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26 giugno 2012 - 6 Tamuz 5772 |
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Roberto
Della Rocca,
rabbino
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Perché è proprio Qorakh il
prototipo della ribellione e della discordia? In fondo le sue tesi sono
ragionevoli e convincenti e oltretutto riconducibili a una profonda
idea religiosa: “...tutta la Comunità è composta da persone sante...”
(Bemidbar, 16; 3). La kedushah di Israele non può essere esclusivo
appannaggio di pochi eletti, sostiene Qorakh! Spesso però la
disgregazione nasce proprio quando una nobile causa si trasforma in un
un’ideologia di partito, quando sotto al manto di una giusta idea si
camuffa un disegno politico, populista e demagogico, che con la Torah
ha poco a che vedere. Qorakh non è altro che un rivoluzionario, mosso
da forti ambizioni personali, che una volta raggiunto il potere si
sarebbe probabilmente trasformato nel capo dei
ghigliottinatori!
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Dario
Calimani,
anglista
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L’antisemitismo cresce. Ma,
per vedere positivo, si potrebbe anche dire che l’interesse per gli
ebrei non accenna a diminuire. E infatti escono studi – come quello di
Marina Caffiero – che arricchiscono la nostra conoscenza
dell’antisemitismo cristiano. Ma escono anche studi che cercano di
indagare invece la ‘cattiveria degli ebrei’, per i quali si applica la
regola secondo la quale - essendo essi molto uniti e sempre in accordo
fra di loro, come si sa (!) - quando uno è cattivo tutti sono cattivi.
E questa regola vale naturalmente solo per gli ebrei. Escono dunque
studi sul rapporto fra sionismo e fascismo, ad esempio, magari
ulteriormente sfruttati da nobili recensori per dimostrare un patto
scellerato fra sionismo e nazismo che, trasformando gli ebrei in
vittime, costituisse l’alibi per la creazione di uno stato ebraico.
Ora, indagare e leggere la storia fa bene alla salute, ma deformarne
così la lettura è demoniaco. E fa male all’animo, specie quando si veda
che il tentativo è quello di confermare che gli ebrei non meritano
compassione, che sono sempre stati corrotti e cospiratori, e che si
sono sempre presentati come vittime per controbilanciare quella vittima
che essi stessi hanno prodotto uccidendo il Cristo-dio. Questa corrente
di studi e di pensiero è il passatempo preferito che unisce in una
gloriosa impresa storiografica a sfondo antisemita ambienti a tendenza
negazionista: il cattolicesimo integralista, il fascismo inveterato, ma
anche (con visione paganizzata) il comunismo vecchio stampo. Chiamano
la loro 'libertà di ricerca storica'. E non si sa se ne rimanga offesa
in tal modo la storia, la ricerca o la libertà. Forse tutte e tre. Ciò
che più preoccupa è che, per pura superficialità, a certa s/cultura di
questo tipo che gira anche online venga da qualcuno di noi riconosciuta
affidabilità. E non facciamo nomi per non pubblicizzare il nulla.
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Mario Scialoja
(1930-2012) |
Il presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
“L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane partecipa al dolore dei
musulmani d'Italia per la scomparsa dell'ambasciatore Mario Scialoja.
Protagonista del dialogo interreligioso, Scialoja aveva fatto
dell'incontro con l'Altro, nel segno di un confronto sempre positivo
sulle radici e sui valori che ci uniscono, l'impegno di una vita spesa
per la condivisione del comune destino dell'umanità a prescindere dalle
specifiche appartenenze ideologiche, culturali e religiose. Molto
intense e proficue le sue relazioni con il mondo ebraico. Anche nei
momenti apparentemente più difficili l'ambasciatore si è infatti sempre
adoperato in favore della pace e della reciproca conoscenza percorrendo
questa strada con grande coraggio e determinazione”.
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Israele - Il grande
omaggio al contributo degli Italkim |
Quando si dice "pochi ma
buoni"... La piccola comunità degli Italkim è l'espressione di questo
detto, come emerge dal ricco programma del convegno L'Italia in Israele
- Il contributo degli Ebrei Italiani alla nascita e allo sviluppo dello
Stato d'Israele, che si terrà il 27 e 28 giugno presso il Centro
Culturale di Mishkenot Sha'ananim, ai piedi dello storico Mulino di
Gerusalemme, fortemente voluto dal filantropo Moses Montefiore,
anch'egli di origine italiana.
