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19
luglio 2012 - 29 Tamuz 5772 |
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Elia
Richetti,
presidente dell'Assemblea rabbinica italiana
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In questa Parashah, come
abbiamo già visto, leggiamo l’elenco dei successivi spostamenti del
popolo ebraico dall’uscita dall’Egitto fino alla vigilia dell’ingresso
in terra d’Israele. I nostri Maestri si sono domandati quale scopo
abbia, nella logica della Torah, una così minuziosa elencazione. Ma
un’altra minuziosa descrizione viene qui riportata: quella dei confini
della terra d’Israele. Anche qui i Chakhamìm si pongono la stessa
domanda: che scopo ha questa elencazione?
Il Midràsh dà questa risposta: “A che cosa assomiglia? Ad un re che
aveva una splendida proprietà con un magnifico palazzo aperto ai
quattro punti cardinali, con centinaia di stanze lastricate con pietre
preziose dal pavimento al soffitto, e grandissimi giardini con fontane
e alberi da frutta profumatissimi, uccelli ed api e pavoni e scimmie, e
magnifici campi coltivati che producono tutto l’anno e tutti i
prodotti. Quando questo re ha detto a suo figlio che cosa gli avrebbe
lasciato in eredità, si è dilungato a raccontargli le qualità di questa
proprietà e quale vista si gode da ognuno dei punti di confine di
essa”. Ha-Qadòsh Barùkh Hu’ ci ha dato uno splendido possedimento, un
edificio prezioso e spazioso, ricco di tutte le delizie e meraviglie
possibili ed immaginabili: le nostre tradizioni, ossia la Torah scritta
e la Torah orale. Con estrema minuzia i Rabbini ne illustrano ogni
singolo particolare, perché lo si ami e se ne riconosca la preziosità
attraverso lo splendore di ogni particolare. Siamo purtroppo ben
lontani dal raggiungere questo meraviglioso palazzo; elencare le tappe
che ci mancano sarebbe forse più lungo dei quarant’anni del deserto, se
è così difficile trovare chi voglia sperimentarne le bellezze, entrare
a conoscere questo tesoro eccezionale.
Per evitare lo sbandamento e lo smarrimento nel deserto della
conoscenza ebraica è necessario che ogni Ebreo impari ad amare la Torah
e le nostre tradizioni, mantenendole gioiosamente nella loro
preziosità, intatte ed inalterate.
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Sergio
Della Pergola,
Università Ebraica
di Gerusalemme
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In vista dei prossimi Giochi
Olimpici di Londra, Pierluigi Battista sul Corriere della Sera di lunedí ha
rivolto un accorato appello a tutte le persone oneste affinché venga
commemorato il quarantesimo anniversario dell'uccisione degli undici
sportivi israeliani alle Olimpiadi di Monaco di Baviera nel 1972.
L'encomiabile appello di Battista condannava l'ipocrisia dei capi del
CIO, il Comitato Olimpico Internazionale, che temono di "turbare lo
spirito olimpico" con quel momento di raccoglimento in memoria di chi
fu vittima della più barbara e feroce profanazione di quello stesso
"spirito olimpico". Battista si rivolgeva in particolare ai capi della
delegazione italiana, invitandoli a compiere un gesto affinché "il CONI
sappia tener testa alla sua storia con un atto di coraggio e di dignità
nazionale". Ieri, sempre sul Corriere, il Presidente del CONI
Gianni Petrucci ha risposto impegnandosi a far osservare un minuto di
raccoglimento alla Missione italiana a Londra. Mentre siamo certi che
questo impegno sarà mantenuto, permane qualche dubbio sulla storia di
"coraggio e di dignità nazionale" del CONI. Ricordiamo che i dirigenti
dello sport italiano e del CONI, Pescante, Petrucci, Pagnozzi, sono gli
stessi che hanno acconsentito a far svolgere la sedicesima edizione dei
Giochi del Mediterraneo – svoltisi a Pescara nel 2009 – tollerando
l'esclusione dalla competizione della rappresentativa di Israele (che
forse non tutti sanno, è un paese mediterraneo). I mille cavilli
protocollari con i quali è stata spiegata questa ennesima (e nella
fattispecie, sedicesima su sedici edizioni dei Giochi) discriminazione
ai danni dello sport israeliano non sono sufficienti a cancellare la
mancanza di dignità e coerenza da parte di chi avrebbe dovuto porre un
ultimatum di fronte ai dettati del fondamentalismo islamico nell'ambito
sportivo: o con la partecipazione di Israele, o niente Giochi del
Mediterraneo sul suolo dell'Italia. Ora Petrucci dice che il CONI sta
facendo importanti passi diplomatici per consentire la partecipazione
di Israele e Palestina ai Giochi del Mediterraneo. Vedi caso, la
prossima edizione dei Giochi, prevista originalmente nel 2013 a Volos
in Grecia, a causa della crisi economica è stata spostata a Mersin in
Turchia. Speriamo certamente che a Londra 2012 le vittime di Monaco
saranno ricordate adeguatamente. Ma siamo davvero curiosi di vedere se
a Mersin 2013 Israele ci sarà.
