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2 settembre 2012 - 15 Elul 5772
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moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav
Benedetto Carucci Viterbi Benedetto
Carucci
Viterbi,
rabbino

Il cardinale Martini era uomo di silenziosa e concentrata attenzione alle parole altrui; di accoglienza della alterità; di apertura anche a chi non crede: così lo ricordo in un incontro di tanti anni fa. Un esempio per credenti e non credenti.


David
Bidussa,
storico sociale delle idee


David Bidussa
La morte del cardinale emerito di Milano, Carlo Maria Martini, ha commosso, rinnovato polemiche sulle sue vie di riflessione e ne ha accese di nuove a proposito delle sue scelte finali. I punti esclamativi sono stati prevalenti sui punti interrogativi. Non dipende dalle certezze che circolano. Il fatto rientra in una condizione più generale: abbiamo disimparato a farci domande fino a smettere perché abbiamo paura delle risposte che ci potremmo dare.

davar
Qui Venezia - Cultura vita, sorrisi aperti
Sala Montefiore gremita questa mattina a Venezia in occasione dell'apertura della tredicesima edizione della Giornata Europea della Cultura Ebraica ha che nella città lagunare la località capofila per il 2012. Molti gli ospiti autorevoli dal mondo della cultura e delle istituzioni che hanno raccolto l'invito della Comunità veneziana testimoniando con la loro presenza il valore di un'iniziativa che da sempre si propone di aprire ponti di conoscenza rivolti a tutta la società italiana. Tema di questa tredicesima edizione, come noto, l'umorismo ebraico nelle sue molte e complesse sfaccettature. A fare gli onori di casa il presidente della Comunità ebraica Amos Luzzatto, che si è detto soddisfatto e orgoglioso di accogliere tra gli altri, assieme al presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e al vicepresidente Roberto Jarach, il ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca Francesco Profumo, il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri e il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni oltre a numerosi rappresentanti della Regione, della Provincia e della società civile. Presenti in sala anche l'addetto culturale dell'ambasciata israeliana in Italia Ofra Fahri e il rabbino capo Ghili Benyamin. “Venezia – ha spiegato Luzzatto – è un luogo intriso di storia ebraica. Una città e una comunità che, anche in virtù della loro particolare collocazione geografica, sono abituate a guardare al di là delle frontiere. Venezia è una finestra verso l'Europa che dobbiamo sempre tenere aperta”. Ricordato anche il cardinal Martini, un uomo di straordinaria levatura, ha sottolineato Luzzatto, “con cui ho avuto il piacere e l'onore di dialogare in più occasioni e che ci mancherà moltissimo”. A dare il via ufficiale alla Giornata il presidente UCEI Gattegna. “In genere – ha affermato nel suo intervento – l'umorismo ebraico è costituito da brevi storie, oserei dire da brani di letteratura, che sono fonti di riflessione e di sorrisi, a volte compiaciuti, a volte amari, più spesso agrodolci e questo è il motivo per il quale la scelta della commissione europea è caduta su questo tema. È il riconoscimento della dignità culturale di un vero e proprio genere letterario al quale gli ebrei hanno affidato una duplice funzione: discutere e interloquire tra loro e, al tempo stesso, comunicare a tutti, in maniera leggera e piacevole, ma non superficiale, fatti, principi e valori”. Il presidente dell'Unione ha anche rivolto un pensiero 'particolarmente affettuoso e grato' alle località che, pur colpite dal recente terremoto, “hanno ugualmente voluto confermare la loro partecipazione, proprio per dare un segnale netto di volontà di ripresa, di fiducia nel futuro e di sostegno alle proposte culturali”. Introdotto dal giornalista Paolo Navarro ha poi preso la parola il sindaco Orsoni, che ha evidenziato come celebrare la cultura ebraica significhi celebrare la cultura veneziana stessa, di cui la realtà ebraica è una componente “straordinaria” ed “essenziale”. Un concetto ribadito dal ministro Profumo, che ha inviato tutti i cittadini italiani ed europei a prendere parte a questa Giornata di incontro e conoscenza che rappresenta una data “importantissima per tutti noi”. Il ministro ha quindi ricordato le molte iniziative comuni portate avanti dalle istituzioni pubbliche ed ebraiche in un percorso di collaborazione che abbraccia numerosi ambiti e che ha dato finora risultati estremamente proficui. Un monito a non abbassare la guardia contro i fautori dell'odio e a combattere l'ignoranza con l'arma della cultura è arrivato invece dal ministro Cancellieri, che ha rafforzato il valore di questa affermazione ricordando la Tripoli fertile intreccio di identità, popoli e religioni in cui ebbe a trascorrere la sua giovinezza e che “tanti segni ha lasciato nella mia vita”. Conclusa la sessione dei saluti ufficiali ha preso la parola Dario Calimani, docente dell'Università Ca Foscari, che ha tenuto una lectio magistralis sul tema 'Lo humor ebraico, rido ergo sum' approfondendo vari aspetti e sfumature del witz e della sua capacità attraverso i secoli, i luoghi e le situazioni di fungere da valvola di sfogo alle difficoltà del quotidiano. L'intervento del professor Calimani ha aperto la lunga carrellata di eventi che accompagneranno il pubblico veneziano fino a tarda sera tra laboratori didattici, visite guidate e narrazioni itineranti. Grande successo per la mostra Jewish Humor in photographs, litography and video ospitata al Museo ebraico e arricchita dalla presenza di un antico Parokhet e di una prestigiosa Bibbia miniata trecentesca.
Le attività riprenderanno nel primo pomeriggio con l'avvio della rassegna cinematografica It hurts to laugh-L'umorismo ai tempi di Mel Brooks e Gene Wilder con proiezioni di alcune grandi pellicole internazionali dedicate al witz e allo humour e con l'incontro 'Tra umorismo e ironia' al Museo ebraico in compagnia di Umberto Fortis e Alessandro Zanon. Molta attesa infine per la performance 'La pace in famiglia. Scene d'interni di una famiglia ebraica' che questa sera chiuderà la Giornata al Campo di Ghetto Nuovo.