Il convegno nasce da un'idea della Hevrat Yehudé Italia, in
collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Israele, l’Istituto
Italiano di Cultura di Tel Aviv, Mishkenot Sha’ananim e con la
partecipazione speciale della Regione Puglia, terra storicamente
intrisa di ebraismo, rappresentata per l'occasione dall’assessore alla
Cultura e al Turismo, Silvia Godelli, che sarà presente a Gerusalemme
con un intervento dal titolo La Puglia e gli Ebrei.
Questo convegno è sentito come il naturale seguito di quello tenutosi
l’anno scorso per celebrare i 150 anni dell’Unità d’Italia, in
occasione della visita ufficiale del Presidente Giorgio Napolitano in
Israele. Allora i diversi interventi mettevano in luce l’affinità
ideale con un altro Risorgimento, rappresentato dal nascente movimento
sionistico. Quest'anno si è pensato invece di dedicare un evento alla
presenza degli ebrei italiani (gli Italkìm) in Israele, prima, durante
e dopo la sua nascita come Stato e alla loro partecipazione allo
sviluppo della società israeliana.
Tra i temi trattati: la mappa degli Italkìm in Israele, la storia e le
idee che caratterizzano questa comunità, l’apporto ai più diversi
aspetti della società israeliana, dalla cultura alla scienza, dalla
diplomazia all’amministrazione dello Stato, dall’economia alla difesa.
Numerosi e illustri gli oratori, tra i quali Shlomo Avineri, David
Cassuto, Sergio Della Pergola, Francesca Levi Schaffer, Sergio Minerbi,
Alfredo Rabello, Alessandro Rofé, Manuela Consonni, Lia Addadi, mentre
dall’Italia giungeranno il giornalista Paolo Mieli e lo storico Mario
Toscano.
Arricchiscono il programma: un’intervista a Martino Godelli, pioniere
del sionismo socialista italiano, sopravvissuto ad Auschwitz e
immigrato in seguito al kibbutz Netzer Sereni (realizzata con l'aiuto
della sede di corrispondenza RAI di Gerusalemme); una mostra
fotografica dei momenti più significativi nei rapporti istituzionali
tra i due Stati; un concerto di Pizzica, eseguito dal noto gruppo
musicale pugliese Kalascima; la proiezione del film San Nicandro,
Sefat. Il viaggio di Eti, del regista Vincenzo Condorelli, sull’epopea
verso Israele degli abitanti del paese garganico. Verranno inoltre
proiettati, per gentile concessione delle Teche RAI, alcuni dei più
significativi documentari realizzati da Sorgente di Vita sul rapporto
tra Italia e Israele.
Chiude il convegno l’Ambasciatore d’Italia, Luigi Mattiolo, con un
intervento sui rapporti tra Italia e Israele, sempre più improntati
all’amicizia e alla cooperazione.
E proprio all’ambasciatore Mattiolo, ormai giunto al termine del suo
mandato, è in un certo senso dedicato il convegno. Un’occasione per la
nostra comunità di salutare e ringraziare lui e la signora Stefania per
avere fino alla fine valorizzato e sostenuto concretamente le nostre
attività.
Per leggere l'intero programma: http://www.mishkenot.org.il.
Cecilia
Nizza, Reponsabile alla Cultura della Hevrat Yehudé Italia
Israele
- Quando i numeri (non) fanno la differenza
Dalla scienza alla letteratura. Dall’economia alla politica. Dall’arte
alla musica. Tanti sono i contributi degli italiani alla nascita e allo
sviluppo dello Stato di Israele nei campi più diversi. Contributi che
verranno celebrati a Gerusalemme nel convegno che porterà a confronto
italkim e tantissimi ospiti per un appuntamento che, come ha
sottolineato l’ambasciatore d'Italia in Israele Luigi Mattiolo, si
colloca in naturale sequenza con la conferenza dello scorso anno
dedicata al centocinquantenario di unità nazionale. “Sono convinto che
l’epopea degli Italkím rappresenti un prezioso retaggio per lo Stato
ebraico e sia anche di arricchimento per l’Italia, per la sua memoria
collettiva e il suo legame con Israele” le parole di presentazione del
diplomatico, in procinto di terminare il suo mandato. Un’occasione
dunque anche per salutarlo. “Siamo onorati di essere parte integrante
di questo evento per salutarlo e gli auguriamo ogni bene e fortuna per
il proseguimento della sua carriera - ha spiegato Uri Dromi, direttore
del centro culturale internazionale Mishkenot Sha’ananim, che ha
organizzato il convegno insieme alla Hevrat Yehudè Italia e l’Istituto
italiano di cultura, con la partecipazione della Regione Puglia.
