arco di Costantino e che erano state amaramente citate pochi minuti prima dalla stessa Polverini, Pacifici ha poi aggiunto: “Per il 25 aprile, festa di tutti, i diktat non sono ammissibili”.

Qui Soragna - Un popolo e le sue molte anime
“Un grembo, due nazioni, molte anime”. Grandi emozioni nella sinagoga di Soragna per la messa in scena dello spettacolo che Miriam Camerini e Manuel Buda hanno dedicato alla storia degli ebrei d'Italia dall'epoca dei ghetti fino ai giorni nostri. Già portata in scena a Milano in occasione dell'ultima Giornata Europea della Cultura Ebraica, la performance, un mix di canti, letture e racconti tra passato e presente, ha ottenuto l'interesse e il consenso del pubblico emiliano che, una volta calato il sipario, ha voluto tributare ad entrambi un lungo applauso. La prova artistica di Camerini e Buda rientra nell'ambito delle iniziative “Voci, musiche e storie di ebrei”, fitto ciclo di eventi che la Comunità ebraica di Parma dedica all'approfondimento di più tematiche legate alla storia plurimillenaria di questa minoranza in Italia.

pilpul
25 aprile - Conquistare ogni giorno la libertà
Anticipiamo una nota di Amos Luzzatto, presidente della Comunità ebraica di Venezia, in previsione delle celebrazioni per il 25 aprile, festa della liberazione, che nella città lagunare culmineranno con la commemorazione al monumento in ricordo della Shoah in Campo del Ghetto Nuovo.


Esistono due modi per celebrare il 25 aprile: un modo strettamente commemorativo e un modo più propriamente politico. Il modo strettamente commemorativo consiste nel riportare noi stessi e il pubblico che ci ascolta all'atmosfera del 1945: la fine della guerra, la caduta definitiva del fascismo e del nazismo che stavano dominando l'Europa, la scoperta degli enormi sacrifici subiti dalle popolazioni civili e in modo particolare il dramma della Shoah; quest'ultima presenta ancora degli aspetti per così dire sperimentali che non sono sufficientemente chiariti. Non si trattava soltanto di massacrare ebrei, Rom, Sinti, le altre minoranze e distruggerne le istituzioni culturali, ma forse soprattutto, di creare un sistema di deportazione, ossia di trasporto di masse di persone inermi in condizioni limite di sopravvivenza fino a quei campi dove in altre condizioni limite si selezionavano e si schiavizzavano gli addetti ai lavori "scartando" vecchi, bambini, malati come merce deteriorata da eliminare industrialmente e definitivamente. Questa era la tragica enorme novità che ci veniva consegnata in quel 25 aprile quando veniva istintivamente rifiutata facendo dire a tutti un convinto e sincero: "Mai più". La parola d'ordine in quel momento era che cosa fare per ricostruire materialmente e moralmente l'Europa fornendole un'educazione, una formazione delle coscienze che indirizzasse i pubblici poteri verso obiettivi e tecniche di gestione della società radicalmente diverse da quelle che avevano generato tanti lutti.
Questo sul piano del ricordo e quindi sul piano puramente commemorativo. Se però il nostro discorso deve essere più propriamente politico, che non significa scegliere il programma di un partito o di una coalizione di partiti per farlo diventare bandiera di tutti, significa piuttosto individuare quali sono stati gli obiettivi raggiunti in questi anni, quali quelli non raggiunti e quali le minacce vecchie e nuove che possono operare per rendere vano il nostro sforzo. Vi sono due tipi di forze che possono rendere reale questa minaccia: quelle esplicite e manifeste e quelle più insinuanti le quali adoperando un linguaggio pacifico e suadente disarmano la volontà di realizzare un percorso nuovo per tutta l'Europa.
Celebrare il 25 aprile senza affrontare questa problematica potrebbe essere un vano sforzo foriero di future sorprese e delusioni. Il mondo è percorso da nuove minacce che provengono da nuovi armamenti rispetto ai quali impallidiscono quelli, pur terribili, impiegati nel secondo conflitto mondiale. Le guerre che si sono svolte e che si svolgono in territori distanti l'uno dall'altro con massacri di popolazioni civili, possono essere viste come vere e proprie sperimentazioni per capire fin dove può arrivare la resistenza umana e fin dove può trionfare la violenza contando sulla debolezza delle risposte o sull'egoismo con il quale si guarda alle distruzioni in Africa, Asia, America Latina, in territori che al momento possono sembrare lontani e non toccare le nostre persone.
Si ripete lo stato d'animo con il quale ci si domandava in Francia se valeva la pena - morire per Danzica -, quello stesso stato d'animo che alla fine ha portato proprio a morire per Danzica, per Varsavia, per Guernica. Su questo terreno di silenzi e di indifferenza nascono nel frattempo nuove forze pericolose che si chiamano con i nomi di negazionismo, revisionismo, ma anche di razzismo e xenofobia. Adottare una linea politica nei confronti di questi rinnovati pericoli significa rifiutare il silenzio, individuarne lo sviluppo e le cause, contrastarne la crescita con una profonda educazione alla democrazia e alla costruzione di una comune cultura.
Una definizione sulla quale insisto spesso e che riguarda l'essenza della democrazia: non basta la libertà di stampa, non basta la libertà di voto, non basta la libertà di parola, ma è necessario il convincimento che la democrazia richieda l'acquisizione da parte delle maggioranze del proprio dovere di difendere i diritti delle proprie minoranze.
Questa deve essere la parola d'ordine del 25 aprile e questa deve essere la scelta della nostra politica.