Adam Smulevich – twitter @asmulevichmoked

Qui Roma - Arte è anche un Maghen David di lana blu
benayounForse è il gigantesco Maghen David che l'artista giapponese Uemon Ikeda ha iniziato a montare con un filo di lana e seta blu questa mattina  nei giardini del Tempio maggiore di Roma, l'elemento più caratteristico di questa Giornata della Cultura nella Capitale, una giornata che nonostante il cielo non proprio sereno ha visto l'affollarsi dei visitatori già nelle prime ore del mattino.  II calendario di oggi nella Capitale prevede fra le molte iniziative, visite guidate in italiano e in inglese al Tempio maggiore, al Museo ebraico, al vecchio ghetto, apertura straordinaria delle Catacombe ebraiche di Vigna Randanini a cura della Fondazione beni culturali ebraici in Italia Onlus, visita alla sinagoga di Ostia Antica, seguita dal pranzo con pietanze tipiche guidaico-romanesche. “Siamo molto soddisfatti di come stanno andando le cose - commenta Claudio Procaccia direttore del Dipartimento Cultura della Comunità Ebraica di Roma che camminando fra le bancarelle allestite nel giardino del tempio si sofferma con i visitatori  - siamo in overbooking per le richieste di ingresso alle catacombe e al Museo".  Mentre al Portico d'Ottavia si può ammirare la mostra di Teresa Coratella al Palazzo della cultura sui simboli della tradizione ebraica e davanti all'antica pasticceria Boccione l'installazione dell'artista Fiorella Ivaldi che riproduce proprietari e frequentatori del bar Totò.
Gremita anche la sala Margana sede delle conferenze: L'umorismo in psicoterapia di Giovanni Yoav Dattilo, La risata nel mondo chassidico di Shalom Hazan, L'umorismo ebraico tra dolore e speranza di Massimo Caviglia che presenta anche la mostra Umorismo sotto la cintura: 30 anni di satira politica, di costume, televisiva e cinematografica.