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Rav Yosef Shalom
Elyashiv (1910-2012) |
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É morto ieri a Gerusalemme,
all'ospedale Shaare Zedek, in seguito a una lunga malattia,
Rabbi Yosef Shalom Elyashiv (1910-2012), leader del ramo lituano degli
ebrei ultraortodossi ashkenaziti sia d'Israele sia della Diaspora. I
funerali si sono svolti a Har HaMenuchot, presso Givat Shaul, dopo
essere partiti con una processione da Mea Shaarim, dal piccolo
appartamento del rabbino, dove il Ministro della Giustizia Yaakov
Neeman ha letto i Salmi. Rabbi Elyashiv era una delle massime autoritá
religiose dei nostri giorni, gli ebrei ashkenaziti guardavano a lui
come posek ha-dor, un maestro di riferimento in materia di Halakhah,
rappresentante di un approccio rigorosamente conservativo alla legge
ebraica, con l'obiettivo di salvaguardarne le tradizioni dagli assalti
della vita moderna. I suoi studi di Torah e Talmud riguardano i piú
vari ambiti della religione, in particolare la conversione e il
divorzio, ma anche controversie molto specifiche, come la questione della donazione degli organi. Centinaia
di ebrei inoltre confluivano di continuo a casa sua, per chiedere il
suo parere riguardo alle loro questioni private, ma anche soltanto per
ricevere una benedizione. Le sue decisioni hanno influenzato non
soltanto il mondo ultraortodosso lituano, ma anche i Hassidim, i
Sefarditi Ortodossi di molti paesi islamici e molti altri ebrei Modern
Orthodox moderni, sempre con un effetto immediato. Ma Rabbi Elyashiv era anche una grandissima autoritá in
campo politico. Leader spirituale del partito Deghel Ha-Torah, che ha
attualmente dei seggi alla Knesset, proprio recentemente si é opposto
alla decisione del governo israeliano di istituire il servizio militare
anche per i giovani ultraortodossi delle yeshivot La scomparsa di uno
dei suoi ultimi giganti rischia di segnare un punto di svolta nella
societá ultraortodossa, forse addirittura la fine di una leadership
unica e centralizzata, accompagnata dalla possibilitá di rotture e
moltoplicitá di opinioni al suo interno. Rabbi Elyashiv é morto all'etá
di 102 anni: si puó davvero dire di aver perso uno dei maggiori leader
ebraici del nostro secolo.
Francesca
Matalon twitter @MatalonF
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Terrorismo - "Orrore e
ferma condanna"
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Il presidente dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha dichiarato:
“Ancora una volta siamo costretti ad esprimere tutto il nostro orrore e
la nostra più ferma condanna per il gravissimo attentato terroristico
avvenuto ieri in Bulgaria contro turisti israeliani.
