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27 agosto 2012 - 9 Elul
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![](http://www.moked.it/unione_informa/120813/locci.jpg) |
Adolfo
Locci, rabbino capo
di Padova
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"Non
dovrai seminare la tua vigna con semi diversi…" (Devarim 22:8) Rav
Chyd"à (Rabbì Chayym Yosef David 1724-1806) ritiene che il verso ci
inviti a porre attenzione al possibile comportamento ambiguo
dell'essere umano: dare la tzedakà e fare maldicenza, onorare lo
shabbat con la preparazione di pietanze appropriate e poi parlare a
tavola di cose inerenti al lavoro, studiare Torà e comportarsi con
superbia...
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Anna
Foa,
storica
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![Anna Foa](http://www.moked.it/unione_informa/120813/foa.jpg) |
La decisione del tribunale di
Oslo di condannare a 21 anni di prigione Anders Breivik giudicandolo
sano di mente è di grande significato e importanza. Come hanno
sottolineato molti commentatori, e in particolare Adriano Sofri sulla
Repubblica di sabato, il tribunale ha sancito un principio di
responsabilità fondamentale per il mantenimento di ogni società civile.
Ha stabilito che il male è opera dell'essere umano, non appartiene a
un'entità metafisica, e corrisponde a delle scelte. Scelte che nel caso
di Breivik, come nel caso di altri personaggi a lui simili della
storia, sono rivendicate con un orgoglio che ci fa pensare alla follia
ma che follia non è. Le riflessioni a cui questa terribile vicenda ci
porta sono le stesse che ci sollecitano i grandi stermini della storia
e i processi che ne sono seguiti in cui il tema del male e della sua
responsabilità sono stati affrontati ed analizzati, e la sentenza con
il suo castigo eseguita. Siamo di fronte, nel caso del tribunale di
Oslo, a una vera prova di civiltà.
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Qui Venezia - Luce su Israele nel primo giorno di Biennale |
L'Italia
della cultura riparte da Venezia. Con la festosa presentazione alla
stampa e agli addetti ai lavori della Biennale Architettura (l'apertura
al pubblico avrà luogo nelle prossime ore, mercoledì 29), la vigilia
della Mostra internazionale del Cinema che pone in cartellone molte
pellicole di interesse ebraico, l'attesa Giornata europea della cultura
ebraica di questa domenica (di cui Venezia con la sua antichissima
Comunità sarà quest'anno città capofila) e la storica regata sul Canal
grande che si terrà sempre nello stesso giorno, sono centinaia di
migliaia i visitatori che si stanno dirigendo o hanno programmato una
visita per vedere la Laguna e i suoi tesori e partecipare alle
innumerevoli iniziative culturali.
Molto
intensa l'agenda degli appuntamenti. A cominciare dall'inaugurazione
del padiglione nazionale di Israele ai Giardini e dall'attesa apertura
del grande Padiglione Italia, una vetrina di come l'Italia è cresciuta
o potrà crescere che il governo Monti ha affidato all'architetto Luca
Zevi, anche Consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. A
fianco dell'ambasciatore di Israele a Roma Naor Gilon, fra le tante
autorità presenti in questi giorni in Laguna, il presidente
dell'Unione Renzo Gattegna che ha visitato l'esposizione nazionale di
Gerusalemme. L'ambasciatore Gilon ha fra l'altro incontrato, nel corso
della giornata, gli ebrei veneziani e il presidente della Comunità
ebraica di Venezia, Amos Luzzatto.
In
una Biennale che si conferma, come hanno ricordato ai giornalisti il
presidente della Biennale Paolo Baratta e il curatore David
Chipperfeld, il laboratorio internazionale di punta per ripensare il
rapporto fra l'essere umano e lo spazio, lo sviluppo, la crescita, la
ricerca dell'equilibrio con l'ambiente, il padiglione nazionale di
Israele segue il filo dell'ironia e della libera ricerca critica
considerando i forti contrasti generati dai più recenti sviluppi
urbanistici e culturali del paese ebraico nell'ambito di un mondo
sempre più globalizzato e massificato. I l
padiglione israeliano, intitolato “Aircraft Carrier” (“Portaerei”) vede
la partecipazione degli architetti Assaf Evron, Fernando Guerra,
Florian Holzherr, Nira Pereg, Jan Tichy e dei curatori e dei commissari
Erez Ella, Milana Gitzin Adiram, Dan Handel, Miki Gov, Arad Turgeman.
L'iniziativa presenta i drammatici cambiamenti nell’architettura
israeliana a partire dal 1973, e dell’influenza americana che li ha
resi possibili. Questa data segna uno spartiacque nella storia del
capitalismo globale, così come nell’interesse strategico americano
verso il Medio Oriente e nei mutamenti interni alle strutture sociali,
economiche e territoriali di Israele. Tutti questi elementi insieme –
prodotti da conflitti territoriali e da crisi energetiche - hanno
trasformato radicalmente l’architettura israeliana.
