Pavese?
Premio Strega. Ginzburg? Premio Strega. Eco? Premio Strega. Moravia,
Morante, Levi? Premio Strega. Perché c'è chi lo critica, chi lo
osteggia, chi lo disconosce, ma lo Strega dal 1947, dal Tempo di
uccidere di Flaiano in poi, è stato e rimane il premio più discusso e
amato. L'Oscar alla migliore penna d'Italia. Senza sfilata in costume,
senza red carpet, è allo stesso tempo popolare e raffinato. Non troppo
snob ma nemmeno una sagra di paese. La giusta via di mezzo per
accogliere occhialini alla Gramsci (come direbbe Travaglio) e vestiti
estivi fiorati. Libri che molte volte diventano film (Non ti muovere,
La solitudine dei numeri primi, Caos calmo) ma che non disdegnano
dissertazioni sulla vita e le sue complicanze. Quest’anno a rientrare
nella cinquina dei finalisti ci sono due autori dei quali Pagine
Ebraiche si è occupato sul numero di maggio:
Alessandro Piperno con Inseparabili ed Emanuele Trevi con Qualcosa di
scritto. Due scrittori con una città e un background in comune che si
sono distinti in due creazioni molto diverse. Piperno fine accademico
che vira dal romanesco al francese. Trevi che ha rinunciato alla
carriera universitaria per dedicarsi al giornalismo e alle storie.
Entrambi ricercatissimi dai giornali per le pagine di cultura (avrete
visto come ogni settimana uno dei due appare su La lettura, l'inserto
domenicale del Corriere della Sera), entrambi intellettuali giovani e
preparati. Due stili diversi, due narrazioni distinte unite da un
tratto comune forse passato in secondo piano: un umorismo
irresistibile. Pur scrivendo un libro che tira giù dall'Olimpo un
mostro sacro, sacralizzato da una morte quasi sacrificale, come
Pasolini, Trevi indugia spesso in riflessioni comiche e situazioni
paradossali. D'altro canto Piperno fa della sua ironia un marchio di
fabbrica, punzecchiando sadicamente i protagonisti di carta e portando
in superficie le nevrosi di un tipo di società che punta tutto sulla
decorosa apparenza. Una lotta all'ultima macchia gocciolante di
inchiostro quella dei due per diventare, mi si passi il termine, la
Strega del 2012. Tutto è pronto: voci di corridoio parlano di un
Piperno trafelato e sfuggente. Trevi da alcuni giorni è dato come
favorito. C'è tra i tavoli chi punta però ancora su Piperno, lo stesso
Trevi durante l'intervista di qualche mese fa, vedeva la vittoria nel
pugno del rivale. Nessun ultras impazzito, non un megaschermo a Circo
Massimo, ma per alcuni la tensione è la stessa dell'altra settimana,
quando si sperava in un goal che avrebbe risollevato l'Italia
sfilacciata e con le tasche bucate. A spoglio finito ecco la sentenza
(no, non sto parlando del pittoresco Forum di rete 4): il re del libro
d'Italia, il principe intellettuale che, come auspicato da Machiavelli,
risolleverà almeno le sorti della piagnucolosa cultura del Bel Paese
è Alessandro Piperno. Il dolceamaro Piperno, lo scrittore che fa
discutere i salotti, che ha rianimato i critici che fin da troppi anni
avevano perso il gusto di criticare. Mariarosa Mancuso sullo scorso
numero de La lettura lo incriminava per la quantità sconsiderata di
avverbi e aggettivi. Ma i roboanti, croccanti, colorati,
destabilizzanti, ricercati, magniloquenti aggettivi di Piperno hanno
vinto il premio Strega del 2012 (l'ultimo per gli jettatori che credono
nella maledizione sulla fine del mondo). Emanuele Trevi porta a casa la
medaglia d'argento. Un uomo estremamente positivo, un serbatoio carico
di idee (già pensa al prossimo libro) e soprattutto qualcuno che ci ha
lasciato "qualcosa di scritto".
Rachel Silvera - twitter @RachelSilvera2
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Terremoto - Una scuola per ricominciare a vivere
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Non
si perde tempo a Finale Emilia. La voglia di superare i traumi del
terremoto per tornare alla normalità è grande. Le scosse che nelle
scorse settimane hanno messo in ginocchio i territori dell’Emilia
Romagna e della zona di Mantova proseguono con intensità apparentemente
minore, ma c’è tanto da fare per la ricostruzione. Anche con il
contributo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che ha aperto
una sottoscrizione a favore delle popolazioni colpite contribuendo con
una quota di fondi dell’Otto per Mille. E così il consigliere UCEI
Giorgio Mortara, delegato al coordinamento delle iniziative di
solidarietà, insieme al presidente della Comunità ebraica di Parma
Giorgio Yehuda Giavarini e al rabbino di Modena Beniamino Goldstein
hanno incontrato il sindaco di Finale Emilia Fernando Ferioli per
mettere a punto i dettagli dell’intervento. “Tenevamo molto al fatto di
contribuire a un progetto concreto, a evitare che i fondi finissero nel
calderone degli aiuti senza che si potesse verificarne l’impiego -
spiega il dottor Mortara - Abbiamo trovato persone attive e positive
che lavorano incessantemente per ricominciare. E un progetto già pronto
su cui ragionare”. Il frutto della sottoscrizione UCEI verrà infatti
impiegato per la nascita di un nuovo istituto comprensorio con
elementari e medie che sostituisca la scuola intitolata alla maestra Elvira Castelfranchi,
indimenticata esponente dell’antica comunità ebraica finalese, una
parte fondamentale della storia del paese fino alla promulgazione delle
leggi razziste. Una presenza testimoniata non soltanto dai resti
dall’antico ghetto e dal cimitero ebraico, ma anche dalla più tipica
ricetta della cucina finalese la “Torta degli ebrei” e ricordata ogni
anno in
occasione della Giornata europea della Cultura ebraica. Un appuntamento
cui Finale non mancherà di partecipare nemmeno il prossimo settembre,
nonostante le difficoltà, promette il sindaco Fernando Ferioli, che
illustra la situazione nella sua città “Abbiamo ancora duemila sfollati
da amici e parenti, e oltre 1200 persone che dormono nelle tendopoli.
