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25 settembre 2012 - 9 Tishrì 5773
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Roberto Della Rocca
Roberto
Della Rocca,
rabbino

Anche il Cohen Gadòl, il Sommo Sacerdote, il principale protagonista delle cerimonie nel Santuario durante il Giorno del Kippùr è un possibile trasgressore come tutti gli altri suoi colleghi sacerdoti e come tutti i membri del popolo ebraico. “Non esiste uomo sulla terra completamente tzaddìk, giusto, che non trasgredisce mai” (Qohelet, 7; 20). Durante la giornata del Kippùr il Cohen Gadòl pronunciava il viddui, la confessione dei peccati, per ben tre volte. Nessuno può affrontare il Kippùr purificato a priori in ragione della sua autorità o della sua appartenenza a una famiglia privilegiata. Neppure la carica più prestigiosa, il Sommo Sacerdote, può godere di un‘immunità d’ufficio che lo mette al riparo dalla sanzione. Questo principio resta valido ancora oggi, anche  senza un Santuario operante, anche per ognuno di noi. Chatimà Tovà

Dario
 Calimani,
 anglista



Dario Calimani
Per combattere il multiculturalismo, l’immigrazione islamista e l’antirazzismo che stanno contaminando la cristianità, Anders Breivik massacra in Norvegia una settantina di persone. A difesa degli stessi selettivi valori cristiani dell’Europa, Richard Millet, redattore di Gallimard, concorda con l’illuminata analisi di Breivik (magari non con il massacro). E ora, sulla scia di Millet, altri sensibili osservatori si mostrano sorprendentemente ammaliati dal Breivik-Millet pensiero, anche perché Breivik, si è dichiarato filoisraeliano e filosionista (da certi amici ci scampi il cielo!) Sorgono, inevitabili, gli interrogativi: qualcuno ha davvero il coraggio di puntellare con sostegni del genere la lotta contro l’antisemitismo di marca antiisraeliana? E sono quelli i valori cristiani? E, ancora, la difesa strenua e fondamentalista dei valori cristiani dell’occidente non è forse passata con una certa frequenza, nella storia, attraverso l’antisemitismo, quello vero e puro? E - non certo da ultimo - le settanta persone massacrate sono solo un dettaglio? lo spunto per un'amabile conversazione? Non ci si può gingillare con teorie che hanno portato tanta devastazione.  Giocare con gli equivoci fa male soprattutto quando fanno comodo. E avere la memoria troppo corta non ha mai fatto bene alla salute.