Amos Luzzatto, presidente della Comunità ebraica di Venezia

Sicurezza
Tobia ZeviDomenica ho partecipato a un convegno sull’antisemitismo online, organizzato a Roma dal Pitigliani e fortemente voluto dai responsabili della sicurezza della Comunità ebraica di Roma. La platea era composta in gran parte da giovanissimi, i più esposti ai rischi della rete. La prima considerazione è che internet sia un’opportunità straordinaria, ma anche un moltiplicatore dei rischi. Passare molte ore davanti allo schermo rischia di compromettere le nostre capacità sociali, di confondere realte e virtuale; al tempo stesso poter reperire in rete notizie e immagini di ogni tipo, oltre a comunicare con persone che non si conoscono, aumenta esponenzialmente la possibilità di avere brutte sorprese. L’antisemitismo si colloca in questo quadro. Concetti e slogan stigmatizzati nella vita reale – non necessariamente per sempre – trovano uno spazio nell’etere perché meno controllabile, più mutevole (apparentemente), meno attribuibile. Ecco dunque fiorire siti antisemiti di varia natura, da quelli di ispirazione cattolico-integralista, a quelli cospirativisti, a quelli negazionisti, a quelli di matrice antisionista. È importante che questi blog vengano esplorati e conosciuti, e che la polizia postale li chiuda se commettono reati. Ma credo che sia importante porsi alcune domande preliminari affrontando questo argomento: è possibile garantire la sicurezza della vita ebraica ai tempi di internet, sfruttando al tempo stesso il potenziale di diffusione e comunicazione della rete? Parlare spesso e sulla stampa di questi siti, pericolosi ma decisamente marginali, non innesca un effetto-boomerang per cui siamo noi stessi a promuovere gli estremisti del web? Essere consapevoli è importante, ma i giovani ebrei, sentendo parlare così spesso di antisemitismo, non rischiano di scoprirsi chiusi e impauriti? L’incontro è stato chiuso da un ragazzino sui dodici anni. Dalla prima fila ha preso il microfono, reagendo a un precedente intervento, e ha affermato: «Non mi piacciono le generalizzazioni, gli ebrei non sono in pericolo per colpa dei musulmani, ma di alcuni musulmani estremisti». Chapeau.

Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas - twitter @tobiazevi

Storie - Il fascista del “Il sangue dei vinti” era un delatore
Chi conosce Daniele Biacchessi, giornalista, scrittore, vicecaporedattore di Radio 24, più volte premiato per la sua attività di reporter, sa che è anche un appassionato autore, regista e interprete di opere di teatro civile. Il suo ultimo libro, “Orazione civile per la Resistenza” (Promo Music), è una storia corale della guerra di liberazione, ripercorsa attraverso interviste, narrazioni di episodi e di luoghi della memoria. Ma Biacchessi è anche un curioso, un cercatore di verità.
Da buon cronista, si era sempre chiesto chi fosse il fascista con le mani dietro la nuca , trascinato per le strade di Milano da alcuni partigiani armati, ritratto nella fotografia sulla copertina del saggio “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa, che a sua volta aveva tratto l’immagine dal libro dell’ex esponente della Repubblica Sociale Giorgio Pisanò, “Storia della guerra civile”. Nella didascalia del libro di Pansa, in seconda di copertina, si parla genericamente di “fascista ucciso il 28 aprile 1945”.
Biacchessi non si è accontentato. Così è andato negli archivi dell’Istituto storico della Resistenza a Sesto San Giovanni e si è messo alla ricerca di questa immagine.
Scartabella che scartabella, eureka!, l’ha trovata.  Ed ha scoperto che si trattava di Carlo Barzaghi, l’autista di Franco Colombo, il comandante della legione autonoma mobile Ettore Muti di Milano. Carlo Barzaghi è conosciuto come il boia del Verzeè (del Verziere), scrive Biacchessi, “responsabile di efferati crimini di guerra: la compilazione di numerosi elenchi di ebrei e oppositori poi deportati nei campi di sterminio, la fucilazione di quindici prigionieri politici (10 agosto 1944, Milano, piazzale Loreto) detenuti nel carcere di San Vittore su ordine di Walter Rauff e Theo Saevecke, funzionari della Sicherheitpolizei stanziati all’albergo Regina di Milano”. Barzaghi non è quindi un fascista qualsiasi, un innocente ucciso nei giorni dell’aprile 1945. E’ un esponente di spicco della Repubblica di Salò e si è macchiato di vari reati.
Eppure c’è chi, anche oggi, alla vigilia della festa della Liberazione, affigge nella capitale manifesti anonimi con un verso tratta dalla canzone “La locomotiva” di Francesco Guccini: “Gli eroi sono tutti giovani e belli”, dedicandoli “Ai ragazzi di Salò”. Guccini non l’ha presa bene: “Hanno tradito il senso della mia canzone”.
A costoro andrebbe ricordata la frase di Italo Calvino: “Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono”.

Mario Avagliano

notizie flash   rassegna stampa
Google street arriva in Israele
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Da oggi sarà possibile compiere passeggiate virtuali per le strade di Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa. Grazie a Google Street View isi potrà infatti adesso ottenere una visione a 360 gradi dei luoghi di maggiore interesse in Israele. In precedenza Google aveva accettato la richiesta delle autorità israeliane di offuscare gli edifici legati alla sicurezza nazionale.

 






 
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