Qui Soragna - Un popolo
e le sue molte anime |
 |
“Un
grembo, due nazioni, molte anime”. Grandi emozioni nella sinagoga di
Soragna per la messa in scena dello spettacolo che Miriam Camerini e
Manuel Buda hanno dedicato alla storia degli ebrei d'Italia dall'epoca
dei ghetti fino ai giorni nostri. Già portata in scena a Milano in
occasione dell'ultima Giornata Europea della Cultura Ebraica, la
performance, un mix di canti, letture e racconti tra passato e
presente, ha ottenuto l'interesse e il consenso del pubblico emiliano
che, una volta calato il sipario, ha voluto tributare ad entrambi un
lungo applauso. La prova artistica di Camerini e Buda rientra
nell'ambito delle iniziative “Voci, musiche e storie di ebrei”, fitto
ciclo di eventi che la Comunità ebraica di Parma dedica
all'approfondimento di più tematiche legate alla storia plurimillenaria
di questa minoranza in Italia.
|
|
 |
|
 |
25 aprile - Conquistare
ogni giorno la libertà
|
 |
Anticipiamo
una nota di Amos Luzzatto, presidente della Comunità ebraica di
Venezia, in previsione delle celebrazioni per il 25 aprile, festa della
liberazione, che nella città lagunare culmineranno con la
commemorazione al monumento in ricordo della Shoah in Campo del Ghetto
Nuovo.
Esistono
due modi per celebrare il 25 aprile: un modo strettamente commemorativo
e un modo più propriamente politico. Il modo strettamente commemorativo
consiste nel riportare noi stessi e il pubblico che ci ascolta
all'atmosfera del 1945: la fine della guerra, la caduta definitiva del
fascismo e del nazismo che stavano dominando l'Europa, la scoperta
degli enormi sacrifici subiti dalle popolazioni civili e in modo
particolare il dramma della Shoah; quest'ultima presenta ancora degli
aspetti per così dire sperimentali che non sono sufficientemente
chiariti. Non si trattava soltanto di massacrare ebrei, Rom, Sinti, le
altre minoranze e distruggerne le istituzioni culturali, ma forse
soprattutto, di creare un sistema di deportazione, ossia di trasporto
di masse di persone inermi in condizioni limite di sopravvivenza fino a
quei campi dove in altre condizioni limite si selezionavano e si
schiavizzavano gli addetti ai lavori "scartando" vecchi, bambini,
malati come merce deteriorata da eliminare industrialmente e
definitivamente. Questa era la tragica enorme novità che ci veniva
consegnata in quel 25 aprile quando veniva istintivamente rifiutata
facendo dire a tutti un convinto e sincero: "Mai più". La parola
d'ordine in quel momento era che cosa fare per ricostruire
materialmente e moralmente l'Europa fornendole un'educazione, una
formazione delle coscienze che indirizzasse i pubblici poteri verso
obiettivi e tecniche di gestione della società radicalmente diverse da
quelle che avevano generato tanti lutti.
Questo sul piano del
ricordo e quindi sul piano puramente commemorativo. Se però il nostro
discorso deve essere più propriamente politico, che non significa
scegliere il programma di un partito o di una coalizione di partiti per
farlo diventare bandiera di tutti, significa piuttosto individuare
quali sono stati gli obiettivi raggiunti in questi anni, quali quelli
non raggiunti e quali le minacce vecchie e nuove che possono operare
per rendere vano il nostro sforzo. Vi sono due tipi di forze che
possono rendere reale questa minaccia: quelle esplicite e manifeste e
quelle più insinuanti le quali adoperando un linguaggio pacifico e
suadente disarmano la volontà di realizzare un percorso nuovo per tutta
l'Europa.