Le scosse proseguono e la tensione comincia a farsi sentire, ma è
grandissima la nostra voglia di ripartire. Speriamo di arrivare
all’inverno con i cantieri già a buon punto o chiusi. Soprattutto per
quanto riguarda le scuole. E siamo davvero grati all’ebraismo italiano
per l’aiuto che ci sta offrendo”. Un aiuto che andrà impiegato in
particolare nella costruzione della biblioteca della scuola, una scelta
che soddisfa molto il presidente Giavarini, che insieme ai
rappresentanti della Comunità di Modena aveva in prima battuta
suggerito di offrire i fondi raccolti dall’UCEI a Finale per la la
Castelfranchi. “Penso che l’ambito dell’educazione fosse quello giusto
per dare il nostro contributo in questo momento difficile. E oggi sono
ancora più convinto che questa iniziativa si trasformerà in qualcosa di
concreto e tangibile, a giudicare dalla grande energia positiva che
abbiamo potuto riscontrare a Finale”. All’incontro tra le autorità
finalesi e i rappresentanti dell’Italia ebraica erano presenti anche la
direttrice della scuola Rossella Rossi e la storica Maria Pia Balboni,
autrice di tante ricerche sulla Finale ebraica. Incontro avvenuto nel
Centro operativo comunale che sostituisce il municipio ancora inagibile. “Gente
forte e geniale”, così il grande giornalista italiano Arrigo Levi, i
cui antenati sono sepolti proprio nel cimitero di Finale, aveva
raccontato gli emiliani in un editoriale apparso sulla prima pagina del
Corriere della Sera nel momento più difficile del terremoto. La corsa
contro il tempo per ridare vita a Finale prosegue. Così come quella
alla solidarietà. Chi desidera partecipare alla sottoscrizione
lanciata dall’UCEI può farlo versando il proprio contributo al conto
corrente bancario intestato all’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, IBAN IT40V0200805189000400024817 causale Terremoto
Emilia; oppure sul conto corrente postale intestato all’Unione Comunita
Ebraiche Italiane numero 45169000 sempre specificando la causale
Terremoto Emilia.
Per chi volesse contribuire alla ricostruzione dei beni culturali delle quattro Comunità ebraiche colpite, specificando nella causale “Terremoto 2012, ecco i dati bancari (codice Iban): Comunità ebraica di Ferrara: IT09F0615513000000000022715 Comunità ebraica di Mantova: IT19O0503411501000000022100 Comunità ebraica di Modena: IT55W0200812925000102122135 Comunità ebraica di Parma: IT82B0693065940000000001687
rt - twitter @rtercatinmoked
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Qui Roma - A Flick la Menorah d'oro del Bené Berith
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Giovanni
Maria Flick mette in tasca il discorso che ha preparato e decide di
parlare a braccio perché, spiega, "quando si parla con il cuore
non c'è bisogno di discorsi scritti". È lui l'uomo a cui il Bené Berith
di Roma ha conferito quest'anno la Menorah d'Oro, riconoscimento che
dal 2004 viene assegnato a quelle personalità del mondo politico,
culturale e imprenditoriale che si sono distinte per la loro azione di
contrasto al razzismo e all'antisemitismo e toccato nelle scorse
edizioni, fra gli altri, a Marcello Pera, Gianfranco Fini e Nicola
Zingaretti. Tra le motivazioni lette dal presidente del Benè Berith
Sandro Di Castro durante la premiazione, "l'impegno sempre profuso
nella conservazione della Memoria e nella lotta contro
l'antisemitismo". La cena di gala si è svolta nella splendida cornice
del Museo Macro di Testaccio, subito dopo il saluto dell'ambasciatore
di Israele Naor Gilon e del rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di
Roma. Visibilmente commosso Flick ha dichiarato di sentirsi onorato di
ricevere il prestigioso riconoscimento e ha ripercorso alcuni momenti
della sua carriera, sottolineando l'impegno sempre profuso durante la
sua vita, a favore della giustizia: durante la vicenda Priebke quando
era guardasigilli dello Stato ma anche come rappresentante italiano
nella Commissione per i diritti umani e come presidente della Corte
Costituzionale, per poi giungere all'ultimo incarico di cui si sente
molto fiero che è quello della Presidenza onoraria della Fondazione
Museo della Shoah. Ma ha anche insistito sul valore della dignità umana
e sulla sua conservazione e sulla necessità di vigilare perché una
nuova Shoah non possa più verificarsi.