davar
Qui Roma - Raoul Wallenberg, il coraggio opposto al male
Chi era veramente Raoul Wallenberg? Un nutrito gruppo di partecipanti ha affollato a Roma la sala della sede della Comunità di Sant'Egidio per cercare assieme una risposta. Un eroe borghese, un Giusto tra le Nazioni, lo svedese che ha salvato centomila ebrei ungheresi, non per pietà ma per giustizia. E a celebrare la sua memoria, a raccontarne il profilo, tante voci hanno colorato il convegno "Il coraggio di fronte al male". Il primo incontro apre una serie di eventi, il prossimo il 3 ottobre all'Ara Pacis. Ulla Gudmundson, ambasciatore di Svezia presso la Santa Sede, modera e introduce gli ospiti.
Renzo Gattegna, Presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, è il primo a dare un volto all'uomo che è morto per i suoi ideali di giustizia. "La storia di Wallenberg non è abbastanza conosciuta. Bisogna ricordare chi si è opposto alle forze soverchianti e condannare l'indifferenza". A far eco alle sue parole il professore Valerio De Cesaris della Comunità di Sant’Egidio: "Il ricordo non deve essere formale. Non deve diventare un rituale, dobbiamo riflettere sul passato e il presente. Con le crisi si accendono nazionalismi pericolosi, ultimo il caso della Grecia. Non c'è futuro senza memoria". Poi spiega come l'ebraismo sia fondato sulla narrazione e come la narrazione renda vivo il ricordo. "Contestualizzare il ricordo nella storia è fondamentale. Ed è necessario parlare di più dei salvatori, non solo dei carnefici".
Il professor Bengt Jangfeldt porta la mente degli ascoltatori a Budapest nel 1944, il luogo, il momento nel quale Wallenberg divenne un eroe. Da diplomatico svedese fornì migliaia di documenti agli ebrei ungheresi e si dedicò anche a problemi pratici come cibo e rifugi. Non proprio quello che il nonno Gustav aveva prospettato per lui. "Comportati da Wallenberg". Educato e cresciuto per essere un businessman con i fiocchi ma con grande etica e senza perdere di vista la morale. E proprio l'etica di ferro impartita dal nonno lo hanno fatto essere il Giusto. "Era ossessionato dal salvare più gente possibile". Ma, ironia della sorte, scampato ai tedeschi subì i sovietici. "Ognuno può fare cose che non pensava di saper fare" conclude il professore. E a corredare il ritratto di Wallenberg, la testimonianza direttamente dall'Australia del Professor Frank Vajda, ebreo ungherese nel momento più pericoloso per gli ebrei e per l'Ungheria. "Mio padre è morto per un attacco cardiaco acuto, il modo in cui i tedeschi mascheravano il decesso tramite il gas" racconta lapidario.
Il germanista Claudio Magris aggiunge un tassello in più con il suo stile inconfondibile: "Raoul Wallenberg ha salvato l'anima del mondo". Camus parla della capacità di resistere all'aria del tempo. "Inutile incolpare i tempi, non sentirsi presi in causa, tu puoi perché devi".
Era un eroe vitale, che ha lottato contro la morte, non le è corso incontro. "Brecht diceva che è una sventura avere bisogno di un eroe. Wallenberg era un eroe contro voglia, che non ha bisogno di alcuna retorica. Umano e creativo, geniale nelle sue strategie. Perché non solo il male, ma sopratutto il bene ha fascino".
La storica Liliana Picciotto del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea di Milano, spiega come sia in corso una mappatura delle modalità di soccorso durante le persecuzioni. Il 'kit della sopravvivenza' consisteva in documenti falsi, una nuova residenza, del denaro e degli amici. "Bisogna cercare la giustizia" conclude.
La dottoressa Flaminia Giovanelli del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace insiste sull'umanità. Interessante evidenziare la spontaneità e la modestia del bene, quella del diplomatico in primis. Jangfeldt conclude: "Molti si chiedono se Wallenberg fosse ebreo. Per la verità, di origine sì". Ebreo o non ebreo, fu un eroe. Un eroe contro l'ingiustizia.

Rachel Silvera twitter @
RachelSilvera2

Qui Milano - Una nuova stagione di Consiglio
Breve ma intensa. Così è stata la prima riunione operativa del nuovo Consiglio della Comunità ebraica di Milano guidato dal presidente Walker Meghnagi. Un preludio a un 5773 che si prospetta intenso, come testimoniato dalla lunga giunta che ha preceduto la seduta di Consiglio (seduta cui ha assistito anche il vicepresidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Roberto Jarach) per poi ricominciare al suo termine.
Primo atto del Consiglio rinnovato lo scorso giugno è stato la nomina del suo coordinatore, con l’elezione all’unanimità di Simone Mortara, prima di passare alla scelta dei rappresentanti della Comunità in varie istituzioni ebraiche: Sara Modena è stata confermata alla Fondazione Memoriale della Shoah e Micaela Goren Monti alla Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (salvo verifica dei requisiti tecnici).
Più complessa la selezione dei nomi per la Fondazione Scuola, i cui rapporti con i vertici comunitari hanno conosciuto in passato momenti di criticità, ma che ne rimane un interlocutore fondamentale, come ricordato dal vicepresidente Daniele Cohen. Prima di procedere alla votazione, Raffaele Turiel (che nelle scorse settimane, insieme a Daniele Schwarz e Ruben Pescara ha rassegnato le dimissioni da rappresentante della Comunità nel Consiglio della Fondazione scuola) ha ricordato la necessità di dare agli eletti un mandato chiaro, allo scopo di favorire un ulteriore salto di qualità della Fondazione come partner della Comunità nella gestione della Scuola. Scelti dal Consiglio sono stati Avram Hason, Daniela Ovadia e Milo Hasbani.
Dopo aver affrontato le questioni più strettamente tecniche (le azioni da intraprendere per portare avanti alcuni lavori di bonifica e per rinnovare l’impianto di riscaldamento a scuola), la seduta si è sciolta attribuendo ai consiglieri Guido Osimo, Simone Mortara e Ruben Gorjan il compito di studiare, insieme al segretario generale Alfonso Sassun, una bozza di regolamento per la Comunità ebraica di Milano, un’incombenza resa quanto mai urgente dall’entrata in vigore del nuovo statuto UCEI.

