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28
giugno 2012 - 8 Tamuz
5772 |
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Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
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Tra
i vari episodi ed argomenti trattati nella Parashà di Chuqqàth, ve ne
sono due che, sebbene separati nel racconto, si possono considerare
come un solo episodio: la morte di Miryàm e di Aharòn. Nel deserto di
Tzin, precisamente nella località di Qadèsh, viene a mancare per prima
Miryàm, la profetessa, sorella di Moshè e di Aharòn. La tradizione
talmudica sottolinea il suo livello di ispirazione divina, mettendola
sempre al pari dei due fratelli, in modo da costituire una specie di
triade profetica inscindibile, pronta ad agire sempre nello spirito e
nella volontà divina. Muore Miryàm, dicevamo; e con lei scompare
l’acqua di mezzo ad Israele, quell’acqua che secondo il Talmùd
accompagnava Israele sotto forma di pozzo itinerante e che era dono di
Miryàm. Ecco quindi che con la sua morte il pozzo viene a cessare, il
popolo comincia ad avvertire la mancanza dell’acqua; si verifica qui
l’episodio di Qadèsh con la rupe dalla quale Moshè ed Aharòn fanno
scaturire l’acqua, stavolta per loro merito. Qualche mese più tardi,
sul monte Hor, viene a mancare Aharòn, ed anche la sua scomparsa segna
la sparizione di un altro segno della protezione divina, ossia delle
nubi sacre che proteggevano e nascondevano i figli d’Israele. Ma anche
qui il merito di Moshè supplisce: le nubi tornano ad accompagnare e a
proteggere Israele nelle successive marce, nel deserto, nella prima
guerra di conquista contro i popoli del Néghev. Quando, più tardi,
verrà a mancare anche Moshè, con lui scomparirà la manna, che era stata
il primo e più grande segno della Provvidenza, e con essa scompariranno
anche il pozzo e le nubi. Da quel momento saranno i meriti di Israele
nella sua terra che – se il popolo li saprà far valere – garantiranno
la protezione di Ha-Qadòsh Barùkh Hu’. C’è un antico racconto
chassidico che segue la stessa linea di pensiero. È quello che ricorda
come un grande Maestro, in momenti di pericolo per la sopravvivenza
d’Israele, sapesse condurre i suoi seguaci in un determinato posto,
dove con opportune recitazioni e meditazioni sapeva far scaturire un
fuoco sacro, che era segno della salvezza divina. Nella generazione a
lui successiva ancora si sapeva giungere a quel luogo e recitare le
preghiere; il fuoco non si accendeva, ma tanto bastava; in quella
ancora successiva non ci si ricordava più quali fossero le preghiere
appropriate, ma nel ritrovare il luogo si conseguiva la salvezza. Nella
generazione successiva non ci si ricordava più neanche dove fosse il
luogo, ma la certezza era che il ricordare la cosa potesse smuovere la
misericordia divina. Questo vale anche per noi: mancata Miryàm, mancato
Aharòn, mancato Moshè, noi possiamo solo ricordare quali doni ci
abbiano portato i loro meriti; ma il ripetere, lo studiare questi
argomenti, se condotto con il giusto spirito, dovrebbe far sì che anche
per noi ci sia sempre la possibilità di abbeverarci all’acqua della
Torà, di ripararci all’ombra della protezione di Ha-Qadòsh Barùkh Hu’,
nutrendoci del cibo spirituale che la Torà e le Mitzwòth ci
garantiscono.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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Il Convegno
"L'Italia in Israele", in corso ieri e oggi di fronte a un folto
pubblico a Mishkenot Sha'ananim a Gerusalemme, induce a riflettere
sulle strategie di continuità. Nella comunità degli Italkím – gli
immigrati italiani in Israele – la continuità dipende soprattutto dalla
frequenza dei nuovi arrivi, che in questi ultimi anni sono in costante
aumento. Il progetto dell'aliyah, per definizione, implica
un'assimilazione profonda nella società israeliana. La seconda
generazione dei figli e la terza dei nipoti è numerosa ma aspira a
integrarsi completamente nel contesto multiculturale ebraico di
Israele. La rilevanza dell'identità italiana declina col tempo anche
se, solitamente, senza troncare i rapporti affettivi, culturali e di
cittadinanza con il paese d'origine. In Italia, la strategia della
comunità ebraica è in un certo senso simmetrica. La continuità dovrebbe
dipendere dalle nascite, che però scarseggiano, e l'aspirazione sarebbe
a evitare l'assimilazione, che invece è frequente. In un contesto
generalmente accogliente, al di là delle manifestazioni endemiche di
ostilità anti-israeliana e antisemita, e a parte la diffusa crisi
economica, l'esistenza e la promozione sociale dei membri della
comunità procede di fatto indisturbata. Esistono, d'altra parte, molte
iniziative intese a rafforzare la conoscenza della cultura ebraica. E
tutto questo alla luce di un sorprendente dato statistico: gli ebrei
iscritti in Italia sono 25.000, e inclusi i diversi non iscritti
sfiorano i 30.000. In Israele, gli Italkím includono 15.000 passaporti
italiani, altre 5.000 persone nate in, o provenienti dall'Italia, e
altri 5-10.000 altri membri non italiani delle rispettive famiglie. In
totale una popolazione italiana allargata in Israele di 25-30.000
persone. Situazione dunque in parità. Almeno per ora.
