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1 giugno
2012 - 11 Sivan 5772 |
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Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano
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All'inaugurazione del Mishkàn
i nessiìm (capitribù) portano per primi la loro offerta che viene
illustrata nella Torah nei dettagli e ripetuta identica per ogni
capotribù. Secondo il midràsh quest'offerta ha una storia. Quando
furono raccolte le offerte per la costruzione del Mishkàn i nessiìm non
portarono immediatamente la loro offerta e aspettarono che il popolo
finisse di portare la propria. Il popolo però portò offerte talmente
generose che ai nessiìm non rimase quasi nulla da portare.
All'inaugurazione del Mishkàn pensarono di riparare a quest'atto di
superbia (non volevano portare l'offerta assieme al popolo per
distinguere la loro posizione da quella della massa) portando per primi
l'offerta. I nessiìm vengono premiati con una specifica attenzione che
la Torah riserva alle loro offerte. Sono particolarmente degni di lode
secondo i Chakhamìm perché hanno ammesso di aver sbagliato e hanno
riparato all'errore. Ammettere si sbagliare è difficile per tutti ma lo
è in particolar modo per chi occupa una posizione di leadership.
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Laura
Quercioli Mincer,
slavista
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Alla
casa della Memoria di Roma eravamo davvero in pochi ad ascoltare la
presentazione del libro di Luigi Manconi e Valentina Calderone “Quando
hanno aperto la cella…Stefano Cucchi e gli altri”. Eppure c’era molto
da apprendere, e molto su cui riflettere. Come il caso della madre di
Federico Aldrovandi, il diciottenne di Ferrara pestato a morte senza
alcun motivo da quattro poliziotti nel 2006, citata in giudizio per
diffamazione dal primo PM che seguì, in modo fallimentare, i primi mesi
dell’inchiesta. La richiesta di risarcimento: un milione e mezzo. Un
episodio che, ha detto Alessandro Portelli, non può non portare alla
mente un’analoga querela, sporta da Erich Priebke, sempre per
diffamazione, contro la figlia di uno dei martiri delle Fosse
Ardeatine. Cambiava solo l’entità del risarcimento: i milioni richiesti
dall’ex gerarca nazista erano tre. I tempi cambiano, l’arroganza del
potere, il suo piacere nell’umiliare i più deboli, restano immutati.
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Terremoto - Le comunità
ebraiche aprono le porte
contro la sofferenza e a tutela dei valori di solidarietà |
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L’Italia ebraica si mobilita e
punta a una reazione determinata per gestire gli effetti del terremoto.
Mentre il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo
Gattegna si accinge a riferire nella Giunta convocata per le prime ore
di questo lunedì, 4 giugno, riguardo alla situazione, alle sofferenze
riscontrate nei territori di competenza di comunità ebraiche gloriose e
inscindibilmente legate alla storia italiana, come Modena, Mantova,
Parma,Ferrara e Bologna, alla minaccia che grava su beni culturali di
inestimabile valore per l'identità di tutti gli italiani; a livello
locale prendono corpo le iniziative.
Non solo la solidarietà e le parole, ma
soprattutto iniziative concrete. Un appello agli iscritti delle
Comunità a donare in favore delle vittime del sisma è stato lanciato
dal presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, che ha
invitato l’Ospedale israelitico della Capitale a mettere a disposizione
il proprio personale medico e a porre in opera un progetto per portare
gli operatori sociali delle Comunità esperti in campo psicologico a
offrire il proprio contributo per alleviare il disagio dei soggetti più
deboli, soprattutto anziani e bambini. E proprio per i bambini la
Comunità ebraica di Trieste, con un messaggio dell’assessore Igor
Tercon mette a disposizione le strutture della Colonia Carlo Morpurgo
che si trovano sul Carso, a pochi passi dal confine con la Slovenia.
Analogo annuncio per la colonia estiva di Caletta di Castiglioncello.