Celebrare il 25 aprile senza affrontare questa
problematica potrebbe essere un vano sforzo foriero di future sorprese
e delusioni. Il mondo è percorso da nuove minacce che provengono da
nuovi armamenti rispetto ai quali impallidiscono quelli, pur terribili,
impiegati nel secondo conflitto mondiale. Le guerre che si sono svolte
e che si svolgono in territori distanti l'uno dall'altro con massacri
di popolazioni civili, possono essere viste come vere e proprie
sperimentazioni per capire fin dove può arrivare la resistenza umana e
fin dove può trionfare la violenza contando sulla debolezza delle
risposte o sull'egoismo con il quale si guarda alle distruzioni in
Africa, Asia, America Latina, in territori che al momento possono
sembrare lontani e non toccare le nostre persone.
Si ripete lo
stato d'animo con il quale ci si domandava in Francia se valeva la pena
- morire per Danzica -, quello stesso stato d'animo che alla fine ha
portato proprio a morire per Danzica, per Varsavia, per Guernica. Su
questo terreno di silenzi e di indifferenza nascono nel frattempo nuove
forze pericolose che si chiamano con i nomi di negazionismo,
revisionismo, ma anche di razzismo e xenofobia. Adottare una linea
politica nei confronti di questi rinnovati pericoli significa rifiutare
il silenzio, individuarne lo sviluppo e le cause, contrastarne la
crescita con una profonda educazione alla democrazia e alla costruzione
di una comune cultura.
Una definizione sulla quale insisto
spesso e che riguarda l'essenza della democrazia: non basta la libertà
di stampa, non basta la libertà di voto, non basta la libertà di
parola, ma è necessario il convincimento che la democrazia richieda
l'acquisizione da parte delle maggioranze del proprio dovere di
difendere i diritti delle proprie minoranze.
Questa deve essere la parola d'ordine del 25 aprile e questa deve
essere la scelta della nostra politica.
Amos
Luzzatto, presidente della Comunità ebraica di Venezia
|
|
Sicurezza
|
 |
Domenica ho partecipato a un
convegno sull’antisemitismo online, organizzato a Roma dal Pitigliani e
fortemente voluto dai responsabili della sicurezza della Comunità
ebraica di Roma. La platea era composta in gran parte da giovanissimi,
i più esposti ai rischi della rete. La prima considerazione è che
internet sia un’opportunità straordinaria, ma anche un moltiplicatore
dei rischi. Passare molte ore davanti allo schermo rischia di
compromettere le nostre capacità sociali, di confondere realte e
virtuale; al tempo stesso poter reperire in rete notizie e immagini di
ogni tipo, oltre a comunicare con persone che non si conoscono, aumenta
esponenzialmente la possibilità di avere brutte sorprese.
L’antisemitismo si colloca in questo quadro. Concetti e slogan
stigmatizzati nella vita reale – non necessariamente per sempre –
trovano uno spazio nell’etere perché meno controllabile, più mutevole
(apparentemente), meno attribuibile. Ecco dunque fiorire siti
antisemiti di varia natura, da quelli di ispirazione
cattolico-integralista, a quelli cospirativisti, a quelli negazionisti,
a quelli di matrice antisionista. È importante che questi blog vengano
esplorati e conosciuti, e che la polizia postale li chiuda se
commettono reati. Ma credo che sia importante porsi alcune domande
preliminari affrontando questo argomento: è possibile garantire la
sicurezza della vita ebraica ai tempi di internet, sfruttando al tempo
stesso il potenziale di diffusione e comunicazione della rete? Parlare
spesso e sulla stampa di questi siti, pericolosi ma decisamente
marginali, non innesca un effetto-boomerang per cui siamo noi stessi a
promuovere gli estremisti del web? Essere consapevoli è importante, ma
i giovani ebrei, sentendo parlare così spesso di antisemitismo, non
rischiano di scoprirsi chiusi e impauriti? L’incontro è stato chiuso da
un ragazzino sui dodici anni. Dalla prima fila ha preso il microfono,
reagendo a un precedente intervento, e ha affermato: «Non mi piacciono
le generalizzazioni, gli ebrei non sono in pericolo per colpa dei
musulmani, ma di alcuni musulmani estremisti». Chapeau.