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Londra 2012 - Il
ministro degli Esteri tedesco Westerwelle
chiede rispetto per le vittime del terrorismo a Monaco '72
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Prosegue
nel mondo la mobilitazione di governi, partiti e associazioni affinché
il Comitato Olimpico Internazionale, nel corso della cerimonia
inaugurale dei Giochi Olimpici di Londra, dedichi un minuto di silenzio
in ricordo degli undici atleti israeliani assassinati a Monaco '72
dalle organizzazioni terroristiche palestinesi. Un
impegno trasversale, che abbraccia i popoli e i continenti.
Particolarmente significativo tra gli altri l'intervento di Guido
Westerwelle, ministro degli Esteri della Germania,
il paese in cui avvenne l'azione terroristica. Il suo messaggio è
affidato a una lettera inviata nelle scorse ore al numero uno del CIO
Jacques Rogge. “L'attentato avvenuto a Monaco, nel mio paese – scrive
Westerwelle – ha riguardato non soltanto la delegazione israeliana ma
tutta la famiglia olimpica e l'ideale di promozione della pace e
dell'armonia tra le nazioni che sta alla base dei Giochi”. Per questo,
spiega ancora il ministro, “un momento di sospensione rappresenterebbe
un gesto di grande umanità e un modo appropriato per diffondere il
messaggio che la violenza e il terrore sono incompatibili con l'idea
olimpica”.
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Qui Gerusalemme - Il
mosaico degli Italkim |
Grande
intensità e partecipazione anche alla seconda giornata del convegno
L'Italia in Israele che anima in queste ore il centro culturale
Mishkenot Sha'ananim a Gerusalemme. L'obiettivo dei lavori è quello di
comporre l'album degli italkim attraverso un percorso di
approfondimento che abbraccia luoghi, persone e collettività. Una sfida
cui i numerosi relatori oggi intervenuti hanno risposto con entusiasmo
apportando ciascuno il proprio bagaglio di specifiche conoscenze.
Dall'esperienza della Hevrat Yehudè Italia al ruolo sociale svolto dal
Beit Wizo a Giaffa, dalla salvaguardia dei minhagim delle differenti
comunità d'origine all'assistenza ai nuovi immigrati: tanti gli spunti,
tanti i capitoli di una storia appassionante emersi nel corso del primo
panel, presieduto dal leader del Comites Israele Beniamino Lazar e
animato tra gli altri dagli italkim David Cassuto, Claudia
Amati, Angelo Piattelli, Serena Liuzzi
e David Pacifici. Altissimo anche il
profilo della seconda sessione mattutina che, sotto il titolo di
'Italiani nella mappa di Israele', ha portato all'analisi di alcune
paradigmatiche esperienze professionali valorizzando in più contesti -
in città ma anche nei kibbutzim - il contributo allo sviluppo di
Israele dato una comunità piccola nei numeri ma straordinaria nei
valori testimoniati: dalla vita economica alla diplomazia,
dall'amministrazione dello Stato alle gerarchie militari. A
confrontarsi con il giornalista Yigal Ravid, i relatori Angelica Calò
Livne, Reuven Vitale e Gino Piperno Beer.