La
mostra getta uno sguardo sugli ambienti costruiti che ne emersero
combinando commento visuale e materiali storici. Questi ambienti
raccontano non solo la storia dell’impatto senza precedenti del
liberismo capitalista in un paese precedentemente fondato su un sistema
di welfare di stampo socialista, ma anche quella di un nuovo
orientamento culturale e architettonico oggi messo in discussione da
un’altra crisi importante. Il padiglione è diviso nel luogo della
mostra e in un “negozio”, disposti in due distinti piani del palazzo.
Al piano terra, siete invitati ad acquistare uno o più tra una trentina
di prodotti “merchandise” che il designer industriale Tal Erez ha
creato esclusivamente per il progetto. Ciascuno di questi prodotti
rappresenta un momento chiave nella storia delle relazioni
israelo-americane.
Al
primo piano, questi prodotti diventeranno uno strumento di
informazione, mentre materiale archivistico e opere d’arte
commissionate saranno presentati su grandi oggetti nello spazio. I
fenomeni architettonici al centro di questa mostra sono divisi in
quattro categorie: Segnali (tentativi di compagnie e di individui di
mostrare il proprio potere politico e sociale attraverso progetti
edili); Emporium (l’ascesa del teorema del libero mercato e la rapida
trasformazione della società israeliana dall'austerità socialista a una
frenesia iper-consumista); Alleati (la capitalizzazione statale di
modelli e ambizioni di sviluppo privato come strumenti di promozione a
fini nazionali); Flottiglie (la segregazione dello spazio israeliano in
ambienti discreti con architetture parallele costruite per sub-società
diverse).
Ogni
categoria è rappresentata da una diversa combinazione di materiali
d’archivio e opere d’arte su commissione. Queste esposizioni, insieme
ai prodotti di largo consumo (“mercanzie”), permetteranno agli
spettatori di comprendere appieno i processi che hanno formato
l’architettura israeliana contemporanea. La
mostra è accompagnata da un catalogo - pubblicato dall' editore tedesco
Hatje Cantz e redatto dai curatori - che contestualizza i fenomeni
al’interno dei grandi processi di trasformazione storica. Il libro
include testi di Milton Friedman, Justin Fowler, Eeva-Liisa Pelkonen,
Tamar Berger, e Or Aleksandrowicz, insieme alle opere visuali degli
artisti che partecipano alla mostra e dei designer grafici della
Baltimore “Post-Typography”. La Biennale Architettura resterà aperta fino agli ultimi giorni del prossimo novembre.
l.p.
Nelle
immagini: il presidente Ucei Renzo Gattegna assieme all'ambasciatore di
Israele Naor Gilon, l'incontro fra il presidente della Comunità ebraica
di Venezia Amos Luzzatto e il consigliere Ucei Luca Zevi, il padiglione
nazionale di Israele alla Biennale, l'ambasciatore Naor Gilon,
l'addetto culturale di Israele a Roma Ofra Zarhi illustra la mostra
allestita nel padiglione di Israele, vecchia e nuova architettura nel
vivace sviluppo urbano di Tel Aviv, il presidente della Biennale di architettura di Venezia Paolo Baratta e il curatore David Chipperfeld durante la conferenza stampa.
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Giornata della Cultura - L’umorismo tra mare e sole
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I
rabbini, guide e maestri di Torah, “sanno” anche ridere? Certo, anzi la
risata e l’ironia possono essere lo strumento più efficace per
raggiungere i propri allievi. A spiegarlo, in occasione della Giornata
europea della cultura ebraica del prossimo 2 settembre a Genova sarà il
rabbino capo Giuseppe Momigliano nei suoi interventi Ridere tra Cielo e
Terra – L'umorismo nella tradizione ebraica e Milè Debedichutà. Quando
i rabbini raccontano le storielle. Non solo il rav fra i relatori nel
capoluogo ligure: a offrire spunti sulla risata ebraica saranno anche
le letture di Pietro Fabbri e diverse conferenze. Per chiudere in
musica, con il concerto klezmer dei MusaMigrantEnsamble. E la
Giornata della cultura troverà un posto al sole anche a Napoli e in
tantissime località del Meridione, nel segno di una nuova grande sfida
del dialogo e dell’incontro: il festival Lech Lechà- Va’ verso te
stesso, settimana di arte, cultura e letteratura ebraica che avrà luogo
a San Nicandro Garganico e in altre otto località pugliesi grazie alla
Comunità partenopea e con il patrocinio tra gli altri dell'Unione delle
Comunità Ebraiche Italiane (2-8 settembre). La rassegna si candida ad
attrarre un pubblico vasto e diversificato grazie a dieci differenti
filoni tematici, che verranno sviluppati da oltre 60 relatori. Tra i
vari moduli, Reshit - storia ebraica, Il canto di Abramo, Un ebreo a
Hollywood, Yom haShabbat, e La notte dell'ebraismo tranese con suoni,
sapori e humour nella Giudecca.
