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30 luglio 2012 - 11 Av 5772
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alef/tav
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Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova



"Questi sono i discorsi…" (Devarim 1:1). Nel Talmud (Bava Batrà 175 a), Rav Yehudà insegna che la maggior parte delle persone può essere dedita al furto, una piccola parte all'incesto, ma tutti possono inciampare in un minimo di maldicenza (אבק לשון הרע - avak leshon hara'). L'espressione "אבק לשון הרע", è l'acronimo della prima parola che apre il quinto libro della Torà "אלה - Elle" (questi); forse Moshè intende  ammonire tutti noi dallo stare attenti a non cadere in una consuetudine che, seppur minima, può essere altamente distruttiva...


Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
Interessante il dibattito apertosi sul Guardian e ripreso ieri dal Corriere della Sera sul ruolo del fotoreporter di fronte alla morte e alla violenza, soprattutto in quei casi in cui il fotoreporter avrebbe potuto, invece di scattare, aiutare chi si trovava in pericolo. Il ruolo del fotografo è quello di documentare, affermano alcuni, non di "diventare missionari". Ma poi ci troviamo di fronte al caso di Kevin Carter che prende il premio Pulitzer nel 1994 per una foto scattata in Sudan durante la carestia, quella di una bimba morente e di un avvoltoio che ne attende la morte, ma in seguito si suicida stretto dai dubbi e dal rimorso. Sono evidentemente casi che non riguardano le guerre, dove invece i fotoreporter sono spesso vittime come coloro di cui documentano la sorte. Ma mi viene in mente che la quasi totalità delle foto che possediamo della Shoah, un apporto documentario ricchissimo, sono state scattate direttamente dai carnefici per gloriarsi della loro opera o documentarla per il Fuhrer. Essi sfuggivano, quindi, al dilemma tra aiutare e documentare, davano la morte e la fotografavano. Ma in altri casi, il dilemma esiste ed è drammatico: aiutare o fotografare? cogliere l'attimo della morte nella sua drammaticità o tenere la mano del morente per confortarlo, anche se non si può salvarlo? E documentare, per chi e per che cosa? per sé, per la giustizia, per l'opinione pubblica? Un dilemma che oggi la possibilità di fotografare ovunque con i cellulari dilata a dismisura, rendendolo sempre più drammatico perché finisce per riguardare gli esseri umani tutti, non solo i fotografi di professione: guardare per cogliere lo scatto, o guardare per interessarsi agli altri esseri umani?

davar
Londra - La favola olimpica di Pape Konatè
Ci sono tanti modi per iniziare una favola. Pape Moussa Konaté, 19 anni appena compiuti, ha deciso di farlo a suon di goal. E ha scelto un sipario niente male: i Giochi Olimpici di Londra. Dopo due giorni di gare è suo infatti il nome in testa al tabellino dei marcatori della competizione a cinque cerchi: tre reti, di cui una nell'incontro d'esordio pareggiato in extremis dal Senegal contro i padroni di casa dell'Inghilterra e altri due ieri sera che hanno permesso ai nuovi leoni d'Africa di sopravanzare in scioltezza l'Uruguay dei vari Tabarez e Cavani. E così a Tel Aviv gongolano. Sì, perché nel nuovo Maccabi in salsa blaugrana che sta prendendo forma in queste settimane con Yordi Cruyff dietro la scrivania e Oscar Garcia in panchina Konatè sarà – calciomercato e folli offerte estive permettendo – uno dei grandi protagonisti.
Il merito di averlo portato in Ligat ha'al va riconosciuto al precedente staff tecnico che sul bomber di Dakar aveva deciso di investire la scorsa estate prelevandolo dai semisconosciuti Toure Kunda de Mbour. Decisamente positivi i suoi primi dodici mesi israeliani con 29 presenze e cinque reti – alcune di pregevole fattura – all'attivo. Resta comunque il fatto che all'appuntamento olimpico Pape c'è arrivato da Signor Nessuno (o quasi) e adesso invece 'rischia' clamorosamente di uscirne da pezzo pregiato nel mirino dei migliori osservatori e club d'Europa. Soprattutto se il Senegal riuscirà ad andare avanti nel percorso olimpico – il passaggio ai quarti di finale è quasi assicurato – e se il suo centravanti ancora tutto da scoprire riuscirà nuovamente a gonfiare la rete.
Esplosività fisica, resistenza e gran corsa, Konatè eccelle anche per capacità tecniche e visione di gioco. Chiedere per informazioni a Sebastien Coates (Liverpool) e Alexis Rolin (Nacional di Montevideo, ma nel mirino di Juve e Lazio), i suoi opponenti uruguagi, che ha fatto letteralmente ammattire dal primo all'ultimo minuto. La standing ovation tributatagli ieri sera dal pubblico del Wembley Stadium certifica probabilmente l'inizio di una nuova e ambiziosa fase della sua carriera.
Se partirà da Israele o altrove saranno tante circostanze a stabilirlo. Una cosa è però senz'altro sicura: a Tel Aviv, dove lo hanno blindato con un contratto quinquennale che scadrà nel 2016, non hanno alcuna intenzione di fare sconti. Chi vuole Konatè dovrà presentarsi con intenzioni (e assegni) molto seri.