I lavori riprenderanno
nel pomeriggio con il panel 'Abbracciati alla cultura italiani'
presieduto dal direttore per gli affari culturali dell'Istituto
Italiano di Cultura di Tel Aviv Carmela Callea e con la partecipazione
di Andreina Contessa (Il museo di Arte Ebraica Italiana U. Nahon),
Sandra Debenedetti Stow (Nelle
scienze umanistiche: studiosi,
linguisti, traduttori), Flavia Cevidalli Lwow (Creatori e importatori
d'arte) e Massimo Acanfora Torrefranca (Leo Levi e il tesoro della
musica ebraica italiana). A seguire un intervento musicale di David
Greco, che canterà e racconterà le canzoni italiane degli Anni
Sessanta, e i discorsi conclusivi dell'ambasciatore d'Italia in Israele
Luigi Mattiolo e dell'assessore alla cultura e al turismo della Regione
Puglia Silvia Godelli. Chiuderà la due giorni di convegno la proiezione
del documentario San Nicandro, Zefat. Il viaggio di Eti (2009), opera
in cui Vincenzo Condorelli racconta l'epopea verso Israele degli
abitanti di San Nicandro Garganico.
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Terremoto - La
solidarietà in campo per la scuola |
“All’annuncio
del terremoto che ha procurato numerose vittime e ingenti danni alle
popolazioni dell’Emilia e della Lombardia l’Unione delle comunità
Ebraiche Italiane ha deciso di devolvere parte del contributo dell’Otto
per mille a sostegno delle popolazioni così dolorosamente colpite e di
aprire una sottoscrizione a loro favore. Le comunità ebraiche di
Modena, Reggio Emilia e Parma, su suggerimento della professoressa
Maria Pia Balboni, hanno subito pensato di chiedere che la somma messa
a disposizione fosse devoluta alla popolazione di Finale Emilia vista
l’entità e la gravità dei danni subiti. Tale decisione è stata
condivisa con le altre comunità ebraiche dell’Emilia Romagna ed è stata
fatta propria dall’UCEI”. Con queste parole il presidente UCEI Renzo
Gattegna e il consigliere incaricato di coordinare le iniziative di
solidarietà dopo il sisma Giorgio Mortara si sono rivolti al sindaco di
Finale Fernando Ferioli. I fondi così raccolti saranno impiegati per la
ricostruzione di una scuola intitolata a una maestra speciale, come
annunciato nella lettera: “Dopo attente valutazioni dei membri della
Comunità di Modena e Parma sentito il parere della sua amministrazione
comunale, la raccolta dei fondi è stata finalizzata alla scuola
elementare Elvira Castelfranchi. Le motivazioni della scelta sono che
Finale è una città sede di uno dei più antichi siti ebraici dell’Emilia
con una lunga e ricca storia ebraica, testimoniata anche oggi dalla
presenza di un ghetto ebraico e da un importante cimitero nel quale
riposa anche la maestra Elvira Castelfranchi”. "Nubile (come le tre
sorelle sepolte accanto a lei), dopo essersi diplomata maestra
elementare nel 1895 a Verona iniziò subito la carriera di insegnante.
Nel 1908 divenne titolare di cattedra a Finale, dove insegnò
ininterrottamente sino al 15 giugno 1938. il primo provvedimento delle
leggi razziali emanato il 5 luglio 1938, che espelleva il personale di
razza ebraica, le impedì di intraprendere il successivo anno
scolastico, ma continuò a insegnare privatamente (e gratuitamente ai
ragazzi più poveri e bisognosi, allo stesso modo dei suoi fratelli
Angelo Emilio e Ciro) sino alla morte”, la descrizione di Elvira
Castelfranchi (1874-1945) che compare nel volume Sigilli di eternità,
il cimitero ebraico di Finale Emilia curato dalla storica Maria Pia
Balboni (Giuntina, Firenze 2011). L’Italia ebraica dunque si mobilita
per aiutare chi soffre, guardando al suo passato per aiutare a
costruire il futuro del paese.
Chi desidera
partecipare alla sottoscrizione lanciata dall’UCEI può farlo versando
il proprio contributo al conto corrente bancario intestato all’Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane, IBAN IT40V0200805189000400024817
causale Terremoto Emilia; oppure sul conto corrente postale intestato
all’Unione Comunita Ebraiche Italiane numero 45169000 sempre
specificandola causale Terremoto Emilia. Per chi volesse
contribuire alla ricostruzione dei beni culturali delle quattro
Comunità ebraiche colpite, specificando nella causale “Terremoto 2012,
ecco i dati bancari (codice Iban):
Comunità ebraica di Ferrara: IT09F0615513000000000022715
Comunità ebraica di Mantova: IT19O0503411501000000022100
Comunità ebraica di Modena: IT55W0200812925000102122135
Comunità ebraica di Parma: IT82B0693065940000000001687
rt
- twitter @rtercatinmoked
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Qui Trieste - Gabriele
Novelli (1940-2012) |
Grande
commozione a Trieste per
la scomparsa di Gabriele Novelli, rimasto vittima di un grave incidente
di montagna avvenuto sulla catena appenninica dei monti Sibillini.