“Pur esigua numericamente, la comunità degli Italkím si distingue per
il suo alto profilo culturale e professionale, e per aver contribuito
fattivamente alle innovazioni che pongono lo Stato di Israele
all’avanguardia nella ricerca scientifica, tecnologica e agricola. Allo
stesso tempo gli Italkím sono legati alla bimillenaria tradizione
culturale ebraica italiana, conservandone i riti nella sinagoga di
Conegliano Veneto che, assieme al Museo U. Nahon, costituisce il punto
di incontro privilegiato della comunità” la descrizione che Eliahu
Benzimra, presidente della Hevrat Yehudè Italia ha dato degli ebrei
italiani d’Israele. E saranno in tanti a intervenire nel corso del
convegno, dal demografo Sergio Della Pergola a Sergio Minerbi,
diplomatico già ambasciatore dello Stato ebraico presso la Santa Sede,
e poi tra gli altri Lia Romanin Jacur Addadi dell’Istituto Weizmann,
Angelo Colorni del Centro nazionale di maricoltura, Angelica Calò
Livné, regista ed educatrice, il giurista Alfredo Mordechai Rabello,
l'architetto e archeologo David Cassuto, la professoressa Manuela
Consonni dell’Università Ebraica di Gerusalemme e Marina Finzi Norsi
del Centro di diagnosi e riabilitazione infantile del Ministero della
Sanità. In contemporanea la mostra Italia-Israele, 60 anni di relazioni
a cura dell’ambasciata d’Italia. D’altronde, come ha messo in evidenza
Benzimra, “fin dalla sua costituzione, le relazioni fra la Repubblica
Italiana e i suoi rappresentanti in Israele con le istituzioni del
popolo ebraico qui e nella diaspora sono state improntate all’amicizia,
che si è rafforzata dai giorni indimenticabili dell’aliyah B’. Gli
immigrati vecchi e nuovi hanno contribuito a diffondere nella nuova
realtà quei valori che rendono l’Italia paese simbolo della cultura”.
rt
- twitter@rtercatinmoked
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Qui Roma - Alle donne
tunisine il Premio Langer |
Un riconoscimento
all'impegno, alla tenacia e alla passione dimostrata nel portare avanti
battaglie coraggiose e difficili. Per le donne e non solo. Si è svolta
ieri pomeriggio alla Camera dei Deputati la cerimonia di consegna del
premio internazionale intitolato alla memoria dell'europarlamentare
trentino di origine ebraica Alexander Langer. Istituito nel 1996, il
premio si propone di presentare il lavoro di persone e associazioni non
conosciute al grande pubblico ma distintesi per le loro scelte, per
l'indipendenza di pensiero e il profondo impegno civile e sociale. A
vincere questa edizione, sulla base di un'originaria segnalazione fatta
da Bettina Foa, membro del comitato scientifico della Fondazione Langer
e funzionario della Comunità Europea, è stata l'Associazione delle
donne democratiche tunisine (ATFD), autentico baluardo per la difesa
delle donne contro i rischi di regressione culturale legati all'ascesa
dell'Islam politico e ancor prima soggetto capace di convogliare le
ambizioni, le istanze e le rivendicazioni della metà in rosa di pari
passo con la concessione di crescenti diritti e opportunità da parte
delle autorità politiche. “Il premio – si legge nella motivazione
diffusa dalla giuria – vuole riconoscere la lotta lunga e coraggiosa
per i diritti delle donne e per i diritti umani di uno fra i soggetti
più significativi che agiscono nel contesto tunisino. Vuole anche
sottolineare la centralità della lotta per i diritti delle donne come
condizione essenziale per il successo della transizione democratica in
una realtà segnata da profondi rivolgimenti. Una realtà che giustamente
Alexander Langer, pensando anche al possibile ruolo positivo di un
paese come l’Italia, comprendeva nel più ampio spazio euromediterraneo,
per il suo essere da molti secoli luogo di incontro e di integrazione
fra culture e popoli”. Nata nel 1989 dagli sviluppi di un movimento
attivo da alcuni anni, l'ATFD – che oggi conta circa 200 iscritte - ha
affrontato lungo tutto l'arco della sua esistenza molte sfide di grande
importanza per il progresso sociale e giuridico della Tunisia
fronteggiando con un'azione positiva di rinnovamento la
strumentalizzazione che lo Stato faceva della questione femminile e il
vuoto di strategia dei partiti dell'opposizione sulle questioni della
parità delle donne. La giuria riconosce in particolare all'ATFD il
merito di essere stata la prima realtà femminista indipendente "a
lavorare sui temi dell'uguaglianza e della cittadinanza, in stretta
relazione con quelli della democrazia e della separazione tra religione
e politica". Come infatti successivamente affermato, “nell'approccio
dell'ATFD vi è un legame indissolubile tra lotta femminista e lotta per
la democrazia".
