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16 settembre 2012 - 29 Elul 5772
l'Unione informa
ucei 
moked è il portale dell'ebraismo italiano
alef/tav

Benedetto
Carucci Viterbi,
rabbino

 

"Oggi voi tutti siete di fronte al Signore vostro Dio": così recita l'inizio della parashah letta ieri. Ed è quello che, necessariamente, dobbiamo realizzare in questo Rosh haShanah: essere un insieme di individui che forma una collettività. Solo in questa prospettiva, per la quale ciascuno può godere dei meriti dell'altro - chiunque esso sia -, possiamo aspirare al perdono. Shanah Tovah, ketivah vehatimah tovah a tutti.

David Bidussa, storico sociale
delle idee


laura quercioli mincer
E’ difficile fare dei buoni propositi per un nuovo anno. Come dice un mio amico bisognerebbe avere delle idee o forse sarebbe già un possibile indizio provare a rompere gli schemi di un ragionamento. Uno spunto potrebbe essere rappresentato da un passaggio richiamato, martedì scorso, 11 settembre,da Jean-Marc Ayrault, primo ministro francese in carica, in occasione dell’apertura del sito memoriale del campo di Les Milles, da cui sono transitati molte francesi tra il 1940 e il 1942 verso la deportazione e lo sterminio.
In quell’occasione Ayrault  e ha ricordato come quella la vita, più spesso la morte, di quegli individui  fu possibile perché l’etica della convinzione degli  altri individui intorno a loro era fondata sul disprezzo.
Bisognerebbe ricordarlo quando in questi giorni si riflette, spesso a sproposito, sia sulla libertà parola, sia sulle suscettibilità di chi si ritiene offeso dalla sfrontatezza altrui.

davar
"Rosh haShanah, festa universale"
Il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna, ha rivolto stamane alla popolazione italiana, in occasione del nuovo anno ebraico, il seguente messaggio di saluto attraverso i canali radiofonici della Rai.

Rosh haShanah, il capodanno ebraico, celebra la creazione del mondo e del genere umano e quindi è una festa che ha dimensione universale.
La descrizione contenuta nella Genesi tende a valorizzare il significato della comune origine di tutto il genere umano.
Infatti il primo uomo e la prima donna sono plasmati da Dio a sua immagine e somiglianza e la vita gli viene infusa attraverso l'afflato divino.
Una tale origine non può che essere interpretata nel senso di una parità di diritti e di una pari dignità tra uomo e donna, pur nel rispetto delle loro specificità e diversità.
A questa considerazione non può che seguirne immediatamente un'altra perché se tutta l'umanità discende da una sola coppia, la comune origine conferisce a tutti gli esseri umani e a tutti i popoli, al di là delle loro diversità, un'assoluta parità di diritti e di doveri, senza gerarchie e senza privilegi di carattere morale o giuridico.
E' significativa l'analogia tra l'acquisizione da parte di Adamo ed Eva della facoltà di distinguere il bene dal male e la loro conseguente cacciata dal paradiso terrestre, con il significato che viene attribuito dagli ebrei a Rosh haShanah e ai successivi dieci giorni. Un periodo dedicato all'introspezione, all'autocoscienza e alla ricerca di eventuali errori o azioni riprovevoli da parte di ciascuno.
Sono giorni "terribili", come terribile può essere l'esperienza di compiere un approfondito esame di coscienza e così come certamente terribile è stata l'esperienza di Adamo ed Eva di perdere l'innocenza, di acquisire la capacità di giudicare e in definitiva di crescere.
Certamente è utile chiarire, in estrema sintesi, quali siano i principi infrangendo i quali si commettono azioni contrari all'etica e alla giustizia.
Sono i principi che costituiscono il grande contributo che l'ebraismo ha donato a tutta l'umanità: i Dieci Comandamenti che Dio consegnò a Mosè sul Monte Sinai e le regole che sono dedicate a regolare i rapporti umani:
- Ama il prossimo tuo come te stesso
- Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te
- Ama lo straniero perché anche tu una volta sei stato straniero
Se questi principi e queste regole, ancora così attuali nonostante il passare dei millenni, fossero recuperati e rispettati con rigore e con coerenza, certamente l'anno 5773 che sta per iniziare potrebbe essere migliore del precedente.
Questo è l'augurio che rivolgo a tutti

Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

Qui Padova - Un anno per l'unità
Era uso che il Kohen Gadol offrisse per i propri famigliari una festa per aver compiuto, senza danno, il suo sacro ministero e che recitasse, per questo, una preghiera di ringraziamento.
Un passaggio della preghiera del Koen Gadol dice così: "…che sia questo anno che sta per iniziare…un anno non di siccità ma di piogge feconde. Non accettare la preghiera dei viandanti che Ti chiedessero di non far scendere la pioggia…" (TB, Yomà 53b).
Che il 5773 - ה'תשע"ג, a dispetto della sigla che indica pazzia (השתגע) e litigiosità (התגעש), faccia raggiungere alle nostre Comunità e all'Istituzione che le raccoglie insieme, la "conoscenza - דעת" necessaria per saper inquadrare i reali problemi del nostro Ebraismo Italiano, affinché la loro soluzione sia ricercata e trovata nell'unità e nella condivisione. Soprattutto nella consapevolezza che, a prescindere dalla nostra distinzione in diverse Comunità con il loro patrimonio culturale e tradizionale, dal diverso numero e dalle diverse anime dei membri che le compongono, la Torà di Moshè e dei Maestri d'Israele, זת"ע, sia l'unico faro guida di questa ricerca. Auguro a tutti che il miglioramento delle nostre azioni, che ci proponiamo specialmente in questo periodo dell'anno, si realizzi seriamente e veramente, e ci permetta di leggere in questo modo la sigla di questo nuovo anno:
"השם תפתח שערי גאולה עתידה  Signore, apri le porte alla prossima redenzione".

Adolfo Locci, rabbino capo di Padova







Qui Milano - Un anno per l'importanza della vita quotidiana

Uno dei più importanti esponenti dell’ebraismo italiano del Novecento, il rabbino Elia Samuele Artom, intitola un capitolo del suo libro La Vita di Israele Santificazione della vita quotidiana. Rav Artom mette in questo modo in rilievo uno degli aspetti più importanti dell’ebraismo, la trasformazione di azioni quotidiane e, a prima vista banali, in atti fondamentali e sacri. Noi viviamo in una società in cui si mette l’accento su tutto ciò che appare e dà visibilità, su tutto ciò che è pubblico. L’ebraismo invece considera essenziale ciò che avviene nel privato, giorno per giorno.
Vorrei augurare a tutti noi per l’anno che verrà di riuscire a recuperare questa prospettiva fondamentale della tradizione ebraica.

Alfonso Arbib, rabbino capo di Milano



Qui Milano - Un anno per migliorarci
In un'epoca in cui l'umanità attraversa un momento di gravi problemi, crisi e violenza, l’Ebraismo non può rimanere indifferente e deve impegnarsi per non lasciare indietro nessuno, per aiutare chi ne ha bisogno rappresentando l'ancora di salvezza dell'intero Popolo Ebraico.
Che Rosh Hashanah e i Dieci Giorni che precedono Kippur possano essere occasione di riflessione su come migliorare noi stessi e la società che ci circonda.
A tutti l’augurio di un anno dolce e sereno.
Shanah Tovah

Walker Meghnagi, presidente della Comunità ebraica di Milano



Qui Torino - Un anno per ricreare
Cosa è Rosh haShanah? Che significato porta nelle nostre vite? Qual è il messaggio moderno che possiamo ricavare da Rosh haShanah e trasmettere alle future generazioni? Rosh haShanah allude alla creazione del mondo e alla realtà dell'uomo: il mondo fu creato in sei giorni e l'uomo l'ultimo giorno.
La creazione di Dio è particolare: Dio creò il mondo e pose al tempo stesso le condizioni affinché tale creazione continuamente si rinnovasse, affinché il mondo potesse essere continuamente “ri-creato”. Quale differenza esiste tra creazione e rinnovo della creazione? La creazione è unica: chad peamì. Rinnovo della creazione significa che si tratta di un processo in itinere, un processo che continua costantemente, Hamechadesh betuvò bechol yom massè bereshit: che ogni giorno rinnova in bene il racconto della creazione.
La creazione può avvenire in un istante. Il rinnovo della creazione avviene in ogni istante. Tutta la nostra vita è costituita da momenti di creazione e di rinnovo della creazione. Dare alla luce un bambino è un atto di creazione, educarlo significa rinnovare costantemente quell’atto. Ci sono momenti nella vita nei quali cominciamo un progetto e momenti nei quali dobbiamo portare avanti tale progetto: creare e “ri-creare” lo stesso progetto.
Cosa è più importante, creare o “ri-creare”? Il mondo fu creato, però se anche per un solo istante il mondo dovesse smettere di essere “ri-creato”, finirebbe di esistere. Dio creò il mondo e donò all'uomo l'obbligo di “ri-crearlo”, leovdà uleshomrà. Sorprendentemente Dio compì il primo passo, ma diede a noi l'obbligo di compiere quelli successivi. Dio creò il mondo e donò la Torah: noi abbiamo il dovere di mantenere in vita entrambi e il nostro compito è più difficile di quello di Dio. Egli è stato ed è il Creatore, ma noi dobbiamo essere suoi soci e “ri-creare” costantemente la creazione di Dio.