Membro attivissimo nel mondo del
volontariato, a piangerlo sono in molti. In città, nella società civile
e tra gli iscritti della Comunità ebraica. “Gabriele Novelli – spiega
il rabbino capo di Trieste rav Itzhak Margalit al quotidiano Il Piccolo
– era una persona meravigliosa, un vero volontario che si dedicava con
tutte le sue energie agli altri. Ci mancherà perché era un amico, ma
anche e soprattutto per il suo impegno a favore dei più deboli e
bisognosi”. “Mio padre – racconta il figlio Nathan, che è
insegnante alla Scuola ebraica di Trieste – si è dedicato con
intensità al volontariato, ma anche alla raccolta di fondi per
la beneficienza. Assisteva anche un ragazzo colpito da una
forma di paralisi. Assieme ad altri, giorno dopo giorno, si occupava di
fargli fare la ginnastica passiva. Ha dedicato la sua vita alla
comunità ebraica e io per primo ne sono orgoglioso. Era medaglia d’oro
dei donatori sangue, perché per lui la solidarietà era una ragione di
vita. Lavorava senza clamori, senza farlo sapere. Con riservatezza,
perché questo era il suo stile”. Tra le innumerevoli testimonianze di
commozione e di amicizia, anche quella del presidente Comunità ebraica
di Trieste Alessandro Salonichio che, alla vigilia delle
celebrazioni per il Centenario della sinagoga previste
per domenica sera, in un intervento diffuso oggi ricorda
Novelli con le parole che riportiamo qui di seguito .
Anche la redazione del Portale dell'ebraismo italiano, che proprio a
Trieste darà vita nella seconda metà di luglio alla quarta
edizione di Redazione Aperta, si unisce al dolore dei famigliari e
degli amici di Gabriele Novelli ricordando di averlo avuto
sempre a fianco, partecipe, stimolante e generoso, nel corso dei
dibattiti organizzati nelle diverse edizioni di laboratorio
giornalistico.
"Gabriele se n'è andato - ricorda il coordinatore dei dipartimenti
Informazione e Cultura dell'Unione Guido Vitale - come talvolta accade
alla gente di Trieste che si fa trovare viva all'ultimo appuntamento:
esplorando con coraggio territori sconosciuti, valicando cime impervie,
in profondo amore e sintonia con la natura e con la vita. Che la sua
incessante energia, la sua voglia di porre domande e di offrire aiuto
siano da esempio ai nostri giovani. Che il suo ricordo ci sia di
benedizione".
Chi di noi
non ha un ricordo di Gabriele Novelli z.l. Chi di noi non ha mille
ricordi di Gabriele Novelli z.l. Non ci sembra vero eppure Gabriele non
è più tra noi. Non potrà più aiutarci ad organizzare le attività del
centro sociale di cui era anima e corpo, le attività delle
associazioni, le conferenze, non potrà più occuparsi delle raccolte di
fondi per il Keren Kayemeth. La notizia della sua morte è una di quelle
che gela il sangue. Per ognuno di noi che lo conosceva, ne sono certo,
è stato uno lo shock. Gabriele, un uomo che ha fatto della voglia di
rendersi utile al prossimo una delle ragioni di vita, assieme alla sua
passione per i viaggi, i libri, l’amore verso la famiglia. Il suo
contributo alle attività della Comunità e per Israele è sempre stato
fondamentale, indispensabile. Forse uno dei nostri errori è di aver
considerato la sua presenza una cosa ovvia, quasi sottintesa. Avremmo
dovuto, e metto il sottoscritto in prima fila, sempre ricordarlo.