Il quesito che ci siamo posti in passato, se il terrorismo sia una
barbarie cieca o una strategia mirata, non ha più senso perché è chiaro
che la volontà di questi criminali è proprio quella di colpire persone
innocenti, studenti, turisti, squadre sportive allo scopo di
amplificare l'effetto del terrore perché tutti devono sapere di non
essere mai al sicuro.
Non c'è mai tregua, non c'è possibilità di dialogo perché l'alternativa
che essi pongono è la sottomissione totale alla loro ideologia e alla
loro religione o la morte.
Si tratta quindi di un'aggressione violenta e intollerabile contro la
libertà di tutti”.
Intanto nell'Italia ebraica si moltiplicano le manifestazioni di
cordoglio. Ieri sera la Comunità ebraica di Roma si è
idealmente stretta intorno alle vittime riunendosi al Tempio
Maggiore. Oggi alle 19.30 una cerimonia di commemorazione è prevista
alla Sinagoga centrale di Milano.
'Sdegno e commozione anche all'Istituto Italiano di Cultura di Tel
Aviv, durante la presentazione di A Gerusalemme, l'ultimo
libro di Fiamma Nirenstein, autrice e giornalista, vicepresidente della
Commissione Esteri della Camera. cui è intervenuto un relatore
di eccellenza, il Maestro Riccardo Muti, in Israele per dirigere il
Requiem di Verdi all'Orchestra Filarmonica di Tel Aviv.
"Nonostante il dolore per l'attentato - ha dichiarato Nirenstein - la
presentazione del libro doveva essere portata avanti proprio in nome
dell'essenza di quello che e' il mio libro, che racconta fra l'altro
degli anni in cui Gerusalemme e' stata duramente colpita dal terrorismo
suicida: l'affermazione della vita sopra la morta".
All'apertura del suo intervento, il Maestro ha annunciato che avrebbe
dedicato la prima del Requiem di Verdi alle vittime dell'attentato.
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Qui Venezia -
Presentata la Giornata della Cultura Ebraica |
Presentata a Venezia la
tredicesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica che
avrà luogo il prossimo 2 settembre. La città scelta come
capofila sarà il cuore pulsante della rassegna che avrà come tema
centrale l'umorismo ebraico in tutte le sue sfaccettature. In apertura
della conferenza stampa, Amos Luzzatto, Presidente della Comunità
ebraica di Venezia ha chiesto un minuto di silenzio per
ricordare il sanguinoso attentato del 18 luglio in Bulgaria,
aggiungendo: "Proviamo dolore e sdegno per l'attentato in Bulgaria,
perché inaugura un periodo di sfida. Dobbiamo difenderci con vigilanza
e continuare la vita associativa senza fermarci, senza alcuna
esitazione perché sarebbe un cedimento di fronte alla violenza bruta.
Il nostro compito è continuare a vivere e produrre cultura." Il
Presidente sottolinea poi la differenza tra umorismo e comicità e di
come la vita degli ebrei, fatta di insidie e pericoli, abbia permesso
di guardarsi allo specchio, riflettere, osservare con uno sguardo
benevolo le proprie debolezze e individuare le contraddizioni. Gli
ebrei non hanno mai perso la speranza. "Si racconta che in uno shtetl
un mendicante dopo un anno può finalmente cambiarsi la camicia e si
sente ricco, l'amico gli fa notare che che il principe la cambia una
volta al giorno, lo zar due volte. E Rotschild? chiede. Ogni
volta che la cambia se la rimette." Questa storia è esemplare per far
capire che anche in povertà, gli ebrei si sono sempre appigliati a
un'immagine di speranza. Superare le difficoltà con il sorriso, ridendo
di noi stessi. "La conoscenza ci salverà" conclude. L'intervento
successivo è quello del vicepresidente dell'Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Roberto Jarach, alla sua prima uscita pubblica dopo
la nomina di domenica scorsa. Ricorda come alla fine degli anni '90 si
proponeva la Giornata della Cultura e molti rispondevano con
scetticismo. Nonostante ciò si è giunti alla tredicesima edizione.