a.s - twitter @asmulevichmoked


pilpul
In cornice - Difendere Aleppo
daniele liberanomeIl bla-bla e la sostanziale passività con cui la cosiddetta Comunità Internazionale segue i massacri passati, presenti e futuri di Assad, sta facendo e farà una vittima illustre mai citata: il patrimonio artistico della Siria. Mentre i carri armati bombardano Aleppo, non si sente parlare dell'antichissima cittadella, risalente al tempo degli Ittiti, costruita su un rialzamento naturale. Munita poi di splendide mura nel primo Medioevo, arricchita da splendide moschee dal figlio di Solimano e poi da Mammelucchi. Sede di resti di quella che è forse la sinagoga più antica - si dice fondata dalle truppe del re David - e mandata a fuoco dalla folla accecata in un pogrom del Dopoguerra. Cosa verrà colpito durante i bombardamenti e negli scontri a fuoco? Cosa verrà rubato dai musei abbandonati? I benpensanti avrebbero anche questo motivo per mobilitarsi contro Assad.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for Two - Lode a Trieste
rachel silveraSono giunta a una di quelle conclusioni che hanno un sapore di universalità: amo Trieste. Era quasi un anno che ci ragionavo, non volevo farla vincere facile, ma il viaggio con il seguito di Redazione aperta è riuscito a farmi capitolare. Addio libertà, ora sono avvinta alle colonne di un qualche palazzo in Piazza Unità. Il castello di Miramare mi ha dato l'illusione di essere la principessa Carlotta per almeno cinque minuti, figurandomi mentre mi sveglio in una di quelle stanze tappezzate di broccato con gli occhi invasi da un mare perdutamente blu che litiga scherzosamente con l'azzurro del cielo. Perché amo Trieste? Perché immagino Svevo camminare pensando a burle, violino e inettitudine, Saba che prende qualche appunto nella sua libreria, Joyce che modella il suo Leopold Bloom. La conversazione con la tassista che mi portava alla stazione dei bus è stata illuminante, devo dire che quasi tutti i tassisti del mondo meriterebbero un Ph.D in filosofia o scienze politiche, ma quelli triestini hanno un je ne sais quoi. Quel 'ragazzaccio aspro e vorace' come Saba definiva Trieste, è una città dove con i caffè e affini ti portano sempre biscottini e patatine, dove puoi trovare i Meridiani della Mondadori impolverati e superscontati. Gli abitanti amano raccontarla, intessono storie, costruiscono un mosaico di passioni mai sopite. Gli occhi marini di tanti di loro si riflettono nelle acque di Barcola. La Trieste di Magris e Covacich, dell'Anonimo triestino e di Weiss. La amo tanto perché un po' ci assomiglia: in bilico tra tante identità, cerca strenuamente di essere in armonia con se stessa pur non isolandosi dal il mondo. Italiana si, ma non troppo.

Rachel Silvera, studentessa - twitter@RachelSilvera2

notizie flash   rassegna stampa
Israele - Scoperto un tesoro d'oro
dell'epoca delle Crociate
  Leggi la rassegna

Oltre cento monete d’oro sono state scoperte in Israele durante uno scavo archeologico nei pressi di Herzliya.  Le monete
potevano far parte del tesoro di una famiglia o essere una riserva di denaro accumulata per un investimento ed erano nascoste in un vaso di ceramica nel National Appollonia Park, dove una volta prosperava la prima città crociata di Apollonia-Arsuf. Erano state coniate in Egitto circa 250 anni prima della loro sepoltura sotto le mattonelle del pavimento della fortezza del XIII secolo, oggetto di uno scavo di grande impegno che ha avuto inizio oltre 30 anni fa.
 
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