Dietro a tutte le attività, conferenze, feste proposte dalla Comunità o
dalle associazioni c’era lui, Gabriele. Ora che non c’è più la sua
assenza sarà pesantissima, un vuoto incolmabile. Non sono parole di
circostanza. Non posso non ricordare la nostra ultima occasione di
collaborazione che ha riguardato la mia famiglia: i benoth mitzvà di
mia figlia Noa e di mia nipote Deborah, non più di un paio di settimane
fa. Nonostante quella domenica fosse anche scrutatore nelle elezioni
per il delegato comunitario all’Ucei, lui si propose di dare una mano a
Emmy. Il giorno successivo incontrai lui e lo Shaliah del KKL Rafael
Ovadia in sala riunioni della Comunità e in quell’occasione mi espresse
il desiderio di essere aiutato nel cercare qualcuno che gli potesse
dare una mano per proseguire il suo lavoro di raccolta per il“bossolo”.
Era stanco e un po’ avvilito per la mancanza di un ricambio
generazionale che potesse raccogliere l’eredità di tutti quelli che,
come lui, hanno dedicato per tanti anni tempo e risorse per attività
benefiche. Le sale dell’Adei saranno vuote senza di lui. Non ci
sembrerà vero che dietro il bancone del bar lui non ci sarà più. E non
posso non ricordare che lui fu uno tra i primi, dopo aver letto
l’articolo di Igor Tercon proprio su questo giornale, a proporsi al
gruppo di volontariato alla casa di riposo. A lui il gruppo aveva
affidato il compito di far compagnia al signor Aldo Ancona.
Puntualmente una volta alla settimana lo portava fuori, per una
passeggiata o al cinema, un’altra delle sue passioni. Ci mancherà la
sua presenza al Tempio, il suo kaddish in ricordo della cara Noretta,
la berachà che ogni sabato mattina dava al figlio Nathan mentre
quest’ultimo ripeteva l’Amidà di mussaf. Il Gabriele Novelli z.l uomo
ha lasciato alla nostra comunità un’eredità che deve essere raccolta da
ognuno di noi, in particolare dalle giovani generazioni. Dovremo tutti
imparare un valore fondamentale senza il quale una Comunità, un gruppo
di persone unite dalla stessa fede, dagli stessi ideali, da una cultura
millenaria, dalle stesse amare esperienze passate, non può restare
tale. Il senso di solidarietà reciproca e la disponibilità
disinteressata ad aiutare il prossimo. Di questo Gabriele Novelli z.l è
stato eccezionale. Un esempio per noi e le nuove generazioni.
Rispettiamo la sacralità della sua memoria ricordandone i pregi e i
difetti che di lui hanno fatto un personaggio unico e indimenticabile
per tutti noi. La sua memoria appunto va perpetuata nei suoi momenti
migliori. Al caro figlio Nathan con Giulia, David e Leah, alla cara
sorella Simonetta con Giorgio e Ruben, alla cara suocera Rita, ai
parenti, agli amici, vanno a nome della Comunità ebraica di Trieste e
mio personale i nostri più commossi e sinceri sentimenti di vicinanza.
Gabriele avrebbe voluto esserci alla cerimonia in ricordo del
Centenario dell’inaugurazione del Tempio. Sono sicuro. No, sono
sicurissimo che lui avrebbe avuto piacere che si tenesse comunque e che
fosse un evento da ricordare per onorare la memoria dei padri della
Comunità e per la nostra città. Ora dovremo ricordare un padre in più,
Gabriele, un grande uomo, un grande amico. Avrei un grande desiderio.
Lui ne sarebbe sicuramente felice e fiero. Desidererei che a Gabriele
Novelli z.l intitolassimo la nostra sede sociale, l’ADEI, come la
chiamavamo tutti. Nessuno lo meriterebbe di più. Ciao Gabriele. Scusa
per tutti i grazie che non ti ho detto.
Sandro
Salonichio, presidente della Comunità ebraica di Trieste
(Jarchon, luglio 2012)
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Qui Casale - Domenica
in sinagoga tra klezmer e filosofia |
Musica
ancora protagonista alla sinagoga di Casale Monferrato. Dopo i cinque
appuntamenti con Da Salomone Rossi a Schoenberg, rassegna accolta con
grande entusiasmo e coinvolgimento del pubblico monferrino, domenica
primo luglio alle 21 sarà la volta dell'ensemble Yiddish Mame in un
intrigante connubio di note e filosofia ispirato a uno dei pià grandi
pensatori ebrei del XX secolo: Martin Buner.
