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6 agosto 2012 - 18 Av 5772
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l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
 
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Adolfo
Locci
rabbino capo
di Padova



"…le sue pietre sono di ferro e dai suoi monti estrarrai il rame - אבניה ברזל ומהרריה תחצב נחשת" (Deuteronomio 8:9). Il Tosafista Rabbenu Efraim di Ratisbona (XII sec.), nota che le lettere iniziali di questa espressione di lode per la terra d'Israele (avanea barzel umehararea tachtzov) forma la parola Avot - אבות patriarchi, mentre le lettere che compongono la parola "barzel - ferro", sono quelle iniziali dei nomi delle Matriarche (Bilha Rachel Zilpà Lea - בלהה רחל זלפה לאה). La Torah vuole sottolineare il merito dei nostri Patriarchi e delle nostre Matriarche quale elemento fondamentale per il retaggio di Eretz Israel che, in questo particolare ultimo periodo, si sta popolando anche di molti ebrei delle nostre Comunità; Chizkù Veimtzù!

Anna
Foa,
 storica

   
Anna Foa
Affile, piccolo comune del Lazio, noto per aver dato i natali al maresciallo Graziani e per avergli offerto sepoltura, inaugurerà sabato un sacrario alla memoria del ministro della Difesa del governo di Salò.  Nell'inevitabile polemica derivata da questa notizia, il sindaco di Affile ha minacciato di querela l'ANPI, che opponendosi al sacrario ha detto che Graziani era stato condannato per crimini di guerra, sostenendo che  questi era stato condannato invece per collaborazionismo (nel 1948, una condanna a diciannove anni di cui scontò solo due anni). Qui le versioni della stampa divergono, in alcune si dice "per collaborazionismo", in altre "solo per collaborazionismo". Senza il "solo", infatti, quel che il sindaco di Affile vuol dire è che il collaborazionismo con i nazisti è stato un fatto positivo, di lealtà all'Italia, non un crimine di guerra. Se ci aggiungiamo il "solo", vuol dire che il collaborazionismo è piccola cosa, assai minore dei crimini di guerra, e che non vale la pena di fare tanto chiasso in proposito. Dal punto di vista storico, è vero che il maresciallo Graziani è stato condannato "soltanto" per il reato di collaborazionismo, come per collaborazionismo, oltre che per tradimento, fu processato in Francia Pétain, condannato a morte e salvato dalla grazia di De Gaulle. Ma la storia ci dice anche, fondandolo su prove irrefutabili, che il maresciallo Graziani ha ordinato l'uso dei gas, l'iprite in particolare, in Abissinia, e ha ordinato rappresaglie sulla popolazione civile, impiccagioni, repressioni senza numero. Il fatto che il tribunale lo abbia condannato  "per collaborazionismo", e non per questi suoi crimini di guerra,  ci fa forse dimenticare che cosa comportava la collaborazione con i nazisti che avevano invaso il nostro paese? Arresti di ebrei operati in prima persona dai militi della RSI, da Graziani diretti, e consegnati alla deportazione, il proclama che porta la sua firma  in base al quale i soldati italiani che non accettarono tale collaborazione furono inviati in deportazione (oltre seicentomila!), repressioni e violenze di ogni tipo nella lotta contro la Resistenza. Aspettiamo il processo per diffamazione minacciato dal sindaco di Affile per dire tutti insieme che Graziani fu un criminale di guerra, e per dirlo a voce alta appoggiandosi, stavolta, sui documenti della storia.