In un messaggio indirizzato ai colleghi della redazione di Articolo 3,
l'osservatorio contro le discriminazioni nato a Mantova da un progetto
congiunto fra Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Comunità ebraica
di Mantova, enti locali e moltissime organizzazioni rappresentative di
minoranze sociali, culturali ed etniche, il coordinatore dei
dipartimenti Ucei Informazione e Cultura Guido Vitale annuncia
iniziative che mettono in luce, assieme a quello dei beni
culturali, anche il valore delle persone impegnate sul fronte della
vita e del lavoro quotidiano. “Ricevere regolarmente anche in queste
ore il notiziario che assieme abbiamo voluto e che realizzate in
condizione di difficoltà e con tanta fatica – si legge nel messaggio –
assume per tutti noi che nella redazione del Portale dell'ebraismo
italiano vi siamo accanto, un significato particolare. Il nostro
impegno è quello di fare ogni sforzo per tutelare al meglio i beni in
gioco. Non solo le insostituibili testimonianze culturali che segnano
la storia millenaria delle città dove vivono gli ebrei italiani, ma
anche il lavoro quotidiano dei giovani che riempiono di vita e di
professionalità i valori e le speranze che gli ebrei italiani si
tramandano di generazione in generazione. Affrontare le emergenze –
prosegue il messaggio – significa alleviare il dolore, ma soprattutto
proseguire con determinazione il lavoro di tutti giorni, senza
lasciarsi fiaccare dalla sofferenza e dalla preoccupazione”. Una
sessione di lavoro congiunto fra le redazioni prenderà l'avvio a
Mantova nelle prossime ore.
E' terra di gente forte, quella colpita dal
sisma, gente pronta a rimettersi al lavoro per ricominciare,
ricostruire, dopo le disgrazie, senza lasciarsi scoraggiare dalle
difficoltà. Lo ricorda intanto stamane, sulla prima pagina del Corriere
della Sera, un grande ebreo modenese, il giornalista Arrigo Levi, nel suo intervento
La mia gente forte e geniale. “A Modena si balla, ballano gli studenti
e i professori, ballano i tramvieri e i negozianti, con un entusiasmo
uguale a quello con cui ci si è rimessi al lavoro, per ricostruire i
tanti edifici e posti di lavoro distrutti”, ha scritto. Nella sua
Modena, la Comunità ebraica ha segnalato la formazione e l’allargamento
di alcune crepe nei locali comunitari e in sinagoga e la caduta di
intonaco nel matroneo. Non si registrano fortunatamente danni danni
alle persone. Rimangono agibili la segreteria e quell’oratorio Donati
dedicato proprio alla famiglia di cui lo stesso Arrigo Levi è
discendente. Il giornalista esprime anche sollievo nell'apprendere che
nel cimitero ebraico di Finale Emilia sono caduti alcuni alberi, ma le
lapidi sono rimaste integre: tra le altre quella di Nathan Nathan, il
primo avo emiliano di Arrigo Levi, che, giunto a Finale nel 1501,
italianizzò il suo nome in Donato Donati. Proprio la straordinaria e
storica integrazione della presenza ebraica nel tessuto culturale,
sociale ed economico del territorio emiliano, di cui Levi è testimone,
è messa in rilievo dal messaggio diffuso dai presidenti delle Comunità
di Modena e Parma, Sandra Eckert e Giorgio Yehuda Giavarini, e del
rabbino capo Beniamino Goldstein, fautori della proposta di aprire una
sottoscrizione a nome dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
rivolta a tutto il mondo ebraico italiano ed internazionale per portare
sostegno ai loro concittadini colpiti.
A Modena, e poi Ferrara, Bologna, Parma, ma
anche Mantova si registrano danni, ma apparentemente non gravi, ma
molti locali sono inagibili fino al momento in cui le autorità
competenti non avranno svolto tutti i controlli del caso. Così
fotografa la situazione Annie Sacerdoti, Consigliere dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane ed esperta dei beni culturali italiani, che
dalle prime scosse del 20 maggio è in contatto con i presidenti delle
Comunità per valutare la situazione.“ In generale i danni non sembrano
gravi come si era temuto in un primo momento, ma ovviamente c’è grande
tensione e preoccupazione nelle persone, per questo momento difficile
di cui non si può prevedere un momento conclusivo”, racconta,
illustrando poi la situazione nelle singole Comunità, a partire da
Ferrara, dove è agibile soltanto una delle sinagoghe, la Scola Fanese
“Tuttavia, è importante sottolineare che, per quanto riguarda la Scola
italiana e quella tedesca, erano già previsti degli interventi di
restauro strutturali” spiega Sacerdoti. Nelle palazzine contigue di
proprietà della Comunità di Ferrara ci sono alcune crepe esterne, ma
non sembrano esserci problemi alla struttura interna, mentre
l'oggettistica e gli arredi non hanno subito danni.
A Bologna si segnalano crepe alle pareti della Comunità e del Museo,
mentre la sinagoga di Reggio Emilia appena restaurata sembra essere
completamente intatta.
Per quanto riguarda la situazione di Mantova, il presidente della
Comunità Emanuele Colorni ha diffuso una nota informando che la
sinagoga ha subito soltanto la caduta di alcune tegole, mentre chiusa
in via precauzionale rimane la sinagoga di Sabbioneta, dove alcune
crepe preesistenti nei muri si sono accentuate e sono caduti alcuni
fregi in gesso all'interno della sala di preghiera. Non si segnalano
lesioni nelle sinagoghe di Parma e Soragna.
Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked
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A Piangipane ricordando
gli eroi della Brigata Ebraica
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“So benissimo che c’è già un
gran numero di ebrei nelle nostre forze armate e in quelle americane ma
mi è sembrato opportuno che una unità formata esclusivamente da soldati
di questo popolo, che così indescrivibili tormenti ha dovuto patire per
colpa dei nazisti, fosse presente come formazione a sé stante fra tutte
le forze che si sono riunite per sconfiggere la Germania”. Con queste
poche ma significative parole, il 29 settembre 1944, il primo ministro
inglese Winston Churchill annunciava al Parlamento di Londra la nascita
della Brigata Ebraica. Accolto dalla curiosità e dalla commozione di
molti, il nutrito corpo di combattenti affidato alla guida del caporale
Ernest Frank Benjamin (oltre 5mila effettivi) si sarebbe rivelato
fondamentale per l'affrancamento dell'Italia dal nazifascismo grazie ad
alcune operazioni di sfondamento della Linea Gotica e alla riconquista
di città e postazioni strategiche. Un contributo decisivo, unito
all'opera di assistenza di migliaia di profughi una volta cessato il
conflitto, che è stato ricordato ieri mattina al Cimitero di Guerra
Alleato di Piangipane con una cerimonia svoltasi alla presenza tra gli
altri del sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, dell'addetto militare
presso l'ambasciata di Israele Yehu Ofer, del rabbino capo di Ferrara
rav Luciano Caro e di una rappresentanza della Comunità ebraica di
Bologna. Presenti alla commemorazione anche gli alunni della scuola
media Istituto Comprensivo Felice Foresti di Conselice che, nel cd “I
ragazzi con la Stella di David”, hanno ricostruito alcuni tra i
passaggi più significativi delle vicende romagnole e nazionali della
Brigata.
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Qui Torino - Kasherut:
regole, tradizioni e sapori |
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Sono molti i punti di vista
attraverso i quali si può parlare di Kasherut e di mercato del Kosher.
Un tema complesso, affascinante e di interesse collettivo come
dimostrano recenti studi che evidenziano un crescente interesse dei
consumatori italiani verso questa tipologia di prodotti. “Regole,
tradizioni, sapori” è la chiave di lettura individuata dalla Comunità
ebraica di Torino per l'incontro a più voci organizzato dal gruppo
Anavim che, domenica 3 giugno a partire dalle 21, avrà luogo nella sede
sociale di Piazzetta Primo Levi. Chiamati ad offrire un contributo al
dibattito quattro autorevoli voci dell'ebraismo italiano: il rabbino
capo di Roma rav Riccardo Di Segni (Kasherut: questioni aperte), Dario
Calimani (Kasherut: un marchio registrato?), Elena Loewenthal (La
cucina ebraica: tra prescrizione e tradizione) ed Eva Vitali Norsa
Lanza (La cucina nella tradizione ebraica: una storia di famiglia). Gli
interventi saranno seguiti da un momento degustativo.
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Ebraismo e mestieri |
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Shavuot a Torino ha visto un
lunghissimo Tikkun che si è sviluppato in più tappe per quasi
ventiquattro ore, tutto il primo giorno della festa. Mentre la sera di
sabato è stata dedicata essenzialmente a riflessioni e derashot che
ruotavano intorno ai dieci comandamenti, nel pomeriggio di domenica
davanti a un pubblico decisamente folto si è parlato di “mestieri della
nostra comunità e ebraismo”: medicina, musica, legge, comunicazione,
economia, architettura, educazione, psicologia, arte, scienze, senza
dimenticare la rabanut. Leggendo il programma provavo a immaginare cosa
ciascuno avrebbe detto; “troppo facile, non c’è gusto!” ho cominciato a
pensare del primo, poi del secondo, e alla fine mi sono resa conto di
averlo pensato per tutti, senza eccezione. In tutti i campi si poteva
facilmente individuare un punto di vista specificamente ebraico, oppure
venivano subito in mente nomi di ebrei eccellenti, spesso entrambe le
cose. È facile cedere alla tentazione di pensare quanto siamo bravi,
ma in realtà in tutti questi campi (ad eccezione della rabbanut) si
potrebbe forse individuare altrettanto bene un punto di vista
cristiano, musulmano, ateo, pagano, italiano, francese, inglese,
tedesco, ecc. Siamo noi che tendiamo a proiettare l’ebraismo in
quell’ambito. Interessante notare che questo accade più di quanto forse
ci si aspetterebbe: le persone intervenute domenica, diverse tra loro
per interessi, studi svolti e grado di osservanza, hanno tenuto
discorsi molto interessanti, con riflessioni acute, frequenti menzioni
dell’halakha di passi del Tanakh. Per tutti ho avuto l’impressione che
la ricerca di un senso ebraico in quello che facevano non fosse solo
l’occasione per un discorso, ma pervadesse davvero la loro
quotidianità. Credo che queste attività, in cui ciascuno utilizza le
proprie competenze per offrire un determinato punto di vista su temi
ebraici, non siano solo una trovata per coinvolgere gli iscritti, ma
offrano una preziosa occasione di arricchimento per tutti.