Lucilla Efrati - twitter @lefratimoked

Qui Milano - Le radici profonde dell’umorismo ebraico
Affollatissima la Sinagoga centrale di Milano. I milanesi hanno dimostrato il loro affetto per la Giornata della cultura ebraica senza lasciarsi scoraggiare dal maltempo. “Umorismo ebraico oltre i luoghi comuni” sembra essere il sottotitolo che la Comunità di Milano ha scelto di dare alla manifestazione. Un filo conduttore che ha allacciato gli interventi che caratterizzano la mattinata della rassegna, dal discorso del rabbino capo Alfonso Arbib alla lezione dello studioso di mistica Haim Baharier. Ad accogliere i visitatori, il presidente Walker Meghnagi “Oggi ci riuniamo qui per festeggiare, per scambiarci idee, per ridere. Ma oggi è anche una giornata triste per tutti noi milanesi, quella in cui piangiamo la scomparsa del cardinale Carlo Maria Martini, amico e insostituibile uomo di dialogo”. Il ricordo del cardinal Martini ha unito e commosso nel corso della mattinata relatori e presenti. A rendergli omaggio è stato anche il rabbino emerito Giuseppe Laras, che tanto con lui aveva condiviso.
Umorismo ebraico, un tema che sembra aver conquistato la curiosità dei visitatori e delle autorità presenti (a portare il saluto delle istituzioni locali il vicesindaco Maria Grazia Guida, il presidente del Consiglio provinciale Bruno Dapei, l’assessore regionale Alessandro Colucci, l’onorevole Ricardo Levi della Commissione cultura della Camera, mentre per il European Council of Jewish Communities, ente patrocinatore della Giornata a livello continentale, è intervenuto il consigliere Simone Mortara). Eppure un tema che va oltre le barzellette che tutti sono abituati ad associare allo humour in salsa jewish, come sottolineato dall’assessore alla cultura della Comunità Daniele Cohen.
“Nessuno dovrebbe stupirsi quando dico che l’umorismo nella tradizione ebraica è un tema problematico – ha avvertito rav Arbib - Ridere vuol dire sdrammatizzare nei momenti più drammatici e questo consente la capacità di concentrarsi su altro dalle difficoltà, in primis sullo studio della Torah, come tante volte è accaduto nel corso della storia ebraica. Ridere di sé vuol dire anche ridimensionarsi e ridimensionare quella superbia, ga’avah, che rischia di portare l’uomo a credersi D-o. Esiste però anche una visione negativa dell’umorismo. Colui che deride gli altri viene paragonato al malvagio, perché ridicolizza la controparte e così annulla il valore delle sue parole. L’ebraismo è esattamente il contrario: la capacità di prendere tutto sul serio. Anche un gesto semplice come bere un bicchiere d’acqua, che deve essere accompagnato da una benedizione”.
Ad analizzare i lati più complessi dell’umorismo ebraico è stato anche il professor Baharier.
Poi per il pubblico è arrivato il momento delle visite guidate alla sinagoga e delle passeggiate negli stand, in attesa del programma del pomeriggio, che vedrà la performance Rabbini sotto spirito. Viaggio nel sottile umorismo dei Maestri del Talmud, con la David Piazza e le attrici Miriam Camerini e Sabra Del Mare, la conferenza di Andrea Grilli Dall’umorismo Yiddish a Omer dei Simpson, l’approfondimento del rav Roberto Della Rocca e dello psicanalista David Meghnagi, e la premiazione del concorso fotografico Obiettivo sul mondo ebraico organizzato dalla Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea.
In attesa dell’appuntamento serale allo spazio Oberdan Guardare una risata: l’umorismo ebraico nel cinema, con Ruggero Gabbai, regista e consigliere comunale di Milano, il critico cinematografico Maurizio Porro e il giornalista Roberto Zadik.