davar
Olimpiadi - Testimoni di sport e di pace
È l'Olimpiade dei grandi record, degli atleti saetta che mai come quest'anno infiammano gli stadi, le piscine e i campi di gioco. Ma è anche l'Olimpiade della memoria e oggi pomeriggio, in occasione del 40esimo anniversario dell'attentato al Villaggio Olimpico di Monaco che costò la vita a undici tra atleti e allenatori della delegazione israeliana, saranno in molti a recarsi presso il prestigioso Guildhall londinese per testimoniare l'importanza di affermare valori e principi comuni nella manifestazione che più di ogni altra si propone di essere porta d'incontro tra i popoli. Organizzata dal Comitato Olimpico israeliano in collaborazione con l'ambasciata di Israele a Londra e con la Comunità ebraica inglese, la cerimonia commemorativa delle vittime di Monaco è un appuntamento ormai consueto dei Giochi ma quest'anno – anche alla luce delle veementi polemiche legate alla mancata concessione di un minuto di silenzio nel corso dell'evento inaugurale – avrà un significato ancora più speciale del solito. Hanno annunciato la loro presenza il presidente del Comitato Olimpico Internazionale Jacques Rogge, i presidenti di numerosi Comitati olimpici nazionali, i dirigenti della federazione israeliana e vari rappresentanti del mondo ebraico. Tra gli invitati anche Vittorio Pavoncello, presidente del Maccabi Italia e consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, che in questi mesi si è speso senza tregua affinché la delegazione italiana fosse in prima linea nella campagna internazionale di sensibilizzazione - in parte disattesa dai massimi vertici dello sport mondiale - che ci ha accompagnato fino all'arrivo della torcia all'Olympic Stadium. Un risultato raggiunto grazie al coinvolgimento diretto del presidente del Coni Gianni Petrucci e a quanti, tra i membri spedizione azzurra, si sono prodigati per scrivere nuove pagine di sport, inclusione e pace affrontando questa sfida sempre a testa alta.
Pagine che corrono anche sulle onde del bacino di Weymouth dove l'israeliana Lee Korzits si giocherà domani mattina nel windsurf le carte migliori per regalare al suo paese una storica seconda medaglia d'oro olimpica dopo l'impresa di Gal Fridman ad Atene 2004. E pagine che corrono anche sulla carta stampata con Pagine Ebraiche di agosto in distribuzione in questi giorni che alla memoria di coloro che innalzando la bandiera di Israele persero la vita nel nome di un odio cieco che nega la democrazia, la coesistenza e il confronto, dedica il dossier centrale di approfondimento sul mondo dello sport e sulla sua particolare declinazione ebraica.

Taglit - Il saluto di una guida speciale
Cari ragazzi,
non sono bravo nei saluti ma ci tenevo a scrivere questa lettera per voi, perché questa settimana ha significato per me qualcosa che non avrei mai creduto.
Non vorrei essere presuntuoso ma penso di aver instaurato con voi un legame più forte rispetto agli altri soldati israeliani perché in effetti sono anch’io uno di voi. Sono nato in Italia, ho vissuto un po’ la comunità ebraica e so come ci si sente ad essere un ebreo all’estero. Nonostante io abiti in Israele mi immedesimo in voi e capisco quello che provate perché anch’io ho una discendenza italiana. Questo viaggio di Taglit non è stato un viaggio normale, ma un sogno che ho realizzato, ovvero vedere italiani ebrei pronti a lasciare casa per vedere come Israele realmente è e scoprire le proprie radici. Spero che noi israeliani vi abbiamo fatto assaggiare un po’ di questa realtà e spero anche che abbiate capito che Israele per voi sarà sempre una seconda casa, che vi accoglierà sempre a braccia aperte. E come ho letto ieri al Monte Herzel nella lettera, c’era una frase che diceva “ Ein ieush, tamid lihot besimcha” (“non essere triste, bisogna sempre essere felici”), io intendo questa frase come mai vergognarsi di essere ebreo e camminare sempre a testa alta perché i nostri avi hanno combattuto affinché noi potessimo esser orgogliosi di essere ebrei e questo è quello che dobbiamo fare. Questa lettera non è una lettera d’addio perché sono sicuro ci saranno altre occasioni di vederci. Ogni volta che verrete in Israele casa mia sarà casa vostra e avrete sempre un posto dove stare.
Vi voglio tanto bene a tutti voi.

