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14 maggio 2012 - 22  Iyar 5772
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rav Jonathan saks

Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova



"Queste sono le feste dell'Eterno..." (Levitico 23:4). La Torà ha fissato per il popolo d'Israele sei festività annuali, in relazione ai sei giorni della Creazione. Due festività (Pesach e Sukkot) di sette giorni e quattro (Rosh Hashanà, Kippur, Sheminì 'Azeret e Shavu'ot) di un giorno. Secondo la Torà scritta, dunque, in un anno cadono diciotto giorni festivi; il numero 18 corrisponde alla parola Chay (vita). La Torà sembra insegnarci, anche attraverso il numero dei giorni delle festività annuali, che queste ricorrenze rappresentano la nostra linfa vitale la cui forza ci mantiene "distinti", anche durante i restanti giorni feriali dell'anno.

Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
Il Parlamento Europeo ha approvato l'istituzione di una giornata europea in memoria dei Giusti. La giornata è stata fissata per il 6 marzo, data della morte di Moshe Bejvski, il presidente della Commissione dei Giusti in Israele. La giornata è dedicata alla memoria dei giusti di tutti i genocidi, non soltanto della Shoah. Furio Colombo ne Il Fatto di ieri se ne dissocia con decisione, non riesco però a capire su quali motivazioni. Quelle espresse sono un richiamo alla legge che istituisce la Giornata della Memoria, da lui voluta, ma che è ben diversa da quella del 6 marzo, sia per la sua natura europea e non solo italiana, sia per la sua portata generale, non limitata al genocidio degli ebrei. Forse quello che disturba tanto Colombo è il riferimento ai gulag. Perché non si rilegge qualche storia esemplare, di quelli che sono passati sia dal gulag che dal lager, come quella di Margarete Buber Neumann? Non voglio con questo  negare le specificità della Shoah, come del resto le specificità di ogni genocidio. Ma Colombo sembra qui interpretare l'unicità della Shoah come un vero e proprio dogma, e il richiamo al gulag come un'adesione al negazionismo. Non capisco, credevo che questa fase della discussione fosse ormai superata.

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davar
Contando l'Omer - Un passaggio intermedio
Lunedi 14 Maggio, 37° giorno dell’ omer, 5 settimane e due giorni

Per capire il complesso significato della parola sefirà  e come si passi dal suo semplice significato di “conta” dell’Omer all’idea mistica di sefirà, la rivelazione progressiva del divino, c’è da considerare un passaggio intermedio. Secondo il Sefer haBahir (Il libro luminoso) ciò che lega le due cose è un’altra parola che deriva dalla stessa radice, ed è sappìr, che compare sette volte nella Bibbia al singolare e un'altra al plurale. E' una pietra preziosa, lo zaffiro, il cui nome italiano può derivare direttamente dall'ebraico o da lingue come il greco che usavano nomi simili. Nel pettorale sacerdotale era la pietra al centro della seconda serie (Shemot 28:18); nella visione di Ezechiele (1:26) dà l’immagine del trono divino; era tra le pietre preziose del giardino dell'Eden (ibid. 28:13); rappresenta la natura di persone speciali di Gerusalemme (Ekhà 4:7). Pietra preziosa e tanto dura da spezzare martello e incudine (Ekha Rabba 4:10). Grazie a questo significato di pietra preziosa comprendiamo il collegamento della radice s f r  a quella simile sh f r che indica bellezza e splendore. La sefirà dell'Omer non è solo un conto, il nome stesso implica perfezione, bellezza, dimensione e visione “celeste”, in tutti i sensi.

rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma - twitter @raviologist

Yom HaTorah - Nel nome del rav Elia Samuele Artom
Uno dei momenti fondamentali dello Yom HaTorah, la giornata di studio della Torah promossa in tutta Italia dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per il prossimo 20 maggio, consisterà nel raccoglimento per la preghiera del Kaddish dedicata al grande maestro italiano rav Elia Samuele Artom z. l. Nato a Torino nel 1887, rav Artom si laureò al Collegio rabbinico di Firenze e lavorò poi come rabbino in varie comunità, tra cui Tripoli (1920-1923) e la stessa Firenze (1926-1935) dove insegnò anche all’università. Grande idealista e sionista convinto, nel 1939 si trasferì nella Palestina del Mandato britannico, ma rimase in contatto con l’Italia, al punto che tra il 1953 e il 1965, anno della sua scomparsa, continuò a trascorrere lunghi periodi nella penisola, insegnando al Collegio rabbinico di Torino e Roma. Uno dei figli di rav Artom, Reuven, fu ucciso durante la Guerra di Indipendenza nel 1948. L’altro, Menachem Emanuele, fu uno dei suoi allievi più illustri, insieme ad alcuni importanti rabbini italiani contemporanei.
Rav Elia Samuele Artom è autore di numerose opere in italiano e in ebraico. I suoi scritti includono non solo studi biblici, ma anche libri di letteratura, grammatica, storia, halakhah, pensiero ebraico. Il suo lavoro principale fu un commentario in ebraico alla Torah (curato dal cognato e grande accademico ed ebraista italiano, Umberto Cassuto, fratello della moglie di rav Artom, Yael) e una traduzione commentata degli Apocrifi (1958-67). Tanti anche gli studi dedicati alla vita e alla società dell’Israele moderna, La vita d’Israele, (Casa Editrice Israel, 1937), La vita dei fanciulli d’Israele (Fondazione per la gioventù ebraica, 1959), Storia d’Israele (Fondazione per la gioventù ebraica Raffaele Cantoni, 1965).
Così scriveva rav Elia Samuele Artom nell’introduzione alla Torah nell’edizione da lui commentata: “In molti casi c’è un parallelismo tra i racconti della Torà, e i suoi statuti, e i racconti e gli statuti dei popoli del vicino oriente antico. Le parole della Torà non nascono in un ambiente vuoto, ma sono poste tenendo conto delle fedi, delle influenze, delle leggi, degli usi e costumi esistenti nell’area dove visse il popolo ebraico all’epoca del “Mattan Torà” (dono della Torà). Pertanto è intenzione della Torà confermare, riparare o annullare quegli statuti e quelle influenze culturali o anche aggiungere su di loro nuovi significati; tutto secondo lo spirito della Torà”.
Rav Artom scomparve improvvisamente a Roma nel 1965, mentre teneva lezione al Collegio rabbinico italiano.

Tutte le informazioni e gli aggiornamenti: www.yomhatorah.it

Qui Roma - Medio Oriente e antisemitismo
nell'agenda del Consiglio dei parlamentari ebrei
Incontro ufficiale questa mattina a Roma tra il presidente del Consiglio Mario Monti, il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder e la presidente dell'International Council of Jewish Parliamentarians Fiamma Nirenstein. Al centro del colloquio, cui hanno preso parte anche il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il segretario generale del WJC Dan Diker e il vice segretario generale Maram Steiner, molti temi di stringente attualità: il futuro della pace in Medio Oriente, l’intreccio tra politica ed economia nel rapporto coi i paesi dell'area mediorientale, la politica di sanzioni europea nei confronti dell’Iran, i crescenti fenomeni di antisemitismo nel Vecchio Continente. “Il presidente Monti – ha affermato l'onorevole Nirenstein all'uscita dal colloquio – è sempre estremamente attento alle questioni che riguardano il popolo ebraico e il futuro di Israele”.
L'incontro odierno apre un'intensissima due giorni di appuntamenti per il Consiglio internazionale dei parlamentari ebrei riunito nella Capitale. In agenda, tra gli altri, un confronto con il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini e con il ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata che sarà tra gli altri presente questa sera a Villa Madama per la consegna del premio Friendship Award al vicedirettore del Corriere della Sera Pierluigi Battista cui è stato attribuito il prestigioso riconoscimento “per il suo impegno nella lotta contro l'antisemitismo e la delegittimazione dello Stato di Israele”.
Domani mattina a partire dalle 9 presso l'Auditorium dell'Ara Pacis avrà poi luogo il convegno Le rivoluzioni mediorientali. La questione iraniana e l'Occidente. Un importante momento di confronto e approfondimento che vedrà la partecipazione di autorevoli esperti italiani e internazionali. I lavori si apriranno con un saluto di Fiamma Nirenstein, di Dan Diker e dell'ambasciatore d'Italia in Israele Naor Gilon. Il primo panel, dedicato a “Europa nel cambiamento mondiale” sarà presieduto dal direttore de Il Tempo Mario Sechi e animato, oltre che dalla stessa Nirenstein, anche da Maurizio Massari (inviato speciale del Ministro degli Esteri per il Mediterraneo e per il Medio Oriente), Serge Blisko (Assemblea Nazionale di Francia) Viviane Teitelbaum (Camera dei Rappresentanti del Belgio), Tibor Szanyi (Assemblea Nazionale di Ungheria). La ripresa dei lavori dopo il coffee break sarà invece dedicata a “Il regime iraniano e la questione nucleare”. Presieduta da Dan Diker, questa sessione vedrà gli interventi di Dore Gold (presidente del Jerusalem Center for Public Affairs), Ron Dermer (Ufficio del Primo ministro d'Israele), Emanuele Ottolenghi (saggista, Senior Fellow Foundation for the Defense of Democracies, Bruxelles), Michael Ledeen (saggista, autore di Accomplice to Evil: Iran and the War Against the West, Washington DC), Saba Farzan (giornalista, Institute for Middle Eastern Democracy). Nel corso dell'ultimo panel si parlerà infine di “Rivoluzioni arabe: il ritorno dell'Islam radicale”. Con Ruthie Blum, giornalista e scrittrice, dialogheranno Shmuel Bar (direttore dell'Institute of Policy and Strategy, Interdisciplinary Center of Herzliya), Khaled Fouad Allam (editorialista de Il Sole 24 ore), Lorenzo Cremonesi (Corriere della Sera) e Nofal Al Dawalibi (leader dell'Opposizione siriana in esilio).