rt twitter @rtercatinmoked

 Kippur 5773 - Una selichà
Chi cammina superbo,
forte della sua grandezza e dei suoi cocchi;
chi pone ogni fiducia nei suoi giorni vani,
nei molti suoi averi e nel suo oro,
ricordi il dì in cui saranno abbattute
la mala sua superbia e l'alterigia.
Ma come può scordare che sarà provato
con dolore sul suo giaciglio
Quando gemerà e soffrirà
e non avrà lenimento al suo dolore?
Quando brancolerà nel buio
e più non brillerà la sua stella
E s'udranno intorno nelle piazze gemiti
di famiglie e famiglie?
Sono del Signore, D-o nostro,
la misericordia e il perdono.

Da una selichà del rito italiano, attribuita a Rav Jehudà ha-Levì,
nella traduzione del Rav Roberto Bonfil, con gli auguri di gmar chatimà tovà

Alfredo Mordechai Rabello, Yerushalaim

Kippur 5773 ­ - Chiedere scusa giocando, sul serio
Durante i giorni compresi fra Rosh haShanah e Kippur ci sono buoni propositi che volano in tutte le direzioni e riempiono l¹aria fra questi spesso sta anche l¹idea di spingere i bambini a essere etici e morali, ma gli adulti sono un buon esempio?
Anzi, sono un esempio?
Come trattiamo il prossimo di fronte ai bambini? Quante volte scappa una parolaccia? Quante volte perdiamo la pazienza e alziamo il tono? Davanti a loro o addirittura parlando con loro?
Durante la recente giornata sulla scuola svoltasi a Milano, l¹unica cosa su cui i rav presenti erano d¹accordo al cento per cento era che non c¹è insegnamento senza esempio, allora è forse bene fare meno buoni propositi e concentrarsi sul mostrare ai piccoli la strada. Insegnare a un bambino a chiedere scusa non è semplice e ancora meno ovvio è ottenere che chieda scusa intendendo davvero quello dice. In questi giorni le occasioni da sfruttare sono però parecchie, a partire dal tashlich che con il suo essere un gesto fuori dal comune resta sicuramente impresso nell¹immaginario infantile. In America c¹è chi fa scrivere con colori alimentari quali sono i motivi di rammarico sui pezzi di pane, prima di buttarli nel fiume  In effetti è il gioco il mezzo migliore per far sentire i bambini coinvolti e portarli a ragionare con serenità su temi così seri e così importanti per il loro equilibrio e per le loro future qualità sia morali, e anche sociali. E visto poi che in genere i bambini fin da  piccolissimi amano le rime e i giochi di parole, allora una buona idea è  provare con loro a scrivere dei piccoli poemi, rime, canzoni, haiku o  addirittura degli acrostici, come l¹ashamnu, che cita tutti i peccati  possibili che un ebreo possa aver commesso in qualsiasi parte del mondo,  nell¹ordine del alef-bet.  Ovviamente l¹intero alfabeto è una prova troppo difficile ma trovare un  modo per scrivere "mi dispiace" in rima, costruendo le parole  sull¹acrostico del proprio nome è una sfida a cui difficilmente un  bambino può resistere, soprattutto se affiancato da un adulto disposto a  mettersi in gioco e a condividere la difficoltà. Quella difficoltà che  tutti, in un modo o nell¹altro, dobbiamo superare quando è ora di dire,  semplicemente, "mi dispiace, ho sbagliato, scusami".    

