Laura
Quercioli Mincer,
slavista
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Un
serio progetto pedagogico è, così sembra, l’unica arma efficace e a
lungo termine per la costruzione di un mondo migliore, l’unica per
combattere e prevenire razzismo e antisemitismo. Un progetto tanto più
necessario e urgente ora, che ci troviamo ad affrontare una «crisi»
destinata forse a diventare la nostra normalità. Potremmo dunque essere
più che contenti, annoverando fra i nostri eroi un nome come quello di
Janusz Korczak, la cui opera è alla base della Dichiarazione Universale
dei Diritti del Bambino. Eppure il nome di Korczak anche, o forse in
particolare, fra gli ebrei è quasi sconosciuto, e il tentativo,
nell’anno a lui dedicato dalla Polonia e dall’Unione Europea, di
organizzare manifestazioni che ne diffondano l’insegnamento si scontra
contro muri di indifferenza e sospetto. Che senso ha tutto ciò, ci si
potrebbe domandare, ma solo se si pensasse ancora che le cose hanno un
senso.
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Senza parole. Questa la
reazione di Peter Feldmann guardando i risultati apparsi sullo schermo
la scorsa primavera: il 57,3 per cento al ballottaggio e le chiavi di
Francoforte in tasca. In carica dal primo luglio, dopo 17 anni torna a
guidare la città un sindaco della Spd, il partito socialdemocratico
tedesco, battendo il più quotato Boris Rhein della Cdu, l’Unione
cristiano democratica. E a distanza di quasi ottant’anni, Francoforte
ritrova un sindaco ebreo, il secondo dopo Ludwig Landmann, entrato
nella storia cittadina per aver dato un grande impulso economico e
architettonico a Francoforte, che fu costretto dai nazisti ad
abbandonare nel 1933. “Non riuscivo a crederci” ha confessato Feldmann
al giornale Bild. Considerato un outsider, la sua vittoria ha colto di
sorpresa anche gli analisti che davano per fatta quella di Rhein. Una
campagna improntata sulle politiche di sostegno ai meno abbienti e alle
questioni sociali, un fare discreto, pacato, e un porta a porta
ininterrotto per entrare in contatto con i problemi quotidiani degli
elettori. Sembra essere stata questa la ricetta per la vittoria di
Feldmann, 53 anni, economista aziendale e analista politico da anni
impegnato nel consiglio cittadino. I suoi discorsi sulla lotta alla
povertà infantile, sul diritto alla casa, sull’inclusione della città
in un panorama internazionale forte del suo melting pot hanno
risvegliato la fiducia nella Spd. Non un miracolo ma sicuramente un
risultato straordinario. Feldmann, che si definisce un “ebreo
liberale”, ha fondato nel 2007 assieme ad alcuni colleghi della Spd la
Arbeitskreises Jüdischer Sozialdemokraten, un gruppo che riunisce i
membri di origine ebraica del partito. Il passato di Feldmann racconta
anche di una lunga esperienza da ragazzo in un Kibbutz israeliano. E a
Israele, Francoforte è legata da una particolare amicizia visto il
trentennale gemellaggio con Tel Aviv. Molto attivo nella Comunità
ebraica locale, alla domanda dello Jüdische Allgemeine se l’identità
ebraica abbia influenzato la sua campagna elettorale, il neosindaco ha
risposto “il fatto che l’argomento non sia entrato nel dibattito è la
testimonianza di come questa città sia liberale e aperta”.
Daniel
Reichel, Pagine Ebraiche, Luglio 2012
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Per tutte le età
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Mi permetto di tornare sulla
questione dell’alto o basso livello, che per noi insegnanti è un
problema costante, dalla programmazione di inizio anno fino agli esami
di Stato (vi sfido a trovare due insegnanti d’accordo tra loro nel
valutare il livello delle tesine). In particolare c’è un genere di
discorso molto diffuso nel mondo della scuola e a mio parere molto
pericoloso: a volte un determinato testo è giudicato di basso livello
perché è stato già studiato al ginnasio/medie/elementari/ecc. Criterio
discutibilissimo. Infatti in ambito ebraico siamo soliti proporre ai
più piccoli non solo la Torà o l’Haggadà di Pesach, ma lo stesso
Talmud. Per esempio ho letto per la prima volta il famoso passo Baba
Metzià 59b (la discussione tra Rabbi Eliezer e gli altri a colpi di
carrubi che saltano, fiumi che tornano indietro, voci celesti, ecc.)
quando frequentavo la scuola elementare, sul mitico giornalino Per noi.
Poi l’ho sentito citare da molti rabbini in vari discorsi e derashot,
ne ho lette più versioni in diverse raccolte di midrashim, fino al
libro di Joseph Bali, Vicky Franzinetti e Stefano Levi Della Torre Il
forno di Akhnai, una discussione talmudica sulla catastrofe, che ruota
interamente intorno a questo passo talmudico. Forse qualcuno potrebbe
criticare il libro perché analizza il testo anche con criteri esterni
alla cultura ebraica (interessante per esempio il confronto con le
leggi dell’Unione Europea), cosa che per me rappresenta invece un
valore aggiunto (e anche questa è una discrepanza di giudizi che si
riscontra spesso e su cui varrebbe la pena di riflettere). Certamente,
però, nessuno si azzarderebbe a definire di basso livello Il forno di
Akhnai, o il discorso di un rabbino che citi Baba Metzià 59b, solo
perché la stessa storia è stata raccontata su un giornale per bambini.
Eppure questo tipo di ragionamento salta fuori spesso nei contesti più
impensati, ed è pericoloso anche nella direzione opposta: a volte,
cioè, si pensa che un testo sia troppo profondo per essere proposto ai
bambini e che non sia giusto “banalizzarlo”. Non sono d’accordo.
Tornando all’esempio di prima, il racconto sul giornalino Per noi
terminava con la frase “Essa [la Torà] non è nel cielo” e con la
relativa spiegazione: sulla terra si decide a maggioranza. Anche se
racconto talmudico prosegue in modo più problematico, il principio del
voto a maggioranza esiste ed è importante, per cui non mi pare
scorretto raccontare ai bambini la storia fino a quel punto. Quando
saranno grandi potranno approfondire il discorso, ma non vedo cosa ci
sia di male se si inizia ad incuriosirli sul tema. Insomma, ingabbiare
i testi per fasce d’età è sempre problematico, nella cultura ebraica mi
pare addirittura impossibile.
Anna
Segre, insegnante
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Roma - Uniti nel nome
di Settimia Spizzichino
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Verrà ripristinata lunedì
16 luglio alle 8.30 la targa toponomastica in ricordo di Settimia
Spizzichino, unica donna sopravvissuta alla retata del 16 ottobre nel
quartiere ebraico di Roma, che era stata rimossa negli scorsi giorni da
alcuni teppisti ad oggi ancora senza un volto e un nome. Il Comune ha
messo a disposizione della cittadinanza un servizio di bus navetta che
partiranno dalla fermata dell'Ara Coeli (per chi fosse interessato il
ritrovo è fissato alle 7.45). Alla cerimonia sarà tra gli altri
presente il sindaco della Capitale Gianni Alemanno.
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