Qui Torino - L'altrastoria e le “uguaglianze di genere”
Cento anni di vicende italiane (1848-1948) raccontando l'altra storia: quella vista dal popolo, con le sue difficoltà, angosce e speranze quotidiane, e non dal palcoscenico più conosciuto di battaglie e incontri che hanno contribuito “a fare” il paese. Molti applausi ieri sera al centro sociale della Comunità ebraica di Torino per lo spettacolo L'altrastoria portato in scena dal Teatro Angrogna per il secondo degli appuntamenti di Salone Off che coinvolgono l'ente comunitario in questa 25esima edizione del Salone Internazionale del Libro. Una performance brillante, incalzante e commovente singolarmente declinata lungo un percorso di brani e melodie popolaresche. Come scrive il giudice Elvio Fassone, già senatore della Repubblica, nella prefazione del volume di accompagnamento alla messa in scena, L'altrastoria è una storia spiegata 'drammaticamente' dal basso, dal popolo nella sua interezza. Una storia che ha due caratteristiche: la prima, dice Fassone, “è quella di essere scritta dei protagonisti e non da altri che li raccontano; uomini e donne semplici che espongono parole e sentimenti elementari senza nessuna pretesa di enunciati generali o sintesi concettose”; la seconda “è che si tratta di una storia redatta da persone che per la massima parte non sapevano scrivere e pertanto usavano strumenti diversi dalla scrittura”. Ad introdurre lo spettacolo, prezioso momento di incontro tra comunità ebraica e realtà valdese, il leader comunitario Beppe Segre e il presidente della Circoscrizione 8 Mario Levi.
Al Lingotto intanto, nella quarta giornata di Salone, continuava incalzante il flusso di incontri ed eventi culturali proposti al pubblico, molti dei quali con significativi addentellati ebraici. Tra gli altri la presentazione del libro Regina Jonas. Vita di una rabbina (Ed. Effatà 2012) di Maria Teresa Milano, dottore di ricerca in Ebrastica e autrice di saggi su cultura ebraica e didattica della Shoah. Le pagine di questo volume presentano la figura di Jonas nel contesto dell’ebraismo tedesco forgiato dall’illuminismo e dall’ideale di Bildung e in relazione alla società femminile delle grandi riforme educative e sociali. Regina Jonas, una dotta rabbinerin troppo a lungo dimenticata, che promuove “l’uguaglianza di genere”, viene deportata nel ghetto modello di Terezín, strumento della propaganda nazista e al tempo stesso massima rappresentazione della resistenza non armata.
A presentare l’autrice, di fronte a un pubblico numeroso e attento, due relatori d’eccezione. Don Ermis Segatti, teologo e responsabile istruzione e cultura della Diocesi di Torino, ha evidenziato alcuni punti di contatto tra la figura femminile nell’ebraismo e nel cristianesimo e ha approfondito la questione della storicizzazione dei testi sacri. Sarah Kaminski, docente di ebraico moderno presso l’Università di Torino, ha presentato invece la figura di Regina Jonas quale punto di riferimento fondamentali in cui si riconoscono i modelli dell’universo biblico al femminile o di alcune grandi donne del passato come Gluckel von Hamelin e Sarah Schenirer.