Rossella Tercatin twitter @rtercatinmoked


Il mondo ebraico rende omaggio al cardinal Martini
Un uomo di dialogo, un punto di riferimento. Una figura insostituibile. Il mondo ebraico italiano piange la scomparsa del cardinal Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano per oltre vent’anni, scomparso venerdì pomeriggio dopo una lunga malattia. “Uomo di cultura, fine esegeta biblico, grande protagonista del dialogo interreligioso, il cardinal Martini ha scritto alcune pagine memorabili di incontro tra i popoli prodigandosi in particolare per avvicinare nel solco dei molti valori comuni ebrei e cristiani - lo ha ricordato il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna - Un impegno straordinario per intensità ed efficacia, di cui troviamo traccia in numerosi suoi studi e significativamente ribadito con la decisione di trasferirsi a Gerusalemme una volta concluso il lungo mandato milanese, che ha portato indiscutibili benefici a tutta la società italiana”.
A rendere omaggio al cardinal Martini, la Comunità di Milano, che attraverso un messaggio diffuso dal presidente Walker Meghnagi e dal responsabile dei rapporti istituzionali Daniele Nahum, ha espresso profonda tristezza e ha domandato che a Martini vengano intitolati i Giardini della Guastalla, “un luogo altamente simbolico dato che racchiuso tra la sinagoga (espressione del dialogo ebraico-cristiano), l’Università statale (cattedra dei non credenti) e la Chiesa valdese (espressione del dialogo interconfessionale)”. Il commosso ricordo del cardinale ha unito relatori e pubblico anche durante le celebrazioni della Giornata europea della cultura ebraica proprio alla Sinagoga centrale. Dal presidente Meghnagi al rabbino capo Alfonso Arbib, dai rappresentanti delle istituzioni locali allo studioso di mistica Haim Baharier, tutti i presenti hanno rivolto un pensiero al cardinale, in onore del quale è stato osservato anche un minuto di silenzio. Un intervento particolarmente commosso è stato poi quello espresso dal rabbino capo emerito della Comunità Giuseppe Laras, che con il cardinale è stato protagonista di una stretta collaborazione. “Ricordo il nostro ultimo incontro pochi mesi fa. Quasi non riusciva a parlare, ma i suoi occhi erano gli stessi di sempre. Capii che era un addio”.
Anche a Gerusalemme, nella comunità degli italkim, la notizia della scomparsa del cardinal Martini è stata accolta con grande dolore. Così Sergio della Pergola, demografo dell’Università ebraica “Ricordo che uno Shabbat qualche anno fa venne al Tempio Italiano di Via Hillel 27. Era vestito modestamente di grigio e si sedette all’ultimo banco della sinagoga. Come membro del comitato, mi avvicinai a lui e gli dissi: Eccellenza, venga per favore a sedersi in uno dei banchi anteriori dove di solito si mettono gli ospiti di riguardo. Il cardinale gentilmente rifiutò e continuò a seguire la preghiera con davanti a sé il libro aperto in ebraico. Alla fine si ritirò discretamente”.
Un omaggio al cardinale è giunto anche dall’Assemblea dei rabbini d’Italia, che ne ha ricordato “l’esemplare, convinto impegno nel dialogo con tutti i credenti e i non credenti, l’amore per una conoscenza e uno studio senza barriere”. “Che il suo esempio possa essere faro e stimolo verso la pace tra tutte le creature dell’unico D-o” l’auspicio del presidente rav Elia Richetti.
Domani, alle 12 in piazza Fontana, davanti al Palazzo arcivescovile dove Martini havissuto per oltre vent’anni, la Comunità ebraica di Milano e i rabbini Arbib, Laras, Richetti e David Sciunnach si ritroveranno per una pubblica lettura dei Salmi in sua memoria.