Questa attività è fondamentale sopratutto per le piccole comunità, che
pur con pochi iscritti mostrano il forte legame con questo retaggio
storico e culturale confrontandosi e facendosi conoscere dalla
cittadinanza italiana. "La conoscenza aiuta a opporsi alla violenza"
dice. Insiste poi su due punti fondamentali: l'educazione, la
formazione delle nuove generazioni e l'apertura verso l'esterno. " Il
nostro compito è la trasmissione dei valori millenari di cui siamo
portatori" aggiunge. La Giornata della Cultura è quindi l'occasione per
mostrare il lavoro delle comunità. "Su duecentomila visitatori in tutta
Europa, cinquantamila hanno partecipato in Italia." Venezia, capofila
di questo anno, è la cornice ideale con una altissima concentrazione di
sinagoghe in uno spazio esiguo. Tante sinagoghe vicine non solo perché
dentro al ghetto ma per evidenziare le singole tradizioni e identità.
Interviene Adriano Rizzi, Direttore area Centro Nord Società
cooperativa Culture. "Da molti anni partecipiamo collaborando con la
Comunità per la Giornata della Cultura e per altre attività" esordisce.
Coop culture, denominazione cambiata in culture, al plurale, per
simboleggiare la caratteristica tipica delle cooperative di
andare oltre la gestione economica e contribuire all'integrazione, la
multiculturalità e le tradizioni. Bisogna insistere sulla didattica e
perfezionarla perché è motore e fattore di crescita per nuove
generazioni. "Siamo orgogliosi di aiutare la Comunità ebraica perché si
integra con il nostro spirito societario" conclude. Pierfrancesco
Ghetti, assessore del sindaco Giorgio Soli, si mostra subito vicino al
terribile attacco in Bulgaria. Torna poi sul tema della comicità.
"Perché il sindaco a mandato me? Forse perché sono il più anziano e
faccio di cognome Ghetti" risponde divertito. Rido ergo sum.
Insiste sulla potenza della cultura nonostante la
quotidianità. Lo humor quotidiano è un meccanismo di difesa ed
esalta diversità culturale. Bisogna misurarsi con i tempi. "Questa è
una grande occasione di spiegare e comunicare ai cittadini veneziani
quale è lo spessore della tradizione culturale ebraica".
Prima di congedarsi viene ricordato il prossimo anniversario dei
cinquecento anni del ghetto di Venezia. Non è una data da festeggiare
ma bisogna mostrare l'importanza storica del fenomeno che ha segnato
tutta l'Europa. Sono previsti film, commedie bibliche, esposizoni e
conferenze. Paolo Navarro Dina, giornalista del Gazzettino e mediatore
della conferenza stampa anticipa brevemente cosa accadrà
nell'imperdibile appuntamento del 2 settembre: "Ci saranno proiezioni
cinematografiche, attività per bambini". Venezia si animerà con il riso
ebraico e con lei le comunità sparse per tutto lo stivale. Una risata
ci salverà.
Rachel
Silvera twitter @RachelSilvera2
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Redazione
aperta - Rav Di Segni "Le parole, i valori" |
Proseguono gli incontri per i
ragazzi di Redazione aperta. Nel famoso Caffè San Marco di Trieste, il
confronto con il giornalista Pietro Spirito del quotidiano Il Piccolo.