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In cornice - Un itinerario per Parigi
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Attenti
a non perdersi nel Museo ebraico di Parigi: è organizzato in parte per
tema (feste, rito), in parte per territorio (Italia, Polonia etc.), in
parte per cronologia (dal Medioevo all'Emancipazione a oggi). I pezzi
esposti sono però di grande valore. Notevole è una rara channukkià
medievale francese, dei tempi precedenti alla cacciata dalla Francia
nel XIV secolo per volontà di Filippo il Bello. E' grosso modo
contemporanea delle grandi cattedrali gotiche, e si vede. Il piano
verticale della channukkià, quello che si appoggiava al muro, è
traforato in modo da formare una specie di rosone di Notre Dame senza
vetri. Sopra ciascuna conchetta per l'olio, ecco un archetto, e tutti
insieme sembrano le nicchie in serie in cui venivano sistemate le
statue sulle facciate delle cattedrali del tempo. Non mancano bei pezzi
provenienti dall'Italia: la cultura ebraica di questo paese la fa
spesso da padrona nonostante il peso numerico esiguo rispetto ad altre
comunità europee. Un aron del XV secolo proveniente da Modena è bello e
interessante. Perfettamente e facilmente trasportabile, ricorda una
piccola torre, come a dire che la Torà è l'unica vera difesa per il
nostro popolo. Fra tante meraviglie - un'opera contemporanea: è
una bella channukkià in metallo di Luigi Del Monte, essenziale, sobria.
Complimenti.
Daniele
Liberanome, critico d'arte
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Tea For Two - Il matrimonio
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Natalie
Portman si è sposata, anche le foto rubate con chuppah e balli lo
confermano. Si rassegnino i rampolli, la jewish princess per eccellenza
non è più sul mercato. Il fortunato è il coreografo Benjamin Millepied
(si, un ballerino che si chiama Millepied) conosciuto danzando e
sfidandosi con Mila Kunis nell'inquietante Black swan. Per curiosi e
patiti di wikipedia, Mila Kunis è nata a Chernivitsi, la piccola Vienna
ebraica che vanta cittadini famosi come Paul Celan. La Portman non si
smentisce neppure il giorno più bello e indossa una coroncina di fiori
e un vestito che avrebbe ricevuto la benedizione di Audrey Hepburn. Io
voglio bene a Natalie, non la conosco, c'è un'alta probabilità di non
conoscerla mai, ma le voglio bene. Primo è nata in Israele e non lo ha
mai nascosto per farsi amare dall'intellighenzia dell'Hollywood
anticonformista. Secondo ha studiato ad Harvard, Harvard avete capito
bene. La jewish princess è un genietto. Terzo e non trascurabile
motivo, si è comportata in maniera impeccabile il giorno nel quale ha
vinto l'Oscar: la vittoria per Black swan era conclamata e Natalie come
ultima testimonial di Dior avrebbe dovuto indossare un vestito
megagalattico della maison. Gli stessi giorni però esce fuori la
notizia che il 'simpatico' John Galliano, direttore artistico di Dior,
è protagonista di un video amatoriale nel quale, alticcio, lancia
banali frasi antisemite ai suoi vicini di tavolo. Natalie cambia idea
all'ultimo secondo e decide di fare la grande uscita sul red carpet con
un abito di Rodarte, adorabile marchio che aveva già firmato gli abiti
del film che le regala la statuetta. Ma la lista che mi porta a voler
bene alla Portman, un po' come Benigni voleva bene a Berlinguer, è
davvero lunga: vegana, attenta all'ambiente ma non per questo
noiosamente bacchettona (ha girato un video spassosissimo per il
Saturday Night Live nel quale si lancia in un rap improbabile). Ha
velleità da regista e dopo aver girato un episodio del film corale New
York, I love you, si dedica alla trasposizione cinematografica di Una
storia di amore e di tenebra di Amos Oz. Ha chiamato suo figlio Aleph e
c'è che scommette che la prossima si chamerà Beth. Lo ammetto, sono una
di quelle terribili personcine che hanno il jewish pride. Mi esalto se
vedo folkloristiche scene nei telefilm americani, quando cercano di
includere personaggi di tutte le etnie e inseriscono il classico
ragazzo ebreo un po' nerd e che vive della rendita del bar mitzvah. E
il mio jewish pride sale alle stelle quando vedo le foto rubate e
sgranate di Benjamin che avvolge Natalie nel talled.
Rachel Silvera, studentessa
twitter @RachelSilvera2
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notizie flash |
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rassegna
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Israele - Imparare nel sonno
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Dormire
non serve solo a “liberare la memoria” aiutando a organizzare i ricordi
ma anche a imparare. Questo il risultato di uno studio coordinato da
Anat Arzi dell’Istituto Weizmann di Rehovot in Israele e pubblicato su
Nature Neuroscience. Secondo lo studio il cervello è in grado di
assimilare informazioni e reagire allo stesso modo a suoni e odori, sia
durante il sonno che mentre si è svegli. In sostanza, l’uomo può
apprendere nuove informazioni mentre dorme e questo può inconsciamente
modificare il suo comportamento di veglia. «Ora che sappiamo che un
qualche tipo di apprendimento durante il sonno è possibile - commenta
Arzi - vogliamo scoprire quali sono i limiti e quali informazioni
possono essere apprese durante il sonno».
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L'Unione
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