Unione, la nuova Giunta
già al lavoro
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Nel numero di Pagine Ebraiche di
agosto in distribuzione nei prossimi giorni un'amplia
sezione è dedicata ai nuovi vertici dell’Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane.
La nuova giunta, che affiancherà il presidente Renzo Gattegna, è stata
designata nel corso del
consiglio del 15 luglio, ed è formata da otto componenti e due invitati permanenti. I nuovi assessori sono già al lavoro.
Rav
Adolfo Locci
“Le problematiche ebraiche
sono uguali per tutte le Comunità, grandi o
piccole che siano. Essere consapevoli di questa realtà significa
gettare le basi per costruire nel concreto il nostro futuro futuro. In
questo senso una questione fondamentale è la kasherut. Dobbiamo
riuscire a consentire a tutti di vivere da ebrei e a questo scopo una
delle ipotesi è di realizzare un progetto di schechitah centralizzata
perché chiunque possa fruirne. Un’altra piorità riguarda la formazione
rabbinica. E’ necessario incentivare la frequentazione delle scuole,
così da poter fare fronte alle sfide della società. E perciò è
necessario comprendere quali sono i reali motivi alla base della
disaffezione mostrata oggi dai giovani nei confronti della carriera
rabbinica: se si tratta di una scarsa attrattività alla luce dei
parametri delle nuove generazioni o di un problema interno al
rabbinato”.
Dario
Bedarida
“Uno degli obiettivi
raggiunti dalla grande riforma che ha coinvolto
l’ebraismo italiano è quello di avere assegnato una nuova e diversa
rappresentatività alle Comunità ebraiche. Oggi, al tavolo del
Consiglio, si ritrovano riunite tutte le diverse realtà territoriali
che in questa sede possano dare voce alle loro esigenze e alle loro
istanze. Uno degli impegni è proprio quello di rendere sempre più
vicino il complesso mondo ebraico italiano ai suoi organi di
rappresentanza e di governo così da costruire insieme dei progetti
mirati e condivisi. I meccanismi resi possibili dal nuovo Statuto
semplificano questo compito perché gli iscritti alle Comunità hanno
oggi la possibilità di confrontarsi sia con il Consiglio comunitario
sia con il loro delegato al livello centrale: due interlocutori che
potranno operare in un rapporto di stretta collaborazione”.
Noemi
Di Segni
“Uno dei miei obiettivi è di
favorire per quanto possibile un nuovo
indirizzo all’impianto informativo del bilancio UCEI che va reso quanto
più possibile accessibile e comprensibile al mondo ebraico. Un’ipotesi
di lavoro può essere quella di integrarlo con i criteri che presiedono
ai bilanci sociali degli enti no profit, abbinando ai dati
squisitamente economico finanziari elementi riguardanti ad esempio la
portata del volontariato o talune attività di carattere sociale e
culturale così da fornire un quadro più esaustivo possibile della
complessità dell’impegno in campo. Un altro aspetto da tenere in
considerazione riguarderà poi la ripartizione dell’Otto per mille, in
direzione di una formula che tenga conto sia della diversità
territoriale delle Comunità sia delle emergenze, anche di carattere
sociale, che si stanno presentando in questo periodo”.
Giulio
Disegni
“Ci troviamo ad affrontare
un periodo di transizione che si prospetta
molto complesso. I meccanismi di funzionamento del nuovo Consiglio
andranno messi a punto così da poter incidere in modo concreto sui temi
veri e sulla sostanza dell’ebraismo italiano, una realtà molto vitale
anche se numericamente esigua che oggi spesso risulta purtroppo ancora
molto legata a localismi che ormai hanno fatto il loro tempo. Anche da
questo punto di vista sarà indispensabile definire al meglio il
funzionamento delle Commissioni di lavoro e il loro ruolo. Il mio
impegno si concentrerà nell’arco del mandato sulle questioni di
carattere economico e giuridico, due aspetti fondamentali della
macchina organizzativa, e anche in questo senso cercherò di verificare
via via tutte le esigenze che emergeranno dalle Comunità ebraiche così
da fornire risposte adeguate alle specifiche necessità”.
Roberto
Jarach
“L’entrata in vigore della
riforma pone a tutti noi una serie di
impegni importanti. Il nuovo Consiglio, formato da un così elevato
numero di componenti, è una macchina complessa che richiederà un
rodaggio delicato e attento per poter funzionare a dovere sia nel
rapporto con la Giunta sia nella condivisione dei contenuti con le
Comunità. I temi di lavoro che ci attendono sono molti e senz’altro
significativi. In particolare credo ci si debba focalizzare sul tema
della formazione rabbinica, così da evitare di disperdere energie
preziose, e sulla questione dell’Otto per mille. Da quest’ultimo punto
di vista andranno valutati al meglio i criteri di ripartizione e
dovremo impegnarci per rendere sempre più incisiva ed efficace, ai
diversi livelli, l’azione di sensibilizzazione sulle diverse tematiche
su cui si articola la raccolta”.