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Terremoto
- Un aiuto a chi soffre |
Prosegue
la raccolta fondi in soccorso alle popolazioni colpite dal terremoto.
Per chi volesse offrire il suo contributo, specificando nella causale
“Terremoto 2012, ecco i dati bancari (codice Iban) delle quattro
Comunità ebraiche colpite:
Comunità ebraica di Ferrara: IT09F0615513000000000022715
Comunità ebraica di Mantova: IT19O0503411501000000022100
Comunità ebraica di Modena: IT55W0200812925000102122135
Comunità ebraica di Parma: IT82B0693065940000000001687
In attesa di definizione anche il progetto di ricostruzione che verrà
finanziato dalla raccolta lanciata dall’UCEI che vi ha contribuito con
una quota dei fondi dell’Otto per Mille.
Chi desidera partecipare può farlo versando il proprio contributo al
conto corrente bancario intestato all’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, IBAN IT40V0200805189000400024817 causale Terremoto Emilia;
oppure sul conto corrente postale intestato all’Unione Comunita
Ebraiche Italiane numero 45169000 sempre specificando la causale
Terremoto Emilia.
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Qui Milano - Quali
sfide per il nuovo governo
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L’incontro organizzato ieri
sera a Milano dal Benè Berith all’indomani delle elezioni comunitarie e
dell’UCEI, per discuterne gli esiti insieme ai candidati, eletti e non,
si è aperto con una notizia un po’ inaspettata: il neoeletto Consiglio
della Comunità domani non si riunirà come previsto, a causa
dell’impossibilità del presidente Walker Meghnagi di essere presente.
Così, quello che in origine doveva essere un semplice momento di
riflessione alla vigilia della prima riunione di questo nuovo
Consiglio, si è trasformato nel primo confronto non soltanto fra i
membri che lo compongono, ma anche fra essi e gli iscritti alla
Comunità. I protagonisti del dibattito: Daniele Nahum, vicepresidente
uscente appena rieletto con la lista Ken2.0, Gabrielle Fellus, unica
candidata della lista Am-Im, e Ruben Pescara, candidato con Com.unità,
entrambi non eletti, Rami Galante, che torna a far parte del Consiglio
con la lista Welcomunity, e Alfonso Sassun, segretario generale.
Quest’ultimo ha aperto la serata presentando i numeri emersi dalle
elezioni dello scorso 10 giugno: il dato più significativo è il fatto
che l’afflusso alle urne ha superato di poco il 30 per cento degli
aventi diritto al voto, sia per quanto riguarda la Comunità ebraica di
Milano, sia per quanto riguarda l’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane. A partire da una ricerca delle possibili cause di questo
distacco verso gli affari della Comunità, sollecitati dagli spunti
offerti dalla moderatrice Fiona Diwan, direttrice del Bollettino e di
Mosaico, il giornale e il sito della Comunità di Milano, gli ospiti
hanno intavolato un confronto su quali siano i punti da migliorare e di
conseguenza sulle aspettative di questo nuovo governo. E naturalmente i
temi toccati sono stati quelli più caldi del dibattito metacomunitario:
i rapporti della Comunità con il rabbinato, la difficile situazione
economica e la riscossione dei contributi, ma soprattutto la scuola.