a.s -
twitter @asmulevichmoked

Lag Ba Omer unisce l'Italia dei giovani
Nella domenica che ha segnato la fine del campionato di seria A, anche l’Unione Giovani Ebrei d'Italia ha piazzato la palla all’incrocio dei pali. Non una sola volta, ma tre. Tre eventi si sono infatti svolti contemporaneamente a Padova, Torino e Roma per Lag Ba Omer.
Per quanto concerne la Capitale, l’UGEI, insieme con l’associazione Shirat Hayam e con la Protezione Civile sezione Gilad Shalit, ha portato ad Ostia più di 200 persone, tra giovani e meno giovani. Assistiti dal clima, in quanto sul cielo, contro ogni previsione, non è comparsa una nuvola, abbiamo trascorso una domenica simpatica e diversa dal solito. Mix perfetto per la riuscita dell’evento sono state la location, il centro culturale Shirat hayam, verde, arioso, e spazioso, l’abbuffata di carne e la piacevolissima compagnia. Quasi fossimo tutti una grande famiglia abbiamo pranzato tra risate, scherzi e chiacchiere, e abbiamo avuto modo di assistere ad una dimostrazione della Protezione Civile, che ha offerto ad alcuni di noi l’adrenalinica esperienza di arrampicarsi, in tutta sicurezza, su un tronco alto più di dieci metri. Nonostante la vittoria, per noi la stagione sportiva non finisce qui, dunque vi aspettiamo per la prossima partita domenica alle 20.30 al Pitigliani con il nostro RashiSUSHI.

Sara Astrologo

Qui Milano - Il mare in valigia
“Immaginate un caffè letterario, fumoso e accogliente. Portatelo a Berlino, negli anni '20 del '900; poi popolate sedie e tavolini di scrittori, poeti, pittori, musicisti e altre persone dall'anima perennemente in fiamme. Sentite le conversazioni, le discussioni, le idee che corrono. D'improvviso, un incendio: il Reichstag brucia, il fumo è ora nero, divora la libertà e la dignità. Una donna si stacca dall'incendio: è un’ebrea che scrive poesie”. Così Miriam Camerini, giovane regista milanese che sogna di aprire un teatro ebraico in Italia (“un luogo che però non sia solo per fare spettacolo, ma anche per studiare, un teatro-Bet HaMidrash, me lo sono sempre immaginata in questo modo” racconta) introduce il suo nuovo spettacolo Il mare in valigia. Un viaggio fra le pagine della poetessa Else Lasker-Schüler, che andrà in scena al Teatro della Memoria il 15 e 16 maggio, con il patrocinio dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
Una rappresentazione che vuole raccontare, con poche parole scelte con cura e tante suggestioni, la vita di una donna straordinaria che il poeta tedesco Gottfried Benn definì "l'incarnazione lirica dell'ebraico e del tedesco in una sola persona". Nata in Vestfalia nel 1869, Else Lasker-Schüler si trasferì a Berlino dopo il matrimonio e divenne nota per la sua opera letteraria e il suo stile di vita bohemien. Dopo il 1933 fu presa di mira dal nazismo e decise di lasciare la Germania, prima alla volta della Svizzera, poi della Palestina britannica, stabilendosi a Gerusalemme nel 1937. Lì, la terribile delusione: non trovare nella Terra Promessa ciò che aveva sperato di incontrare, quelle conchiglie sulla spiaggia di Giaffo, con cui si era impegnata a riempire la valigia dei sogni che portava con sé. La guerra le impedì di tornare in Europa, e a Gerusalemme, fortemente debilitata, la poetessa morì nel gennaio del 1945.
“La cosa più bella che Else Lasker-Schüler ci ha lasciato forse non sono i suoi scritti, ma la sua vita che è stata essa stessa poesia - racconta ancora Miriam Camerini - Conosceva il Tanakh, cosa molto rara per una donna ebrea assimilata com’era. Ma soprattutto Else tirava dentro il suo mondo chiunque, dall’intellettuale del caffè, al ragazzo che le vendeva la spremuta d’arancia in Eretz Israel, rimanendo sempre in bilico tra un’opera letteraria estremamente sofisticata e il coinvolgimento delle persone comuni. Penso che sia questo a rendere la sua testimonianza di vita così speciale, in un tutt’uno con le sue poesie”.

