se non visualizzi correttamente questo messaggio, fai  click qui

13 luglio 2012 - 23 Tamuz 5772
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
rav arbib Alfonso
Arbib,
rabbino capo
di Milano 


Nella parashà di Pinechàs Moshè si rivolge a Dio per chiedere che nomini il suo successore alla guida del popolo. il modo di rivolgersi a Dio è singolare, lo chiama Dio "degli spiriti". Rashi commenta questa espressione dicendo che è legata alla scelta della guida. Una giuda deve essere in grado di comprendere gli spiriti, le idee e i caratteri dei vari componenti del popolo ebraico e di comprendere che, come dice il Talmud, come i loro volti sono diversi anche le loro idee e i loro caratteri sono diversi. Un grande Maestro dell'800 dice però che per essere una guida del popolo ebraico bisogna essere in grado di comprendere le opinioni all'interno del popolo ma non necessariamente seguire i desideri di ciascuno perché alcuni desideri possono essere profondamente sbagliati.

Laura
Quercioli Mincer,
 slavista



laura quercioli mincer
Un serio progetto pedagogico è, così sembra, l’unica arma efficace e a lungo termine per la costruzione di un mondo migliore, l’unica per combattere e prevenire razzismo e antisemitismo. Un progetto tanto più necessario e urgente ora, che ci troviamo ad affrontare una «crisi» destinata forse a diventare la nostra normalità. Potremmo dunque essere più che contenti, annoverando fra i nostri eroi un nome come quello di Janusz Korczak, la cui opera è alla base della Dichiarazione Universale dei Diritti del Bambino. Eppure il nome di Korczak anche, o forse in particolare, fra gli ebrei è quasi sconosciuto, e il tentativo, nell’anno a lui dedicato dalla Polonia e dall’Unione Europea, di organizzare manifestazioni che ne diffondano l’insegnamento si scontra contro muri di indifferenza e sospetto. Che senso ha tutto ciò, ci si potrebbe domandare, ma solo se si pensasse ancora che le cose hanno un senso.

davar
Francoforte sceglie il sindaco del kibbutz
Senza parole. Questa la reazione di Peter Feldmann guardando i risultati apparsi sullo schermo la scorsa primavera: il 57,3 per cento al ballottaggio e le chiavi di Francoforte in tasca. In carica dal primo luglio, dopo 17 anni torna a guidare la città un sindaco della Spd, il partito socialdemocratico tedesco, battendo il più quotato Boris Rhein della Cdu, l’Unione cristiano democratica. E a distanza di quasi ottant’anni, Francoforte ritrova un sindaco ebreo, il secondo dopo Ludwig Landmann, entrato nella storia cittadina per aver dato un grande impulso economico e architettonico a Francoforte, che fu costretto dai nazisti ad abbandonare nel 1933. “Non riuscivo a crederci” ha confessato Feldmann al giornale Bild. Considerato un outsider, la sua vittoria ha colto di sorpresa anche gli analisti che davano per fatta quella di Rhein. Una campagna improntata sulle politiche di sostegno ai meno abbienti e alle questioni sociali, un fare discreto, pacato, e un porta a porta ininterrotto per entrare in contatto con i problemi quotidiani degli elettori. Sembra essere stata questa la ricetta per la vittoria di Feldmann, 53 anni, economista aziendale e analista politico da anni impegnato nel consiglio cittadino. I suoi discorsi sulla lotta alla povertà infantile, sul diritto alla casa, sull’inclusione della città in un panorama internazionale forte del suo melting pot hanno risvegliato la fiducia nella Spd. Non un miracolo ma sicuramente un risultato straordinario. Feldmann, che si definisce un “ebreo liberale”, ha fondato nel 2007 assieme ad alcuni colleghi della Spd la Arbeitskreises Jüdischer Sozialdemokraten, un gruppo che riunisce i membri di origine ebraica del partito. Il passato di Feldmann racconta anche di una lunga esperienza da ragazzo in un Kibbutz israeliano. E a Israele, Francoforte è legata da una particolare amicizia visto il trentennale gemellaggio con Tel Aviv. Molto attivo nella Comunità ebraica locale, alla domanda dello Jüdische Allgemeine se l’identità ebraica abbia influenzato la sua campagna elettorale, il neosindaco ha risposto “il fatto che l’argomento non sia entrato nel dibattito è la testimonianza di come questa città sia liberale e aperta”.