Tobia
Zevi, Associazione Hans Jonas - twitter @tobiazevi
|
|
Storie - Il fascista del
“Il sangue dei vinti” era un delatore |
 |
Chi
conosce Daniele Biacchessi, giornalista, scrittore, vicecaporedattore
di Radio 24, più volte premiato per la sua attività di reporter, sa che
è anche un appassionato autore, regista e interprete di opere di teatro
civile. Il suo ultimo libro, “Orazione civile per la Resistenza” (Promo
Music), è una storia corale della guerra di liberazione, ripercorsa
attraverso interviste, narrazioni di episodi e di luoghi della memoria.
Ma Biacchessi è anche un curioso, un cercatore di verità.
Da buon
cronista, si era sempre chiesto chi fosse il fascista con le mani
dietro la nuca , trascinato per le strade di Milano da alcuni
partigiani armati, ritratto nella fotografia sulla copertina del saggio
“Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa, che a sua volta aveva tratto
l’immagine dal libro dell’ex esponente della Repubblica Sociale Giorgio
Pisanò, “Storia della guerra civile”. Nella didascalia del libro di
Pansa, in seconda di copertina, si parla genericamente di “fascista
ucciso il 28 aprile 1945”.
Biacchessi non si è accontentato. Così
è andato negli archivi dell’Istituto storico della Resistenza a Sesto
San Giovanni e si è messo alla ricerca di questa immagine.
Scartabella
che scartabella, eureka!, l’ha trovata. Ed ha scoperto che si
trattava di Carlo Barzaghi, l’autista di Franco Colombo, il comandante
della legione autonoma mobile Ettore Muti di Milano. Carlo Barzaghi è
conosciuto come il boia del Verzeè (del Verziere), scrive Biacchessi,
“responsabile di efferati crimini di guerra: la compilazione di
numerosi elenchi di ebrei e oppositori poi deportati nei campi di
sterminio, la fucilazione di quindici prigionieri politici (10 agosto
1944, Milano, piazzale Loreto) detenuti nel carcere di San Vittore su
ordine di Walter Rauff e Theo Saevecke, funzionari della
Sicherheitpolizei stanziati all’albergo Regina di Milano”. Barzaghi non
è quindi un fascista qualsiasi, un innocente ucciso nei giorni
dell’aprile 1945. E’ un esponente di spicco della Repubblica di Salò e
si è macchiato di vari reati.
Eppure c’è chi, anche oggi, alla
vigilia della festa della Liberazione, affigge nella capitale manifesti
anonimi con un verso tratta dalla canzone “La locomotiva” di Francesco
Guccini: “Gli eroi sono tutti giovani e belli”, dedicandoli “Ai ragazzi
di Salò”. Guccini non l’ha presa bene: “Hanno tradito il senso della
mia canzone”.
A costoro andrebbe ricordata la frase di Italo
Calvino: “Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in
buonafede, più idealista, c'erano i rastrellamenti, le operazioni di
sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l'Olocausto; dietro
il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato, c'era la lotta per
una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta, se non
proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono”.
Mario
Avagliano
|
|
 |
notizie
flash |
|
rassegna
stampa |
Google
street arriva in Israele
|
|
Leggi la rassegna |
Da
oggi sarà possibile compiere passeggiate virtuali per le strade di
Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa. Grazie a Google Street View isi
potrà infatti adesso ottenere una visione a 360 gradi dei luoghi di
maggiore interesse in Israele. In precedenza Google aveva accettato la
richiesta delle autorità israeliane di offuscare gli edifici legati
alla sicurezza nazionale.
|
|
|
|
|
 |
L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
Avete ricevuto questo
messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare
con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete
comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it
indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI -
Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo
aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione
informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale
di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.
|
|
|