Lucilla Efrati - twitter @lefratimoked
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Qui Roma - Halachà e donazione degli organi
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"La
donazione del midollo osseo: Halachà, etica e clinica". Questo il tema
del convegno che avrà luogo lunedì 8 luglio a partire dalle 20 al
Palazzo della Cultura in pieno quartiere ebraico. Organizzato
dall'Associazione Medica Ebraica con il patrocinio della Comunità
ebraica di Roma, dell'Ospedale Israelitico, del Ministero della Salute,
dell'Ordine dei Medici di Roma, di AIDO, AIL, ADEI e OSE, l'incontro
sarà presentato da Dario Perugia, presidente Ame Roma, cui faranno
seguito i saluti del presidente della Comunità ebraica Riccardo
Pacifici, del presidente dell'Ospedale Israelitico Bruno Piperno e del
consigliere dell'Ordine dei medici capitolino Mario Falconi e
un'introduzione di Renato Caviglia, coordinatore della commissione
donazioni organi dell'Ordine dei medici. Si entrerà poi nel vivo del
dibattito con gli interventi del rabbino capo di Roma rav Riccardo Di
Segni (Halachà e donazione degli organi), di Giuseppe Avvisati (Gli
aspetti clinici della donazione del midollo osseo e delle cellule
staminali emopoietiche) e Roberto Foà (La creazione di un registro dei
donatori di midollo oserò e delle cellule staminali emopoietiche).
Concluderanno i lavori le testimonianze di alcuni donatori e riceventi.
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Basso livello
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Quando
un testo, un discorso, un’attività, uno spettacolo o altro è giudicato
di basso livello è logico aspettarsi che l’autore a sua volta accusi il
proprio detrattore di essere troppo intellettuale, troppo difficile,
troppo cervellotico o troppo snob. Ma come è possibile che l’accusa di
basso livello sia reciproca? Eppure accade molto spesso, e non solo per
mancanza di criteri e parametri oggettivi. Capita molto facilmente tra
culture diverse (per il pensiero occidentale è difficile riconoscere il
valore di logiche completamente o parzialmente “altre”), ancora più
facilmente tra religioni diverse, ognuna con le proprie tradizioni,
simboli, discorsi sottintesi. Ancora più irriducibili le incomprensioni
tra religiosi e atei dichiarati, ciascuno con il proprio carico di
furore ideologico che impedisce di capire l’altro. Spesso l’accusa di
basso livello diventa un boomerang perché dimostra l’incapacità da
parte di chi la lancia di cogliere la profondità di un testo; alcuni
anni fa mi aveva colpito la nonchalance con cui il Premio Nobel per la
letteratura Saramago, ospite nella mia scuola, aveva definito di fronte
a centinaia di studenti la Bibbia come un mucchio di sciocchezze e
favole senza senso (non ricordo le parole esatte, ma il tono era
questo), citando a titolo di esempio l’episodio di Caino e Abele (in
seguito avrebbe scritto un romanzo sullo stesso tema, ma in quel
contesto la sua analisi si limitava alla lettera del testo biblico).
Eppure sono pronta a scommettere che il grande scrittore non si sarebbe
mai azzardato a definire la Commedia dantesca una favoletta perché
inizia parlando di un tale che si perde nel bosco e incontra tre belve
feroci. D’altra parte rischierebbe di rivelarsi un boomerang anche il
discorso di un religioso che dichiarasse di basso livello i libri di
Saramago. Rispettare le altre persone a mio parere significa anche
andarci molto piano prima di giudicare di basso livello quello che
scrivono o dicono. Se è possibile imparare a farlo tra occidentali e
non occidentali, tra seguaci di religioni diverse, tra religiosi e
atei, a maggior ragione non dovrebbe essere troppo difficile farlo tra
ebrei. Purtroppo invece le accuse reciproche di basso livello tendono
facilmente a circolare nelle nostre comunità avvelenandone il clima. Ma
questa è un’altra storia.
Anna
Segre, insegnante
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Un nuovo sito per Gerusalemme
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Un nuovo sito
web per la città di Gerusalemme, con le migliori offerte e le
informazioni più approfondite e aggiornate per visitare una delle città
più antiche e affascinanti del mondo. Inizialmente sarà disponibile in
inglese ed ebraico ma successivamente sarà lanciato in altre lingue
compreso russo, spagnolo, italiano, tedesco e arabo. Sarà possibile
collegarsi al sito anche con i cellulari abilitati a navigare sul web,
per avere sempre e ovunque a portata di mano le informazioni sulla
città. A integrazione della strategia web, sono stati creati in tutta
la città centri di informazione interattivi, per tutti quei turisti che
non hanno accesso immediato a internet.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
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posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
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