Perché essa riflette in un certo senso i problemi della Comunità ed è
uno degli argomenti che più coinvolge e riguarda tutti quanti. E se
tutti si sono trovati d’accordo sulla necessità di maggiori fondi da
destinare alle scuole ebraiche da parte dello Stato, al centro della
discussione c’è stato il problema del calo nelle iscrizioni, in
particolar modo al liceo, dovuto in parte a un più generale calo
demografico ma in parte anche alla concorrenza delle altre due scuole
ebraiche della città. Tante le soluzioni proposte. “La scuola deve
presentare dei progetti nuovi che ne incrementino la qualità, come
corsi di lingue straniere o una corrispondenza con scuole ebraiche di
altre città”, ha per esempio affermato Gabrielle Fellus. E mentre
Daniele Nahum ha sostenuto fra le altre cose la necessità di reinserire
il liceo classico per non far scappare gli umanisti dopo la terza
media, Ruben Pescara ha invece posto l’accento sulla necessità di
concentrarsi di più sull’aspetto ebraico dell’educazione scolastica,
proponendo addirittura di svolgere almeno parte delle lezioni in
ebraico. “Abbiamo a disposizione tre esperti nel campo della scuola
all’interno del nostro consiglio, Daniele Schwarz, che è stato
designato alla sua gestione, Guido Osimo, insegnante all’università
Bocconi e Raffaele Turiel, assessore uscente dell’UCEI, che formeranno
una squadra in grado di risolvere questa situazione”, ha sottolineato
Rami Galante. Ma andando al di là di una questione, quella della
scuola, che in realtà è molto più complessa, in quanto tocca temi
contemporaneamente di carattere religioso, sociale ed economico, è
importante rilevare un fatto positivo a livello più generale. La serata
di ieri infatti ha rappresentato un primo tentativo di trovare
soluzioni molto concrete a problemi che esistono e sono grandi, idee
che anche in virtù della loro diversità riflettono perlomeno un
atteggiamento realmente propositivo e la volontà di rimboccarsi le
maniche e lasciare da parte scontri ideologici e polemiche per giungere
a una risoluzione efficace in tempi rapidi. Allora forse questo sarà
davvero un governo improntato al dialogo, come ha promesso il
presidente Walker Meghnagi: dialogo non solo fra le due liste che ne
costituiscono i poli opposti e “che si impegnano ad attuare un
confronto pacato”, e cioè senza grossi litigi, ma anche con gli
iscritti, del cui sostegno e coinvolgimento è necessario avvalersi
maggiormente.
Francesca
Matalon
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Suu Kyi ha ritirato il
Nobel per la pace. E ora?
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Pochi giorni fa Aung San Suu
Kyi, ha potuto ritirare il Premio Nobel per la pace che le era stato
conferito nel 1991. Leader storico della resistenza del Myanmar
(Birmania, secondo la nomenclatura del colonialismo occidentale), per
più di venti anni sottoposta a pesanti limitazioni della liberta da
parte del regime militare, ora parlamentare, Suu Kyi ha ribadito in un
commosso discorso a Oslo i punti fondamentali della propria ideologia
non-violenta e della fede buddista che la ispira. «Tra gli aspetti
positivi dell’avversità – ha dichiarato – trovo che il più prezioso sia
costituito dalle lezioni che ho imparato sul valore della bontà
d’animo. Essere gentili vuol dire dare risposte cariche di sensibilità
e di calore umano alle speranze e ai bisogni degli altri. Persino la
più sfuggente manifestazione di bontà d’animo può alleggerire la
pesantezza di un cuore. La gentilezza può cambiare la vita delle
persone. In ultima istanza, il nostro obiettivo dovrebbe essere creare
un mondo dove non ci siano persone senza terra, senza un tetto e senza
speranza». Questa composta dignità non ha certamente un compito facile
di fronte a sé: per quanto forse avviato da qualche mese verso un
percorso democratico, il Myanmar è un puzzle di oltre 130 gruppi
etnici, il principale dei quali – Bamar, a cui la stessa Suu Kyi
appartiene, circa il 60 per cento della popolazione – non ha finora
manifestato particolare rispetto per le minoranze culturali e
linguistiche. Pochi giorni fa nella parte ovest del paese, vi è stata
una nuova serie di scontri, con numerosi morti, fra la maggioranza
buddista e i musulmani Rohingya, gruppo minoritario e discriminato a
cui la cittadinanza birmana non è riconosciuta. Lo stato di emergenza
che ne è derivato non promette purtroppo soluzioni gentili.
Enzo
Campelli, sociologo
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Storie - Roma e il
revisionismo della toponomastica
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La storia non si riscrive
con la toponomastica o con i premi alla memoria. Eppure a Roma,
medaglia d’oro della Resistenza, c’è chi ne è testardamente convinto.