Ada Treves twitter@atrevesmoked 


Kippur 5773 - Ehi tu
Ehi tu. Che sei seduto lì durante queste venticinque ore a rimuginare sulla tua identità. Sul motivo per il quale ti ritrovi  in questo luogo impregnato di odori atavici e melodie millenarie. Su cosa abbiano cercato i tuoi passi mentre ti guidavano verso questa meta cosi' seria e impegnativa. Forse non lo sai. Ma probabilmente sei alla ricerca di una bilancia. A due braccia. Una bilancia impegnata a contenere in un piatto tutte le azioni e pensieri con una connotazione positiva. E nell'altro quegli atti un po' irresponsabili che gli uomini compiono forse in maniera troppo inconsapevole. Questa non è una bilancia qualsiasi. Questa contiene le fondamenta su cui si regge il mondo. Ora che hai  trovato ciò che cercavi non provare a guardarti intorno alla ricerca di qualcuno che riempia il piatto al posto tuo. Di qualche anziano pio da sempre legato alle tradizioni. Non illuderti che il compito non appartenga anche a te. Non dirti  che  non sei abbastanza, che visiti poco questo sacro luogo, che l'ultima volta che hai messo i tefilin non avevi tutte queste rughe. Sei un ebreo. E simili pensieri e parole non ti competono. Sei un ebreo. E ogni ebreo, per natura, è incorruttibile e inseparabile da D-o. Se sei qui oggi è perché il tuo vero io lo sa. Che tu sei in grado di assumerti le tue responsabilità. Forse non ci crederai. Ma una tua buona decisione riguardo a una singola mitzwah, a una azione come D-o vuole, può cambiare il destino del mondo. Può far pendere la bilancia su cui poggia l'universo dalla parte del bene. E immettere su un binario migliore il genere umano. Non ridere. Non pensare che non sai da che parte iniziare. Non considerare il pacchetto Torah così grande da non poterlo comprare. Inizia da una piccola cosa. Impegnanti con D-o, te stesso e la tua coscienza. Non immagini quanto peso abbia una decisione del genere. Quanta luce possa produrre un impercettibile miglioramento  spirituale. Se hai a cuore un domani migliore, se in fondo desideri che questa voce continui a parlare anche ai tuoi bisnipoti. Non hai altro da fare. Che provare. A iniziare ad alimentare. Quel piatto della bilancia che aspetta. Questa tua personale rivoluzione. Per farla scoppiare è sufficiente una tua singola nuova azione.
Gmar chatimà tovà

Gheula Canarutto Nemni


Qui Trieste - Un anno per l'osservanza della Torah
Nella Parasha di Nitzavim c’è il versetto הַנִּסְתָּרֹת לַה' אֱלֹוקֵינוּ וְהַנִּגְלוֹת לָנוּ וּלְבָנֵינוּ עַד עוֹלָם לַעֲשׂוֹת אֶת כָּל דִּבְרֵי הַתּוֹרָה  הַזֹּאת “Le cose occulte appartengono al Signore nostro Dio e quelle rivelate toccano a noi e ai nostri figli in eterno affinché possiamo attuare tutte le parole di questa Torah”.
Cosa intende dire il versetto con la parola “occulte” ? Si riferisce al fatto che ciascuno di noi è responsabile dei peccati che commette pur non essendone cosciente e che invece Ha Kadosh Baruchu conosce, o forse si parla qui dei peccati che la persona compie in modo nascosto dalle altre persone, ma nella consapevolezza di peccare? In ciascuno dei due casi, ad ogni modo, per Ha Kadosh Baruchu questi peccati sono peccati scoperti ed evidenti.
Alla fine del versetto è scritto di “Osservare tutte le parole di questa Torah”. Penso che questo sia un richiamo molto rigido per tutti coloro che si occupano delle cose pubbliche: state attenti a tutte lecose che fate, anche quelle che il pubblico non conosce. Questa attenzione farà sì che anche il pubblico osservi le parole della Torah, perché non solo tutto quello che voi fate in modo scoperto e visibile rimarrà per noi e per i nostri figli per l’eternità, ma anche tutto quello che fate senza che il pubblico ne venga a sapere, verrà comunque conosciuto da HaKadosh Baruchu. Ricordatevi che le cose occulte appartengono al Signore nostro D-o. Che la volontà del Signore si realizzi per noi tutti, come nella preghiera di Rabbì Nechunjà Ben Hakannè , ogni singolo giorno entrando nel Beith Hamidrash “Quando entro nel Beith HaMidrash prego che non avvenga nessuna infrazione a causa mia”. 
Ktivà VaHatimà Tovà a tutto il popolo ebraico ovunque esso si trovi.