Fondato e diretto da
Mauro Occhionero, l'Yiddish Mame è una formazione di musicisti con
preparazione sia in ambito classico accademico che in musica
extraeuropea di tradizione orale. L’interesse verso il mondo e la
cultura degli ebrei dell’Europa orientale e dell'area del Mediterraneo
sefardita ha creato un repertorio dalle influenze musicali più diverse
sia per provenienza che per contenuti. L’ensemble ha tra l'altro
proposto lavori in occasione del Giorno della Memoria con Shoah: pro
memoria et historia e a favore del dialogo ebraico-cristiano con Note
di Pace, performance realizzata insieme a colleghi israeliani e arabi.
Tra le contaminazioni sperimentate anche Lo swing dei Klezmorin,
spettacolo dedicato all'incontro tra cultura ebraica dell’Est e jazz
statunitense.
Gli Yiddish Mame amano mischiare anche i generi e
nella maggioranza degli spettacoli si avvalgono di materiale
letterario: come per Moshè Maimonide ed il suo tempo o Tuvia Cohen,
realizzato a Gerusalemme con l’Ensemble Ritmo Anima. Questa volta il
virtuosismo strumentale e il canto si accompagnano alle riflessioni di
Martin Buber, il filosofo che ha saputo individuare il cuore della
contraddizione dell’uomo moderno, vivendo e attraversando uno dei
periodi più oscuri del secolo appena trascorso. Nello spettacolo,
intitolato Il Cammino dell'Uomo, troviamo alcune problematiche
condensate in istantanee, relative ai primi decenni del Novecento e
che, ancora oggi in un contesto assai differente, ciascuno di noi può
sperimentare; queste hanno il pregio di sintetizzare le riflessioni a
cui Buber ha dedicato la sua opera e che a diritto può riassumersi in
sfera relazionale/dialogica, valida a ogni latitudine e in ogni tempo.
E forse per questo universale.
Alberto
Angelino
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Finalmente è andata male
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Conosco persone un tempo
valenti che hanno vissuto la primavera araba sperando che diventasse
un'estate integralista, in modo di dire che non c'è speranza e l'unica
soluzione è massicciamente militare. Ora che in Egitto sembra andata
così, possono tirare fuori dal frigo la bottiglia, e tracannare la bile
gelida. Alla salute - malferma.
Il
Tizio della Sera
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Roma-Teheran. Solo
andata |
Sbagliano decisamente coloro
che sostengono che la crisi economica abbia alimentato in Italia, meno
che da altre parti, il fenomeno dell’estremismo. A confermarlo, dicono,
è Beppe Grillo, che in realtà sarebbe solo un comico che non fa ridere,
salito sul cavallo dell’antipolitica. A smentire questa tesi ci ha
pensato lui stesso. Prima con una frase sulla mafia, poi con
l’intervista rilasciata a un quotidiano israeliano in cui difendeva il
regime degli ayatollah iraniani e dove sosteneva che Bin Laden era in
realtà tradotto male dall’agenzia del Mossad. Il delirio di un folle,
che nulla ha da invidiare ad Alba Dorata o a Marine Le Pen. Una
possibile soluzione potrebbe essere quella di offrire a Grillo e
compagni un viaggio nei luoghi che propongono come modello; chissà che
certi monologhi nelle piazze di Teheran o Damasco non vengano
apprezzati e che il “buon” Beppe tra un caffè con Ahmadinejad e un
aperitivo con Bashar Al Assad non decida di rimanere là. Per la gioia
sua, ma soprattutto nostra.
Daniel
Funaro, studente - twitter @danielfunaro
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notizieflash |
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rassegna
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Qui Trani
- Nuova convenzione
per la sinagoga Scolanova
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Leggi la rassegna |
Sarà rinnovata la concessione del tempio Scolanova alla Comunità
ebraica. Il sindaco di Trani ha manifestato la piena disponibilità
dell'amministrazione a proseguire e rafforzare i rapporti con
l'attivissima comunità tranese rinnovando la concessione scaduta lo
scorso anno ed affidata in proroga alla comunità in attesa della
definizione del nuovo protocollo. Presto saranno definiti i dettagli
del protocollo. All'orizzonte c'è già una data per firmare la nuova
convenzione: il 2 settembre, giornata europea della cultura ebraica ed
inizio della Lech Lechà, la settimana di arte, cultura e letteratura
ebraica che si svolgerà in contemporanea in 10 città pugliesi e che
vivrà a Trani gli eventi più significativi con la presenza di
autorevoli esponenti dell'ebraismo internazionale.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un
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