Proprio questa mattina il Consiglio del Municipio Roma II,
governato dal centrodestra, ha votato la proposta di risoluzione n. 52
avente per oggetto “Intitolazione strada a Giorgio Almirante”
dell’attuale viale Liegi o di un viale di Villa Borghese, avanzata dal
consigliere Roberto Cappiello del partito “la Destra” di Storace. La
seduta è stata momentaneamente sospesa per le proteste dei partigiani
dell’Anpi romana e di diversi esponenti politici (tra cui Carla Di
Veroli), ma poi si è proceduto al voto della risoluzione, che
fortunatamente è stata bocciata con il voto contrario dei 9 consiglieri
del centrosinistra ma anche di un esponente del centrodestra e
l’astensione di altri due (tra cui la presidente), mentre 8 consiglieri
del centrodestra hanno votato a favore.
L’auspicio è che non venga più ripresentata né in questa né in altra
sede. Giorgio Almirante fu infatti il segretario di redazione della
rivista "La difesa della razza" (quindicinale che tra il 1938 e il 1943
fu il capofila del razzismo del regime fascista), caporedattore del
"Tevere", distintosi per una campagna antiebraica già prima delle leggi
razziste, e fu uno degli aderenti a "Il Manifesto della razza" che aprì
la strada alla legislazione razziale in Italia. Negli anni della
Repubblica Sociale di Salò firmò un bando che imponeva la presentazione
ai posti di polizia fascisti e tedeschi degli sbandati o appartenenti a
bande, pena la fucilazione nella schiena per quanti non si fossero
presentati.
Nei giorni scorsi ha provocato polemiche accese anche la decisione del
sindaco Gianni Alemanno e del Campidoglio di concedere l’uso della
prestigiosa Pietro da Cortona dei Musei Capitolini per la terza
edizione del ‘premio Duelli-Gallitto’, un evento dedicato alla memoria
dell’ausiliaria scelta di Raffaella Duelli e del comandante Bartolo
Gallitto, entrambi della X MAS, organizzato dall’associazione X
flottiglia MAS e da quelle Campo della Memoria ed Armata Silente.
Va ricordato che la X Mas di Junio Valerio Borghese, tra il 1943 e il
1945, oltre ad essere impegnata nelle azioni di repressione dei
partigiani, agli ordini delle SS tedesche, macchiandosi di numerosi
crimini di guerra, ebbe anche un carattere fortemente antisemita. La
rivista della Decima, «L’Orizzonte», ospitò numerosi articoli contro
gli ebrei, in particolare di Giovanni Preziosi, uno dei più importanti
esponenti dell’antisemitismo di matrice fascista, in cui si sosteneva
la teoria del complotto giudaico mondiale, in combutta con la
massoneria.
L’Anpi di Roma ha promosso un sit in al Campidoglio ed ha parlato di
“manifestazione inopportuna e impropria”, denunciando che queste
organizzazioni sono “di chiara matrice nostalgica e revisionista, nate
per celebrare la repubblica sociale italiana ed il fascismo”. E il
presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha
dichiarato: "Dare spazio logistico e patrocinio ad una kermesse del
genere è stato un errore di valutazione, che condanniamo. Questi due
signori, combatterono per un'ideologia folle, che ha portato l'Italia
al baratro e che ha contribuito a costruire il clima dell'odio nei
confronti dei diversi, in particolare nei confronti degli ebrei - con
le leggi razziste del 1938 -. Queste persone, con
l'occupazione nazista collaborarono con i tedeschi nella deportazione e
nello sterminio degli ebrei".
Mario
Avagliano - twitter
@MarioAvagliano
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notizie
flash |
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rassegna
stampa |
Qui
Roma - Coppa dell'Amicizia,
la finalissima si terrà il 4 luglio
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Leggi la rassegna |
È il 4 luglio la data scelta
per la finalissima della 49esima edizione della Coppa dell'Amicizia.
Storico appuntamento calcistico che vede impegnate più anime della
Comunità ebraica di Roma, a contendersi il trofeo quest'anno saranno il
team Borgofafa e la vincente della semifinale in programma domani sera
tra Gruppo Lelletto e Haganà.
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Più
riflessioni interessanti che notizie nuove oggi nella rassegna stampa.
Sul piano interno, diversi giornali riflettono sull'intervista di Beppe
Grillo a Ganz di “Yediot Achronot”, di cui ha dato notizia ieri
Battistini sul Corriere.
Ugo Volli twitter
@UgoVolli
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it
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