Pietro, appassionato di montagna e proficuo scrittore, racconta
l'ambiente intorno a Trieste, che stupisce per le profonde differenze
tra zone molto vicine tra loro. Basta fare pochi chilometri per passare
dal mare del golfo alla selvaggia val Rosandra, meta di fondamentale
importanza per gli escursionisti triestini, che per via della sua
particolare posizione possiede al suo interno molteplici climi e
paesaggi che variano da un tipico modello di valle alpina a quello di
una valle sudamericana. Pietro cha poi parlato del giornale Il Piccolo,
da un lato fortemente legato alla città di Trieste e al suo bacino di
utenza e dall'altro coinvolto nella crisi identitaria che molti
giornali devono affrontare nell'era delle telecomunicazione e
dell'informazione veloce, nella quale le notizie, in assenza di un
mediatore riconosciuto dallo Stato, finiscono per rivolgersi a tutti e
a nessuno perdendo di significato nella totale assenza di
responsabilità di chi scrive. Alla scuola ebraica di Trieste, la
giornata è proseguita con la lezione del rabbino capo della Comunità di
Roma Riccardo Di Segni, ospite abituale di Redazione aperta,
accompagnato dall’assessore al Culto dell’Unione delle Comunità
Ebraiche Italiane Settimio Pavoncello. Presenti tra gli altri anche il
presidente della Comunità di Trieste Alessandro Salonichio, e i
consiglieri Jacov Belleli e Nathan Israel. Il filo conduttore
dell’incontro, la raccolta dell’Otto per mille e la capacità della
minoranza ebraica di dialogare con la società. Al centro del discorso
del rav, la capacità dell’ebraismo italiano di porsi come entità
valoriale meno sviluppata rispetto alle altre comunità europee, con un
particolare riferimento a quella inglese. Un secondo spunto di
riflessione durante il dibattito anche la tendenza a presentare
l’ebraismo italiano come popolo della memoria, una voce da ascoltare
esclusivamente sui temi dell’antisemitismo e della Shoah. Rav Di Segni
ha espresso la sua opinione sul ruolo che la stampa ebraica potrebbero
avere nella formazione di una nuova visione dell'ebraismo italiano,
evidenziando i problemi che si incontrano nel coniugare l'informazione
sulle dinamiche intercomunitarie e l'immagine che il pubblico esterno
recepisce. Dopo la lezione rav Di Segni e Settimio Pavoncello hanno
visitato la sinagoga di Trieste, che ha da poco festeggiato il
centenario. Gli appuntamenti di Redazione aperta sono
proseguiti a Venezia, città con la conferenza stampa per la tredicesima
edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica.
Gadi Piperno
Corcos
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La Giunta e gli
invitati permanenti |
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Nel resoconto della riunione di
Consiglio UCEI di domenica scorsa apparso su L'unione informa di ieri
si dà conto di una giunta formata da 11 membri. Nel testo principale dell’articolo
apparso in seguito sul portale Moked, inserito nel prossimo numero di
agosto di Pagine Ebraiche, l’argomento viene trattato esattamente allo
stesso modo. È noto a tutti che lo statuto dell'UCEI indica in 9 i
membri della giunta e che la lunga e animata riunione di Consiglio del
15 luglio ha avuto per esito quello di eleggere 9 membri di giunta e
due invitati permanenti non membri di giunta. Pur apprezzando il
tentativo di chiarimento all’interno della stessa pagina nel riquadro
dal titolo “Un modello flessibile”, ci sembra che nella sua totalità
l’articolo generi molta confusione sull’argomento. Chiedo quindi, a
beneficio di tutti i lettori e di una informazione corretta, di voler
cortesemente rettificare, esplicitando meglio il ruolo dei due
assessori romani ufficialmente non membri di giunta.
Loredana
Spagnoletto - Binah
Cara Lettrice,
questa redazione pubblica oltre diecimila articoli l'anno e ovviamente
è sempre pronta a presentare le proprie sincere scuse per eventuali
errori che costituiscono una componente inevitabile nell'esercizio
della professione giornalistica. A fronte del suo cortese messaggio ho
quindi sottoposto a una scrupolosa revisione il materiale pubblicato,
senza però riuscire a trovarvi la minima ambiguità, o la minima
imprecisone. Sia la contestualizzazione grafica, sia il tono espresso
dalla titolazione, sia il contenuto di ogni specifico testo mi sono
parsi tempestivi e ben equilibrati e di questo (anche a nome dei
numerosissimi lettori che hanno mostrato di capire e hanno espresso
apprezzamento per il lavoro svolto, più interessati ai dati di fatto e
alle aree di responsabilità effettivamente distribuite fra i
Consiglieri che agli aspetti tecnici) desidero dare atto ai colleghi di
una redazione che si è conquistata con il proprio impegno una fama di
alta professionalità. L'unica svista, peraltro poco significativa e
comunue estranea alle sue considerazioni, mi sembra si trovi invece
all'interno dello specifico testo dedicato al ruolo dei due Consiglieri
invitati permanenti in Giunta, là dove, definendoli "osservatori
permanenti" e non "invitati permanenti" invero non si rende giustizia
al loro ruolo. Ho per questo disposto una correzione di tale dettaglio
su tutte le edizioni elettroniche raggiungibili e desidero scusarmene
con il lettore e con i diretti interessati.