Semi
Pavoncello
“La riforma è una sfida
importante per il mondo ebraico italiano e sono
molto onorato del mandato che mi è stato assegnato. Tra gli impegni che
intendo perseguire nei prossimi anni ai primi posti figura senz’altro
la kasherut. La possibilità di mangiare kasher va resa più accessibile
a tutti, anche dal punto di vista economico, e in questo senso potremmo
pensare ad avviare un sistema di certificazione nazionale che ci
consenta di svincolarci da realtà internazionali. E’ inoltre importante
concentrarsi sulla formazione dei nostri rabbanim e di altre figure
come mohalim o schochetim. Sono convinto che l’ebraismo possa
trasmettere alla società civile un importante patrimonio di cultura, di
tradizioni, di Torah: dobbiamo riuscire a essere capaci di lavorare in
questo senso con convinzione e grande unità d’intenti”.
Raffaele
Sassun
“L’elezione del nuovo
Consiglio e della Giunta schiudono una
prospettiva molto stimolante e interessante per tutti noi. In qualità
di presidente nazionale del Keren Kayemeth leIsrael ho avuto modo di
rapportarmi di frequente, in questi ultimi anni, con la realtà
israeliana e con le sue grandi potenzialità. A partire dalle competenze
maturate in questo percorso vorrei riuscire a sviluppare nel futuro un
dialogo sempre più stretto e partecipato tra Israele e l’Italia
attraverso diverse attività di interscambio culturale che possano
coinvolgere anche il mondo non ebraico. Per ciò che riguarda nello
specifico l’ebraismo italiano uno degli impegni è quello di
moltiplicare le possibilità d’incontro con Israele e con le sue
opportunità nell’intento di favorire l’alyah, con una particolare
attenzione ai nostri giovani”.
Raffaele
Turiel
“Con la riforma abbiamo
iniziato un cammino nuovo e difficile, che a
breve ci vedrà confrontarsi con impegni di grande progettualità. Il mio
apporto, frutto del mandato ricevuto dai miei elettori, verterà
essenzialmente sulla questione della modernizzazione dell’UCEI così da
poterci dare obiettivi e soprattutto sul nostro futuro e sui giovani.
Dobbiamo garantire la sopravvivenza delle nostre scuole e sviluppare un
supporto formale sempre più efficace in termini di ebraismo ai giovani
delle piccole Comunità. Altro tema di grande interesse è la kasherut
nazionale. Dovremmo riuscire a venire incontro alle famiglie, oggi
messe a dura prova dalla crisi, anche con l’approdo dei nostri prodotti
su mercati più ampi. E’ un segmento da valorizzare, anche dal punto di
vista economico come va fatto per i nostri beni culturali”.
Un
modello flessibile
Il formato di una Giunta a
otto componenti al lavoro assieme al
presidente indicato nella riforma istituzionale dell’ebraismo italiano
si dimostrerà sufficiente? E soprattutto, è in grado di tenere se deve
camminare di pari passo con la politica di unità e di largo
coinvolgimento di tutte le componenti segnata dal Presidente Renzo
Gattegna? Solo il tempo potrà dirlo e solo le valutazioni di cui il
Consiglio nel suo insieme è depositario potranno mostrare se non
saranno necessarie ulteriori modiche. L’accorgimento per rispondere a
tutte le esigenze emerse in Consiglio e per non disperdere energie ed
esperienze è stato per ora quello di sperimentare un modello flessibile
e allargare i lavori di Giunta al coinvolgimento di due osservatori
permanenti, Anselmo Calò (nell’immagine a sinistra) e Victor Magiar
(nell’immagine a destra), cui sono state assegnate in ogni caso deleghe
fondamentali per il funzionamento della macchina. A Calò il
coordinamento dei lavori delle numerose Commissioni che dovranno
entrare in attività nelle prossime settimane e a Magiar la Cultura il
Centro bibliografico dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il
Giorno della Memoria e l’antisemitismo e i rapporti con le altre
minoranze.
Daniela
Gross, Pagine Ebraiche, agosto 2012 - twitter @dgrossmoked
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Ramadan - "Spiritualità
e riflessione. Per i valori comuni"
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L'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane, in prossimità del Ramadan, vuole augurare a tutti i
musulmani d'Italia un proficuo periodo di spiritualità e riflessione.
Sono giorni difficili per il nostro paese e per tutto il mondo
occidentale. La crisi che stiamo attraversando, economica ma in alcuni
casi anche etica, è una sfida per le nostre comunità che, soprattutto
in momenti di forte precarietà come quello attuale, sono chiamate a
testimoniare e proiettare in tutta la società gli straordinari e
antichissimi valori di cui sono portatrici.
È un lavoro che ebrei e musulmani affrontano sempre più spesso
sinergicamente consapevoli dei molti orizzonti che ci uniscono e delle
numerose battaglie, anche di natura giuridica, che ci vedono su
posizioni comuni nel nome del pluralismo e della democrazia.