Anna
Segre, insegnante
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Miss Ciccone infiamma
Tel Aviv |
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Ieri non è stato un giorno come
un altro a Tel Aviv: proprio dalla metropoli israeliana, la scorsa
sera, è partita la tournée internazionale di Madonna, che ha mandato la
città e l’intero Paese in un delirio che ben poche altre star sanno
suscitare.
Tel Aviv è probabilmente la città mediterranea dai club più
vivaci, dalle spiagge più popolari e dalle parate più colorate. Tel
Aviv è la New York City di noi europei. Eppure ha quel qualcosa che non
tante altre città possono vantare: è un luogo di confine tra occidente
e oriente, un ombelico del mondo che racchiude in sé una variegata
collezione di realtà tra superstar e artisti di strada, il
caratteristico shuk e le boutique Prada e Chanel, congressi di scienza
e sexy shop.
Potete immaginare quante stelle di
musica, cinema e moda facciano tappa a Tel Aviv nel corso dell’anno,
tanto che ormai è diventato quasi difficile stupire un Israele sempre
più all’avanguardia tra cultura e tecnologia. E invece non esiste luogo
che miss Ciccone non riesca a sconvolgere: pure Tel Aviv è stata
costretta a cadere a piedi di Sua Maestà, regina della
musica pop da oltre trent’anni.
La crew di Madonna è sbarcata nei giorni scorsi nella città israeliana,
tutti pronti a dare inizio al tour più elaborato di tutta l’intensa
carriera della cantante italo-americana. Ed è qui che è cominciata la
caccia alla popstar: la produzione ha annunciato che Madonna e il suo
staff avrebbero alloggiato in lussuosi appartamenti temporaneamente
adibiti accanto allo stadio di Ramat Gan, ma presto è arrivata la
smentita dei giornalisti, che
sostengono la star si trovi all’hotel Dan. Come se non bastasse, sono
sempre più insistenti le voci che sostengono che la cantante abbia
assunto una sosia per distogliere l’attenzione da sé.
L’interprete di American Pie è sempre
stata conosciuta per i contenuti spesso controversi delle sue
produzioni artistiche, che esprimono il loro lato più provocatorio
proprio durante gli show. Ma non è questo a rendere Madonna un’icona
del mondo dello spettacolo; è piuttosto il suo essere un concentrato di
generazioni, una macchina che sforna un successo dopo l’altro senza
interruzione. E questa macchina ha anche un legame molto stretto con
l’ebraismo: si dichiara infatti un’appassionata di kabbalah ed è
un’assidua frequentatrice del Kabbalah Learning Center di Los Angeles,
tanto da aver anche adottato un nome ebraico, Esther. Madonna ha inoltre
più volte espresso la sua amicizia nei confronti dello stato di
Israele, dicendo nel 2007 a Perez, “Presidente, sono innamorata del suo
Paese”. Durante la visita corrente ha anche portato con sé tutti e tre
i figli.
Siamo solo all’inizio di una lunga avventura per Madonna; e se è
riuscita a lasciare il segno già dal primo giorno, a Tel Aviv, non
voglio immaginarmi cosa accadrà entro la fine di questo tour, che la
porterà in giro per tutto il mondo.
Simone Somekh, studente
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Tel Aviv
- Madonna lancia
un appello per la pace |
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Leggi la rassegna |
Un appello per la pace. Lo
ha lanciato la popstar americana Madonna da Tel Aviv dove ha iniziato
il suo 'MDNA world tour'' con un megaconcerto allo stadio Ramat Gan.
"Ho scelto di iniziare la mia tournee mondiale in Israele per una
ragione molto speciale e importante" ha spiegato "Come sapete, il Medio
Oriente è in preda a conflitti da migliaia d'anni. Questi devono
cessare", ha esortato Madonna. "Non potete essere miei fan e non volere
la pace nel mondo", ha aggiunto la popstar sottolineando che "bisogna
dunque cominciare da oggi, da ciascuno di voi, perché se c'é la pace
qui in Medio Oriente, ci può essere la pace nel mondo intero".
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