gv
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Una strage senza morti
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All'aeroporto di
Burgas, tre pulman con dei turisti israeliani. Per l'attacco
di un kamikaze, della modalità dell'attacco non riusciamo a sapere, uno
degli autobus salta in aria e gli altri due prendono fuoco. Un
massacro. Curiosamente, chi per molte ore, una quindicina, sa meno di
tutti gli altri media al mondo cosa sia successo, sono due media
nazionali. Nel titolo, usano la parola "strage", indicano 31 feriti e
non la presenza di morti. Il lettore si sarà domandato come possa
esserci una strage senza morti, non era mai successo. Oppure il lettore
non se lo sarà domandato: la comunicazione è basata sulla sensazione e
non sull'attenzione. Qui, la sensazione fantasmatica dettata dal titolo
fantasma e dai titolisti zombie era che ci fosse stata una strage di
turisti israeliani senza il bisogno della parola "morti": la mancata
presenza del vocabolo deve esser stata vista come naturale. Il
titolista avrà pensato: "Allora, strage con degli israeliani, ci
saranno dei morti. Scriverlo, sarebbe farraginoso. Io non ci metto
niente". E' andata avanti così per una decina o più di ore di
titolazione da settimana enigmistica, una strage senza i morti. Poi uno
cliccava sul titolo e si trovava all'articolo e ai morti. Otto.
Poi i morti sono risorti nel paradiso intermittente del titolo.
Il
Tizio della Sera
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Cordoglio |
Anche questa volta non servirà
a niente. Non sarà infatti nemmeno l’ennesimo attentato ai turisti
israeliani a far comprendere all’opinione pubblica l’origine di tanto
odio nei confronti d’Israele. Perché ai messaggi di cordoglio e
solidarietà seguirà la stessa ipocrisia che accompagna lo Stato ebraico
dalla sua nascita. Quel sentimento ambiguo e perverso di vicinanza ad
Israele e agli ebrei nel solo momento della morte. Per questo Israele
deve fare affidamento esclusivamente su se stesso e trovare ancora una
volta la forza di reagire. In primis ricordando a se stessa che coloro
che auspicano la distruzione del popolo ebraico e dello Stato d’Israele
non l’avranno mai vinta, e infine decidendo di colpire i responsabili
dell’attentato in qualunque parte del mondo essi si trovino. Non una
vendetta vecchia maniera, ma il sacrosanto principio per cui non debba
più accadere nella storia che chi colpisce un ebreo possa rimanere
impunito.
Daniel Funaro, studente - twitter
@danielfunaro
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notizieflash |
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rassegna
stampa |
Scoperto
il più antico porto d'Israele
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Leggi la rassegna |
Scoperti nella cittadina di
Akko nel nord d’Israele i resti di un antico porto, risalente a 2300
anni fa. Secondo gli archeologi si tratta di quello che all’epoca era
il più importante porto del paese. Gli scavi proseguono anche se
secondo Kobi Sharvit, direttore della Sovrintendenza alle Antichità
Marine, i resti del molo proseguono sotto le mura ottomane della città.
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L'Unione
delle Comunità Ebraiche Italiane sviluppa mezzi di comunicazione che
incoraggiano la conoscenza e il confronto delle realtà ebraiche. Gli
articoli e i commenti pubblicati, a meno che non sia espressamente
indicato il contrario, non possono essere intesi come una presa di
posizione ufficiale, ma solo come la autonoma espressione delle persone
che li firmano e che si sono rese gratuitamente disponibili. Gli utenti
che fossero interessati a offrire un proprio contributo possono
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