Eliahu Birnbaum, rabbino capo di Torino


Ugei - Un anno per la responsabilità
Anche per i giovani ebrei d’Italia Rosh haShanah coincide con il momento in cui si possono tirare le somme di tutto ciò che è stato fatto nel corso dell’anno appena passato. Dunque anche per noi la conclusione di un anno e l’inizio di uno nuovo diventano un’occasione per fermarci e fare un bilancio di tutto ciò che è stato fatto: possiamo ritenerci orgogliosi per il costante lavoro e per l’impegno messo in tutte le attività e gli eventi che abbiamo proposto. Lo sforzo che abbiamo compiuto in questi anni, insieme a tutti coloro che ci sono stati prima di noi, ha dato i suoi buoni frutti: oggi abbiamo una Ugei rinnovata e fortificata e siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità verso il futuro dell’ebraismo italiano, che è nelle nostre mani.
A tale proposito i Maestri ci insegnano che Rosh haShanah ha un significato collettivo che riguarda l’intero universo poiché in questo giorno ricorre l’anniversario della creazione del mondo narrata in Bereshit, segnando un nuovo inizio per tutti. Ciò significa che collettivamente dobbiamo prenderci la responsabilità di interessarci del nostro futuro e che tutti abbiamo il dovere di mantenere vive e ben salde la nostra identità e la nostra tradizione. Ma il capodanno ha pure un significato che riguarda individualmente ognuno di noi: anche singolarmente, nel nostro piccolo, abbiamo il dovere di rimboccarci le maniche e dare il nostro contributo. L’augurio è dunque che il 5773 possa essere per i giovani ebrei d’Italia un anno di crescita e miglioramento sia a livello collettivo, che individuale, con la speranza che i giovani possano essere sempre più il fulcro dell’ebraismo italiano e delle nostre Comunità. Hatima Tovà a tutti e che il prossimo sia un anno dolce come il miele.