Itzhak David Margalit rabbino capo della Comunità ebraica di Trieste

pilpul
Vittimismi
Tobia ZeviTra i peggiori difetti italici c’è sicuramente il vittimismo. Gli ebrei italiani non sono immuni da questo vizio. Ma domenica pomeriggio, leggendo online un testo in cui Ugo Volli annunciava l’interruzione della collaborazione con questa testata, mi sono veramente cadute le braccia. Si lamentava, il Volli, di essere stato attaccato da un altro collaboratore, e non essere stato difeso dalla direzione. “Non ho niente in contrario al dibattito e alla contrapposizione delle idee (...) ma questo caso è diverso e ne ho tratto le mie conseguenze”. Questo caso è diverso? Diverso come?
Il 24 maggio 2011, sempre su queste colonne, l’ottimo Volli tacciava un mio articolo apparso sul Corriere della Sera di essere “confuso”. Proseguiva poi sostenendo che alcuni brani erano “non solo insensati ma pericolosi”. Per finire affermando che l’articolo “risente di una deriva ideologica che non capisce nemmeno di accostare le vittime ai carnefici”. Pochi mesi dopo, il giorno 11 settembre 2011, il noto docente sceglie invece il registro dell’ironia: il sottoscritto diventa “il leader designato dell’ebraismo di sinistra”, il mio ragionamento “assai superiore alle sue capacità di comprensione”, situato tra “le vette abissali del pensiero del leader della sinistra inesistente”. Il 28 novembre 2010, ancora, sempre pugnace Volli la prende più larga: “può dedicarsi all’educazione ebraica dei giovani e fare convegni sul principio di responsabilità a partire da posizioni del genere?”, alludendo evidentemente al mio impegno ebraico con l’associazione che presiedo. Il 31 ottobre 2010, cioè una ventina di giorni prima, accostandomi (cosa di cui mi onoro) a Gad Lerner, Volli mi liquida così: “subisce semplicemente e riproduce l’egemonia della propaganda anti-israeliana”. C’è un unico caso (8 agosto 2010), è bene ricordarlo, in cui Volli mi definisce “una significativa personalità” dell’ebraismo italiano. Un caso un po’ particolare, però. Quando prendo le difese della sua congregazione, Lev Chadash, allora in polemica con la comunità ebraica di Milano. Come dire, un riconoscimento pro domo sua, un po’ interessato.
Ora, spero mi scuserete per questa carrellata personale. La domanda è: pensate che io abbia mai risposto? Pensate che qualcuno mi abbia mai difeso? Pensate che i dirigenti dell’Ucei abbiano preso le mie parti? No. Ho accettato le critiche senza replicare, perché penso che sia un bene che vi siano opinioni diverse e che siano espresse lealmente. Ma trovo francamente assurdo che lo stesso signore, per essere stato criticato da qualcuno (ma siamo sicuri che sia vero? Non me ne sono neanche accorto) si indigni, gridi al complotto della sinistra ebraica e lamenti di non essere stato difeso. In nome di una diversità che non ha il buon gusto di spiegarci. Caro Volli, dopo aver tanto dissertato di complotto antigiudaico, adesso si mette a parlare di complotto anti-giudaico-di-destra-cioè-anti-Volli? Meno male che arriva Kippur: che ci serva a diventare più seri senza prenderci troppo sul serio?

Tobia Zevi - twitter @tobiazevi

notizie flash   rassegna stampa
Un tema per lo psicometrico
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Il test psicometrico per accedere alle università israeliane si terrà questa settimana con una novità: l’inserimento di una composizione scritta tra le 26 e le 50 righe, da svolgere in mezz’ora di tempo.

 


 

La presenza del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad all’Assemblea generale di New York occupa le pagine dei quotidiani italiani. 

















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