Rossella Tercatin - twitter @rtercatinmoked

Il Mare in valigia. Un viaggio fra le pagine della poetessa Else Lasker-Schüler
Teatro della Memoria. Via Cucchiari 4 Milano.
Martedì 15 e mercoledì 16 maggio ore 21
Drammaturgia e regia di Miriam Camerini
Con Valeria Perdonò e Miriam Camerini
Con la collaborazione di Luca Piva

pilpul
In cornice - Meno opere e più spesso
daniele liberanomeQualsiasi appassionato d'arte dovrebbe vedere il film “I colori della passione”, una drammatizzazione del quadro “Salita al Calvario” dipinto nel 1564 da Pieter Brueghel il Vecchio ed esposto al Kuntshistorisches Museum di Vienna. L'opera si riferisce all'occupazione delle Fiandre da parte degli Spagnoli del Duca d'Alba che, in nome della lotta del cattolicesimo contro il protestantesimo, si macchiò di brutalità e omicidi senza fine. Secondo la tradizione fiamminga, meno intellettuale di quella italiana, Brueghel espone i temi in modo diretto, evidente, almeno agli occhi del pubblico di allora; i riferimenti alle scritture sacre cristiane sono mischiate con la realtà e così concretizzate. La famiglia di Gesù è dipinta nella stessa dimensione degli altri personaggi, divisa dal resto del quadro da una montagnola insormontabile; Gesù, invece, è mischiato fra una folla che ad altro guarda. Per Brueghel era ovvio che la religione era stata utilizzata come scusa per coprire fini materiali di conquista, di saccheggio. Sembra si parli di storia ebraica. Il film è un po' lento, ma alla fine si esce più appassionati di arte di prima e con la riflessione che è necessaria più di un'ora di un film per immergersi nel messaggio di un quadro. Come a dire, che dovremmo vedere meno opere e più spesso.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for Two - Mani d'artista e cuore prezioso
rachel silveraVidal Sassoon è stato il parrucchiere della rivoluzione. L'artista che ha liberato le donne da acconciature da damine o da casalinghe perfettine e un po' nevrotiche. Ricordate il taglio di Twiggy? La testolina della mitica Mary Quant che saltellava con l'immancabile minigonna? E la meravigliosa Mia Farrow che decide di darci un taglio dopo essersi lasciata con l'affascinante e dispettoso Frank Sinatra? Le mani di Vidal erano dietro tutto questo. Correndo con le forbici in mano sistemava teste e cambiava le vite. Perché diciamocelo: quando è ora di cambiare, quando c'è un dolore, quando si vuole reagire dalla sindrome da gelato e divano, decidiamo di cambiare chioma. E allora Sassoon non era solo un parrucchiere ma un fine conoscitore dell'animo femminile, delle paturnie in rosa. Un eroe senza macchia né paura, che con un taglio ti regalava un nuovo inizio, la speranza di una emancipazione, la promessa di un sogno. Nato a Londra da madre ucraina e padre originario della Grecia, ha sofferto la povertà ed è stato per un periodo in un orfanotrofio ebraico. Durante la seconda guerra mondiale si è unito al Gruppo 43 e poi ha iniziato il suo apprendistato come parrucchiere. A vent'anni ha preso parte dell'Haganah, mostrando un legame con Israele e la cultura ebraica che l'hanno accompagnato fino all'ascesa tra le stelle del mondo patinato. Ha ricreato il taglio bob che presto è diventato l'immancabile per ogni ragazzina della Swinging London. Nel 1982 ha fondato il Vidal Sassoon International Center for the Study of Antisemitism che raccoglie informazioni e fa ricerca sull'antisemitismo. C'è qualcosa di terribilmente romantico nella vita di questo uomo: un po' Edward mani di forbice, un po' architetto dei capelli. Era arrivato sull'Olimpo senza dimenticarsi da dove era partito. Ci mancherà, con le sue mani d'artista ed il suo cuore prezioso.

Rachel Silvera, studentessa - twitter@RachelSilvera2

notizie flash   rassegna stampa
Arte ebraica in mostra a Ramat Gan
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"Le Catene d'argento" è il titolo della mostra che L'Harry Oppenheimer Diamond Museum situato a Ramat Gan - nei pressi di Tel Aviv - ospita fino alla fine maggio dedicata all'arte ebraica, come i calici d'argento utilizzati per recitare il Kiddush durante la cena dello shabbat e i preziosi candelabri di Chanukkah, la festa delle luci. La mostra presenta più di 70 pezzi d'argento creati dagli artisti israeliani Mauriciu Samuel e Itzhak Luvaton.
 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.