Vorrei dedicare questo messaggio alla memoria dell'ambasciatore Mario
Scialoja. Una persona squisita che ci ha da poco lasciato e che ha
fatto dell'incontro l'impegno di una vita spesa per la reciproca
conoscenza tra identità, culture e popoli differenti.
Renzo
Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Victor
Magiar, assessore a Memoria, Cultura e ai rapporti con le altre
minoranze
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Redazione aperta - Un
metodo contro la chiusura |
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Una giornata ricca
di confronti. Dopo una mattinata tranquilla, noi ragazzi della
Redazione aperta ci siamo recati, come di consueto, alla casa di riposo
,dove abbiamo pranzato in compagnia del rav Benedetto Carucci
Viterbi, preside delle scuole medie e
del liceo ebraico di Roma. Per stemperare l’atmosfera
ognuno degli aspiranti giornalisti si è
presentato, intervallando le spiegazioni a commenti sulla
scuola italiana e sui rapporti tra gli studenti ebrei e Israele.
Seconda tappa della giornata: la scuola ebraica di Trieste. Le parole
del rav hanno generato un intenso dibattito nel nostro circolo
culturale, che così mi permetto di definire a causa della disposizione
delle sedie, in cerchio, e di cui il rav è stato l’indiscusso
protagonista. Egli infatti ha scelto un argomento estremamente attuale
e di grande importanza, proponendoci degli spunti molto interessanti.
Siamo partiti proprio dall’idea di una “redazione aperta”, in cui
ognuno sia libero di confrontarsi con l’altro e con il mondo e, facendo
tesoro dell’esperienza, possa esprimersi attraverso la scrittura, senza
dimenticare che ci sono delle linee guide imposte da un Direttore.
Aperto, dunque, non vuol dire sconclusionato. Allo stesso modo si può
parlare dell’approccio ebraico allo studio, che si basa sì su un testo
scritto, che in quanto tale sembrerebbe negare ogni apertura, ma
comprende in realtà anche una tradizione orale, che è l’apertura per
definizione. La tradizione orale e la tradizione scritta sembrerebbero
essere due realtà totalmente alternative: eppure, come il rav ci ha
fatto notare, esse coesistono. Come due occhi strabici sono gli
strumenti di uno stesso individuo, così le due direzioni appartengono
comunque a un’unica tradizione, in cui l’interpretazione non potrà fare
a meno del testo scritto e vice versa.
Molto particolare l’interpretazione del filosofo ebreo-francese
Emmanuel Lévinas, il “filosofo del volto”, riguardo alla disposizione
del sinedrio descritta nella Mishnah: la forma ad anfiteatro permette
agli uomini di guardarsi in viso durante le discussioni, e simboleggia
apertura verso l’esterno. Il volto dell’altro non è semplicemente un
motivo di confronto, ma è anche il più pressante invito all’eticità.
Dunque il sinedrio rappresenta a sua volta un duplice aspetto: da una
parte l’individuo è costretto a dialogare con l’altro e a sentire un
obbligo etico nei suoi confronti; dall’altra si apre verso il mondo.
Nessuno di questi due aspetti esclude l’altro, anzi, sono complementari.
Anche nel mondo ebraico non c’è esclusione, poiché non esiste la
componente scritta senza la rispettiva componente orale, che permette
non infinite ma molteplici interpretazioni, poiché esistono dei paletti
metodologici. Il testo scritto rappresenta l’evidenza della parola di
D-o, l’oralità invece rappresenta la necessità interpretativa, che
nasce lì dove l’evidenza viene oscurata.
L’intervento del rav si è concluso con un dibattito sulla
scuola e sul metodo d’insegnamento, in particolare su quello più
attivo, critico e interpretativo che propongono gli studi ebraici.
Sara
Gomel
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Il Comitato olimpico
italiano "Ricorderemo la strage del '72" |
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Hannah Arendt
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notizie flash |
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rassegna
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Arrestato
il criminale nazista Laszlo
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Si sa che al Simon Wiesenthal Center esiste una lista di ricercati. Ora
Laszlo Csatary, il primo della lista, può essere depennato: questa
mattina, 97 anni, è stato arrestato a Budapest ed è stato preso in
custodia dalle autorità ungheresi. Considerato responsabile di aver
partecipato all’assassinio di più di 15mila ebrei, ora è accusato di
“crimini di guerra”.
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Dopo appena due mesi di
alleanza dentro il governo israeliano, il leader di Kadima Shaul Mofaz
torna all'opposizione; la disputa sulla leva obbligatoria anche per gli
ultraortodossi (e per gli arabi) continua ad essere un ostacolo
insormontabile per i governi israeliani, e Netanyahu non se l'è sentita
di abbandonare gli alleati della prima ora per andare incontro a quelle
che sono, sicuramente, le idee della maggioranza della popolazione.
Emanuel
Segre Amar
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