Daniele Massimo Regard, presidente Unione giovani ebrei d'Italia


pilpul
Davar Acher - Per l'anno nuovo auguri non formali
Ugo VolliIl caso vuole che questa mia rubrica appaia proprio la vigilia di Rosh haShanah e dunque ne approfitto per fare anch'io i miei auguri ai lettori, come i presidenti della Comunità territoriali.
Vorrei però accogliere il giusto invito di Riccardo Pacifici a non essere cerimoniali o generici o formali in questi auguri. Abbiamo di fronte un anno molto preoccupante. Siamo in un momento particolarmente delicato, un momento di crisi storica, e il mio primo augurio è che possiamo tutti prenderne coscienza. Lo stato di Israele, circondato da nemici, aggredito dal terrorismo, oggetto di una campagna internazionale di delegittimazione e di odio, si trova oggi di fronte al durissimo compito di difendersi dalla più radicale possibilità di aggressione da quarant'anni in qua, un pericolo che mette in questione la sua stessa esistenza fisica: l'armamento atomico di un regime ferocemente antisemita e antisionista come l'Iran.
Decisioni difficilissime sono davanti ai governanti di Israele: se attendere che l'Occidente e l'America si decidano ad affrontare per davvero la sfida degli ayatollah e degli islamisti in genere o se tentare da soli un'autodifesa preventiva certamente assai complessa e rischiosa, come farlo e come affrontare le turbolenze certamente molto gravi che ne seguirebbero. Al governo di Israele auguro di saper decidere con lucidità e preveggenza; a Tsahal la forza di vincere ancora una volta contro tutti gli ostacoli; a tutti noi di saper difendere noi stessi e Israele, quando ce ne sarà bisogno.
In secondo luogo in Europa e nel mondo monta un antisemitismo complesso, in parte giuridicamente umanitario (i problemi per la circoncisione e la fornitura della carne kasher); in parte propagandistico (i numerosi siti internet antisraeliani/antisemiti, le bufale come la menzogna che fosse israeliano il regista del film che sta infiammando il mondo islamico, la propaganda antisionista interrotta degli ideologici terzomondisti fra cui alcuni di origini ebraiche, che ha conquistato i media, le forze politiche e le università di mezzo mondo); in parte semplicemente omicida (i casi di Tolosa, di Burgas in Bulgaria, i numerosi attacchi verbali e fisici a persone individuate come ebrei, in Austria, Svezia, Olanda ecc.). Auguro a noi stessi di saperci difendere con tutti i mezzi legali da queste aggressioni; ma auguro soprattutto alle democrazie di cui siamo cittadini - in primo luogo quella italiana, naturalmente - di saper prendere la responsabilità della popolazione ebraica non solo dalla violenza fisica, ma anche dai tentativi di isolamento politico e giuridico: la storia mostra che la condizione ebraica non è mai isolata, ma costituisce un termometro sensibile della condizione democratica.
Vi è poi il pericolo sempre più grave che deriva dall'integralismo islamico e dal consenso o della tolleranza che riceve per diverse ragioni da posizioni apparentemente antitetiche come neonazisti, neocomunisti e populisti di sinistra fin ben dentro partiti e sindacati storici, settori importanti della Chiesa. Auguro all'ebraismo, ma anche all'Europa tutta che questo asse non si saldi, perché metterebbe in pericolo non solo la nostra sopravvivenza collettiva, ma anche l'anima democratica e liberale dell'Europa. Auguriamoci anche che l'America sappia ritrovare presto il suo ruolo guida dell'Occidente e la sua alleanza con Israele che si sono entrambe così gravemente deteriorate a causa dell'amministrazione Obama.
Infine una speranza personale che però riguarda l'ebraismo italiano: sia nella mia posizione di opinionista, sia in quella di organizzatore comunitario, mi sono spesso trovato di fronte a rifiuti ideologici, incapacità o mancanza di volontà di riconoscere le posizioni altrui, intimazioni di aderire all'unanimità precostituita dei benpensanti. Auguro all'ebraismo italiano e in particolare alla sua élite intellettuale di diventare realmente e non solo verbalmente più pluralista, di provare ad ascoltare gli argomenti altrui senza respingerli a priori dietro a etichette, sdegni e pregiudizi del tempo che fu, di discutere le idee senza applicare agli interlocutori o addirittura alle loro famiglie, come ha provato a fare un collaboratore di questa pagine, etichette insensate e false o stereotipi inconsistenti.
I miei maestri mi hanno insegnato che non è lecito chiedere ad Hashem ciò che si dovrebbe ottenere normalmente con l'impegno e col lavoro; in fondo gli auguri sono una preghiera per l'altro o per un noi, l'altro che ci contiene. Gli auguri che ho espresso riguardano in genere situazioni miste, in cui cioè molto dipende dal nostro comune lavoro, ma molto anche da sviluppi fuori dal nostro controllo. I miei auguri vanno intesi allora soprattutto come speranze e proposte per la nostra teshuvah: sforziamoci tutti di riuscire ad essere all'altezza della situazione molto difficile in cui ci troviamo, uniamoci per fronteggiarla e sia volontà di Hashem che in questa maniera possiamo noi stessi contribuire a realizzare quell'anno dolce e buono che non ci stanchiamo di augurarci a vicenda e che io auspico personalmente per tutti i lettori e per tutto il popolo di Israele.

Ugo Volli - twitter @UgoVolli

notizieflash   rassegna stampa
Il presidente Peres augura
Shanah Tovah via Facebook
  Leggi la rassegna

Il presidente israeliano Shimon Peres ha diffuso il seguente messaggio in un video pubblicato sulla sua pagina Facebook.

Miei cari amici di Facebook,
Shanah tovah, buon anno.
Preghiamo che il prossimo anno sia un anno di pace, tranquillità, comprensione, nel mondo ebraico, in Medio Oriente e in tutti i luoghi. Questa è la più grande benedizione per i nostri figli. D-o benedica i nostri figli,
Shanah tovah
 

Finisce l’anno ebraico in un momento di estrema tensione. L’oramai nota vicenda della pellicola che ha infiammato il mondo arabo-musulmano, costando la vita a un ambasciatore americano e a tre dei suoi collaboratori, è solo l’ultimo evento di una lunga sequela di reazioni che, a partire dal caso Rushdie, nell’oramai non più troppo vicino 1989, hanno connotato i rapporti antagonistici tra Occidente atlantico e Oriente islamico.
continua>>

Claudio Vercelli

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