Daniel Reichel, Pagine Ebraiche, Luglio 2012


pilpul
Per tutte le età
Anna SegreMi permetto di tornare sulla questione dell’alto o basso livello, che per noi insegnanti è un problema costante, dalla programmazione di inizio anno fino agli esami di Stato (vi sfido a trovare due insegnanti d’accordo tra loro nel valutare il livello delle tesine). In particolare c’è un genere di discorso molto diffuso nel mondo della scuola e a mio parere molto pericoloso: a volte un determinato testo è giudicato di basso livello perché è stato già studiato al ginnasio/medie/elementari/ecc. Criterio discutibilissimo. Infatti in ambito ebraico siamo soliti proporre ai più piccoli non solo la Torà o l’Haggadà di Pesach, ma lo stesso Talmud. Per esempio ho letto per la prima volta il famoso passo Baba Metzià 59b (la discussione tra Rabbi Eliezer e gli altri a colpi di carrubi che saltano, fiumi che tornano indietro, voci celesti, ecc.) quando frequentavo la scuola elementare, sul mitico giornalino Per noi. Poi l’ho sentito citare da molti rabbini in vari discorsi e derashot, ne ho lette più versioni in diverse raccolte di midrashim, fino al libro di Joseph Bali, Vicky Franzinetti e Stefano Levi Della Torre Il forno di Akhnai, una discussione talmudica sulla catastrofe, che ruota interamente intorno a questo passo talmudico. Forse qualcuno potrebbe criticare il libro perché analizza il testo anche con criteri esterni alla cultura ebraica (interessante per esempio il confronto con le leggi dell’Unione Europea), cosa che per me rappresenta invece un valore aggiunto (e anche questa è una discrepanza di giudizi che si riscontra spesso e su cui varrebbe la pena di riflettere). Certamente, però, nessuno si azzarderebbe a definire di basso livello Il forno di Akhnai, o il discorso di un rabbino che citi Baba Metzià 59b, solo perché la stessa storia è stata raccontata su un giornale per bambini. Eppure questo tipo di ragionamento salta fuori spesso nei contesti più impensati, ed è pericoloso anche nella direzione opposta: a volte, cioè, si pensa che un testo sia troppo profondo per essere proposto ai bambini e che non sia giusto “banalizzarlo”. Non sono d’accordo. Tornando all’esempio di prima, il racconto sul giornalino Per noi terminava con la frase “Essa [la Torà] non è nel cielo” e con la relativa spiegazione: sulla terra si decide a maggioranza. Anche se racconto talmudico prosegue in modo più problematico, il principio del voto a maggioranza esiste ed è importante, per cui non mi pare scorretto raccontare ai bambini la storia fino a quel punto. Quando saranno grandi potranno approfondire il discorso, ma non vedo cosa ci sia di male se si inizia ad incuriosirli sul tema. Insomma, ingabbiare i testi per fasce d’età è sempre problematico, nella cultura ebraica mi pare addirittura impossibile.

Anna Segre, insegnante

notizieflash   rassegna stampa
Qui Roma - Uniti nel nome
di Settimia Spizzichino
  Leggi la rassegna

Verrà ripristinata lunedì 16 luglio alle 8.30 la targa toponomastica in ricordo di Settimia Spizzichino, unica donna sopravvissuta alla retata del 16 ottobre nel quartiere ebraico di Roma, che era stata rimossa negli scorsi giorni da alcuni teppisti ad oggi ancora senza un volto e un nome. Il Comune ha messo a disposizione della cittadinanza un servizio di bus navetta che partiranno dalla fermata dell'Ara Coeli (per chi fosse interessato il ritrovo è fissato alle 7.45). Alla cerimonia sarà tra gli altri presente il sindaco della Capitale Gianni Alemanno.



 
L'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono rivolgersi all'indirizzo desk@ucei.it  Avete ricevuto questo messaggio perché avete trasmesso a Ucei l'autorizzazione a comunicare con voi. Se non desiderate ricevere ulteriori comunicazioni o se volete comunicare un nuovo indirizzo e-mail, scrivete a: desk@ucei.it indicando nell'oggetto del messaggio “cancella” o “modifica”. © UCEI - Tutti i diritti riservati - I testi possono essere riprodotti solo dopo aver ottenuto l'autorizzazione scritta della Direzione. l'Unione informa - notiziario quotidiano dell'ebraismo italiano - Reg. Tribunale di Roma 199/2009 - direttore responsabile: Guido Vitale.