A presto,  Eli


pilpul
In cornice - Moschee
daniele liberanomeEntrare nelle moschee di Istanbul, come mi è capitato recentemente, ha risvegliato il ricordo di Gerusalemme di qualche anno fa. Mi sono tolto le scarpe, ho sentito il tappeto sotto i piedi, - come allora, quando si poteva entrare nelle moschee di Al-Aqza e in quella di Omar. Oggi invece all'entrata della spianata i nostri soldati ci fermano per evitare guai peggiori. Peccato, davvero peccato, perchè proprio la visita delle moschee evidenzia quanto l'islamismo sia così più vicino all'ebraismo di quanto non lo sia il cristianesimo. La struttura è concettualmente la stessa delle nostre sinagoghe monumentali: linee semplici, ornamento affidato a giochi di colori e a scritte stilizzate, architettura complessa, tutta l'attenzione rivolta all'asse verticale verso il mihrab (per noi verso l'Aron Hakkodesh). Nessuna dispersione dell'attenzione sull'asse orizzontale - verso le cappelle ai lati, verso i transetti, - che è tipica delle chiese; nessuna figurazione; nessun abside o spazio simile che fa perdere la concentrazione rispetto al mihrab (o all'aron hakodesh). Si capisce bene il motivo per cui i nostri maestri medievali spagnoli che si trovavano più a loro agio a confrontarsi con i musulmani che con i cristiani. Quando la follia dell'estremismo e il nazionalismo arabo passerà, si riscoprirà che le radici culturali ebraico-musulmane sono ben più profonde di quelle giudaico-cristiane.

Daniele Liberanome, critico d'arte

Tea for Two - Il nuovo repertorio di Chiara
rachel silveraSullo scorso numero di Vanity Fair Chiara Iezzi confessava la sua intenzione di sposarsi, ovviamente con rito ebraico. "Chiara chi?", "Hai presente Paola e Chiara, le due sorelle canterine?" "Ma la bionda o la mora?" "La bionda". Certo fa un po' strano pensare alla ragazza con lo Zohar in mano e che mangia kosher. Ma lei a differenza di tante very important person non scherza. Quella che per molti è stata la moda Madonna per cui bastava un rabbino di Beverly Hills e un braccialetto rosso contro il malocchio per Chiara è stata una nuova missione. Ed è davvero ammirabile, considerando che noi sbuffiamo quando shabbath d'estate finisce tardi. Studia con costanza, sa cosa è un Coen e non ha paura di parlare apertamente della sua conversione. Dovevo immaginarlo. Mi ha insegnato che amici come prima non vale più la pena e che a volte gli uomini sono dei grandi mascalzoni. Non ha avuto paura di autodefinirsi nuovamente distaccandosi dalla sua dolce consaguinea metà. Ricordo ancora quando con un pigiamino rosa assistevo alle sue performance al Festivalbar, razionalmente sapevo che era musica studiata a tavolino per essere orecchiabile. Ma scommetto che anche chi canta De Andrè e Gaber avrà cantato, fischiettato, mugulato almeno una volta 'Vamos a bailar'. Allora Mazal Tov Chiara, magari sarai la prossima cantante guest star di qualche bat mitzvah chic milanese. Inizia a studiare il repertorio.

Rachel Silvera, studentessa - twitter@RachelSilvera2

notizie flash   rassegna stampa
Il presidente israeliano Peres
in visita ufficiale in Grecia
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Il presidente israeliano Shimon Peres è da oggi in visita ufficiale ad Atene per una serie di colloqui centrati particolarmente su questioni energetiche e di difesa con i responsabili e gli esponenti politici greci. Lo riferiscono i media greci citando fonti del Consiglio dei ministri secondo cui Peres ha incontrato prima il capo dello Stato greco Karolos Papoulias e successivamente il primo ministro Antonis Samaras. La visita di Peres è la quinta di un responsabile israeliano di alto livello in Grecia negli ultimi due anni durante i quali i due Paesi hanno rafforzato la collaborazione nel settore della difesa. "Speriamo di sviluppare migliori relazioni d'amicizia con la Grecia. È un Paese amico e dobbiamo affrontare gli stessi problemi", ha detto Peres in un'intervista trasmessa sabato sera alla tv privata greca Mega.

 
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