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Qui Venezia - Alla Biennale Gitai e Burshtein protagonisti
Il grande cinema israeliano sbarca alla Mostra internazionale del cinema della Biennale di Venezia con molte produzioni che appassionano in queste ore il pubblico del prestigioso festival culturale giunto alla sessantanovesima edizione. Con la doppia proiezione, alla presenza dell'autore, dell'omaggio che il regista Amos Gitai accolto dal pubblico con una calorosa ovazione, ha rivolto alla figura della madre e del padre, uno dei maggiori esponenti della scuola di architettura del Bauhaus, e l'entrata in campo del commovente lavoro di Rama Burshtein Lemale Et Ha'Chalal (Fill the void), molti addetti ai lavori e appassionati hanno reso omaggio alla bandiera di Israele e dell'arte che l'unica democrazia del Medio Oriente esprime e continua a produrre nel più profondo rispetto della libertà d'espressione e di opinione. Su Pagine Ebraiche di settembre, attualmente in distribuzione, molti elementi sulle novità di questa stagione cinematografica.

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Davar Acher - "Una riflessione necessaria"
Ugo VolliIneludibile come le prime piogge dell'autunno, oggi è arrivata anche la giornata della cultura ebraica: auguro a tutti di divertirsi col nostro umorismo, e di farlo un po' perfidamente, spero, perché la natura profonda del riso è quella di una violenza simbolica, non di una serena e festosa armonia. Che nel caso ebraico si tratti poi principalmente della violenza simbolica che applicano su se stessi i membri una popolazione perseguitata, subendo l'egemonia del punto di vista dei suoi nemici, come sembra a me; oppure della simpatica autoironia di una cultura sofisticata e cosmopolita, come ha proposto su questo sito qualche intervento critico rispetto alle mie analisi, non importa molto oggi. Non è ovviamente mai stata mia intenzione squalificare o scomunicare l'umorismo ebraico, ma solamente far pensare, magari ironicamente, a quel  tanto di dubbio che bisogna riconoscere nelle sue radici e in definitiva allo spazio sempre claustrofobico che al nostro popolo è stato dato nella cultura europea, anche quando sembrava trionfarvi (si pensi a Kafka e al suo successo postumo) e alle strategie di autotutela simbolica con cui si è difeso, ma in un certo senso si è anche adattato alla gabbia simbolica in cui era rinchiuso. Ma l'ironia sull'umorismo, come in genere la critica sulla critica, non sono mai facilmente digerite o men che meno bene accette, ho imparato a mie spese. Anche se esercitate in perfetta solitudine e contrastate invece da una maggioranza piuttosto organica e ben insediata, vengono facilmente accusate di prepotenza.
Ma forse proprio nell'ottica del pensiero critico, val la pena di confermare ancora una volta il titolo di questa rubrica (Davar acher, nel senso di opinione dissenziente), facendo notare quanto, proprio dal punto di vista umoristico, sia buffa la canonizzazione della barzelletta in una ufficialissima "giornata europea della cultura", come se la risata non fosse invece per sua natura dissacrante, sovversiva, irregolare, insofferente degli appuntamenti ufficiali e delle lezioni magistrali. Ancor più in generale, credo, bisognerebbe riflettere sulla voglia di istituzionalizzazione che c'è dietro a questa fioritura di giornate, festival, musei, spettacoli che ormai coinvolgono su infiniti argomenti quasi tutte le comunità ebraiche italiane. Quanti sono i musei ebraici in Italia, da Firenze a Casale a Venezia, da Bologna a Roma, da Ferrara a Trieste? E quanti i festival? Le giornate europee sono almeno due, quella della memoria e quella della cultura, entrambe pensate soprattutto per il pubblico non ebraico. Per fortuna si è deciso quest'anno di dedicarne una anche alla Torah, con un target e un contenuto certamente più ebraici. 
Per carità, si tratta di bellissime iniziative che presentano eventi molto interessanti, mettono a disposizione del pubblico oggetti molto belli, tutelano la memoria e comunicano l'identità. Ma c'è un'altra religione, o se volete un'altra minoranza nazionale o culturale che abbia sviluppato di recente come noi una tale passione per la propria istituzionalizzazione? Si pensi ai valdesi o agli ortodossi, agli armeni o ai greci di Puglia... non vi è confronto. Come se per noi fosse più importante conservare, esibire, comunicare, rievocare, spiegare, piuttosto che vivere l'ebraismo... Non so se sia anche questo bisogno di legittimazione nei confronti degli altri, necessità di serbare le tracce di ciò che si sta cancellando, o piuttosto affetto per le proprie radici e fiducia nella cultura.
Certo che la conservazione e la spiegazione prevalgono largamente sulla produzione e sulla riproduzione. E' un fatto che vi siano più festival ebraici che librerie ebraiche e perfino forse più musei ebraici che negozi kasher, in certi posti più spettacoli ebraici che funzioni ebraiche, più conferenze che matrimoni o circoncisioni, bellissime sinagoghe storiche che non hanno quasi funzionamento regolare, tenute aperta per la visita dei turisti e delle scolaresche e magari frequentatissime. Capisco, lo ripeto, che tutto questo è lodevole e produce intorno a noi un interesse e un rispetto per la cultura ebraica che in altri tempi non c'era. Ma mi viene in mente il museo egizio di Torino, così pieno di splendidi artefatti, intorno a cui si pubblicano dottissime analisi - senza più nessun egizio da millenni che possa dire la sua. O quella battuta di Tucholsky (molto umoristica, molto ebraica) sulle famiglie berlinesi che tutti i pomeriggi all'ora del the vanno a dar spettacolo di sé davanti alla gabbia delle scimmie, solo che le scimmie non ci sono più.
Naturalmente queste iniziative sono pensate con l'intenzione opposta, per cercare di mantenere vivo l'ebraismo italiano e le sue comunità, almeno a livello simbolico, e di per sé - lo ripeto - quasi tutte hanno ottime ragioni e spesso anche buon successo. Diverse piccole comunità tengono ancora proprio perché hanno scelto questa strada e si sono fatte sostanzialmente organizzatrici di cultura ebraica per il consumo esterno, più che centri di vita ebraica attiva nel senso tradizionale. Forse tutto ciò è inevitabile. Ma nella giornata della cultura o forse piuttosto altrove, in una sede comune a tutto l'ebraismo italiano, religioso e no, vicino e lontano, presente alle politiche comunitarie o meno - che certamente oggi manca - forse una presa di coscienza e una riflessione sui vantaggi e sui rischi di una museificazione collettiva andrebbe condotta, e sarebbe forse utile in proporzione alla sua franchezza. 

Ugo Volli twitter @UgoVolli

notizieflash   rassegna stampa
Qui Trani - Al via Lech Lechà
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Un Corso intensivo di lingua ebraica moderna alla Sinagoga Scolanova di Trani è quello che si svolgerà da domani nell'ambito della manifestazione ‘Lech Lechà – Settimana di Arte, Cultura e Letteratura Ebraica’, che da oggi all' 8 settembre attraverserà dieci città della Puglia.  Il corso, che ha già riportato numerosissime prenotazioni da tutta Italia, durerà dal 3 al 7 settembre (dalle 9 alle 13) è a cura del professor Eitan Lerer e in collaborazione con l’Università degli Studi del Salento, Lecce.

 
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